Michael Vick, se riconosciuto colpevole di dog-fighnting, rischia la carriera.
Se fossimo nei panni di Roger Goodell, commissioner della Nfl dallo scorso 8 agosto dopo aver raccolto l'importante testimone da Paul Tagliabue saremmo veramente preoccupati, indaffarato com'è il personaggio nel gestire con perizia ed autorità una situazione diventata di una sconcertante continuità , ovvero il legame dei suoi giocatori con il crimine, da cui numerosi giornali trovano terreno fertile per riempire le proprie pagine nella lunghissima pausa della offseason, all'interno della quale, di questo passo, si rischia di vedere più arresti che non transazioni di gente che cambia maglia.
Le notizie che giungono da ogni parte degli Stati Uniti circa attività criminali e/o illecite da parte di giocatori di football continua a crescere a dismisura, la fama di taluni personaggi sta compromettendo seriamente la Nfl in cima alla lista nera, quella della lega con più "criminali" in attività . Questa la principale motivazione che ha spinto Goodell ad usare il pugno di ferro, cercando nella giusta intolleranza a tali episodi la soluzione per raddrizzare la precaria situazione.
Nomi più o meno famosi si sono alternati nei notiziari, nelle pagine principali di milioni di siti, non certo per le imprese sportive, quanto per i reati commessi ai danni di terzi, una collezione che comprende assalti aggravati, possesso illegale di armi, violazione della libertà vigilata, ed ora annovera pure scommesse clandestine riguardanti il dog-fighting, deplorevole attività che fa guadagnare vagonate di dollari ad ignobili scommettitori, i quali puntano la loro sorte (o meglio, quella del loro portafoglio) su pit-bulls incattiviti ed inferociti in una battaglia senza senso, che spesso vede restare solamente uno dei due animali in piedi.
Michael Vick, indiscussa superstar degli Atlanta Falcons, è l'ultimo apparente protagonista di questa cronaca nera, perlomeno fino al momento in cui la verità dei fatti verrà a galla data l'enorme confusione che da settimane regna sulla vicenda; sta di fatto che sulla sua testa grava un'importante indagine investigativa, che se confermata potrebbe seriamente danneggiare la sua carriera di giocatore e la sua immagine personale, già sporcata in passato da un paio di piccoli episodi finiti oramai nel dimenticatoio.
Spesso, in questi casi, è facile avere un legittimo dubbio sull'accaduto, è difficile tracciare la linea di confine tra l'invidia provata per l'immagine dell'atleta strapagato, ricattato dal fanatico di turno al fine di estorcergli un po' di soldi o per farlo precipitare agli occhi dell'opinione pubblica, e tra le strane abitudini che circolano tra gli abitanti degli Stati Uniti, liberi di portare armi con sé, incapaci di stare lontani dai guai, in possesso di culture agghiaccianti (c'è chi tende a giustificare Vick sostenendo che in Virginia il dog-fighting è una cultura, quindi non sussisterebbe colpa alcuna per le sue azioni) sovente in evidenza per eccessi di ogni tipo manco le luci della ribalta fossero il solo ossigeno per continuare a respirare.
E' il 24 aprile, le squadre Nfl sono in piena preparazione per il draft, che si svolge qualche ora più tardi: scoppia una vera e propria bomba ad orologeria. Davon Boddie, 26 anni, cugino di Michael Vick, viene arrestato per possesso di droga all'interno di un'indagine molto ampia e fornisce alle autorità le sue generalità : Moonlight Road, Virginia, l'indirizzo di residenza dichiarato dal ragazzo, corrisponde ad una delle case di proprietà del cugino. L'abitazione viene perquisita quale potenziale sede di traffici illeciti ma le ricerche non scaturiscono bustine di polvere bianca, bensì il rinvenimento e conseguente cattura di 66 cani, 55 dei quali sono pit-bulls, e la confisca di materiale relativo che dimostra attività di addestramento cinofilo, legalmente svolta da Vick, ma presumibilmente legato al dog-fighting, punibile in Virginia con una pena fino a 5 anni di reclusione.
Vick viene immediatamente convocato negli uffici di Goodell, giura davanti al commissioner di non essere implicato nella vicenda, sostiene di aver "prestato" la casa ad amici e familiari senza sapere che all'interno della proprietà hanno luogo feroci combattimenti tra bestie inncoenti. Non frequenta quella casa da parecchio tempo, dice, di quello che succede tra quelle mura egli è persona estranea.
Mentre la faccia di Vick fa il giro del mondo mediatico americano, il procuratore di stato incaricato del caso comincia le indagini, dalle quali sorgono alcuni particolari: vengono rinvenute tracce di sangue in due tappeti trovati all'interno del complesso, del quale fanno parte altre baracche tutte dipinte di nero, dicono per farle scomparire alla vista di notte, quando i combattimenti hanno luogo, ed oltre a queste tre buste per lettera indirizzate a M. Vick; l'avvocato dell'accusa, Gerald Pointextender, corregge una fuga di notizie errata, dichiarando che i cani trovati nell'abitazione sono in salute, al contrario di quanto riportato inizialmente da qualche giornale. Prendendo una decisione controversa, Pointextender sceglie quindi di non far eseguire un mandato di perquisizione atto a far emergere carcasse di cani deceduti nei combattimenti, segnalate da informatori ignoti, il procedimento potrebbe essere ritenuto illegale davanti ad una corte in quanto le fonti non sono totalmente attendibili.
Non vi sono particolari evidenti che possano incastrare il numero 7 dei Falcons, non sembra esistere alcun testimone oculare che possa raccontare qualcosa: la procura di stato fa sapere che l'accesso alla casa era permesso ad almeno 10 persone, e che non vi è alcuna sicurezza della colpevolezza di Vick. Nonostante questo Pointextender dichiara alla stampa che ci sono elementi e persone che collegano Michael Vick al crimine, ma non può procedere per mancanza di prove concrete.
Non è quindi chiaro, oggi, se la procura voglia cercare la verità , o se voglia semplicemente inquinare il più possibile la figura del giocatore.
Ma ecco che puntualmente vengono allo (semi)scoperto i soliti ignoti, ovvero quei signori contraddistinti da così tanto coraggio da parlare esclusivamente sotto la condizione di non essere nominati.
"Vick è uno dei pezzi grossi di questo giro", confida a Espn la misteriosa fonte, "è uno di quelli che scommette di più, parlo di 30, 40.000 dollari a combattimento, d'altra parte gente come lui se lo può permettere. Io sono in questo giro da trent'anni ormai, sette anni fa il mio cane ha combattuto contro quello di Vick, ma lui non era nei pressi del ring, lui scommetteva sul combattimento nelle vicinanze. Nel ring c'era però un membro della sua cerchia."
Un altro potenziale testimone confida, sempre a Espn: "Quello che ho visto fare a Vick è normale, non capisco perché la gente se la prende in questo modo, è solo un animale addestrato. Il cane, ad una certa età , ha istinti combattivi, bisogna sguinzagliarlo e lasciarlo fare. Tutti condannano il dog-fighting, ma non è meno crudele dell'Ultimate Fighting Championship."
Le interviste raccolte, attendibili o meno, fanno presagire la presenza di altri professionisti nel giro del dog-fighting, ritornano d'attualità le storie di Quyntel Woods, ex giocatore Nba, e di LeShon Johnson, ex running back degli Arizona Cardinals, le cui carriere furono stroncate proprio per questo motivo.
Qualche collega di Vick segna un clamoroso autogol: Clinton Portis, running back dei Washington Redskins, difende l'eventuale colpevolezza di Vick sostenendo che ciò che il giocatore ha fatto a casa sua sono solamente affari suoi e che non ci sarebbe nulla di male, Chris Samuels, tackle della linea offensiva, scherza sull'accaduto assieme al compagno. L'ufficio stampa dei Redskins è costretto a compilare delle scuse ufficiali circa le dichiarazioni di Portis, denigrando la dubbia moralità di quell'attività .
Per gli Atlanta Falcons la storia non può uscire in un momento peggiore: prima del draft, infatti, la franchigia ha deciso di cedere Matt Schaub, mandandolo a Houston per salire alla posizione numero 8, con la quale selezionano Jamaal Anderson, defensive end da Arkansas che serviva parecchio ad una difesa priva di pressioni per il quarterback avversario, un reparto che aveva bisogno di una rinfrescata dopo gli infortuni di John Abraham e la partenza di Patrick Kerney.
Schaub, in caso di sanzioni pesanti, sarebbe stato un'ottima soluzione a medio-lungo termine, è giovane ed aveva familiarità con il sistema offensivo essendo anch'egli un quarterback mobile; ora invece il roster presenta l'ex Lions e Dolphins Joey Harrington, dichiaratosi pronto ad ogni evenienza ed apparentemente resuscitato da un inizio di carriera molto deludente, nei quali la sua mente aveva subito dei duri colpi in fatto di stima personale.
Qualche gossip, nulla di più, ha attribuito ai Falcons contatti per valutare la disponibilità di Trent Green, smentiti, e Daunte Culpepper, ambedue legati a doppio filo al destino dei Miami Dolphins, casualmente la stessa squadra per cui ha giocato sorprendentemente bene Harrington nella seconda parte della scorsa stagione.
In qualsiasi caso la nostra impressione è che l'immagine di Michael Vick non ne verrà fuori bene, e che la sua carriera rimarrà comunque segnata dall'episodio. Qualche sponsor che lo aveva scelto come testimonial ha già pensato di dissociarsi dalla sua figura.
Vick, come molti dei suoi colleghi "schedati", non è riuscito a gestire il suo status, che lo vede proiettato così in alto dello "stardom" americano da non riuscire nemmeno a tenere il controllo della situazione: se verrà provato colpevole la sua immagine sarà rovinata per sempre e la sua carriera potrebbe addirittura finire qui, se invece nessuna accusa sarà a suo carico non sarà comunque riuscito a gestire la solita frotta di parenti e affini che non appena firmi un contratto miliardario ti stanno con il fiato sul collo, ti chiedono di comprargli un'abitazione, o, appunto, te ne chiedono una in uso gratuito dove gli eventi sfuggono dal tuo controllo; tu lo fai comunque, perché non vuoi che ti accusino di aver tradito chi, una volta, soffriva con te. Ma comunque vada, il tutto è alla fine un insuccesso colossale.
Il minimo comune denominatore della faccenda è quindi l'incapacità di arrivare in alto e di restarci, sembra che anche quando i soldi arrivano a fiumi prima o poi la noia la fa da padrona: ecco quindi che per ricreare una sorta di eccitazione si cade nella tentazione di guardare il rischio dalla poltrona più vicina, con la possibilità di mandare a quel paese una carriera al suo apice, che vedeva Vick, fino all'altro giorno, come il quarterback più elettrizzante ad aver messo piede in un campo di football, il cui unico "guaio" era di dover dimostrare al mondo che non sapeva solo correre con la palla in mano, ma poteva diventare preciso anche nella fase aerea, nella quale aveva fatto sicuri progressi nel campionato 2006. Questo, in apparenza, era l'unico problema della sua fortunata esistenza. Ma non siamo più sicuri che ora sia così.