Prospetti 2007: Quarterback

JaMarcus Russell, prima scelta tra i quarterback o prima assoluta?

Sul finire delle combine di Indianapolis delle quali vi parleremo eventualmente in separata sede, arriviamo all'ultimo capitolo riguardante il ruolo che da sempre affascina maggiormente lo spettatore, medio e non, del football americano: il quarterback. Il 2007 non avrà  in lizza i tre condottieri che un anno fa animarono le prime chiamate del draft, ma due nomi sono già  certi di essere chiamati al primo giro e qualche giocatore certamente interessante risulta presente anche più in basso nella graduatoria generale ma, certamente, appetibile per un secondo-terzo giro.

Quinn e Russell: tra Olimpo e caduta

E' ormai noto da qualche tempo che saranno JaMarcus Russell e Brady Quinn i due giocatori che si giocheranno la prima chiamata nel ruolo con una incredibile rimonta negli indici di gradimento da parte del passatore di Louisiana State University nelle ultime settimane di campionato NCAA. La critica è spaccata in due, ma sembra evidente che chi dei due non dovesse finire a Oakland o, a Detroit, difficilmente non scivolerà  verso il basso, magari anche fuori dalle prime dieci. E' impensabile che tutte le prime chiamate sorvolino su entrambi, sia Oakland che Detroit hanno bisogno di un quarterback e benché Calvin Johnson possa ritenersi il miglior prospetto assoluto di questo draft, solo una squadra potrà  sceglierlo, che poi siano i Raiders a passarlo per un quarterback è tutto da vedere. Entrambe le squadre hanno bisogno di aggiustare la linea offensiva e, magari, di un quarterback, ma supponendo che i Raiders vadano su Calvin Johnson, solo la scelta da parte dei Lions su Joe Thomas porterebbe uno tra Russell e Quinn a Cleveland o Tampa Bay. Il dubbio è, uscito il primo, quanto dovrà  aspettare i secondo per essere chiamato visto che né Johnson né Thomas, capaci di dare un impatto significativo al proprio reparto sin da subito, scivoleranno via per far posto a chi è rimasto "fuori".

Tampa Bay ha un Chris Sims ancora da verificare e un Bruce Gradkowski troppo grezzo per essere scartato subito e, probabilmente, Cadillac Williams (primo investimento nel 2005) terrebbe lontani i Buccaneers da Adrian Peterson buttandosi, forse, su un quarterback. Ma se la fila da seguire fosse Russell, Thomas e Johnson nell'ordine che preferite, allora Quinn non troverebbe probabilmente spazio sino alla 8, considerando i Texans interessati però a cercare, di già , il sostituto per David Carr. In mezzo solo squadre con quarterback giovani e da crescere, dopo Houston il rischio sarebbe l'oblio, ma un prospetto come Quinn non faticherebbe a essere scelto da chiunque giunto a certi picks.

Suppongo JaMarcus Russell (6-6/260 o, secondo altre fonti, 6-5/265, junior) per primo perché la potenza che può esplodere il suo braccio sembra davvero cosa rara. Non ha una gran meccanica, questo è vero, tecnicamente è decisamente inferiore a Brady Quinn (6-3/232 lbs, senior, Notre Dame) che a sua volta è cresciuto con un guru offensivo come Charlie Weiss, ma Russell ha un fisico possente, discrete movenze e può colpire ogni zona del campo. Probabile che già  oggi sia il braccio più potente del football considerando pro e college.

Quinn è probabilmente più forte nel complesso, più abile tecnicamente, un fine tatticista con tutti i punti del QB ideale a posto. Russell lo ha superato evidenziando una maggiore propensione a resistere alla pressione nella tasca, una capacità  di movimento che, unita a quel fisico, lo rendono un osso duro da abbattere. E il braccione, che già  al primo anno di NFL può fare la differenza pur dovendo lavorare su altri fondamentali. A numeri non c'è paragone, da leader offensivo a 360 gradi, Quinn ha lanciato 11476 yards in quattro stagioni, completando il 57.8% (le ultime due stagioni entrambe sopra il 60) con 95 touchdown e solo 39 intercetti di cui 14 (sette per stagione), negli ultimi due campionati. Fenomenale. Russell paga meno esperienza e si è fermato a 6625 arrivando però al 61.9% dei completi con un favoloso 2006 da 67.8%; 57 TD, 21 intercetti.

Due franchise quarterback senza dubbio, con Brady Quinn che, probabilmente, riuscirà  a diventare un miglior colonnello dietro al centro ma con Russell che, a sua volta, con l'esplosione di una completa maturità  nel 2006, ha dimostrato di poter arrivare ovunque e lascia il (dolce) dubbio di poter arrivare ancora più lontano. Per questo uscirà  prima di Quinn, forse prima di chiunque altro, perché è possente, forte, bravo a muoversi e con un margine di miglioramento più ampio del rivale.

Quelli del primo giorno"

Certi di uscire almeno al secondo giro dovrebbero essere in tre. Drew Stanton (6-3/230, senior) da Michigan State è un giocatore da tenere d'occhio, con molti aspetti interessanti. Il classico quarterback su cui lavorare, soprattutto a livello psicologico visto le difficoltà  a gestire la pressione (fisica e mentale) e i problemi di gestione del gioco e di fretta che mette in alcune situazioni. Altro dubbio, da non sottovalutare, gli acciacchi che lo hanno tormentato durante la carriera al college; eppure Stanton ha tutto per diventare un buon quarterback e giocarsi le sue chance di carriera in NFL. Mobile, sa controllare bene la tasca ed ha un braccio preciso e abbastanza potente. In NCAA ha sempre colpito i receivers con più del 60% dei lanci, difettando parecchio nel rapporto TD-INT, tranne nel 2005, stagione che riuscì a giocare per intero e senza troppi problemi fisici; anno in cui Stanton ha passato le 3000 yards e lanciato 12 intercetti a fronte di 22 TD. Il suo miglior biglietto da visita per chi avrà  voglia di investire su di lui.

Trent Edwards (6-4/220 lbs, senior) esce da Stanford con buoni numeri, sia statistici che tecnici, per permettersi di credere con convinzione che, quando andrà  a letto in hotel alla fine del primo giorno del draft avrà  già  un contratto firmato in tasca. Migliorato molto negli ultimi due anni non ha mai alzato numeri da favola, né in yards né in touchdown, mettendo in evidenza però basi sulle quali lavorare bene e fondamentali niente male. Sono pochi i mock draft e gli analisti che lo vedono fuori dalle seconde 32 chiamate e un giocatore così da poter far crescere, magari come buon backup non è da scartare a priori, anzi.

Meglio dei due sopra descritti per nome, abilità  atletiche, pubblicità  ed Heisman Trophy in bacheca nel salotto di casa, dovrebbe essere Troy Smith, senior da Ohio State. Stazza ridotta (6-1/215) Smith ha ottime caratteristiche alla Michael Vick, con le dovute precauzioni, tanto per intenderci. Bravissimo a muoversi con le gambe, veloce, ottimo in scramble e a guadagnarsi yards su corsa, Smith paga per la NFL una statura risibile (siamo sui 184 centimetri, e le eccezioni già  in circolazione sono, appunto, eccezioni) e sono già  in tanti a prevedere un cambio di ruolo. Non sarebbe la prima volta, anzi, e per fare anche solo il WR avrebbe anche le misure anche se non ci è dato sapere come se la cavi con il resto. Un peccato perché con solo qualche centimetro in più Smith potrebbe fare la sua figura visto che, anche se non è precisissimo e dotato di chissà  quale tecnica di lancio, l'ormai ex quarterback dei Buckeyes ha mostrato di avere un braccio non così inadeguato alle più disparate situazioni.

Chi "rincorre"

Fuori dal giro che conta gli altri quarterback tutti alla caccia di un contratto col quale potersi misurare al piano di sopra e, magari, risultare la nuova sorpresa del futuro, non si sa mai. Kevin Kolb (6-3/225, senior, Houston) paga forse il fatto di non aver fatto parte di un programma d'elite e di aver visto i propri numeri (12964 yards) gonfiati da un sistema basato prevalentemente sui passaggi in una conference non proprio dominante. Dovrebbe migliorare nei palloni sul profondo, sulla meccanica in generale e abituarsi a situazioni di shotgun poco praticate nonostante il playbook molto "aereo", eppure se ci può essere un prospetto interessante in basso al draft è lui, atleta in grado di mettere in piedi highlights non indifferenti e di portare i Cougars al titolo della Conference USA. Kolb, infatti, ha buona visione e discrete letture, interessante presenza nella tasca e grande mobilità  oltre a uno dei rilasci più rapidi di questa classe di passer. Per i più precisi la pronuncia del suo cognome è "Cobb".

Kolb è certamente i giocatore da seguire di più per constatare quanto ci sia di "vero" in quello che si è visto all'università ; il resto è una lotta al "farsi belli" per gli scout, con Chris Leak in testa a pagare un altezza non proprio invitante (sei piedi) nonostante l'esperienza accumulata in un college come Florida e la vittoria del titolo nazionale nel 2006. Buona tecnica fisico deficitario, ma ragazzo appassionato, gran lavoratore secondo il suo coaching staff ai Gators. Grande carattere e buoni fondamentale. Ma se sei piedi sono pochi allora meglio Jordan Palmer (6-5) da UTEP, più alto di Leak, abbastanza potente ma non troppo preciso e predisposto all'intercetto. Tyler Palko, Pittsburgh, altro senior corto di qualche centimetro (6-2) ma abile nelle playaction e nel lanciare in corsa anche se molti sostengono debba lavorare sui piedi oltre che sulle tecniche di lancio.

John Beck, da BYU, è quasi la fotocopia di Palko con meno propensione al movimento, quindi, a voler pescare tra gli sleeper (i "dormienti" che possono esplodere una volta tra i professionisti) possiamo fare due nomi che si sono fatti notare per buoni numeri al college anche se, di nuovo, le doti fisiche non appagheranno né gli scout né i coach della NFL. John Stocco, senior da Wisconsin, ha giocato tre anni a buoni livelli rendendosi utile nell'ultima grande cavalcata della propria università ; anche per lui vale il discorso altezza, così come per Drew Tate, altro buon prodotto della Big Ten (Iowa) fermo purtroppo ai sei piedi tondi tondi. Di conseguenza, volendo cercare tra chi all'apparenza coniuga altezza e tecniche valide, ecco che il nome di Jeff Rowe può far crescere qualche curiosità . Un 6-5 per 226 libbre uscito da Nevada che si è messo in mostra per i numeri alzati nelle tre stagioni da titolare in NCAA dove, solo nella prima, ha avuto problemi di infortunio. Rowe non è rapidissimo ma non per questo ha paura di correre per "salvarsi la vita" o guadagnare yard importanti; discreto nella meccanica di lancio anche in movimento ecco che, a voler cercare davvero in basso, forse qualcuno può trovare qui il suo uomo.

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