Nfc South 2007 Preview

Drew Brees è l'uomo che ha risollevato le sorti dei Saints: saprà  ripetersi?

Un anno fa, proprio in questi torridi giorni, la Nfc South veniva da noi definita come la seconda division di ferro della National Football Conference dietro la Nfc East: oggi probabilmente non è più così difficile da affrontare, date le motivazioni che vedremo in seguito e sono i New Orleans Saints ad essere fregiati dell'anormale ruolo di favoriti non solo per il bis divisionale, ma per qualcuno addirittura per l'approdo al Super Bowl, data l'esplosività  dell'attacco a disposizione e l'ulteriore amalgama di una squadra giovane, che ora ha un anno di esperienza in più giocato assieme.
In attesa di sapere se New Orleans sarà  in grado di ripetersi i Carolina Panthers, reduci da un draft di altissima qualità , scalpitano per giocarsi il ruolo di outsiders cercando di diventare la seconda squadra (ma non necessariamente la seconda) della division a qualificarsi per la postseason, e se la salute li accompagnerà  senza privarli ancora di giocatori importanti di strada ne possono fare diversa. L'indebolimento del raggruppamento è caratterizzato dalla turbolenta offseason degli Atlanta Falcons, quindi il caso Vick, letale per la chimica di squadra e per le eccessive attenzioni negative che ne conseguiranno, Tampa Bay chiude la fila in una vera e propria scommessa da parte di Gruden, che ha scelto Jeff Garcia per ricondurre in alto una squadra colma di punti di domanda nella linea offensiva e nelle secondarie.

Atlanta Falcons

Finita l'era di Jim Mora Jr. i Falcons hanno puntato il rilancio sull'ex coach di Louisville, Bobby Petrino, il quale avrà  il compito di rendere efficiente una squadra dalle grandi potenzialità  che per un motivo o per l'altro delude con sconcertante regolarità ; in passato si è parlato molto della sottile linea di confine che divide le colpe di Michael Vick da quelle dei suoi disastrosi ricevitori, della linea offensiva che non riesce a proteggerlo perché fin troppo mobile, come si è parlato dell'inadeguatezza di profondità  di alcuni reparti difensivi in termini di profondità  quando i pezzi da novanta sono stati ingurgitati dagli infortuni, su tutti la linea difensiva.
Giunto al terzo schema offensivo diverso da imparare nella sua carriera, Vick aveva dato segnali importanti al suo nuovo coach mettendosi a lavorare da subito al fine di diventare un pocket passer, come nei desideri di Petrino, solo per imbarazzare egli e la franchigia con la brutta storia in cui, dallo scorso 25 aprile, è pericolosamente invischiato. D'un tratto ecco sparire il franchise player che i Falcons pensavano oggettivamente di avere (e per questo lo avevano reso molto, molto ricco), ed ecco arrivare la beffa per la rinuncia a Matt Schaub per salire di posizioni al draft, diventato spendibile dopo che la scommessa su Vick (non ce ne voglia Michael per il gioco di parole) era confermata come la più importante su cui operare. Ora come ora, visto il divieto nel numero 7 di partecipare al training camp arrivatogli da Grande Capo Goodell, Joey Harrington ha assunto i gradi di titolare reduce da una stagione tutto sommato positiva a Miami dopo anni di buio in quel di Detroit, laddove aveva perso tutta la grande fiducia che la sua vispa espressione aveva sempre tradito.

La nuova filosofia tende a smuovere le acque offensive, si giocheranno un maggior numero di schieramenti a tre-quattro ricevitori per allargare le difese avversarie, dando diverse letture che possano agevolare il gioco di corsa, il migliore della Nfl del 2006.
Jerious Norwood, ex-rookie delle meraviglie, era in odore di aumento di portate da diverso tempo, e l'operazione che terrà  fuori il 32enne Warrick Dunn per diverse settimane non farà  che accelerare il processo di crescita della giovane promessa, per la quale spianerà  la strada un nuovo fullback, Ovie Mughelli direttamente da Baltimore. Dunn salterà  il training camp ed avrà  bisogno di tempo per riprendere la condizione fisica ottimale, al suo rientro, forse già  alla prima di regular season, i nuovi piani saranno attuati, e l'uso dei due corridori sarà  miscelato il più possibile senza stancare troppo nessuno dei due.

Tra i wide receivers è invece insito il principale problema offensivo, in quanto l'inconsistenza di Michael Jenkins e Roddy White ha raggiunto limiti da valutare con attenzione, perché se da una parte è comprensibile la frustrazione di un ricevitore che vede poco il pallone, dall'altra sono inaccettabili i drops visti negli anni scorsi, trasformatisi in punti mancati che hanno fatto la differenza. White è notevolmente sceso nella considerazione generale, purtroppo per lui in concomitanza della prepotente ascesa di Fred Gibson e del rookie Laurent Robinson nella offseason, fatto che spinge l'ex prima scelta ad un ruolo di comprimario assoluto. Preziosa per i giovani l'esperienza di Joe Horn, che ha un'età  delicata ed una storia recente di infortuni preoccupante, tuttavia nelle sue capacità  per trasformare i compagni più giovani, esercizio già  riuscito in passato al buon vecchio Joe ai tempi di New Orleans con un certo Donte Stallworth. Brian Finneran resterà  fuori per la stagione per il secondo anno consecutivo, questa volta è la carriera ad essere in pericolo.
La nuova filosofia di gioco potrebbe voler dire meno ricezioni per il miglior amico di Vick, Alge Crumpler, uno dei migliori tight end della Nfl quando si tratta di smarcarsi e ricevere un pallone: le direttive di Hue Jackson, offensive coordinator ricordato per tre anni passati a Cincinnati nello sviluppo della coppia Johnson/Houshmanzadeh, prevede infatti un utilizzo del tight end come bloccatore aggiunto davanti al resto.

Chi ha visto l'opener del 2006 contro i Carolina Panthers non può non aver pensato di essersi trovato davanti una difesa dominante, la cui pass rush aveva demolito colpo dopo colpo la pericolosa avversaria divisionale. Chi si aspettava che il trend continuasse si è però ricreduto, gli infortuni si sono portati via molti pezzi della linea difensiva e le lacune nascoste dalla pressione al quarterback avversario sono uscite d'un colpo, facendo incassare ai Falcons 229 yards aeree di media, quarta peggior prestazione della Nfl.

Il problema si ripropone quest'anno, Patrick Kerney ha lasciato la compagnia per Seattle, John Abraham è perennemente infortunato, Rod Coleman non scoppia di salute ed è appena uscito da un'antipatica disputa con la squadra. E qui parliamo di tre difensori che hanno fatto tutta la differenza del mondo, vista la costante pass rush che assieme mettevano agli avversari. Il rookie Jamaal Anderson, ex Arkansas, è stato selezionato così in alto proprio per le ragioni appena elencate, si conta molto sulla sua rapidità  di movimenti e sul miglioramento della sua tecnica individuale specialmente in difesa sulle corse, mentre a Chauncey Davis ed al produttivo Patrick Carrington, è richiesta una presenza in campo non costante ma percepibile quando conta.

Situazione precaria anche tra i linebackers, guidati dall'eterno Keith Brooking, giunto alla sesta stagione consecutiva oltre i 100 placcaggi; persa la scommessa Hartwell per ovvie ragioni fisiche, i Falcons devono rinunciare pure a Demorrio Williams, il quale resterà  a piedi fino all'inizio della stagione ufficiale per uno strappo ai muscoli pettorali. Con il consistente Michael Boley già  impegnato dall'altro lato esterno, si è ricorsi alla free agency prendendo Orlando Huff, di conseguenza titolare nelle prime uscite.
Le secondarie, altro punto delicato, ripartono dalla coppia di Virginia Tech, DeAngelo Hall e Jimmy Williams, quest'ultimo spostato a free safety ed in battaglia con Chris Crocker, per la piazza da titolare, quindi il veteranissimo Lawyer Milloy, Lewis Sanders ed il promettente rookie Chris Houston completano il quadro delle retrovie.
Tra gli special teamers ovviamente riconfermato Michael Koenen, punter da 42.2 yards di media nell'ultimo biennio e kick off starter di estrema efficacia, la novità  è Billy Cundiff, ex Dallas, che proverà  a dare quella stabilità  nel ruolo di kicker che ad Atlanta manca da anni.

I Falcons, nella loro storia, non sono ancora riusciti ad uscire vincenti da due stagioni consecutive, quando sembra che la squadra sia pronta a fare sfracelli ecco arrivare una pronta delusione a demoralizzare le aspettative. Per questo risulta molto difficile giudicarli, hanno un nuovo coaching staff, molti punti di domanda e poche certezze, non ultima quella di sapere se il loro giocatore più famoso potrà  mettere ancora piede in campo.
Petrino ha sprecato enormi quantità  di tempo per cercare di trasformare un giocatore che sarà  presumibilmente squalificato per una faccenda sicuramente dannosa per il morale di una squadra che potrebbe sfracellarsi sotto l'enorme pressione cui verrà  sottoposta. A meno che la coralità  non tiri fuori l'orgoglio tirando fuori qualità  altrimenti in secondo piano, difficile prevedere una stagione che veda i Falcons in campo anche a gennaio inoltrato.

Carolina Panthers

Molto deludenti nel 2006, viste le potenzialità , i Panthers sono stati la franchigia che forse ha operato meglio nell'ultimo draft, dal quale è arrivato un pacchetto di giocatori in grado di fornire impatto in ruoli delicati, che tra infortuni e rinunce a nomi di spicco rischiavano di lasciare dei vuoti troppo grandi da colmare. John Fox, negli Stati Uniti, è considerato uno di quei coach che potrebbero essere licenziati in caso di annata fallimentare, ma ci sembra uno di quei pochi casi giustificati dagli infortuni, dato che il grintoso allenatore ha sempre fatto bene quando ha avuto un numero decente di titolari a disposizione.

Interessante la battaglia dei quarterbacks, Jake Delhomme non è più stato in grado di ripetere le magie della corsa al Super Bowl di pochi anni fa, ed ha mostrato tendenze a forzare ed agli intercettati nei quarti periodi, David Carr, gli mette la giusta pressione addosso spronandolo ad accumulare TD passes a ripetizione, a rischio di una sostituzione in corsa per mettere alla prova le qualità  di Carr in un ambiente finalmente diverso da quello texano, psicologicamente falcidiante e deprimente nei risultati, dati i vari record di sacks subiti da lui infranti.
La strategia offensiva non è stata certo tra le più brillanti da quando il backfield ha perso il combo di velocità  e potenza che, assieme agli altri, garantiva il forte Stephen Davis, ed il reparto è vissuto quasi esclusivamente sulle ricezioni del funambolico Steve Smith, tuttora alla ricerca di un cornerback in grado di tenerlo uno contro uno in velocità .
Punto di riferimento semi-univoco per il quarterback, Smith è stato cercato con eccessiva insistenza facendo dell'attacco dei Panthers qualcosa di prevedibilissimo, nonostante una valida "spalla" quale Keyshawn Johnson, che ci diletterà  negli show pre-gara della Espn. La tesi di cui sopra è dimostrata dalla ampia produzione del piccolo ricevitore e dalla sua innata capacità  di spezzare una partita in due, ma anche dagli scarsi risultati di punti e yards durante le sue assenze per infortunio, a dimostrazione della sua estrema importanza nel prendere quei palloni che servono a garantire la continuità  del gioco.

Dwayne Jarrett, presumibilmente titolare alla week 1, si propone come clone di Keyshawn, un ricevitore di possesso in grado di usare il fisico, utile per le ultime 20 yards e seconda valida opzione per le conversioni di terzo down, che da queste parti è tutt'altro che la specialità  della casa, per il quale la franchigia non ha ritenuto opportuni investimenti eccessivi in proporzione alla futuribilità  del giocatore.
Il dualismo tra running backs è d'attualità  anche qui, e la coppia DeShaun Foster/DeAngelo Williams potrebbe fare seri danni: per loro è prevista un'equa distribuzione delle portate, anche se Williams è favorito dal migliore status fisico e dall'eccellente produzione totale, frutto di una capacità  di ricezione al di sopra delle righe per un componente del backfield, una delle chiavi per evitare di tornare ad essere il sesto peggiore attacco della Nfl in termini di punti segnati. Jeff Davidson, il nuovo coordinatore offensivo, ha annunciato un'importante implementazione, ovvero il maggiore coinvolgimento nel passing game dei tight ends Michael Gaines, Jeff King e del rookie Dante Rosario, colmando una lacuna che i Panthers si trascinano oramai dai lontani tempi di Wesley Walls. Altra novità  è il sistema di bloccaggi a zona per la linea, la quale vedrà  il rientro di due infortunati, Justin Hartwig e Travelle Wharton, che conseguirà  il ritorno al ruolo originario per tre degli altri cinque componenti del fronte, con validi backups quali il rookie Ryan Kalil ed il centro titolare dello scorso anno Geoff Hangartner, che decideranno il loro impiego al training camp.

Tre sono i punti di domanda di una difesa tra le più compatte del recente passato, ovviamene in assenza di infortunati illustri: il primo, e più importante è il futuro di Dan Morgan, un grande leader che ha sacrificato oltremodo il suo corpo ed il suo cervello per essere utile alla causa, il secondo ed il terzo riguardano Kris Jenkins, in grave calo di rendimento e dato per partente fino a poco fa e Mike Minter, che ha da poco annunciato il suo ritiro. Ma se da un lato Jenkins si è fatto trovare in forma al camp e Minter è stato rimpiazzato (termine che non rende l'idea di cosa perdono le secondarie) da Chris Harris, dall'altro l'assenza eventuale di Morgan renderebbe labile il pacchetto linebackers, che ha sì acquisito il forte prospetto Jon Beason, ma che ha anche perduto via free agency la consistenza di Chris Draft ed ha nell'ex safety Thomas Davis un placcatore solidissimo che deve ancora imparare la posizione.

La linea difensiva è saldamente ancorata al fenomenale Julius Peppers, 13 sacks nel 2006 ed un rinnovo contrattuale che non tarderà  ad arrivare, il quale forma assieme a Mike Rucker una delle coppie più temibili di pass rushers della lega, naturalmente quando lo stesso Rucker è in campo ed in salute. Charles Johnson, potente end da Georgia, può servire da backup di situazione così come il girovago Dave Ball, giunto alla terza squadra in quattro anni di carriera. Buono il mezzo, con Damione Lewis e Maake Kemoatu, che deve però ritornare il prolifico giocatore che era a Baltimore, pronti ad accoppiarsi all'esperto Jenkins. Le secondarie hanno il lusso di permettersi tre corners potenzialmente titolari, ovvero la piacevole sorpresa Richard Marshall, ed i più stagionati Chris Gamble e Ken Lucas, gli unici dubbi permangono sullo stravolgimento sopra menzionato degli spot di safety.
Di non poco conto, infine, il livello degli special teams, grazie alle enormi garanzie date da John Kasay e dalla costanza del punter Jason Baker, con un occhio di riguardo ai ritorni di Steve Smith.

New Orleans Saints

La stagione 2006 dei Saints ha avuto del miracoloso, il Cinderella Team per eccellenza ha fatto versare lacrime di commozione a mezza America fermandosi ad un passo dal Super Bowl, ha sconfitto con l'inventiva avversarie maggiormente titolate ed ora è chiamato ad una vera e propria impresa nella Nfl, riuscire a ripetersi.
Dato che i trends delle squadre che arrivano vicine al trofeo finale non sono molto rassicuranti nell'anno seguente a meno che non ci si chiami New England Patriots, il motivazionale Sean Payton ha pensato di iniziare il primo minicamp con una sorta di cerimonia funebre di tutti i riconoscimenti che i Saints avevano sorprendentemente ottenuto nella stagione scorsa compreso il suo premio di coach of the year, di modo da resettare la mente dei giocatori verso nuovi traguardi da ottenere, facendo finta di non averli mai raggiunti in passato.

Il compito più difficile della New Orleans sportiva è quello di non tradirsi dando per scontato di avere i mezzi per compiere l'ultimo salto di qualità , e di non dare troppo peso alle beffarde previsioni delle testate giornalistiche d'oltreoceano, che facendo una semplice somma aritmetica mettono già  i Saints sul trono del mondo.
Il lavoro di Payton è stato davvero rimarchevole, in quanto da buon stratega offensivo quale è spesso stato ha installato un attacco diventato il numero uno della Nfl, in grado di colpire sfruttando velocità , sincronia e precisione, ricorrendo volentieri a qualche variabile trovata nel grande libro dei trucchi.

Drew Brees, scartato da una San Diego altrimenti priva di spiegazioni per la presenza a roster di Philip Rivers e quindi da una Miami che gli preferì clamorosamente Daunte Culpepper, è reduce dalla miglior stagione in carriera avendo lanciato per oltre 4.400 yards, 27 touchdowns e solo 11 intercetti, con l'highlight di ben 510 yards contro i Bengals lo scorso 19 novembre. Il quarterback da Purdue ha letteralmente fatto mangiare la polvere sia alle difese avversarie, colpite da quasi 400 yards di total offense a partita, ed ai suoi detrattori, che sostenevano che quell'infortunio alla spalla sarebbe pesato in negativo nella scelta dei Saints di fare di lui uno dei giocatori chiave della franchigia.

Aspettative altissime anche per il tandem di running backs, Deuce McAllister ed il venerato Reggie Bush, chiamati a ripetere e possibilmente migliorare quanto fatto vedere in campo un anno fa. McAllister giocherà  nuovamente il ruolo di feature back, ovvero sarà  il responsabile della maggior parte del peso del gioco di corsa grazie alle doti di potenza e velocità , Bush ha invece il compito, dopo un anno passato a studiare le difese avversarie, a dare di più come runner puro senza rinunciare alle eccellenti velleità  da ricevitore, contando sul potenziale big play che, in ogni momento, può riuscire a spezzare una gara in due. A bloccare per loro uno dei migliori fullback della Nfl, Mike Karney, bloccatore molto preciso e ricevitore affidabilissimo, in grado di uscire dal backfield e produrre giocate da 5-6 yards a ricezione, quelle che demoralizzano una difesa specialmente su un primo down; dal draft è arrivato inoltre Antonio Pittman, corridore di potenza, che al quarto round potrebbe essere stato un colpo non visto dai radar.

La stagione che produrrà  Marques Colston è un'altra chiave di volta per un campionato di successo, in quanto la transizione da sorpresa sottovalutata a giocatore di possibile primo piano non è facile per nessuno: la rinuncia all'acciaccato ed anziano Joe Horn è segno di estrema fiducia per lui, principale bersaglio di Brees con 70 ricezioni per 1.038 yards e responsabile di ben 51 primi downs, segno che per le giocate importanti l'indirizzo è quello suo. Dal lato opposto la corsa è tra Devery Henderson, l'uomo delle giocate lunghe, Terrance Copper, già  titolare in quattro occasioni, e la new entry David Patten, con l'atteso Robert Meachem a recitare il ruolo di outsider dopo un mini-camp contraddistinto da una forma fisica inadeguata ed un infortunio che ne ha inevitabilmente rallentato i processi di ambientamento in vista delle gare ufficiali.
Intelligente la scelta dell'ex 49ers Eric Johnson come tight end, che aggiunge l'ennesima arma pericolosa ad un arsenale già  ben fornito, e che completa adeguatamente un pacchetto comprendente l'esperto Dave Moore e l'affidabile Billy Miller, utilissimo negli schemi a tight end multiplo.
La linea offensiva è la stessa dello scorso anno, i suoi principali componenti saranno Jammal Brown, giovane tackle dal radioso futuro (e presente), il centro Jeff Faine, bravo a far dimenticare LeCharles Bentley, oltre agli affidabili Matt Stichcomb e Jahri Evans, altre preziose rivelazioni del 2006.

La difesa è stata tra le prime 15 dello scorso campionato, tanto solida nella front seven quanto labile nelle coperture delle secondarie: proprio nelle retrovie sono arrivati i maggiori investimenti, con le aggiunte di Jason David e Kevin Kaesviharn, arrivati per mettere grande competizione tra i vecchi titolari.
Fred Thomas, addirittura disastroso in qualche occasione, sarà  quasi certamente retrocesso a nickel corner a favore di David, a patto che questi migliori la copertura a uomo utilizzata a New Orleans, cosa che ad Indianapolis non avveniva, mentre il veterano Mike McKenzie ha forse l'ultima opportunità  per tornare il giocatore che era a Green Bay, quand'era considerato uno dei migliori corners della Nfl. Interessante la scelta di Usama Young da Kent State, che metterà  pressione a Jason Craft per l'ultimo posto da prendere nelle difese nickel e dime.
L'arrivo di Kaesviharn dai Bengals fornisce alle safety un giocatore altamente produttivo ed ambivalente per doti di placcaggio e copertura sull'uomo, e darà  probabilmente luogo ad una rotazione a tre comprendente i titolari nel 2006, Josh Bullocks e Roman Harper, ambedue gettati immediatamente nella mischia agli esordi tra i professionisti.

La front seven è molto solida e migliorata, grazie soprattutto alla pressione che una delle migliori coppie Nfl di defensive ends, Charles Grant e Will Smith sono riusciti a mettere ai quarterbacks avversari. Nel mezzo la profondità  è buona, Brian Young, ora fermo per una frattura al piede, sarà  titolare fisso, mentre Hollis Thomas, non in grado di giocare tutti i downs visti i rapporti peso/fiato, sarà  intercambiato dal nuovo arrivo Kendrick Clancy e dall'ex Falcons Antwaan Lake.

I linebackers, pochi anni fa, erano dei completi sconosciuti a New Orleans, ma ora la storia è completamente cambiata grazie all'alto livello delle prestazioni di Scott Fujita, Scott Shanle e Mark Simoneau: per loro cresceranno le motivazioni per migliorare ulteriormente, date le acquisizioni recenti di Dhani Jones e Brian Simmons, che regalano al settore un'intercambiabilità  straordinaria.

Olindo Mare è stato scelto quale successore dell'anziano ma affidabile John Carney nel ruolo di kicker nonostante provenga da un campionato tutt'altro che brillante, mentre Chris Hanson ed il favorito Steve Weatherford si giocheranno la possibilità  di calciare i punts. Dopo il rilascio di Michael Lewis non è chiaro chi sarò il ritornatore principale, anche se le ultime indicazioni vanno in direzione del running back Antonio Pittman.

Per determinare quale finale di stagione si profila per i Saints è necessario capire quanto questa squadra sia uscita migliorata dalla offseson: pressoché intatto l'attacco, per il quale le uniche preoccupazioni sono rappresentate dalla sintonia tra Brees ed i suoi nuovi ricevitori e dalla capacità  di Marques Colston di ripetersi, molte domande restano aperte per la difesa, in quanto le secondarie non sono uscite così rinforzate come si vuol far credere: New Orleans resta soggetta all'incasso di giocate a lunga gittata, ed è destinata a soffrire in tante partite.
L'unica via d'uscita è quella di riempire il tabellone di punti e sopperire alle evidenze, con un attacco del genere pronto ad esplodere a comando, la missione è perfettamente percorribile.

Tampa Bay Buccaneers

Jon Gruden è l'uomo che ha abbinato la parola vincente alle vecchie e dimenticabili tradizioni di questa franchigia arrivando a vincere il Super Bowl, anche se gli anni seguenti sono stati tutti al di sotto delle aspettative ed i tempi per tornare alla gloria cominciano a stringere, soprattutto dopo una stagione di sole 4 vittorie. Per la prima volta i Buccaneers sono usciti dalla top ten delle statistiche difensive, primo campanello d'allarme che ha sortito interventi decisi, ma i problemi sembrano essere un po' ovunque, a causa di una linea offensiva che nemmeno quest'anno può vantare cinque elementi con esperienza pluriennale, uno dei fattori del regresso che il gioco di corse ha dovuto inghiottire l'anno passato.

Molta l'incertezza che gira intorno al reparto quarterbacks: l'acquisizione di Jeff Garcia porta in regia di una giocatore combattivo e tenace, magari non futuribile ma sempre in grado di salvare la stagione degli Eagles in assenza di Donovan McNabb.
Questo è l'interno di un quadro che ha visto fallimenti e sfortune per Chris Simms, 1 TD pass e 7 intercetti prima del problema al polmone, e Bruce Gradkowski, coraggiosamente gettato nella mischia ma insufficiente a livello di decisioni sul campo.
Tutto questo senza trascurare il tentativo del GM Bruce Allen di riportare in vita la carriera di Jake Plummer, che non sembra propenso ad uscire dal suo ritiro.

Fondamentale sarà  il ground game, andato molto male a causa della brutta stagione di Cadillac Williams sul quale aspettative erano enormi dopo l'entusiasmante annata da rookie; in parte per la voglia di strafare ed in parte per l'impazienza dimostrata nei confronti di una linea offensiva rappezzata ed inesperta, Caddy ha racimolato solamente 798 yards ed un TD, ben poca roba rispetto ad un 2005 che ora non deve diventare illusorio.
Mike Alstott, la bandiera di Tampa, non ritornerà  per un altro coraggioso anno perché un problema al collo ne sta minacciando la rispettabile carriera, quindi per aumentare l'impatto dei blocchi è stato preso BJ Askew, ex New York Jets; dietro a Williams c'è il solo Michael Pittman nulla più di un'opzione da terzo down come già  dimostrato in passato.

Il settore wide receivers si affida a piene mani ad un solo giocatore, sempre lo stesso, Joey Galloway: fondamentale punto di riferimento per i vari registi che si sono alternati a Tampa negli ultimi tempi, a 35 anni ha fornito la sua quinta stagione oltre le 1.000 yards, la seconda consecutiva, facendosi trovare pronto all'appuntamento con la endzone per 7 volte.
La grande solidità  del veterano non è correttamente bilanciata dall'altra parte del campo, dove l'ascendente Maurice Stovall ed il deludente Mark Clayton, altro fenomeno da rookie scomparso l'anno scorso tra inconsistenze ed infortuni ricorrenti, si giocheranno il tutto per tutto al camp. I veterani Ike Hilliard e David Boston saranno lì in caso di emergenza, ma non sono certo delle garanzie per una batteria che ha bisogno di un valido numero due.
Tra i tight ends interessante l'aggiunta di Jerramy Stevens, importante opzione nelle ultime 20 yards, nessun progresso da Alex Smith, rimasto un buon ricevitore e nulla più, mentre per bloccare nulla di meglio delle capacità  del confermato Anthony Becht.
La linea offensiva è un progetto, così come lo è stata nell'ultimo biennio: Davin Joseph e Jeremy Trueblood hanno giocato bene nel 2006, mentre non è chiara l'efficienza che avrà  l'ex Giants Luke Petitgout, esperto ma falcidiato dagli infortuni, così come molto confusa è la prospettiva per il delicato ruolo di centro, al quale sono candidati ben tre giocatori, Matt Lehr, John Wade e Dan Buenning. Arron Sears, guardia scelta al draft, è molto promettente ma non può vantare esperienza su un campo Nfl.

Difensivamente Gaines Adams è una vera e propria ventata d'aria fresca, è il giocatore del futuro (e del presente) nella posizione di defensive end. Alla lunga la sua acquisizione ha permesso ai Bucs il lusso del rilascio di Simeon Rice, troppo infortunato ed avanti con l'età  per rientrare negli interessi della franchigia, e l'esperienza resta garantita dal versatile Kevin Carter, veterano fisicamente affidabile in grado di giocare indifferentemente da end o da tackle. Spolverati anche i linebackers con l'addizione di Cato June giocatore agile, veloce ed in grado di chiudere gli spazi con rapidità  che i Buccaneers cercavano quale complemento del grande Derrick Brooks dopo la rinuncia a Shelton Quarles per motivi fisici. Da non dimenticare, tra i linebackers, l'emergente Barrett Ruud e l'intercambiabile Ryan Nece, nonchè Chris Hovan, defensive tackle qui resuscitato dopo il drastico calo di produzione che aveva costretto i Vikings a separarsi da lui. Ryan Sims, delusione ex Kansas City e pari ruolo di Hovan, spera di ripercorrere le orme del collega dopo una carriera sinora sotto tono.

Uno dei più grandi pregi dei Bucs del passato, l'alto numero di turnovers, è stato uno dei peggiori difetti riscontrati l'anno scorso, con soli 8 intercetti (3 in una gara) in tutta la stagione. Nonostante le grandi sicurezze elargite dalla sola presenza dell'immenso Ronde Barber, i motivi di dubbio non sono pochi, leggasi il fastidioso problema all'alluce che ha limitato Bryan Kelly a sole due presenze, e la recente squalifica del nickel corner Torrie Cox per le prime quattro partite, una delle numerose vittime della politica Goodell.
Non convince la profondità  di queste secondarie, che hanno in Philip Buchanon e Sammy Davis due elementi dal passato simile, contraddistinto da una scelta alta al draft piena di promesse puntualmente smentite. Il reparto è completato dalle safety Will Allen e Jermaine Philips, ripresi dallo staff per mancanza di precisione nei placcaggi, con il rookie Sabby Piscitelli a partire negli special teams in attesa di sviluppi futuri.

Matt Bryant, reduce da un'ottima stagione contraddistinta da una bomba di 62 yards che ha scioccato allo scadere gli Eagles ed il punter Josh Bidwell sono confermati per le situazioni speciali.

Jon Gruden sta rischiando di grosso e lo sa, ma lui è uno che sa come prendere le sfide: delicatissima quella di quest'anno, per affrontare la quale si è affidato a tutta l'esperienza di Jeff Garcia senza sapere a quali risultati questa porterà , mantenendo molte incertezze in ruoli fondamentali sia dell'attacco che della difesa, dove molti sono i giovani che sono chiamati a fare progressi positivi. Per fare bene è necessario un secondo ricevitore affidabile, una linea offensiva con un minimo di coesione e delle secondarie nettamente migliori, ovvero tutti gli elementi che hanno contribuito alla povera campagna del 2006.
E' una grande scommessa quella di Chuckie, è tutto o niente. Andasse male, temiamo, potrebbe doversi cercare un altro posto per la stagione ventura.

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