Un pensieroso Tom Coughlin scruta il futuro dei Giants.
Fa un freddo cane a New York City dopo la bufera dei giorni scorsi e camminando per le strade coperte di neve della Grande Mela può capitare di calpestare inavvertitamente le ambizioni di qualche tifoso dei Big Blue gettate via mentre la squadra scendeva dall'autobus dei playoffs alla fermata di Philadelphia.
Da quando poi sulla sponda opposta dell'Hudson si sono messi a fare nuovamente sul serio con un gioco brillante e un Coach capace di stringere la squadra intorno a un progetto vincente le cose hanno cominciato a voltare pesantemente al grigio tanto che non è più cosa rara imbattersi in un tifoso dei Jets anche fuori dalla Long Island.
Con queste premesse e atteso il tempo trascorso dall'ultima apparizione dei G-Men in un Superbowl (2000, sconfitti dai Ravens) John Mara ha deciso di mettere mano al personale tagliando qualche testa e dando qualche robusto scossone al parco giocatori.
Il primo a fare le spese del vento di cambiamento che soffia sull'East Rutherford è stato il General Manager Ernie Accorsi silurato a favore del più aggressivo e, ci si augura, lungimirante Jerry Reese (ex responsabile dei giocatori).
A giocare contro il GM uscente probabilmente sono state le campagne acquisti degli ultimi anni che hanno portato in maglia blu molti giocatori di grande esperienza che hanno deluso le aspettative o concluso la stagione in infermeria e le scelte operate nel draft che non hanno prodotto futuri titolari con conseguente ricorso ai free agent e saturazione del salary cap.
Se il cambio al vertice della squadra non ha sorpreso praticamente nessuno la vera notizia è stata il prolungamento del contratto di Coach Coughlin per un altro anno.
Da un certo punto di vista la cosa avrebbe anche un senso; se assumiamo che T.C. sia soprattutto un guardiano inflessibile e un capace motivatore manche un Coach che lascia le decisioni tattiche ai suoi coordinatori il discorso non fa una grinza: i giocatori non hanno sfasciato nessuna birreria dopo le partite ma le chiamate di attacco e difesa hanno suscitato qualche perplessità per cui pare logico mandare a casa i demiurghi del gioco e confermare il "sergente di ferro".
Tuttavia non si può dimenticare che lo spogliatoio ha mostrato diversi scricchiolii durante tutta la stagione e non sono mancate critiche piuttosto pesanti proprio da parte dei giocatori più rappresentativi; quella frase "outplayed and outcoached" (stracciati in campo e tatticamente) ripetuta sia da Shockey che da Barber dopo la partita con Philly sembra ancora adesso un bottone tagliato su misura per la giacca del sergente Tom.
Ma veniamo all'attualità .
A dirigere le operazioni sul fronte offensivo è stato promosso Kevin Gilbride da allenatore dei quarterbacks; una mossa che era ampliamente nell'aria dopo che il medesimo era stato incaricato, nelle ultime due partite della stagione 2006, di fare direttamente le chiamate offensive ed è vista come la naturale conseguenza della decisione di continuare a puntare sul cavallo Manning in regia. Al suo posto è stato chiamato da Dallas Chris Palmer che avrà l'incarico di provare a ripetere con Eli l'ottimo lavoro svolto con Tony Romo.
Questa del resto sembrerebbe essere la nuova filosofia della campagna acquisti newyorkese che potremmo sintetizzare con "se non li puoi battere compra quello che ti ha battuto" ; la brillante strategia inaugurata dai Jets, stanchi di buscarle dai Patriots, con l'acquisto di Mangini è proseguita quest'anno sulla sponda Giants con l'ingaggio di Palmer dai Cowboys e soprattutto con l'arrivo del nuovo defensive coordinator Steve Spagnuolo.
Stufo di vedere il proprio quarterback piallato dai difensori degli Eagles il presidente Mara ha spedito subito il nuovo GM in Pennsylvania sulle tracce dell'allenatore dei linebackers di Philly con lo scopo di portare nella Big City quella difesa rapida, aggressiva ed affidabile che è diventata la cifra del gioco di Jim Johnson.
L'arrivo del nuovo coordinatore porterà probabilmente anche diverse novità sul fronte giocatori dal momento che per mettere in pratica il credo difensivo di Spagnuolo New York dovrà dotarsi di linebackers molto più veloci e disciplinati tatticamente.
In quest'ottica non stupiscono il taglio di Lavar Arrington, troppo indisciplinato per entrare nei nuovi schemi, e quello di Carlos Emmons troppo costoso in termini di partite giocate/salary cap occupato/tempo speso in infermeria.
Del resto il tetto salariale sarà uno dei principali grattacapi della post-season targata Giants visto che dovranno assicurarsi tra free agency e draft parecchi titolari non solo in difesa, dove andrebbero riviste anche le secondarie, ma soprattutto in attacco dove si dovranno cercare dei degni sostituti per Tiki Barber, Petigout e Whitfield e magari anche un ricevitore da accoppiare a Plaxico se Amani Toomer non dovesse essere della partita.
Comunque sarà i prossimi mesi ci diranno se i semi piantati sotto la neve da Jerry Reese germoglieranno in una stagione esaltante o se saremo destinati a vedere sempre più verde e sempre meno blu sotto l'ombra vigile della Statua della Libertà .