One game. One dream.
L'America è pronta a fermarsi.
Poche ore ci separano dal “Super Bowl Sunday”, la domenica del Super Bowl, probabilmente il giorno più atteso da tutti gli appassionati e non, per quanto riguarda lo sport made in USA.
L' edizione di quest'anno (la 41esima, XLI) sarà ospitata da Miami e a scontrarsi sul terreno del Dolphin Stadium saranno gli Indianapolis Colts e i Chicago Bears, due squadre che non arrivavano al “Big One” da moltissimo tempo (i Colts dall'edizione numero 5, nel 1971 mentre i Bears dall'edizione numero 20, nel 1986). Da una parte avremo quindi il pirotecnico attacco dei Colts guidato da Peyton Manning che si troverà di fronte una delle migliori difese della Lega da qualche anno a questa parte, quella appunto di Chicago, guidata dal middle linebacker Brian Urlacher.
I Bears sono stati i primi ad arrivare a Miami.
Coach Lovie Smith ha preferito portare i suoi ragazzi in Florida un giorno prima del previsto (la domenica, invece del convenzionale lunedì). In questo modo i giocatori, scesi dall'aereo con in mano la loro videocamera per immortalare ogni momento, e tutto il coaching staff, hanno potuto sistemarsi nelle camere d'albergo e iniziare a respirare l'aria da Super Bowl, cosa che buona parte del roster non aveva mai fatto prima d'ora.
“We wanted to get down here on Sunday to get the lay of the land on our meeting rooms and all of that to try to make this setting as much like Halas Hall as we possibly could.”
A differenza dei loro avversari invece i Colts hanno scelto di non modificare la “schedule” che hanno seguito per tutta la stagione, avendo cioè il lunedì come giorno libero. Per questo motivo hanno scelto di arrivare a Miami solamente la sera del lunedì, con l'aereo che è atterrato sulla pista dell'aereporto di Miami alle 19:15.
È interessante quindi sottolineare come Chicago avesse già sostenuto diverse interviste e soprattutto effettuato un primo allenamento addirittura prima che i loro avversari arrivassero in Florida. Alcuni dei giocatori più rappresentativi della squadra campione della NFC (tra cui Brian Urlacher, Rex Grossman, Olien Kreutz, Alex Brown, Bernard Berrian, Thomas Jones e Devin Hester) hanno dovuto infatti rispondere alle prime domande dei giornalisti provenienti da tutto il mondo.
Alcuni hanno parlato del primo allenamento e di come sia diverso allenarsi sotto il sole della Florida rispetto alle tempeste di pioggia e neve che ricoprono la “Windy City” in questi giorni dell'anno. Coach Smith ha fatto allenare i suoi ragazzi con un “40-second play clock” per simulare il gioco dei Colts, salvo poi aggiungere che:
“[…] only one team, the Colts, can run it like that, and especially with Peyton Manning. But we want to get as close to it as possible.”
Come al solito poi si è arrivati al mercoledì, definito il “Media Day” in cui le squadre, ovviamente a turno, si sono dedicate alla stampa rispondendo alle domande dei giornalisti. I giocatori più rappresentativi (quali ad esempio Peyton Manning, Marvin Harrison, Rex Grossman, Brian Urlacher, ecc) hanno avuto a disposizione un “podio” tutto per loro mentre i giocatori di seconda fascia, se mi passate il termine, si sono dovuti “accontentare” di dividersi una qualche panchina o sedersi, come spesso accade, sulle poltroncine dello stadio.
Dalla parte di Chicago tra i più intervistati sono stati sicuramente Tank Johnson, a causa dell'arresto che il giocatore di Chicago subì qualche settimana or sono, arresto che ad un certo punto si pensava potesse addirittura impedirgli di giocare la partita della vita, il Super Bowl appunto; e Rex Grossman, secondo molti il più scarso QB a giocare nella storia del Super Bowl. Il prodotto di Florida University ha evitato il discorso, chiudendo con un secco ma quanto mai efficace:
“No, I don't think about redemption. I just want a chance to win a championship.''
La palma della “Funniest Media Day Quote” va invece al defensive end Adewale Ogunleye che si è trovato davanti un reporter di una TV austriaca. Credo che non ci sia bisogno di traduzioni, quindi vi riporto la conversazione avvenuta tra i due:
“I was hoping you could say hello to Austria for us.”
…il buon Adewale risponde: “Ok, hello to everybody in Australia. I hope to come visit sometime.”
“No, Austria. Austria! You know, like the Vienna Bisons.”
Diciamo che il ragazzo se la cava meglio con caschi e shoulder pad piuttosto che con la geografia.
Al pomeriggio è toccato ai ragazzi di Tony Dungy scendere in campo davanti ai microfoni.
Le luci della ribalta in questo caso sono state invece dirette a Peyton Manning (ovviamente, vista la sua prima e tanto desiderata partecipazione ai Super Bowl) e Marvin Harrison che per una volta è stato costretto a rispondere alle domande dei giornalisti, cosa che durante la Regular Season avviene raramente, come ha aggiunto Terrence Wilkins, riferendosi appunto al #88:
“I don't think he's said that much in all the years he's been (in Indianapolis).”
Dopodichè si è tornato a lavorare e tra allenamenti, film room e meeting tra gli allenatori le due squadre sono ormai pronte a scendere in campo per l'atto finale di questa stagione NFL.
Un detto nel mondo del football dice: “L'attacco vende i biglietti, la difesa vince i titoli”. Verrà rispettato? Io, il dollaro, lo metterei su Peyton Manning. Ha passato una carriera a sentirsi dire che non è pronto per giocare le partite che contano, quale miglior occasione di smentire tutte queste voci una volta per tutte vincendo questa partita?
One game. One dream.
Buon spettacolo a tutti.