Jason Campbell ha giocato una buonissima gara nella vittoria di Washignton a Philadelphia
Quando i Redskins scelsero LaRon Landry con il sesto pick assoluto dello scorso draft, rinunciando ad aggiustare una linea difensiva scarsamente produttiva di statistiche, sognavano ad occhi aperti che il ragazzo eseguisse giocate importanti e che facesse sentire quanto prima la sua fisicità sul campo: alla sua seconda partita da professionista, la safety ha esaudito in parte i desideri di chi lo ha scelto, eseguendo in diretta nazionale la giocata che ha messo fine ad un pericoloso drive degli Eagles proteggendo un vantaggio di otto punti e sancendo la seconda vittoria consecutiva dei Redskins, maggiormente importante perchè ottenuta in trasferta contro una rivale divisionale.
Si gioca un quarto down, McNabb ha avuto una serata difficile ma la sua esperienza e la sua classe hanno convertito poc'anzi due situazioni identiche mettendo a dura prova i nervi della difesa avversaria, e dopo una giornata senza mete gli Eagles si trovano all'interno delle 10 yards avversarie, pronti a pareggiare (non senza l'ausilio di una conversione alla mano) una gara fino a lì non eccezionale sotto il profilo dell'esecuzione offensiva. Kevin Curtis, bersaglio designato per questa giocata decisiva, esegue una traccia pulita e si libera delle marcature, Donovan lancia presto verso di lui e la palla arriva a destinazione, sembra fatta. Landry, con una notevole scelta di tempo, coglie il momento opportuno per assestare uno di quei colpi per i quali è diventato famoso al college, Curtis non mantiene il possesso ed il pallone cade a terra incompleto: l'attacco di Washington dovrà solo inginocchiarsi un paio di volte e questa gara sarà consegnata ai libri statistici.
La giocata di Landry è stata la ciliegina sulla torta di una difesa che sembra risorta dalle proprie ceneri, tanto in basso era caduta: i ragazzi di Gregg Williams hanno concesso una sola meta in due partite, limitando quindi i punti dei padroni di casa al solo piede di David Akers e mantenendo uno dei quarterbacks che meglio sanno colpire in profondità ad una media di yards guadagnate per lancio molto inferiore alla normalità , specialmente se paragonata a quelle nove di undici partite che avevano visto Washington uscire con la coda tra le gambe dal Veterans Stadium prima e dal Lincoln Financial Field poi. McNabb (28/46, 240 yards), in quelle occasioni in cui era stato in campo, con i Redskins si era sempre divertito parecchio. Ieri notte, invece, il numero 5 degli Eagles non si è quasi mai trovato in sincronia con i propri ricevitori, con la conseguenza di un attacco nettamente in svantaggio per produzione di yards e tempo di possesso per tutto il primo tempo. Come non bastasse, sono arrivati addirittura tre sacks (Rocky McIntosh ha messo a segno il secondo in altrettante gare) da una difesa che non era capace di produrne con continuità , quasi a testimonianza della bontà delle decisioni prese da Joe Gibbs nei confronti dei reparti più bisognosi di intervento in una situazione potenzialmente disastrosa.
Ben diversa la situazione di Jason Campbell (16/29, 209 yards, TD, INT), il quale sembra stia muovendo i primi e decisi passi verso la trasformazione che dovrebbe portarlo a diventare un giocatore di indubbio riferimento per il futuro della capitale. Certo, Campbell è ancora sensibile verso errori di tempi e misura, come stanno a dimostrare un intercetto su un lancio troppo forzato verso il redivivo Randle-El (4 rec, 44 yards) ed una valutazione errata di misura su un Santana Moss privo di marcatori vicini in profondità nel quarto periodo, nella giocata che avrebbe potuto e dovuto chiudere anzitempo la partita.
Ma la dimostrazione che questo ragazzo ha talento è arrivata in maniera lampante, in una situazione di difficile gestione per l'attacco, ovvero dopo due penalità consecutive di Jason Fabini (Randy Thomas si è infatti aggiunto a Jon Jansen nell'elenco degli infortunati del fronte pellerossa)con lo scrimmage posizionato ad una yarda dalla goal line e dopo che Gibbs aveva addirittura inviato in campo Shaun Suisham per un field goal comodo, con una manciata di secondi da giocare.
Deciso a sfruttare quell'unica opportunità da una distanza molto più svantaggiosa, Campbell ha lanciato una spirale quantomai precisa in direzione dell'affidabile Chris Cooley, bravo a tagliare la endzone lasciando i due marcatori sbilanciati verso l'esterno, confezionando una ricezione da 16 yards pesante come un macigno per situazione, momento della partita ed incisività sul punteggio finale. E per chi ricordava questo attacco come immobile e vetusto, è sceso in campo anche il Campbell corridore, utile per sbrogliare una difficile matassa di un paio di occasioni e trovando in modi alternativi quelle conversioni di terzo down (8/15 ieri) che nella gestione Brunell erano state di una difficoltà schiacciante.
Lasciando un momento il ritorno alla ribalta della difesa di Washington e soffermandosi sulle colpe dell'attacco, è evidente che gli Eagles stanno ancora soffrendo la mancanza di un ricevitore in grado di fare la differenza, quella che aveva fatto a suo tempo Terrell Owens per intenderci, com'è pure latente la tendenza a fidarsi del solo Brian Westbrook, sempre e comunque encomiabile con 96 yards su corsa e 66 su ricezione, ma troppo spesso chiamato a risolvere quelle faccende intricate che richiedono un primo down obbligato.
Sono ben 14 i ricevitori che hanno beneficiato dell'attenzione di McNabb in queste due settimane, ma nessuno di questi ha saputo prendere il ruolo di prima vera opzione offensiva: escludendo le 55 yards di Jason Avant, unico Eagle a mettere finora piede in meta, le yards su ricezione collezionate dai wideouts in verde non hanno superato le 28 ottenute da Curtis, statistica che potrebbe cominciare ad allarmare.
C'è invece poco da discutere su una difesa che ha combattuto e che ha concesso molto poco, la quale aggressività è rimasta intatta nonostante alcune trasformazioni avvenute nella offseason. Abbiamo spesso sostenuto che Takeo Spikes può essere sempre decisivo se sta bene fisicamente e la sua presenza nei giochi di corsa è stata ben tangibile, come molto buona è stata la prova di quello stesso Omar Gaither bravo a mantenere le promesse fatte al camp, sufficienti agli Eagles per rinunciare definitivamente a qualche veterano non più fisicamente integro. Tralasciando la meta di Cooley, arrivata su una giocata di precisione e difficilmente difendibile, ed il sigillo di Portis nel secondo tempo, arrivato dopo un drive estenuante per le gambe dei difensori, la prova corale può essere soddisfacente per il reparto coordinato da Jim Johnson, che ha perso Brian Dawkins a gara in corso e pur sempre priva del pericoloso Lito Sheppard.
Dopo due settimane di football finalmente giocato, la situazione della Nfc East non è quella rispettosa dei valori su carta, anzi, per Redskins ed Eagles è completamente rovesciata: laggiù, nel fondo, c'è una Philadelphia frastornata dalla sesta sconfitta nelle ultime sette partite giocate dal quarterback che ha stregato i cuori di questa difficile città , così strana da essere capace di acclamare il rifirmato punt returner Reno Mahe dopo i disastri degli special teams costati la partita di Green Bay, ma al contempo così severa da non essere capace di giustificare o attendere progressi per un numero troppo alto di partite consecutive.
In cima alla division in compagnia dei Cowboys, laddove nessuno osava porli, ci sono quei Redskins costantemente condizionati dallo scellerato operato di un proprietario sprecone e di un allenatore storico, leggendario e venerabile, ma apparentemente non al passo con quei tempi che nella Nfl cambiano così rapidamente. La fiducia che Jason Campbell ha nelle sue capacità potrebbe aver subito un'importante scuotimento positivo grazie ad un lancio che è concesso solo a registi di un certo livello, ed una vittoria in un campo dal quale in precedenza non si usciva senza le ossa rotte significa eliminare le negatività del passato e ricominciare da un'altra strada, ancora daccapo, ancora con l'etichetta di nobile decaduta in cerca di un nuovo ciclo vincente, ancora con il marchio di chi mostra tanto in apparenza ma che di sostanza ne ha poca.
Per (ri)cominciare, un numero di vittorie quasi pari alla metà del totale dell'anno precedente dopo soli due turni potrebbe essere la ricetta giusta per riuscire a rimettere tanti sbagli a posto.