Dallas festeggia una meta: l'America's Team torna a far paura in Nfl.
La pronuncia delle due parole magiche, "Super" e "Bowl" pronunciate una dopo l'altra, escono spesso a fatica, a denti stretti, dalle labbra dei tifosi di una qualsiasi squadra, soprattutto sulla sponda italiana del tifo dove, storicamente, si tende ad essere più superstiziosi e quasi meno esaltati del popolo a stelle e strisce. Dall'altra parte dell'immenso oceano che ci divide, infatti, i tifosi, soprattutto nell'era di internet, tendono a fare pronostici a lungo termine, a puntare in alto, forse persino contagiati dal trash talking dei propri idoli, forse convinti, a ragion veduta, che tutto sommato, nello sport, se dai il meglio prima o poi da qualche parte arrivi, alla faccia della iella.
Inutile negare che in queste prime battute d'avvio la Nfc abbia trovato a Dallas la migliore pretendente alla rincorsa delle dominatrici della conference avversaria. Con le costanti cadute di tante favorite tra cui Chicago, che difende il titolo di conference, New Orleans, St. Louis e Philadelphia e per come si è evoluto questo primo mese di football, l'unica squadra che a lungo andare potrebbe infastidire la corsa dei Cowboys sembra Seattle, formazione esperta e solida, ben allenata e armata di Shaun Alexander, giocatore che da solo può tenere impegnata un'ottima difesa, soprattutto ora che sembra completamente recuperato.
Non c'è bisogno di andare a leggere quindi forum e blog d'oltreoceano, i tifosi di Dallas, in buona parte, si sentono già al Super Bowl (ma sarebbe meglio dire da Super Bowl), e noi non siamo certo qui per smentirli. I Cowboys sembrano aver trovato la giusta ricetta, ma la domanda che ogni volta bisogna farsi è se, il team della National di turno, sia ai livelli delle corazzate di Afc o solo in grado di fare il prepotente con le compagini che ne condividono la classifica. Fermo restando che, dall'altra parte, vi sia certamente più talento, ma che solo un immane ed imprevista "tragedia" priverebbe il palato del tifoso di un succulento Championship tra Indianapolis e New England, una spanna avanti a tutti, la risposta sembra essere negativa, anche se è inutile negare che a un Super Bowl tutto, o quasi tutto, è possibile, come avrete già sentito dire in mille occasioni e per mille differenti discipline sportive.
Difficile dire cosa Dallas abbia in meno delle altre due, di certo una preparazione diversa, visto che il percorso in Nfc nella stagione in cui indovini la squadra giusta, è certamente più "agevole"; una cosa però sicura è che l'attacco della squadra di Wade Phillips è di primissimo piano. Vero, forse si sta correndo troppo; la stagione è ancora lunga, le trasferte invernali non sono ancora arrivate, ma davvero qualcuno è in grado di trovare di meglio dei Cowboys nella National Football Conference? Sappiamo che ai playoffs tutto sarà diverso, conteranno anche esperienza e nervi saldi, i veri valori usciranno allo scoperto, ma oggi Dallas svetta in tutti i power rankings e la gente si sta piano piano convincendo che l'America's Team è realmente tornato, o forse gli assomiglia solo un po' ma ha lo stesso spessore a guardarlo bene.
Le ombre difensive non devono preoccupare, in alcuni ruoli il talento non è eccelso, a volte si ravvisano black-out preoccupanti, ma la squadra ha una consapevolezza in attacco che è superiore ad ogni avversario e che mette al sicuro anche i risultati più in bilico. Certo, aver affrontato in buona parte squadre in netta difficoltà ha aiutato Tony Romo e compagni, i quali si sono permessi di registrare al meglio gli ingranaggi rischiando, spesso, il meno possibile sul campo. Le mete con cui ieri Dallas ha chiuso la gara contro St. Louis hanno lasciato a bocca aperta per la pochezze difensiva dei Rams (mi riferisco in particolare alle due mete di Patrick Crayton con la prima davvero imbarazzante per gli avversari), ma Romo è andato per la terza volta sopra le 300 yards, ha già toccato quota 1199 nel totale ed ha un rating spaventoso (112.9).
Il quarterback ha totalmente cancellato l'errore che, proprio contro Seattle che potrebbe ritrovarsi sulla sua strada a gennaio, costò la stagione 2006, ed è lampante di quanto si diverta in campo oltre a far divertire il pubblico. Una delle paia di mani più sensibili della Lega, quelle di Terrell Owens, è al suo servizio ed è quindi impossibile non divertirsi, dirà qualcuno, ma a Romo riesce tutto: lancia sotto pressione, con le mani avversarie addosso, legge bene il campo, lo viviseziona, lo controlla. Un talento rimasto nascosto sulla sideline dei Cowboys troppo a lungo, un talento che non ha nulla da invidiare, in queste prime battute, a grandi nomi in circolazione per la Nfl.
Con l'assenza forzata di Terry Glenn, ai 'Boys manca un bersaglio di riferimento molto importante per l'economia offensiva, ma Romo è bravo a sfruttare il playbook e a coinvolgere egregiamente tutto l'attacco; sfruttando inoltre un gioco di corse efficace (152.5 yards a gara, 5° in Nfl) ben bilanciato tra Julius Jones e Marion Barber, Dallas è oggi la più bella realtà della Nfc, l'unica ad avere un attacco così esplosivo da poter mettere paura a chi, dall'altro lato della barricata, guarda quasi con supponenza gli avversari convinta che il vero Super Bowl debba essere per forza il Championship di Afc.
Con 37.8 punti a partita (2° in Nfl) e 440.8 yards (2°) gli uomini di coach Phillips non sembrano avere nulla da temere dai diretti avversari, tanto meno da quelli di Division, staccatisi dai blocchi di partenza con molte più difficoltà e meno aggressività . Dallas sta cercando di rincorrere la storia, quella che dopo averla dipinta come miglior squadra degli anni '90 li ha visti oscurarsi piano piano in cerca di identità e potenza da mettere al fianco del libro di foto ricordo e dei cinque luccicanti Vince Lombardi Trophy, tre dei quali conquistati proprio nell'ultimo decennio dello scorso millennio. Oggi sembra esserci riuscita, e poco importa, per ora, se la difesa a tratti balbetta. L'importante sarà averla a pieno regime nelle gare che contano, oggi è l'attacco a guidare la danza e lo fa senza pestare i piedi alla propria dama, e rovesciando costantemente le difese avversarie.
Queste ombre difensive, inoltre, non impediscono alla squadra di avere comunque un buon piazzamento anche nelle categoria di chi i punti non li di deve far segnare. Undicesima sui punti subiti (18 a partita), ottava per yards concesse (299.5) soffre inevitabilmente più sui lanci visto che il reparto più morbido, come in molte squadre della Lega, sembrano essere le secondarie, mentre il fronte sette della 3-4 costruita negli ultimi anni è solido e, guidato da DeMarcus Ware, si comporta benissimo sulle corse (80.5 yards a gara) e gioca una discreta pass rush che deve solo trovare modo di avere più continuità .
E' presto per parlare, lo vogliamo sottolineare per evitare le accuse di "gatti neri" che, spesso, in Italia vengono riservati a chi come il sottoscritto è troppo ottimista nei confronti di una squadra, ma oggi chi più ci ha colpito in questa sempre più altalenante Nfc sono certamente i Dallas Cowboys del favoloso e spesso sorridente (il che non guasta, diciamocelo…) Tony Romo, motore di una squadra che può arrivare lontano e speranza di un pubblico che può pronunciare, quasi con imbarazzante nonchalance le parole "Super" e "Bowl" una dopo l'altra senza sentirsi necessariamente vicinissimo alla scomunica.