Il doppio runningback non paga

Jones-Drew & Fred Taylor, Deuce McAllister e Reggie Bush, le due più forti coppie di RB in crisi.

Ci eravamo lasciati alla fine della stagione scorsa con un nuovo trend, con una "moda" pronta ad esplodere, un nuovo corso che prevedeva l'utilizzo di due runningback in depth chart, due numeri uno pronti a spartirsi le portate e dividersi il backfield; la linea guida per il football offensivo del futuro pareva già  ben tracciata, tanto che alcune squadre nell'ultima offseason avevano lavorato per assicurarsi un duo di runner affidabii, compatibili, e capaci di essere entrambi numeri uno in qualsiasi squadra della lega.
I Minnesota Vikings hanno sorpreso tutti al draft chiamando con la settima assoluta il miglior RB della nidiata Adrian Peterson, da Oklahoma State, nonostante avessero già  a roster Chester Taylor, playmaker della squadra e tra i migliori cinque HB della lega; prima di loro anche gli Oakland Raiders avevano sfruttato la finestra di free agency per assicurarsi le prestazioni di Dominic Rhodes, esiliato dopo l'avvento Addai dai Colts, e ideale complemento, secondo coach Kiffin, del titolare Lamont Jordan.
I movimenti primaverili pre e post draft sembravano ormai chiaramente volti al perseguimento di un nuovo playbook improntato sul doppio runningback, tant'è che ancora Oakland andava a chiamare al sesto round del draft Michael Bush, RB di Louisville caduto in basso a causa di un serio infortunio, e che i Detroit Lions si muovevano per sopperire all'assenza prolungata di Kevin Jones, acquisendo prima Tatum Bell e poi T.J. Duckett; la nuova tendenza veniva addirittura confermata da più parti, con i siti specializzati e le riviste che si erano messe pure a giocare su quale squadra NFL possedesse la coppia di tailback più forte della nazione, da Jacksonville a New Orleans, da Tennesse, che nel frattempo aveva richiamato Chris Brown, a Minnesota, da Washington a Carolina, fino ad arrivare a Dallas, Oakland, San Diego, Detroit, Chicago, e le due franchigie della Big Apple, Giants e Jets. Le settimane, i giorni, sono stati contati alla rovescia dai training camp fino alla prima di regular season, certi che finalmente si sarebbe venuti a capo, almeno in parte, del dilemma.
Eppure questo kickoff weekend ci racconta storie differenti, soprattutto per quanto riguarda le squadre che questa tipologia di gioco offensivo l'hanno portata nella NFL, costruendoci sopra un 2006 davvero entusiasmante; Jacksonville e New Orleans l'anno passato avevano seminato il panico in quasi tutte le difese della lega sfruttando due coppie tanto esplosive quanto complementari, che alternavano due validissimi veterani come Fred Taylor e Deuce McAllister, a due irriverenti matricole che rispondevano al nome di Maurice Jones-Drew e Reggie Bush, indiscusso top runningback della draft class 2006.
Quest'anno la musica sembra essere cambiata, e se i Jaguars quantomeno hanno la scusante di aver affrontato una delle poche difese che nella scorsa stagione è riuscita a rispondere colpo su colpo alle avanzate palla a terra, quella dei Titans, i Saints, di scuse a cui appellarsi, ne hanno davvero poche; contro i Colts, nell'opening game della stagione, il gioco di corse è stato al limite dell'inguardabile, quasi inesistente, e la cosa peggiore è che davanti non avevano una delle rush defense storicamente più forti della lega, bensì una delle peggiori, capace di prestazioni davvero pessime sul finire dello scorso anno, soprattutto in assenza di Bob Sanders.
Nella partita dei vice campioni della NFC la cosa che ha messo un po' tutti in allarme è stata la testardaggine di Sean Payton nello schierare in continuazione Reggie Bush, 38 yards in 12 portate, sulle azioni di corsa, rinunciando di fatto a McAllister, 38 yds. in 10 tentativi, e incentrando le portate offensive su un ragazzo che ha dimostrato di essere si un ottimo atleta, ma anche di non aver ancora la maturità  e la costanza per reggere il peso di un backfield NFL; su queste pagine siamo stati chiari più volte, se i Saints vogliono continuare sulla strada tracciata nell'anno passato il buon "vecchio" Deuce è una risorsa irrinunciabile, quasi indispensabile per il corretto funzionamento del meccanismo offensivo. In definitiva se in Louisiana credevano di poter lucrare sulla presenza di due ottimi RB a roster, magari cedendo nella prossima offseason il più anziano per dare spazio al più giovane, come già  successo in passato con Ricky Williams e lo stesso McAllister, meglio che facciano non uno, ma due passi indietro.
Diversa è la situazione di Jacksonville, dove oltre ad un reparto difensivo tra i migliori della NFL sulla parte opposta del campo, la prima di stagione regolare ha portato in dote un nuovo quarterback titolare, David Garrard, che ha scalzato Leftwich prendendone il posto in depth chart. L'avvento del prodotto di East Carolina ha cambiato sicuramente le carte in tavola nel piano offensivo dei Jaguars, ma quello che preoccupa è il tempo che si è reso necessario perché il rushing game riuscisse a perforare le maglie avversarie; dopo mezz'ora di football l'attacco palla a terra di Del Rio non aveva ancora conquistato un first down, con Jones-Drew che in 7 tentativi aveva corso la miseria di 9 yards e Fred Taylor che non era riuscito a fare nemmeno quello, andando al riposo con un bel -1 in due portate.
Per Jacksonville la prima corsa di una certa consistenza è arrivata dal piccolo numero 32 nel corso del terzo quarto, quando ormai sulla sideline si era abbandonata ogni speranza, complice la stanchezza della difesa dei Titans e un Del Rio che aveva eletto Jones-Drew playmaker della squadra; una corsa e una ricezione oltre le venti yards riassettavano un pelo le statistiche e permettevano all'head coach dei Jaguars di guardare con meno preoccupazioni al domani ed alla partita della seconda settimana, il match in casa contro Atlanta, che sarà  forse fondamentale per capire se una delle coppie di HB più accreditate della lega avrà  un futuro, o meno.
Abbiamo parlato, e molto, di Saints e Jacksonville, ma anche altre squadre hanno fallito alla prima uscita stagionale con il doppio runningback, chi per motivi di forza maggiore, chi probabilmente perchè si è ricreduto ed è tornato agli schemi tradizionali. Rientra nel primo di questi casi la situation vissuta da Minnesota, con i Vikings che hanno affidato tutta la responsabilità  dell'attacco al rookie Adrian Peterson dopo l'infortunio all'anca che ha estromesso dalla partita Chester Taylor; il numero 28 da Oklahoma State ha risposto con una prestazione superlativa, mettendo a segno l'unico TD offensivo della sua squadra con una ricezione da 60 yards e concludendo la partita con 103 yards corse, motivo per il quale coach Childress pare aver accantonato ogni velleità  di utilizzo del nuovo schema.
A sorpresa la stessa cosa è stata fatta già  dalla prima partita da Lane Kiffin, coach di Oakland, che ha puntato tutto su LaMont Jordan, 70 yards e touchdown, concedendo solo alcuni spicchi a Justin Griffith e lasciando addirittura sulla sideline Dominc Rhodes, tornando quindi di fatto al runningback unico. Stessa decisione, anche se prevedibile, è stata presa da Bill Belechick con New England, dove Lawrence Maroney ha sostituito il partente Corey Dillon e non ha diviso le portate, come credevano in molti, con l'ex Dolphins Sammy Morris.
Il primo weekend della stagione NFL, comunque, non è da considerarsi un banco di prova definitivo, perché di solito occorre sempre qualche settimana ai grandi protagonisti per entrare in forma e alle squadre per trovare i giusti tempi, nonché gli schemi migliori su cui muovere meccanismi offensivi e difensivi; la prima uscita del nuovo trend, in definitiva, non verrà  sicuramente annoverata tra le date da ricordare, soprattutto per le franchigie sopra citate, ma è anche vero che ci sono stati segnali positivi, o meglio team dove lo schema a doppio runningback ha funzionato.
Questi sono i casi di Tennesse, dove Brown ha corso per 175 yards e LenDale White per 66, di Washington, dove Portis e Betts hanno chiuso rispettivamente con 98 e 59 yards, di Carolina, Foster si è fermato a 94 e DeAngelo Williams a 62, e perché no anche Dallas, dove ancora non si è capito chi sarà  il titolare ufficiale, o ufficioso, tra Julius Jones, 66 yards corse, e Marion Barber, 65 yards e 1 touchdown realizzato.
I lati della medaglia, quindi, alla fine sono sempre due, ci sono situazioni o partite in cui un game offensivo può funzionare o meno, in cui può far breccia o sbattere contro un muro, la cosa curiosa e che meritava di essere quantomeno analizzata è che proprio le squadre più attese hanno fallito il loro primo appuntamento della stagione; quello che è da verificare, è se si è trattato di un caso isolato o se invece l'idillio tra il "double runninback" e i playbook NFL è già  destinato a finire.

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