Jennings vola indisturbato in endzone, McCree guarda..
In questo pazzo anno NFL, iniziato con mille polemiche fuori dal campo, continuato con infortuni di varia entità e di tremendo impatto all'interno delle squadre e che sta proponendo numerose sorprese rispetto ai pronostici di preseason, un dato statistico, ma soprattutto tecnico, emerge in maniera inequivocabile: la supremazia assoluta del gioco aereo e la totale incapacità delle secondarie di fermare i ricevitori delle squadre avversarie.
Volendo snocciolare solo qualche statistica per far capire l'entità di questo fenomeno, possiamo considerare che i primi due ricevitori della classifica parziale delle prime quattro giornate, Randy Moss e Chad Johnson hanno una proiezione di guadagno yards a fine stagione, che si aggira sulle 1900 yards e nei primi sei, tutti hanno proiezioni che superano ampiamente le 1.500 yards, quando l'anno scorso, che da tutti era stato visto come molto prolifico per i ricevitori, Chad Johnson aveva chiuso la regular season in cima alla classifica con 1370 yards.
Il dato che però fa più impressione è quello relativo alle prestazioni singole, che mostra come già tre wr abbiano superato le 200 yards ricevute e come ci siano state un numero incredibile di performance, considerando le quattro partite giocate, da highlights di una stagione, arrivate non solo dai grandi protagonisti del ruolo, ma anche da onesti gregari assunti a stelle di prima grandezza per una domenica.
Tutti questi numeri potrebbero dimostrare che i ricevitori abbiano trovato la loro dimensione massima e stiano venendo fuori alla grande i giovani talenti, che in questi anni erano rimasti un po' nell'ombra, causa situazioni non facili all'interno del team e mancanza di un vero e proprio gioco aereo che li potesse innescare.
Il tutto però non può essere ricondotto solo alla bravura dei ricevitori, anche perché oltre ai fuoriclasse come Moss, Johnson, Owens o Roy Williams, i numeri da urlo sono stati messi in piedi anche da quel Kevin Curtis, scartato senza troppe lacrime dai Rams, dal vecchio Isaac Bruce, ormai sul viale del tramonto e dal rookie Dwayne Bowe, ottimo prodotto, ma non da poter essere così produttivo fin da subito.
Il punto cardine su cui soffermarsi sono le carenze delle secondarie NFL, che in questo inizio di stagione stanno raggiungendo il fondo e non sembrano ancora sazie.
Riconducendoci ancora alle statistiche per analizzare inzialmente il dato che ha portato a questa incredibile impennata della produttività aerea, basta pensare che ben otto squadre sono sopra la soglia delle 250 yards di media concesse su ricezione, quando nella passata stagione solo un paio di squadre sono rimaste tutto l'anno sopra la fatidica soglia.
Questo dato fa capire abbastanza chiaramente che la situazione dei defensive backs è quasi tragica, e pur appellandosi a scusanti o tentativi di assoluzione riguardo alle nuove regole introdotte un paio di stagioni orsone, che non permettono ai difensori di usare troppo le mani, pena la penalità per "pass interference", o il divario fisiologico degli ultimi anni che ha creato ricevitori altissimi e potenti contro cornerback semi tascabili, molto veloci e atletici, ma poco fisici, ci sono delle carenze tecniche che oggettivamente non possono essere nascoste.
Le partite fin qui disputate hanno mostrato cornerbacks che alla prima finta del proprio avversario rimanevano sul posto, lasciandosi sfilare e permettendo il guadagno lungo, o addirittura si disinteressavano del movimento del ricevitore per tentare il big play in anticipo, confidando sulla copertura delle proprie safeties.
Abbiamo visto dei tagli centrali in cui la comunicazione tra cornerbacks e safeties era nulla e così il wr poteva correre indisturbato la propria traccia da una parte all'altra del campo quasi intoccato, si son visti difensori battuti addirittura dal movimento di tightend o spazzati via da running back tutt'altro che potenti, placcaggi in serie mancati, coperture astratte, marcature inesistenti, spazi concessi sia sul breve che soprattutto sul lungo da codice rosso.
Addirittura ricezioni nate come medio-corte, trasformatesi in guadagni lunghissimi o addirittura in touchdowns dalla gentile collaborazione dei defensive backs, come per esempio quella di Dwayne Bowe che ha regalato il touchdown decisivo dei Chiefs contro San Diego, nell'ultima giornata, o quelle di Steve Smith contro gli Houston Texans della seconda settimana.
Quello che, però, fa più impressione è la mancanza quasi totale di reattività da parte dei difensori al movimento dei loro avversari e dell'azione stessa.
Nella meta di Greg Jennings contro i Chargers, che ha permesso a Brett Favre di eguagliare Dan Marino nei touchdowns lanciati (superato nella week appena trascorsa), c'è stato un movimento di slant ad attraversare il campo partito direttamente dalla linea di scrimmage, nel quale il cornerback è stato tagliato fuori dal movimento stesso, prendendo subito un metro dal ricevitore, la strong safety ha ritardato la copertura, avendo cercato troppo la pressione sulla linea, ma ciò che ha permesso a Jennings di volare indisturbato in end zone è stata l'apatia della free safety, posizionata a dieci metri dall'azione che ha letteralmente guardato lo svolgersi della stessa, senza muovere un muscolo, quasi fosse uno spettatore seduto davanti alla tv.
I Cincinnati Bengals si son visti superare a un minuto dalla fine dai Seattle Seahawks, grazie alla giocata decisiva (all'incontrario) del loro cornerback Jonathan Joseph, che in un'azione di goal line ha lasciato passare indisturbato Nate Burleson (non un fuoriclasse) dopo la prima finta, girandosi solo per guardarlo ricevere il pallone in end zone e festeggiare la meta della vittoria.
Queste azioni, insieme con le partite pirotecniche tra Cinci e Cleveland e tra Phila e Detroit, spettacolari per gli spettatori, ma tragiche per la quantità di errori commessi dalle secondarie, danno un quadro abbastanza chiaro della situazione nei reparti difensivi.
Le carenze fisiche sono abbastanza evidenti, ma c'erano anche in passato, e la differenza di velocità è spesso nella mente più che nelle gambe, ma il vero problema è la mancanza di tecnica di placcaggio e di capacità mentale di adeguarsi all'azione da parte dei giovani defensive backs, che ormai cercano per lo più la giocata da copertina, data dall'intercetto o dal fumble procurato, che gli permetta di guadagnare copertine e soldi, dimenticandosi che a volte una copertura fatta bene o un placcaggio con il timing giusto può fare la differenza più di mille intercetti.
La stagione è ancora lunga, potrebbe assestarsi verso livelli più normali, ma vedere squadre che ormai giocano quasi senza backfield dietro al quarterback, per carenze nel reparto in sé, ma anche per capacità di essere sempre molto produttivo col gioco aereo, fa impressione, in uno sport in cui il passing game è sempre stato una conseguenza di un buon gioco di corsa, e probabilmente i vari coaching staff, al momento del Draft, o nei trainng camp, dovrebbero soffermarsi più sulle carenze tecniche dei propri defensive backs, piuttosto che cercare l'atletismo o la velocità che ormai produce grandi ritornatori, ma pessimi difensori.