Culpepper lascia sconsolato il training camp dei Dolphins per l'ultima volta. Lo vedremo ancora nella NFL?
Solo un anno fa, di questi tempi, Daunte Culpepper era un uomo, ed un atleta, che aveva appena realizzato il sogno di una vita, giocare a football nella NFL a due passi da casa, in quella natia Florida che lo aveva visto venire alla luce ad Ocala, 490 km da Miami, il 28 Gennaio 1977; a distanza di 12 mesi, o meglio quindici visto che il suo trasferimento da Minnesota avvenne nei primi giorni del Marzo 2006, la situazione si è totalmente capovolta, con il quarterback numero 8 dei Dolphins che ieri ha deciso di appellarsi all'associazione giocatori, NFL Player Association, per avere ragione in una situazione che lo ha portato ad essere un corpo estraneo alla squadra.
I primi indizi che il "caso Culpepper" stava degenerando si sono avuti quando Cam Cameron, da questa off season sulla sideline di Miami al posto di Nick Saban, ha iniziato una corte serrata a Trent Green, suo ex pupillo ai tempi dei Redskins, e in rotta con i Kansas City Chiefs. Da quel momento non vi è stato altro che un rincorrersi voci, rumors, smentite e controsmentite; capitava che un giorno aprivi il giornale e nelle pagine sportive campeggiava l'articolo in cui Daunte prometteva di essere pronto per il training camp, mentre all'indomani scoprivi dalle colonne della stessa rivista che i Dolphins erano sempre più interessati ad un nuovo QB, sia questo si chiamasse Grenn oppure Brady Quinn.
La rinuncia a draftare, da parte di Miami, il talentuoso quarterback di Notre Dame sembrava aver confermato la voce che voleva Culpepper pronto a riprendersi il suo posto in squadra, almeno per dare il tempo a John Beck, scelto al secondo round 2007 e proveniente da Nebraska, di crescere senza il peso delle vittorie addosso, invece la settimana scorsa ecco realizzarsi quello che ormai da mesi era previsto : Trent Green in Florida e per Daunte si aprono le porte dell'inferno.
La discesa agli inferi di Culpepper però ha radici ben più lontane del 06 Giugno 2007, data dell'acquisizione di Green da parte di Miami, e va forse individuata nell'epilogo della stagione 2004, quando proprio nelle battute finali del divisional playoff contro Green Bay, Randy Moss abbandonò il campo e la squadra, sancendo, di fatto, la fine di una delle coppie più spettacolari che la NFL ricordi; nella successiva off-season la partenza del WR da Minnesota lasciò un vuoto non indifferente nell'attacco dei Vikings e anche nel passing game dello stesso Culpepper, colpevole, tra l'altro, di averne caldeggiato la cessione.
Il 2005 senza Moss inizia sotto pessimi auspici per il QB da Central Florida, che senza il suo bersaglio preferito e con il presunto sostituto, Troy Williamson, ancora parecchio acerbo, ingrana una serie incredibile di 8 intercetti e 0 TD nelle prime due partite della stagione, perse dai Vikings, e riesce a brillare pochissime volte, alla terza settimana lancia per 300 yards e 3 touchdown contro New Orleans, prima della fatidica ora X.
Il 30 Ottobre dello stesso anno per Daunte arriva il momento di fare i conti con il destino e, per quanto si sta verificando finora, di segnare l'inizio della sua fine; in un'azione di gioco contro Carolina gli saltano tre dei quattro più importanti legamenti del ginocchio destro e per lui la stagione è finita, male, con 6 TD pass e 12 intercetti lanciati, ma comunque finita, come la sua avventura in Minnesota.
Ad aggravare la situazione il 14 Dicembre si scopre che il numero 11 dei Vikings e altri tre compagni di squadra (Fred Smoot, Moe Williams e Bryant McKinnie) sono accusati di aver organizzato, il 6 Ottobre, un festino a sfondo sessuale sul lago Minnetonka, quello che diventerà famoso come "Boat cruise scandal" o "Love Boat", per il quale vengono condannati a 90 giorni di prigione e, soprattutto, perdono la stima dei tifosi di Minnesota, oltre a suscitare scandalo in tutta la nazione.
La stagione 2005 ha però ancora in serbo un paio di sorprese poco gradite per Culpepper, con i Vikings che si riprendono e per poco non centrano l'obiettivo playoff sotto la guida esperta del backup quarterback Brad Johnson, e con il licenziamento del suo "protettore" Mike Tice, garanzia fino a quel momento per il suo futuro in Minnesota. L'avvento del nuovo head coach, Brad Childress, segna di fatto il punto definitivo di rottura con la franchigia della NFC North e con la dirigenza della stessa, i fratelli Wilf.
Nei giorni successivi alla nomina della nuova guida per i Vikings succede di tutto, prima il quarterback licenzia il suo agente storico, poi chiede di poter continuare la riabilitazione nell'assolata Florida, adducendo che vi è un clima migliore che in Minnesota e che è più vicino a casa, infine sbotta come un fulmine a ciel sereno: "Brad Childress non so chi sia, da quando è diventato head coach non mi ha nemmeno chiamato per sentire come procede il mio recupero, e pensare che sono uno dei giocatori più importanti della squadra, se non rientro nei suoi piani ha solo da farmelo presente. Se così fosse o mi tradano o mi rilasciano."; per tutta risposta il baffuto neo capo allenatore fa sapere dalla sua comoda poltrona che non vuole primedonne nella sua squadra e che per lui nessuno è indispensabile.
La situazione non è chiara, lo staff direttivo di Minnesota dice che è tutto sotto controllo e che i due si sono parlati, tant'è che dall'entourage di Culpepper arriva pure la smentita di aver rilasciato la dichiarazione incriminata su Childress, eppure quello che trapela sembra l'esatto opposto; la conferma che sia effettivamente così si ha quando viene spostata di un mese la riscossione del bonus contrattuale previsto sull'accordo che lega il quarterback ai Vikings, e la definitiva certezza giunge solo qualche giorno dopo, il 13 Marzo 2006, quando Daunte viene "mandato" a Miami in cambio di una terza scelta al draft.
L'annata pessima dell'ex stella di UCF sembra ormai archiviata, il sole della Florida e la calda accoglienza dei tifosi dei Dolphins paiono avergli fatto ritrovare il sorriso, tant'è che anche la riabilitazione dall'infortunio al ginocchio subisce un'accelerazione creando i presupposti per metterlo al servizio della squadra già dalla preseason. Confermato nel posto di quarterback titolare durante il precampionato, Daunte, nel frattempo tornato a vestire la maglia numero 8 come ai tempi dell'università , gioca le prime quattro partite della regular season 2006 con Miami, prima di infortunarsi nuovamente ad una spalla e venire "panchinato" in maniera definitiva da Saban.
Nelle uniche partite giocate ad inizio stagione però c'è qualcosa che porta a pensare che il vero problema di Culpepper non sia la spalla, rispetto al passato si denota una mancanza di mobilità impressionante, confermata dalla mole di sack subiti e di li a poco, il 30 Novembre, da un nuovo intervento in artroscopia atto a rimuovere una cartilagine che gli impediva di muovere liberamente il ginocchio già infortunato.
Inserito il 12 Dicembre nella Injured Reserve, Daunte riceve un regalo di Natale davvero pessimo, a farglielo è Steve Young, che trovatosi a commentare la partita dei Dolphins al Pro Player Stadium per la ESPN, parlando dei giocatori di Miami critica pesantemente il quarterback, soprattutto facendo riferimento ad una condotta poco professionale; per sua "sfortuna" il numero 8 stava seguendo la partita dalle postazioni riservate ai membri della squadra, e sentito il commento poco positivo dell'ex campione dei Niners decide di scendere le scalinate ed affrontarlo a quattr'occhi. Il faccia a faccia serrato si risolve con un dietrofront di Young, che dichiara di aver parlato di una situazione che non conosce senza averne diritto e di riservarsi, prima di fare altre dichiarazioni in merito, di confrontarsi con Culpepper.
L'uscita infelice dell'ex quarterback di San Francisco apre però una nuova chiave di lettura per il declino della carriera di Daunte, ovvero che alla sua base ci possa essere una carenza di etica professionale e, soprattutto, lavorativa; le voci d'altronde si rincorrono, anche se mai confermate dai fatti, di una condotta di vita poco sportiva da parte del campione di Miami, e che proprio questa sia la causa principale dei continui infortuni; infortuni che i Dolphins sembrano non voler più sopportare.
Più che l'arrivo di Cameron quindi è proprio l'insofferenza dello staff dirigenziale di Miami nell'attendere il ritorno di Culpepper, che nel frattempo ha perso la sua madre adottiva il 6 Maggio, la causa di questo possibile divorzio, perché in Florida dopo tante stagioni c'è il desiderio di tornare a vincere al più presto e perché, a conti fatti, si è capito che insistendo sulla scelta fatta nella passata off-season, atta ad intraprendere questa strada, si rischia di non raggiungere il traguardo. Trent Green è la soluzione migliore per "l'oggi", perché Cleo Lemon e Gibran Hamdan non possono essere considerati una garanzia, mentre John Beck sarà quella per "il domani", un domani che vedrà Culpepper chissà dove, lontano da Miami ma, speriamo, non lontano dal football.
Per Daunte qualche opzione sembra essersi aperta, all'indomani dell'arrivo di Green in Florida si è parlato di almeno cinque possibili destinazioni, Detroit dove Mad Martz e la presenza congiunta di Roy Williams e Calvin Johnson potrebbero esaltarne il "braccione"; Atlanta, dove potrebbe tornare utile se la NFL decidesse di squalificare Vick per qualche partita o per tutta la stagione; New York, sponda Giants, dove il "piccolo" Manning non è mai troppo sicuro del posto e si trova sempre sull'orlo di una crisi d'identità ; Oakland, dove permetterebbe al suo clone JaMarcus Russell di crescere in tutta calma e sarebbe la garanzia di esperienza che manca nella posizione di QB; Minnesota che segnerebbe un comeback non indifferente, dove potrebbe gareggiare per trovare spazio come titolare e probabilmente risarcire i tifosi delusi da una free agency condotta in maniera tutt'altro che sensata.
Nei prossimi giorni potrebbe esserci la svolta e Culpepper potrebbe trovare una luce in fondo a quel tunnel infernale che da un paio di stagioni gli si è "creato" intorno, certo è assurdo pensare che due anni fa questo ragazzo è stato secondo solo a Peyton Manning nella corsa al premio MVP e che ora rischia seriamente di trovarsi disoccupato, con addirittura il buco per piantare il chiodo a cui appendere le fatidiche scarpette già pronto.