Nick Folk ha appena completato la storica e bizzarra rimonta dei Cowboys.
Quella di Buffalo doveva essere una serata memorabile, perché in città non si disputava un Monday Night da ben 13 anni, allora gli ospiti erano stati i Denver Broncos, contro i quali i Bills si imposero per 27-20. Era la squadra di Jim Kelly, Thurman Thomas, Andre Reed e Bruce Smith, erano anni d'oro nei quali il Rich Stadium (oggi il Ralph Wilson Stadium) era disturbato quasi settimanalmente per accendere i riflettori della diretta nazionale.
Ebbene la serata è stata memorabile, ma non per i motivi sperati dai Bills, grintosi e determinati come non mai quest'anno grazie alle particolari circostanze e sospinti dall' enorme affetto di un pubblico che non ha dimenticato la grandezza appartenuta un tempo a questa franchigia.
Ancora una volta la squadra di Orchard Park è passata alla storia dalla porta sbagliata trovandosi coinvolta in un finale rocambolesco, l'ultima volta che era successo erano i playoffs del 1999 ed i Titans avevano inscenato il famoso Music City Miracle, ieri notte hanno lottato difensivamente su ogni pallone, giocato una gara di rara intensità agonistica, segnato con difesa e special team solo per vedersi beffare allo scadere dal doppio tentativo del glaciale Nick Folk, che ha messo per due volte (nel primo tentativo Dick Jauron aveva chiamato un timeout appena prima dello snap) il calcio più lungo della sua breve carriera, coronando una tra le più pazze rimonte viste su un campo di football. E stavolta Wade Phillips, il cui cuore era stato trafitto da quello scherzo di pessimo gusto nel Tennessee mentre allenava i Bills, ha lasciato lo stadio sorridendo, conscio di essere alla pari rispetto al suo conto personale con il destino.
Nonostante una sceneggiatura apparentemente perfetta, resa ideale dalla cornice di entusiasmo regalata dal pubblico, a conti fatti le strepitose giocate di difesa e special teams, così rare da vedersi all'interno di una singola gara, non sono servite a nulla.
Vani quindi sono risultati gli sforzi di un Ryan Denney andato a deflettare e raccogliere la sua stessa deviazione al volo in area di meta, di un George Wilson che partiva titolare da safety per la prima volta in carriera dopo la trasformazione da wide receiver e che segna la sua prima segnatura professionistica, di un Terrence McGee autore di pregevoli giocate in copertura e protagonista di un kickoff return di 103 yards, di un John DiGiorgio che ha visto per la prima volta un pallone cadere tra le sue braccia, persino di un Jabari Greer che nel training camp risultava come terzo cornerback, autore ieri di un intercetto e dell'azione che aveva negato una fondamentale conversione da due punti nientemeno che a Terrell Owens .
Non è servita nemmeno un'apprezzabile (ma insufficiente) conduzione offensiva, costruita su un piano di gioco dallo stampo eccessivamente conservativo che il rookie da Stanford Trent Edwards (23/31, 176, INT) era riuscito a dirigere con il 74% di completi, chiaro frutto di azioni a carattere volutamente non rischioso, composte da screens studiati per valorizzare le possibili esplosioni in velocità di Roscoe Parrish, playactions molto credibili per le ricezioni nel mezzo di Marshawn Lynch, infine con passaggi corti a destinazione dei tight ends Robert Royal e Michael Gaines, opportunamente fatti restare immobili in fase di snap per ricevere e sfruttare il cuscinetto regalato dalle coperture.
Quasi mai, infatti, queste soluzioni sono risultate efficaci per dare continuità alla conquista di primi downs, costringendo i Bills a disfarsi del pallone e di fatto a non chiudere anzitempo la gara, non ha aiutato un gioco di corse dominato dalla linea difensiva dei Cowboys, se escludiamo un paio di azioni interessanti di Lynch (20/66), ed i punti scaturiti dalla fase offensiva sono stati solamente 3, peraltro segnati con una posizione di partenza molto avvantaggiata.
Edwards alla fine ha pagato caro l'unico errore grave commesso, anche se parte della responsabilità va al coaching staff, reo di aver chiamato un rischiosissimo passaggio quando una banale corsa avrebbe permesso un comodo field goal da una trentina di yards, mettendo troppa distanza nel punteggio rispetto al tempo rimasto da giocare: solo un intervento ammirevole del wide receiver Lee Evans, bravissimo a rimontare l'intercetto di Terrence Newman, ha evitato una meta praticamente già fatta, rimandando di qualche istante un disastro che aveva cominciato a preannunciarsi.
Tony Romo (29/50, 309, 2 TD, 5 INT) ha rischiato di condannare i Cowboys alla prima sconfitta stagionale contro un avversario sicuramente inferiore, prendendo delle decisioni povere a livello di qualità e facendosi intercettare per addirittura 5 volte (rischiandone almeno altre due), andando a contribuire pesantemente alla voce "points off turnovers" della squadra opposta, aggiungendovi pure un fumble.
Romo, responsabile di 17 dei 24 punti segnati da Buffalo, ha mostrato anche grande carattere, già forgiato nei playoffs scorsi dall'errore che eliminò Dallas dai playoffs, è stato comunque meritevole nell'essere riuscito a ricavare comunque qualcosa di buono da una nottata orribile, salvandosi in parte con un completo per Sam Hurd (fondamentale il suo intervento nell'onside kick ricoperto dal tight end Tony Curtis) sul finire del primo tempo, valido per un field goal allo scadere, conducendo un drive di 80 yards scaturito nella meta di Patrick Crayton (6, 73, TD) con 20 secondi da giocare e completando il passaggio decisivo su Marion Barber III al fine di mettere Folk in posizione per il field goal decisivo.
In assenza di un valido gioco di corse, frutto dell'ottimo presidio della linea di scrimmage da parte del fronte difensivo di Buffalo e delle intuizioni del prezioso Donte Whitner, nonchè con buonissime coperture su un Terrell Owens (2, 25) seguito come un'ombra e spesso raddoppiato, Jason Witten (9, 103, TD) e la sua versatilità sono stati l'ancora di salvezza che ha permesso a Dallas di non naufragare mai completamente e di continuare a colpire un centro del campo lasciato costantemente libero dalla zona giocata dalla difesa; il tight end è stato l'artefice di tutte le giocate più importanti, ha effettuato una splendida ricezione in occasione del momentaneo 7-7 ed è stato un costante problema per i linebackers che si sono trovati a marcarlo visto il suo vantaggio di velocità ed atletismo.
La settimana ventura i Cowboys non avranno tutto questo margine di errore, motivo per cui è da considerarsi un autentico affare una vittoria a fronte di una partita così brutta da parte del loro quarterback titolare: la sfida contro i fortissimi Patriots, probabilmente, non poteva arrivare in un momento migliore, ovvero dopo una situazione nella quale Dallas ha capito di che pasta sono fatti i suoi giocatori, che c'è scarsa tendenza di squadra a mollare e che esiste la capacità di fare gruppo senza necessariamente puntare il dito contro chi ha avuto una giornata particolarmente difficile già di suo.
Fattori, questi, che hanno lasciato un grande amaro in bocca in quel di Buffalo, dove l'atmosfera e la situazione sembrava quella giusta per lasciare un ricordo indelebile e piacevole nelle menti di Thurman Thomas, onorato durante l'intervallo, di Jim Kelly, presente sulla sideline ad incoraggiare ogni azione dei Bills, ed infine di un pubblico che sognava da tempo la rivincita contro chi gli aveva portato via per ben due volte consecutive il sogno di un meritato Super Bowl.
Purtroppo per tutte queste persone, questo ricordo rimarrà solamente indelebile, impresso a fuoco nella storia del Monday Night e della Nfl.
Per il piacevole, si dovrà aspettare la prossima, lontana, occasione.