Roger Clemens al lavoro con la nuova maglia…
La stagione MLB è ormai alle porte, e le squadre che da fine Marzo si daranno battaglia per il titolo stanno cominciando a svelare le loro carte negli Spring Training.
Il momento, seppur privo di competizione agonistica, è di assoluto interesse nonché di rilevante importanza per capire quali saranno i duelli che vedremo nella stagione alle porte e quali effetti reali hanno portato gli affari della off-season, una delle più incredibili di sempre.
Ovviamente gli occhi di tutti erano puntati su New York, sponda Yankees, dove la curiosità di vedere Alex Rodriguez all'opera con la maglia, seppur solo da allenamento, dei Bronx Bombers era altissima.
Nella calda ed accogliente location di Tampa, Florida, A-Rod ha potuto concentrarsi sulla sua nuova squadra e sul suo nuovo ruolo, quello di terza base, nel quale si accingerà a giocare per i prossimi 7 anni.
Le domande dei giornalisti accorsi in massa si sono focalizzate però soprattutto sul rapporto tra Rodriguez ed il capitano degli Yankees Derek Jeter.
Jeter ha risposto alle provocazioni della stampa, a dire la verità neanche troppo velate, che ha cercato in tutti i modi di estirpare allo short-stop qualche riflessione preoccupata sul suo futuro in squadra e sulla possibile rivalità che si potrebbe creare all'interno dello spogliatoio.
L'uomo simbolo degli Yankees ha tenuto a precisare, con sicurezza e decisione, che non ci sono assolutamente problemi tra lui e Rodriguez, nonostante la piccola “incomprensione” del 2001, che dopo il clamoroso passaggio di A-Rod agli Yanks è tornata di moda.
Rodriguez aveva messo in dubbio in un intervista le capacità di leader di Jeter, e dopo queste dichiarazioni i due si erano sì chiariti, ma i rapporti, soprattutto durante la off-season, si erano leggermente raffreddati.
Stuzzicato sulla questione, Jeter ha gettato acqua sul fuoco:“Una volta ascoltato quello che aveva da dirmi, non c'è stato più alcun problema; ci siamo spiegati, e per me la questione è del tutto chiusa.”
Certo la convivenza tra le due superstar sarà un argomento fisso delle pagine sportive di tutta America, se consideriamo che già dal primo giorno di Spring Training l'attenzione si è concentrata più sui rapporti nello spogliatoio che sulle questioni tecniche, e nonostante quello che ripetono in casa Yankees i due diretti interessati, non mancherà di certo chi cercherà di disturbare il già difficile equilibrio di una squadra così piena di stelle.
Se i nuovi arrivi in casa Yankees hanno suscitato clamore come raramente era capitato in passato, quello che è successo al primo giorno di Spring Training degli Houston Astros è andato oltre le previsioni persino della dirigenza texana.
Gli ingaggi invernali di Andy Pettitte ma soprattutto del “ragazzo” di casa Roger Clemens hanno scatenato nei tifosi degli Astros un entusiasmo mai registrato prima, sfociato in un autentico bagno di folla al raduno della squadra.
“Sinceramente non mi aspettavo questa accoglienza“, commenta Pettitte in conferenaza stampa, “probabilmente se non fosse arrivato anche Roger tutta questa eccitazione non si sarebbe vista”.
“Io credo proprio di sì, invece”, gli fa eco Clemens.
Siparietto per giornalisti a parte, l'aria che si respira nell'ambiente di Houston è veramente quella di una squadra che come nessun'altra ha vogli di cominciare questa stagione, nella quale le aspettative di dirigenza e tifosi sono altissime, ed il roster si presenta come un equilibrato mix di veterani, stelle e giovani emergenti di grande talento.
Giovani dal grande futuro ma anche dal presente importante, e che saranno subito protagonisti, vista la decisione del manager Jimy Williams, forse un po' sorprendente, di schierare come partente nell'Opening Day il 26enne Roy Oswalt, forse anche per risparmiarsi la difficile scelta tra i due “ingombranti” nuovi arrivati.
Se le due grandi “regine” del mercato iniziavano i loro spring training in pompa magna, chi si avvicina alla nuova stagione con un'inerzia non così favorevole come si credeva dopo i primi mesi di off-season sono sicuramente i Boston Red Sox, ancora terribilmente scottati dalla vicenda A-Rod.
Anche le “calze rosse” avevano un nuovo, importante volto da presentare, ma l'interesse per l'arrivo di Curt Schilling nella città dei fagioli è stato decisamente oscurato dai riflessi che il mancato affare Rodriguez ha causato all'interno della squadra.
Giocatori come Manny Ramirez ma sopratutto Nomar Garciaparra sono tornati al lavoro con un senso di sfiducia nei loro confronti difficilmente superabile con qualche battuta e una pacca sulle spalle.
Il disappunto dello short-stop dei Red Sox è apparso evidente anche nelle interviste rilasciate alla stampa locale, nelle quali Nomar non ha fatto nulla per nascondere la sua delusione nell'apprendere che, se non fossero sopraggiunti problemi di natura economica con Rodriguez, la sua destinazione sarebbe stata il Texas, e lui non avrebbe più indossato la casacca dei Red Sox, di cui era stato una bandiera.
Adesso si apre una seconda fase della “storia” tra lui e Boston, e come ha più volte ripetuto, nonostante quello che è successo è ancora fiero di indossare le calze rosse e la vicenda Rodriguez non riguarda assolutamente il suo rapporto con i tifosi e la città .
Intanto sul monte è salito per la prima volta dopo 135 giorni di totale inattività Pedro Martinez, l'altra metà della stratosferica coppia di pitcher che dovrebbe riportare, nei progetti della società , il tanto agognato titolo nella bacheca del Fenway Park.
“Ho lanciato bene, sono stato preciso e le sensazioni dopo così tanto tempo senza lanciare sono state veramente molto positive”, ha commentato Pedro, contribuendo a rialzare il morale di una città assai depressa e non solo per le vicende dei Red Sox (vedi Celtics).
Non di città ma di tifoseria depressa si può parlare per l'altra grande delusa degli ultimi anni, la franchigia che più di tutti, Red Sox a parte, ha sofferto le vittorie degli Yankees anche per motivi logistico-geografici.
Stiamo parlando dei New York Mets, altra squadra in ristrutturazione, che spera quest'anno di approfittare della smantellamento degli Atlanta Braves e del possibile calo motivazionale dei Florida Marlins per farsi largo in una division, la NL East, da sempre durissima.
L'attenzione era puntata sul nuovo fenomeno d'oriente, l'oggeto misterioso Kazuo Matsui, short-stop indicato come il salvatore della patria, o meglio, del Queen's.
Per il momento le uniche emozioni forti regalate ai tifosi dei Mets sono state paura e preoccupazione, visto l'infortunio occorsogli durante un allenamento al dito medio della mano destra, che comunque (sperano a New York) non lo dovrebbe tenere lontano dai campi per più di una settimana.
Infine non si può non menzionare un altro grande ritorno, quello del figliol prodigo di Chicago Grag Maddux, di nuovo con la maglia dei Chicago Cubs, sua squadra giovanile abbandonata per andare a cogliere successi personali ed un anello ad Atlanta.
Dimenticare i playoff sotto molti aspetti tragici dell'anno scorso non sarà facile, ma la classe della rotation e la voglia di riscatto di leoni feriti come Sammy Sosa e Moises Alou assicura ai tifosi del mitico Wrigley Field un anno da protagonisti.
“Chi sarà il lanciatore partente dell'Opening Day? Francamente non ha importanza; quello che importa è arrivare a lanciare nelle World Series“: Kerry Wood ha le idee chiare.