Il ritorno dei Big Blue

Pierce e Strahan festeggiano, la loro difesa è stata….gigantesca.

Mentre il grande Lawrence Taylor osservava lo spettacolo dalla sideline, i New York Giants sono d'improvviso tornati a seminare pass rush ovunque in una serata che resterà  nella loro storia per diverse motivazioni, una serata che contemporaneamente getta ombre e musi lunghi sugli avversari divisionali di Philadelphia, dominati, innervositi, frustrati e sconfitti nell'importante confronto del Sunday Night, dal quale una delle due compagini sarebbe uscita con un record in negativo.

Per evitare questo, i rinnovati (nello spirito) Giants hanno scelto il modo migliore di combattere l'avversario, mettendogli un'insostenibile pressione, non facendolo ragionare, togliendogli qualsiasi tipo di ritmo e di punto di riferimento, riducendo così un attacco capace di 8 touchdown appena una settimana fa ad una miseria di 3 punti.

Dei molteplici protagonisti dei 12 sacks inflitti a Donovan McNabb, record Nfl eguagliato, Osi Umenyora è stato quello a ricevere il maggior numero di pacche sulle spalle a fine gara, in seguito ad una partita giocata con intensità  ed intelligenza: ben 6 i sacks collezionati dal giovane defensive end, uno di meno rispetto al record di sempre detenuto dal compianto Derrick Thomas, frutto di un lavoro combinato di forza e velocità  sul malcapitato di turno, quel Winston Justice evidentemente inadeguato, in questa occasione, alla sostituzione dell'acciaccato William Thomas, di ben diversa consistenza.
"Non capisco perché non abbiano aiutato quel povero ragazzo", ha detto il veterano Michael Strahan, che ha battuto il record di sacks di franchigia detenuto da LT proprio davanti ai suoi occhi, colpevolizzando con cognizione di causa Reid ed il suo staff per non aver nemmeno tentato di risolvere un mismatch impari aggiungendo un bloccatore in fase di protezione del quarterback.

Al di là  della rimarcabile prestazione corale di una difesa che sembra di tutt'altra scorza rispetto a quella vista nelle prime due disastrose uscite, e permetteteci di sostenere che il tocco aggressivo di Steve Spagnuolo (ex coach dei linebackers a Phila) aveva solamente bisogno di una buona dose di rodaggio, i problemi offensivi degli Eagles sono tanti altri, non si fermano qui.

L'attacco ha mostrato tutti i suoi limiti in una serata passata senza il suo motore principale, con Brian Westbrook fermo ai box per un infortunio ai muscoli addominali: evidente e maggiorata la sproporzione tra chiamate di corsa e le gettonatissime chiamate di passaggio, sulle quali Reid e Morninwheg hanno oltremodo insistito.
Correll Buckhalter, alla prima partita da titolare dopo anni di riabilitazione di quel maledetto ginocchio, ha comunque fatto la sua bella figura collezionando 103 yards in 17 portate (più di 6 yards a tentativo), ma con ogni probabilità  si sta ancora chiedendo che cosa abbia trattenuto gli allenatori dal chiamare più spesso il suo numero.
Forse l'eccessiva fretta di rimontare una partita dove si è segnato pochissimo, o forse la testarda convinzione che prima o poi i sopiti ricevitori a disposizione di McNabb, ben diversi come atteggiamento rispetto a domenica scorsa, decidessero finalmente di tenere in mano un pallone.

Molta l'indisciplina dimostrata, soprattutto da un attacco arrivato più volte ad oltrepassare la metà  campo ed autore di quasi ogni sorta di penalità : ad un certo punto del primo tempo il numero di yards per le quali gli Eagles erano stati sanzionati era persino pari al numero di yards offensive fino ad allora prodotte, statistica semplicemente inaccettabile per una squadra di tali ambizioni, così come poco digestibile è da considerarsi l'errore in handoff da parte di McNabb che ha sostanzialmente consegnato la partita a New York, tramite il ritorno di fumble vincente del linebacker Kawika Mitchell.

In casa Giants, con una prestazione difensiva di questo livello, di certo non sarebbero serviti fuochi d'artificio dall'altro lato del campo, verso il quale è stato in ogni caso impossibile non denotare una mancanza di lucidità  necessaria a chiudere la gara anzitempo.
E' fuori di dubbio che Eli Manning (14/26, 135, TD, INT) sia diventato maggiormente accurato nella selezione dei passaggi e che al coaching staff vada il merito di aver creduto in un Derrick Ward (19/80) venuto fuori dal nulla per diventare il principale portatore di palla nonché un'interessante valvola di sfogo in ricezione dell'era post Barber, resta il fatto che il reparto abbia sofferto di una visibile discontinuità  ed abbia vissuto sulle giocate del singolo, come attesta l'unico touchdown offensivo di serata, quel capolavoro di tempismo, equilibrio e sfruttamento di centimetri targato Plaxico Burress.
Lawrence Tynes ha sprecato un facile field goal dentro le 40 yards, Manning ha lanciato un pessimo intercetto alla fine del primo tempo che fortunatamente per lui non ha avuto cattive conseguenze, ma le danze di Ward alla ricerca di spazi utili sono rimaste il ricordo più positivo di tutta la partita.
Gli incompleti di Manning, alimentati da alcuni drops da parte dei suoi bersagli, sono spesso arrivati nelle occasioni peggiori, ovvero quando si trattava di prendere dei primi downs cruciali (3/11 nei terzi tentativi): New York non ha quasi mai beneficiato delle interessanti posizioni di campo che la difesa era riuscita a procurare schiacciando McNabb anche ai limiti della propria endzone, e pur partendo in più di una circostanza dalle vicinanze della metà  campo, diversi drives che sarebbero dovuti finire a punti si sono addirittura tramutati in deludenti punts.

Comunque la si voglia vedere, è evidente che i Giants non sono più quelli che avevano concesso 80 punti nelle prime due uscite: lasciando stare per un momento le statistiche impressionanti di ieri sera, è intuibile che la linea abbia del personale in crescita e che può fare la differenza, come sta a dimostrare la produzione di Justin Tuck nonostante un ruolo così marginale, nonché l'aggiustamento fatto nei confronti di Mathias Kiwanuka, mangiato vivo nelle prime due settimane di gioco da avversari molto più veloci di lui e molto più a suo agio da linebacker travestito da uomo di linea aggiunto. La conferma che Michael Strahan è quello di una volta anche con un anno in più sulla carta d'identità , è solo grasso che cola.

Gli Eagles, come un anno fa, arrivano al turno di riposo in piena crisi. Alla ripresa delle operazioni avranno a che fare con i New York Jets, squadra con il loro stesso record, 1-3, nel tentativo di ricominciare daccapo nel salvare una stagione cominciata nel peggiore dei modi. L'anno scorso fu Jeff Garcia a salvare capre e cavoli, riuscirà  il criticato McNabb a fare altrettanto?

Qualunque sia la risposta, la prossima volta sarà  meglio avere Westbrook in campo"

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