Tony Romo lancia segnali ai compagni. Il QB di Dallas è la nuova speranza dei Cowboys e uno dei migliori giocatori di inizio 2007
Domenica notte la terza giornata di Nfl proporrà lo scontro tra Chicago Bears e Dallas Cowboys, un importante banco di prova per la squadra di Lovie Smith eternamente alla ricerca di una identità offensiva e per Tony Romo, il quarterback dei Dallas Cowboys che dopo un buon avvio andrà a misurare capacità ed aspirazioni contro una delle difese di maggior livello della nazione. Per vincere i Cowboys avranno bisogno di tenere in campo il più possibile al difesa avversaria per stremarla e, con il loro reparto "arretrato" non dovrebbe essere troppo problematico mettere la giusta pressione su Rex Grossman e rispedire con una certa frequenza l'attacco opposto sulla propria sideline.
Riuscendo in questo i Cowboys, per la prima volta dal 1999 a 2-0 in avvio di stagione, potranno certamente avere buon gioco, alla lunga, anche sulla difesa di Chicago. Ciò che ci preme però è valutare Romo fin quando la partita sarà ancora sui binari giusti, ossia l'impatto che avrà la difesa dei Bears o quanta pressione una gara così delicata porterà addosso al giovane quarterback. Di Romo si è parlato tanto, del suo errore come holder alla prima Wild Card di Nfc dei Playoffs 2006, di quel pallone scivolatogli dalle mani che ha condannato Dallas ad una immeritata sconfitta e una rapida eliminazione.
Nessuno però, nemmeno quel Bill Parcells che tanto sembrava preferirgli Drew Bledsoe, ne hanno mai messo in discussione il talento, già da quando, estate 2006, molti osservatori in Texas spingevano proprio perché Romo diventasse al più presto titolare. Ci pensò il poco democratico Jerry Jones in un Monday Night contro i NY Giants dopo l'ennesima partenza col freno a mano tirato e il solito intercetto di Bledsoe. Jones scese sulla sideline su tutte le furie, Romo entrò in campo nel secondo tempo e, probabilmente, Parcells pensò che fosse giunto il momento di tornare a svernare da qualche altra parte lontano dal football.
Fu un avvio difficile, con tre intercetti ma anche due passaggi in endzone. Poi dell'ex giocatore di Eastern Illinois si è spesso parlato per le fidanzate, la faccia da fotoromanzo e un carattere talvolta esuberante, colmo di convinzioni e scommesse. Il vecchio Big Tuna avvertì, dall'alto della sua esperienza di uno che giocatori ne ha visti forse troppi: "Romo" disse prima del fatidico incontro di postseason a Seattle "dovrebbe prima dimostrare certe cose, poi aprire bocca". Non una bocciatura, per carità , nessuna vera critica; solo un consiglio, un avvertimento dal sapore un po' paternale. Il ragazzo percorse comunque un buon 2006 tutto sommato, macchiato da quel maledetto errore che lo ha portato ad essere ricordato più per quello che per il Pro Bowl conquistato o i 5 TD lanciati contro Tampa Bay, tanto per citare una prestazione maiuscola.
Ma quell'errore non fu uno sbaglio da quarterback, è giusto ricordarlo. Certo, gli si può imputare poca concentrazione, lo sbaglio che più di tutti è costato la partita, perché arrivato alla fine, perché banalissimo; ma non fu un intercetto, un incompleto, non fu insomma una cosa che non dovrebbe appartenere al bagaglio di un quarterback. Fu, probabilmente, l'aver sopravvalutato la situazione ed averlo fatto in quel momento, in quella partita, è costato parecchio e non solo in termini di risultato. Fu forse quello che temeva più Parcells, le parole prima dei fatti contano zero.
Romo ha però cercato di mettere subito le cose in chiaro in questo avvio di stagione, ha avuto qualche difficoltà all'inizio della gara contro i Giants per poi guidare bene l'attacco e portarsi a 345 yards, 4 touchdown su passaggio e uno su corsa mentre, con i Dolphins domenica scorsa, ha estratto dal cilindro una prestazione ordinata, precisa e intelligente.
Protetto da una buona linea e accompagnato dal più chiacchierone e chiacchierato wide receiver dell'ultima generazione, quel Terrell Owens un tempo nemico e oggi idolo dei fans di Dallas, Romo sta mostrando non solo di avere tutto ciò che mancava a Drew Bledsoe, ma anche di potersi piano piano inserire tra i migliori del ruolo in Nfl. Abbiamo detto che Romo è reduce da un 2006 positivo dove, forse, solo una certa continuità di prestazioni è venuta a mancare, macchiando l'annata del numero 9 con alcune scelte e talune prestazioni più che discutibili. L'esperienza sta però arrivando e, con essa, anche una maggior maturità . Tecnicamente valido, il quarterback californiano mostra di saper leggere ben il campo, di muovere il pallone con precisione, di poter colpire ogni bersaglio in movimento tra le due sideline prendendo spesso la decisione giusta e regalando ben pochi palloni ai difensori avversari, trovando lanci millimetrici e zero forzature.
Il suo avvio parla di un 54,7% di completi, cifra che sarebbe migliore senza lo stentato avvio di week 1, ma il numero di yards (531) e, soprattutto, il rapporto TD-INT (6-1) lasciano intendere che l'attacco dei Cowboys potrebbe aver trovato il tassello mancante. In un certo senso Romo è il motivo per cui un Brady Quinn, sceso così in basso al draft, ha convinto Dallas che una trade con Cleveland fosse la scelta giusta vista l'insistenza Browns, e così è stato. Con la partenza disastrosa di St. Louis, New Orleans e Philadelphia e i problemi di Chicago, Dallas si candida ad essere la superpotenza della Nfc e molti analisti già cominciano a mettere i 'Boys nella Top 5 dei propri power ranking.
Considerando che dopo due giornate è difficile valutare in pieno una squadra e che è assolutamente normale avere dei tentennamenti, nessuno si pone il problema di una difesa che funziona a strappi ma che ha sulla carta un ottimo potenziale né, per ora, sembrano creare troppi handicap alcuni infortuni più o meno gravi. Aspettando una difesa al top, che domenica potrà dimostrare di essere a fine rodaggio tenendo a bada Grossman e soci, l'attacco ha già cominciato a stupire, con Romo che può sfruttare una batteria di ricevitori di primo livello e conta sul supporto di un gioco di corse piuttosto concreto, gioco che però potrebbe soffrire la difesa dei Bears e consegnare a Romo, e TO, le chiavi per vincere la partita via aerea dimostrando quale sia una delle combo più temibili sui campi di football in questo momento.
La parentesi per Owens è fondamentale, un fenomeno di ricevitore portato a 184 yards su 8 ricezioni e 3 TD, atleta che forse accusa un po' i 33 anni ma che resta una garanzia quando il pallone passa dalle sue parti. Fischieranno le orecchie a Rex Grossman, ormai perennemente contestato anche in casa propria, dai propri tifosi e che, dopo la vittoria su Kansas, si troverà di fronte un ostacolo durissimo rischiando di essere, di nuovo, il motivo per cui Chicago fatica a completare l'opera. Fischieranno le orecchie sentendo il brusio del pubblico e bruceranno, probabilmente, gli occhi nel vedere un quarterback che, con meno partite da titolare di lui, è già riuscito a imporsi sul palcoscenico nazionale e sta via via costruendosi un ruolo da protagonista in Nfl. Ha cominciato riportando 2-0 Dallas, continuerà a tenerla in alto e a migliorare. Il resto lo vedremo a dicembre.