Colts-Pats: la sfida continua

Tom Brady e Peyton Manning: i migliori QB nelle migliori squadre per una sfida ormai diventata rivalità  pura

In America ci hanno messo pochissimo a tirare in ballo il 1972 dei Dolphins, l'anno di Don Shula sulla sideline e un Super Bowl vinto grazie alla cosiddetta "perfect season", una stagione da imbattuti. Sono bastate due o tre partite di rodaggio ottimamente giocate da alcune squadre per far scrivere, ad alcuni analisti oltreoceano, che quel primato finora imbattuto già  cominciava a vacillare. Ora che di gare ne sono passate cinque, quelle affermazioni sembrano davvero prendere forma, anche se educatamente, un po' ovunque.

Fermo restando che a febbraio avremo un solo vincitore è evidente che lo zero nella casellina delle sconfitte in regular season ha un'importanza relativa sul vero esito definitivo della stagione benché rappresenterebbe, nel caso di riuscita, un primato indiscutibilmente di prim'ordine. In secondo luogo, ciò che è maggiormente da sottolineare, è che le due maggiori indiziate a portare a termine le 16 fatiche di Ercole (più i playoffs), sono le due formazioni che, attraverso le loro sfide a distanza e sul campo, hanno monopolizzato il maggior interesse del campionato Nfl negli ultimi anni: i New England Patriots e gli Indianapolis Colts.

I Dallas Cowboys, che stanno dominando sul fronte opposto della lega, non sembrano avere le carte in regola per tale impresa, ed anche se potrebbero rappresentare la vera sorpresa del Super Bowl XLII, nessuno riesce a vederli con troppa sicurezza a 16-0 alla fine di dicembre (e il recente Monday Night ha dimostrato come i texani siano ancora alle prese con alcune cosette da registrare al meglio). Restano quindi le due squadre che più di tutte hanno creato la più accesa rivalità  degli ultimi dieci anni di football, due squadre che, il 4 novembre, si affronteranno al RCA Dome di Indianapolis in una sfida che probabilmente già  potrebbe valere il fattore campo in postseason e la quale, in tutti i casi, toglierebbe a una delle pretendenti la chance di giocarsi l'imbattibilità  sino alla fine.

Non è importante, ora, sapere quale sia il rapporto tra le due grandi negli scontri diretti recenti, né andare a rivedere chi, e come, ha vinto di più nei playoffs; ciò che importa sarà  capire, in un antipasto davvero succulento, chi delle due avrà  maggiore intenzione di mostrare le proprie carte all'avversario e chi cercherà  di dare più l'impressione di volere conquistare il biglietto per una presenza a gennaio nel minor tempo possibile. Ma, davvero, queste due squadre possono puntare a una stagione senza sconfitte? E, soprattutto, sarebbe conveniente impegnare tante energie psicofisiche per ottenere un record che, tutto sommato, non porta anelli al dito ma, per quanto immenso, resta fine a sé stesso e rischia di essere lo splendido ritratto di un'opera miseramente rimasta incompleta?

Dato il senso della seconda domanda è facile intuire una risposta negativa, e la storia recente ce lo insegna. I Colts hanno appena realizzato il 5-0 in cinque stagioni consecutive, impresa riuscita solo ad uno sparuto numero di squadre che si contano sulle dita di una mano, ma hanno dimostrato, nel tempo, di aver imparato la lezione. Non solo riserve in campo, sul finale di stagione e a giochi fatti, col rischio di perdere eccessivamente il ritmo partita complice anche il turno di riposo nel giorno della Wild Card, ma nemmeno l'ossessiva ricerca di una vittoria ininfluente per il posizionamento nel tabellone playoff e che, magari contro squadre più agguerrite ancora a caccia di risultati utili, alza la possibilità  di infortuni ed eccessivo affaticamento.

Certo, nessuno gioca a perdere su un campo da football, perché questo può coincidere anche con un maggior numero di colpi duri subiti e l'allontanarsi di traguardi che possono fruttare, in termini di numeri, anche il raggiungimento di qualche bonus contrattuale; ma è scontato che preservare una certa integrità  sia fondamentale per chi dovrà  giocarsi tutto nelle gare secche di playoffs. Non sarà  un caso che i Colts abbiano perso lo scorso anno con Houston alla week 16, l'anno prima due delle ultime tre partite, quello prima ancora all'ultima uscita contro Denver che dodici mesi prima li aveva di nuovo sconfitti alla penultima. E sempre su un record che, a fine stagione, contava solo 4 partite perse. Una percentuale nel finale stagionale più da squadra che punta alla prima scelta al draft, si direbbe, ma anche segnale di chi cerca di limitare al minimo i giri del motore per non forzare un ingresso ai box troppo prematuro.

Questo lo sanno benissimo anche i Patriots, ormai squadra salita stabilmente ai vertici della lega e che conta il maggior numero di titoli vinti nel nuovo millennio. New England conta però su una division che difficilmente emerge e che rimane costantemente impantanata nei propri limiti. Il nuovo coach e una offseason piena di enigmi lasciano Miami attualmente ferma a 0-5; la Buffalo con più giocatori in infermeria che in campo è 1-4 e i NY Jets ci hanno ormai abituato da anni a un andamento stile "ottovolante", una squadra capace di ottime giocate e di grandi prestazioni che si alternano ad anonime partite costellate da miriadi di errori. Questo agevola la corsa di New England che, senza clamorosi errori, può portare a casa un 6-0 garantito già  a inizio stagione.

Se anche i Cowboys venissero battuti dai Pats nella prossima partita, solo i Colts si metterebbero tra New England e il tentativo dell'Impresa (con la maiuscola ovviamente) in un calendario che presenterebbe altre insidie certamente (Pittsburgh, Giants e Baltimora) ma che non regalerebbe certo rivali dello stesso spessore mostrato fino ad oggi dai Colts. La sensazione, però, è che nessuno punti davvero a terminare imbattuto il campionato (e nemmeno senza pareggi, per completezza), benché questo possa sembrare il sogno proibito di ogni allenatore. La sensazione è però che il 1972 appartenga ad un'altra epoca e, oltre a far disputare meno partite (14 gare di regular season dove due partite in meno, ve lo assicuriamo, possono essere un'immensità ), il gioco di oggi, estremamente più fisico e veloce come ormai costante di ogni disciplina e non solo professionistica, non consente di rischiare troppo in una sfida che anche ai meno pragmatici appare inutile oltre che troppo difficile da compiere. Anzi, al contrario, meglio trovare le giornate storte nei quattro mesi che ci separano alle sfide finali che nel clou della stagione.

Il piatto forte rimane quindi la sfida tra le due compagini che ormai da mesi vengono dipinte come le due finaliste del Super Bowl anticipato, il Championship della Afc. Sarà  difficile fermare la loro corsa, visto la partenza falsa di San Diego e le difficoltà  di Baltimora, anche se Pittsburgh, giustamente, sta facendo più di un pensiero all'ipotesi di guastare la festa. Guarda caso, New England, Pittsburgh e Indianapolis sono anche le tre vincitrici degli ultimi quattro Super Bowl (grazie alla doppietta dei Patriots), segno di una costanza e di un lavoreo ottimamente svolto in questi anni in seno alla società . Niente da dire quindi se, a un certo punto, vedremo che ad eccezione di qualche record individuale da raggiungere e qualche formalità  da affrontare, i due colossi a oggi imbattuti tireranno finalmente il freno a mano. La perfect season ha certamente il suo fascino, ma due sconfitte e un Vince Lombardi Trophy ne hanno certamente di più.

La speranza è però che per il 4 di novembre queste due squadre siano ancora imbattute, per non perdere il fascino di una gara che diventerebbe fondamentale non solo per capire la psicologia dei due coach, e nemmeno solo per intuire chi, con uno scatto rapido e deciso, potrebbe avvantaggiarsi per l'eventuale fattore campo in gennaio. No, non solo questo, ma anche per apprendere, dal giorno dopo, quanto una sconfitta del genere possa gravare sull'umore degli sconfitti, per vedere chi, in fin dei conti, è rimasto in ottica di perfezione più a lungo, anche se solo a metà  stagione e per vedere sullo stesso ring le due squadre in lotta per togliere all'avversaria i gradi di favorita. Sempre che Tony Romo e Terrell Owens, o altri al loro posto, non decidano di rovinarci l'attesa.

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