Bill Walsh in trionfo dopo il Super Bowl XVI
Il 30 luglio 2007 e' morto di leucemia all'eta' di 75 anni uno degli uomini che maggiormente ha influenzato il football moderno: Bill Walsh.
Si tratta dell'allenatore che ha vinto tre Super Bowl con i San Francisco 49ers negli anni ottanta creando dal nulla una delle dinastie piu' dominanti della storia della NFL, nonchè di un innovatore delle strategie offensive di gioco, ancora oggi prese a modello da tantissime squadre.
La storia di Walsh allenatore inizia alla Washington High School e prosegue nelle universita' di California e Stanford. Nel 1966 inizia la sua carriera da professionista come assistente negli Oakland Raiders (AFL), approdando quindi ai Cincinnati Bengals nel 1968 come specialista dell'attacco; inizia qui, facendo da mentore al quarterback Ken Anderson ed apprendendo il piu' possibile dal suo head coach Paul Brown, ad elaborare i principi di quell'attacco che lo rendera' famoso, il West Coast Offense.
Dopo una parentesi ai San Diego Chargers e un paio di anni come head coach dell'universita' di Stanford, all'eta' di 47 anni diventa capo allenatore nella NFL grazie ad Eddie DeBartolo, che lo pone alla guida dei derelitti San Francisco 49ers nel 1979.
Con la squadra della baia Walsh mette in mostra tutte le sue capacita', non solo come allenatore ma anche come scout: riesce infatti a risollevare una franchigia che la stagione precedente aveva un record di 2-14 grazie alle scelte al draft, rischiose e azzeccate a partire da quella di Joe Montana al terzo giro del draft 1979 e di Dwight Clark al decimo giro dello stesso anno.
Magistrale anche il draft del 1981, che permette ai 49ers di vincere il primo titolo della loro storia con tre dei quattro difensive back titolari al loro esordio tra i professionisti (Ronnie Lott, Carlton Williamson e Eric Wright).
Con i 49ers, Walsh perfeziona il West Coast Offense, attacco usato anche oggi in molte sue varianti dalla maggior parte delle squadre NFL. La filosofia di questo sistema e' quella di cercare di allungare la difesa in orizzontale con passaggi corti e veloci. Il quarterback tipicamente eseguiva un drop di 3 o 5 passi e si liberava velocemente della palla cercando di prendere cio' che la difesa concedeva, operando guadagni corti ma costanti. Le difese avversarie si preparavano con difficolta' ad affrontare l'attacco orchestrato da Walsh, perche' qualsiasi gioco poteva essere una corsa o un lancio indipendentemente dalla situazione di down e yard da prendere. Walsh arrivo' addirittura a stabilire a tavolino una sequenza 10-15 giochi da eseguire all'inizio delle partite indipendentemente dalla situazione di gioco in modo da aumentare ancora di piu' l'imprevedibilita' dell'attacco. Altro aspetto fondamentale per la riuscita dei giochi offensivi era il timing tra quarterback e ricevitori, motivo per il quale Walsh insisteva in maniera quasi maniacale nel far ripetere in allenamento piu' e piu' volte i giochi del playbook.
In 10 anni da capo allenatore vince tre Super Bowl (XVI, XIX, XXIII), quindi lascia il posto al discepolo George Seifert; l'organizzazione dei 49ers non vuole pero' perdere i servigi di un uomo cosi' capace nel valutare i giocatori e nel pescare "gemme nascoste" anche ai giri piu' bassi del draft, condotto con intelligenza cercando di accumulare scelte scendendo ai giri alti.
Memorabile il draft del 1986: dal secondo al quinto giro Walsh riesce ad accaparrarsi i diritti su ben otto giocatori che saranno titolari nelle squadre che vinceranno il titolo nel 1988 e 1989 (Tom Rathman, John Taylor e Charles Haley i piu' noti).
Walsh continua quindi ad operare come consulente per la quadra di San Francisco mentre lavora per tre anni come commentatore della NBC prima di tornare a Stanford per altri 3 anni. Nel 1999 si assume l'incarico nel front office dei 49ers per aiutarli a migliorare di nuovo il roster, ma dopo due anni lascia il posto.
Nel 1993 viene indotto nella Pro Football Hall Of Fame di Canton (Ohio) con il record complessivo di 102-63-1 (10-4 ai playoff). Ha vinto sei titoli divisionali e due titoli di allenatore dell'anno nel 1981 e nel 1984.
La cosa che maggiormente mi impressiona nella storia sportiva di Walsh e' la rivoluzione tattica che e' riuscito a portare al gioco pur allenando per poco tempo: in soli 10 anni ha stravolto un gioco che fino a quel momento usava le corse per accorciare le difese in modo da creare opportunita' per i lanci lunghi, trasformando completamente la filosofia offensiva e anche il ruolo del quarterback. Per Walsh non era importante avere al comando della squadra un giocatore con il "braccione" per sparare in profondita', ma un giocatore elegante, freddo, preciso, dotato di tocco e capace di stabilire un timing perfetto e un'ottima intesa con i suoi ricevitori.
La sua influenza nel gioco moderno e' testimoniata dal successo che hanno avuto i suoi assistenti: Mike Holmgren, Dennis Green, Jim Fassel, Paul Hackett, George Seifert, Sam Wyche, Steve Mariucci, Mike Shanahan, Mike McCarty, Jeff Fisher, Jon Gruden… e la lista continuerebbe ancora.
Dal lato umano, i suoi giocatori lo ricordano come un grande insegnante e un fine conoscitore delle persone che gli erano vicine: aveva il dono di sapere in anticipo quanto un giocatore poteva diventare forte. Esemplare il caso di Steve Young, da tutti ritenuto un "bust" e da lui fortemente voluto ai 49ers come successore di Montana.
Queste alcuni commenti di chi lo conosceva molto bene:
"E' una perdita tremenda per tutti noi, specialmente per la Bay Area per cio' che ha significato per i 49ers. Per me personalmente, escludendo mio padre, e' stata probabilmente la persona piu' influente nella mia vita. Mi manchera'" - Joe Montana
"Mi conosceva meglio di me stesso. Aveva una grande fiducia in cio' che sarei potuto diventare" - Steve Young
"Il mio amico Bill Walsh possedeva le mirabili qualità che una persona puo' sperare di trovare in un eccezionale allenatore di football. Era innovativo, ottimista, un padrone del gioco molto motivato e di alti principi. Era un insegnante completo per quanto riguarda i fondamentali, la strategia e la tattica. Giocava seguendo le regole e aveva molta cura dei giocatori, degli allenatori, dei tifosi e del gioco stesso" - Marv Levy
Per tutte le novita' che ha portato nel gioco si merito' il soprannome di The Genius. Quindi non mi resta che salutarlo cosi': "Addio Genio, grazie di tutto! Ci mancherai".