La sfida del quinquennio

Che chi scommette che rivedremo questa immagine nei prossimi playoffs della Afc.

La lunga estate calda è appena iniziata e i training camp sono prossimi; le squadre necessitano di amalgamare i nuovi innesti, escogitare strategie vincenti ed essere pronte per il 6 settembre prossimo venturo, data del kickoff della nuova stagione. Il football giocato, quello vero, è ancora ben lontano e dire oggi chi promette una stagione vincente e chi no è una scommessa difficile: presupponendo il coinvolgimento degli attuali campioni in carica, ben quotati per poter replicare la bella stagione scorsa, si può sostenere in tranquillità  che i New England Patriots siano altrettanto attrezzati per mettere i bastoni fra le ruote agli Indianapolis Colts, ricomponendo una delle rivalità  più accese dei tempi recenti.

Ancora una volta le parole Colts e Patriots vengono accostate come spesso è accaduto in questi ultimi anni, non si può negare che questa è la sfida che più di altre sta caratterizzando il decennio che stiamo vivendo: da una parte la pluridecorata franchigia di Boston sapientemente guidata da Bill Belichick e Tom Brady e dall'altra la squadra dell'Indiana del campione Peyton Manning, mente e braccio dell'attacco, e di Tony Dungy, l'allenatore-gentleman. Molti power ranking prestagionali riportano queste due squadre nei primissimi posti della classifica rinnovando la sfida anche per il 2007.

Ma è veramente così? Le due franchigie si sono mosse in modo tale da mantenersi così competitive?

Nella NFL una delle cose più difficile è proprio la continuità , il sapersi mantenere ai vertici col passare delle stagioni e Colts e Patriots lo sono già  da diversi anni. Non bisogna certo soffermarsi al numero di titoli vinti per sostenere se una squadra sia forte oppure no; Indianapolis, forgiata da Manning e dal suo parco ricevitori stellare, nonché da un efficace gioco di corsa, è uno degli attacchi più prolifici della Lega, che più di altro ha permesso di non mancare all'appuntamento playoffs dal 2002. Anche se il reparto ha subito una flessione in alcuni momenti della passata stagione è sempre il punto di forza della squadra la cui strategia rimane quella di mettere sempre più punti sul tabellone dell'avversario, "relegando" la difesa a contenere l'offensiva avversaria, senza per questo sminuire il reparto che, anzi, ha saputo compensare i momenti difficili dei compagni in attacco ricoprendo un ruolo decisivo al conseguimento del Vince Lombardi Trophy.

Brandon Stokley è partito alla volta di Denver ma il reparto reciver non si è certo indebolito potendo contare nuovamente sul veteranissimo Marvin Harrison (12 stagioni NFL) e il fenomenale Reggie Wayne. Considerando, poi, che Stokley l'ultimo anno non ha praticamente giocato per via dei suoi problemi al tendine d'achille, non sembrerebbe neanche una grossa perdita. Per rimpiazzarlo, comunque, i Colts hanno pescato al primo giro del draft dello scorso aprile Anthony Gonzalez da Ohio State che, con la sua velocità , sembra possa complementarsi bene con i lanci di Manning. Ha lasciato Indianapolis anche Dominic Rhodes tra i runningbacks, eterno back up a Indianapolis, prima di Edgerrin James e l'anno scorso del rookie Joseph Addai. Proprio quest'ultimo si è dimostrato subito pronto per la NFL non facendo assolutamente rimpiangere la partenza di James che, fino alla stagione 2005, si era sobbarcato il peso delle corse. Se nel 2006 c'è stato una certa suddivisione delle portate tra Rhodes (641 yards) e Addai (1081 yards), quest'anno il giovane talento da LSU avrà  maggiori responsabilità  non potendo contare su un back up di spessore, anche se la questione non sembra impensierire il coaching staff.

Più consistenti i cambiamenti in difesa, notoriamente leggera, dove la velocità  è la qualità  più importante. Persi entrambi i cornerbacks titolari, Jason David e Nick Harper, il primo volato a New Orleans, il secondo a Nashville, sono stati promossi titolari Kelvin Hayden, in luce al Super Bowl contro Chicago per aver riportato in meta un fumble, e Marlin Jackson, con Tim Jennings pronto a contendere il posto ad uno dei due. Le due defezioni non sembrano impensierire più di tanto e i nuovi starter non dovrebbero faticare a sostituirli. Situazione analoga tra i linebakers con la partenza di Cato June al posto del quale ci sarà  Freddie Keiaho. Questi, nel suo anno da rookie, ha giocato discretamente nei momenti che gli sono stati concessi di scendere in campo ed ora ha la sua chance per conquistare e mantenere il posto da starter come weak side linebacker.

La linea può contare nuovamente sui due veloci ends, Robert Mathis e Dwight Freeney, che ha sofferto una leggera flessione al numero di sacks ma ha sempre garantito tanta pressione al quarterback avversario, fondamentale nella strategia difensiva di Dungy.

Ben più appariscente l'offseason dei Patriots con l'arrivo di nomi importanti. Completamente rivoluzionato il reparto ricevitori con l'approdo di Randy Moss, Wes Welker e Kelley Wahington, movimenti significativi per dare un aiuto a Brady, il quale l'anno scorso con Mr. nessuno a ricevere ha faticato non poco dovendo contare spesso sui TE Ben Watson e Daniel Graham, ora sostituto da Kyle Brady, oppure su Kevin Faulk, abile anche nel back field. Stride un po' il nome di Moss, giocatore dall'indubbio valore tecnico tattico ma dal carattere di difficile gestione, distinto da qualche mania di protagonismo, spesso dimostratosi lunatico, svogliato ed indifferente in alcune partite, vulcanico e motivato in altre, quindi in contrasto con la coralità  e il senso di gruppo che caratterizzano le squadre di Belichick. Ed è forse l'esasperazione di questo concetto che aveva portato il coaching staff ad non operare, nell'offseason 2006, un upgrade tra i ricevitori dopo le perdite di David Givens e Deion Brach, credendo che il sistema potesse sopperire completamente all'abilità  individuale. Ovviamente i risultati danno ragione alla filosofia dei Patriots, ma un minimo di talento certo non guasta. Adesso il punto è: riuscirà  Belichick a tenere sotto controllo Moss o quest'ultimo creerà  scompiglio nello spogliatoio? Ovviamente finché si vincerà  e le cose andranno bene non ci saranno problemi, che però potrebbero sopraggiungere nei periodi di difficoltà . Belichick ha tutte le qualità  personali per riuscire a gestire Moss e per farlo rendere al meglio per il bene della squadra.

Tagliato Correy Dillon il gioco di corsa è di Laurence Maroney, che nell'anno da rookie, come Addai, ha mostrato cose egregie dividendosi le portate con Dillon. Le capacità  per supportare da solo il gioco di corsa ci sono ma il suo problema alla spalla non gli permetterà  di essere pronto da subito per il training camp; a supporto ci sono il già  menzionato Faulk, buone mani e abile nelle situazione di corto yardaggio e di terzo down, e Sammy Morris, in arrivo da Miami. In tutto questo l'ago della bilancia è sempre Tom Brady che, come per il suo collega Payton Manning, rimane il fulcro carismatico di tutto l'attacco.

In difesa era importante trovare un upgrade tra i linebackers, perchè Tedy Bruschi non è più lo stesso giocatore dopo i suoi problemi di salute (e comunque ha 34 primavere alle spalle) e con Junior Seau tutt'altro che giovane a 38 anni c'era bisogno di un innesto che portasse freschezza ed esperienza. Il miglior giocatore disponibile in questa offseason era Adalius Thomas e New England non se l'è fatto scappare, andando a completare un reparto linebackers che conta anche su Mike Vrabel e Rosevelt Colvin.

Per il resto la squadra rimane invariata con uomini chiave come Ty Warren, Richard Seymour, Asante Samuel (franchise player attualmente in holdout) e Rodney Harrison al loro posto. L'arma in più per questo reparto rimane comunque la mente di Bill Belichick, le cui tattiche di gioco spesso mettono in difficoltà  gli avversari.

Le carte sono in regola perché queste due squadre possano darsi battaglia per la supremazia nella AFC, battaglia a distanza che si incrocerà  in week 9 quando i Patriots andranno in Indiana il 4 novembre.

Resta la sensazione che questa sfida sia mutata, perchè fino a ieri per Manning battere i Pats era un chimera. Vi era già  riuscito nel 2005, ma l'anno scorso ha espugnato il Gillette Stadium per poi batterli nuovamente, stavolta tra le mura amiche, al Championship, dopo una rimonta che difficilmente andrà  dimenticata. La conseguente vittoria al Super Bowl ha alleggerito, e non poco, la coscienza di Manning, sempre additato come un perdente e "non decisivo nelle partite che contano", questi cambiamenti psicologici portano a pensare che i Colts siano più consapevoli della loro forza e che non si considerino sfavoriti nei confronti di quei Patriots definiti da tutti la squadra da battere in virtù dei rinforzi arrivati.
La sfida rimane elettrizzante non solo per i giocatori coinvolti e le relative tifoserie, ma per tutti coloro che seguono in football viste le emozioni che possono scaturire.

Ma non è detto che tra i due litiganti non ci possa essere un terzo incomodo.

Anche quest'anno la Conference di ferro sembra essere l'American, e la concorrenza risulta essere agguerrita e, giusto per fare un nome, i San Diego Charges hanno una concreta possibilità  di insidiare le due contendenti e classificarsi molto in alto nei power ranking. Colts e Patriots quindi non devono distrarsi, l'obiettivo primario deve rimanere sempre quello di vincere la propria division per un sicuro accesso ai playoffs.

Poi chissà " potrebbero incontrarsi nuovamente al Conference Championship.

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