Bentornati a Miami!

Lo skyline di Miami, sede del prossimo Super Bowl.

Jacksonville? Troppo noiosa. Detroit? Troppo fredda. Quest'anno? Tutta un'altra storia. Back to Miami, chiaramente una delle sedi preferite dai trentadue proprietari per Super Bowl Sunday, ormai diventata per gli Stati Uniti una vera e propria festa, seconda, pensate, soltanto al Giorno del Ringraziamento per quantità  di cibo con cui gli americani imbandiscono le proprie tavole. Infatti, il Super Bowl prende la via della città  del Sunshine State per la decima volta. Solo New Orleans, finora, ne aveva ospitati così tanti.
Ma perché Miami è stata scelta come sede del "Big One", così come Pete Rozelle voleva battezzarlo, per ben dieci volte? Perché Miami è" Miami, The Magic City, una città  caraibica dove è estate tutto l'anno, meta perfetta per "svernare" e lasciare per un fine settimana il freddo polare di una New York o di una Chicago con la scusa di assistere all'evento.

Una cosa è certa: è difficile annoiarsi a Miami, città  che offre opportunità  per gente di tutti i gusti, una sorta di Los Angeles della East Coast. Proprio come L.A., sede tra l'altro di ben sette Super Bowl, tra cui il primo, anche Miami è ideale per i fanatici della palla a spicchi, visto che si può fare un salto all'American Airlines Arena per ammirare The Big Diesel e Flash, non proprio due supereroi, ma Shaq e D Wade, le due stelle dei Miami Heat campioni NBA, le cui partite sono paragonate da Lesley Abravanel, esperto di vita notturna per il quotidiano Miami Herald, proprio a quelle dei Lakers per l'essere "popolate" da un considerevole numero di celebrità .

Restando nel mondo dello sport, una partita NHL potrebbe essere ideale per trovare un po' di refrigerio prendendosi una pausa dal caldo dell'"inverno" di Miami. Infatti, i Florida Panthers giocano al Bank Atlantic Center.
Ma Miami, nell'immaginario comune di qualsiasi persona, vuol dire innanzitutto spiagge famose: chi non ha sentito nominare South Beach, Miami Beach, Virginia Key Beach o Surfside Beach? Impossibile poi non passare da Ocean Drive o da Coconut Grove. Numerosi sono anche i casinò, nati in copiosa quantità  per soddisfare la moltitudine di pensionati che affollano Miami e la Florida in generale, particolare questo che lo stato della Florida condivide, per esempio, con l'Arizona, altro stato caldo in cui moltissimi americani scelgono di trascorrere la propria vecchiaia.

Miami è inoltre una città  in fortissima crescita non soltanto grazie ai pensionati, ma anche in quanto meta storica delle migrazioni delle popolazioni del Sud America, cubani per primi, che nel solo 1965 raggiunsero Miami in centomila con i cosiddetti "freedom flights. Non per caso è chiamata "The Gateway of the Americas. Ciò è testimoniato dai numerosi quartieri ispanici, tra i quali le comunità  di Little Havana, Little Managua e Little Haiti, che fanno di Miami e dell'area circostante un importante centro del mondo ispanico.
Miami è stata poi la scena di molti film di successo (uno su tutti, Scarface di De Palma con Al Pacino) e di serie televisive come lo storico Miami Vice o CSI: Miami.
La città  della Florida ci interessa però per i nove Super Bowl giocati all'interno dei propri confini. Diamo intanto un'occhiata allo stadio che ospiterà  il decimo.

Dolphin Stadium

Situato a Miami Gardens, zona periferica a nord di downtown, Dolphin Stadium ospita i Dolphins e i Florida Marlins della MLB. Costato nel 1987 115 milioni di dollari, Dolphin Stadium è stato il primo stadio ad essere costruito interamente con fondi privati ed è ancora visto in tutti gli Stati Uniti come un vero e proprio modello. Dal 1987 al 1996 il suo nome è stato Joe Robbie Stadium, in onore del vecchio proprietario dei Dolphins Joseph Robbie, decisivo nella campagna che ha portato alla sua costruzione. Tra il 1990 e il 1994 Wayne Huizenga, presidente della Blockbuster Video e portatore della MLB e della NHL in quel di Miami, comprò lo stadio, che nel 1993 divenne anche casa dei Marlins. Prima di essere ribattezzato Dolphin Stadium, l'impianto ha portato il nome di Pro Player Stadium dal 1996 al 2005, in seguito al contratto decennale di sponsorizzazione con la Fruit of the Loom (primo stadio americano a portare il nome di uno sponsor).

Nel corso degli anni, la struttura è stata sottoposta a vari lavori di modernizzazione. Il 10 gennaio dello scorso anno Huizenga ha annunciato l'inizio di un processo di ristrutturazione in tre fasi, per un costo totale di 300 milioni di dollari. La prima fase è stata completata l'11 aprile 2006 con l'istallazione, in corrispondenza di entrambe le end zone, del più grande impianto ad alta definizione di tutti gli Stati Uniti. La seconda fase inizierà  alla fine della stagione 2010, anno in cui scade il contratto d'affitto dei Marlins, che saranno costretti ad abbandonare lo stadio.

Dolphin Stadium ha ospitato gli ultimi tre Super Bowl giocati a Miami, vale a dire Super Bowl XXIII, XIX e XXXIII. I precedenti sei sono stati giocati all'Orange Bowl, la casa degli Hurricanes della University of Miami.
Partendo dal XXXIII, cioè dalla fine, diamo un'occhiata a ciò che è successo in questi nove Super Bowl.

Super Bowl XXXIII

31 Gennaio 1999. A 38 anni, John Elway fu capace di diventare il più vecchio MVP nella storia del Super Bowl. Elway portò infatti i Denver Broncos (14-2 in stagione) al loro secondo Super Bowl consecutivo, dopo averne persi ben tre tra il 1986 e il 1989. Per inciso, ad allenare quei Broncos era Dan Reeves, stavolta sulla panchina degli Atlanta Falcons (14-2), sconfitti 34-19 da Elway, alla guida di una squadra incredibile che aveva a roster il RB Terrel Davis, il TE Shannon Sharpe e un giovane Rod Smith,che aveva chiuso la stagione con 86 ricezioni per 1222 yard. Super Bowl XXXIII è stata l'ultima partita della carriera per John Elway.

Inno nazionale: Cher
Halftime show: Gloria Estefan, Stevie Wonder e Big Bad Voodoo Daddy.

Super Bowl XIX

29 Gennaio 1995. Nella partita per il titolo, va di scena il derby californiano fra San Francisco 49ers (13-3) e San Diego Chargers (11-5), in cui i Niners di Jerry Rice dominarono per 49-26. Con questa partita, Steve Young, QB di San Francisco, riuscì a liberarsi del peso di essere l'erede del grande Joe Montana, che aveva vinto ben quattro Super Bowl. Young lanciò ben sei passaggi da touchdown, record che gli consegnò il titolo di MVP.

Inno nazionale: Kathie Lee Gifford.
Halftime show: Yony Bennett, Patti LaBelle, Arturo Sandoval, Miami Sound Machine.

Super Bowl XXIII

22 Gennaio 1989. In quello che si può ricordare come uno dei Super Bowl più eccitanti della storia, i San Francisco 49ers (10-6), nell'ultima partita con Bill Walsh in panchina, sconfissero i Cincinnati Bengals (12-4) del QB Boomer Esiason, MVP della lega, per 20-16. Sotto 16-13 a 3:10 dalla fine, Montana condusse un drive da ben 92 yard che si concluse con il TD su ricezione di John Taylor a soli 34 secondi sul cronometro. MVP della partita fu Jerry Rice, che mise a referto 11 ricezioni per 215 yard, un record che ancora gli appartiene.

Inno nazionale: Billy Joel.
Halftime show: "Be Bop Bamboozled", con ballerini del sud della Florida.

Super Bowl XIII

21 Gennaio 1979, giorno in cui andò in scena il rematch del Super Bowl X fra Pittsburgh Steelers (14-2) e Dallas Cowboys (12-4), entrambe in cerca del loro terzo titolo. Molte palle perse e una penalità  discutibile nel corso dell'ultimo quarto condannarono i Cowboys, che vennero sconfitti 35-31. Nonostante due fumble e un intercetto, Terry Bradshaw concluse con 318 yard e 4 touchdowns, numeri che gli valsero gli onori di MVP della partita.

Inno nazionale: i Colgate Thirteen.
Halftime show: Carnival Salute to Caribbean, con molte band caraibiche.

Super Bowl X

18 Gennaio 1976. Stessa città , stesso stadio, stessi protagonisti. I Pittsburgh Steelers (12-2) di Terry Bradshaw vinsero il loro secondo Super Bowl sconfiggendo 21-17 Roger Staubach e i suoi Cowboys (10-4). A 1:22 dalla fine, i Cowboys iniziarono il drive decisivo che avrebbe potuto dar loro la vittoria, ma sulle 38 degli Steelers, con pochi secondi sul cronometro, Staubach tentò un passaggio verso la end zone che venne intercettato dalla safety Glen Edwards. MVP della partita fu il WR degli Steelers Lynn Swann.

Inno nazionale: Tom Sullivan.
Halftime show: Up With People presenta il tributo al duecentesimo anniversario degli Stati Uniti.

Super Bowl V

17 Gennaio 1971. Fu il primo Super Bowl dopo la fusione fra AFL e NFL, quello giocato fra Baltimore Colts (11-2-1) e Dallas Cowboys (10-4). In quell'anno, i Browns, gli Steelers e i Colts accettarono di unirsi alle 10 squadre della AFL per formare la AFC, mentre le altre 13 squadre della NFL formarono la NFC. Ecco perché i Colts rappresentarono la NFL nel Super Bowl III, ma non la NFC nel V. Conosciuto come "Turnover Bowl", questo quinto Super Bowl fu davvero una brutta partita, caratterizzata da continue penalità , palle perse (per un totale di 11, un record), errori arbitrali. Alla fine la spuntarono 16-13 i Colts, che avevano perso il mitico Johnny Unitas nel secondo quarto. L'MVP fu assegnato al linebacker dei Cowboys Chuck Howley.

Inno nazionale: Tommy Loy (trombettista).
Halftime show: banda dell'università  Florida A&M.

Super Bowl III

12 Gennaio 1969. Fu la prima partita per il titolo ad essere chiamata ufficialmente "Super Bowl". In uno dei più grandi "upset" della storia degli sport americani, i New York Jets della AFL sconfissero i Baltimore Colts (dati per favoriti di 18 punti) per 16-7. Nonostante il record dei Jets (11-3, una delle sconfitte fu l'Heidi Game di Oakland), le squadre della AFL erano considerate nettamente inferiori rispetto a quelle della NFL. Tuttavia, tre giorni prima della partita, "Broadway" Joe Namath, QB di New York, garantì pubblicamente la vittoria. Il risultato dette ragione a Namath, che vinse anche il titolo di MVP.

Inno nazionale: Anita Bryant.
Halftime show: "America Thanks“, con la banda di Florida A&M.

Super Bowl II

14 Gennaio 1968. I Green Bay Packers (9-4-1) arrivarono a Miami dopo una delle partite più belle della storia del gioco, il cosiddetto "Ice Bowl", in cui sconfissero 21-17 i Cowboys. Gli Oakland Raiders (13-1), invece, raggiunsero il Super Bowl grazie alla loro difesa, conosciuta come "the 11 Angry Men“. A soli due anni dalla sua morte, Vince Lombardi poté celebrare il secondo titolo consecutivo dopo la vittoria per 33-14 dei suoi Packers. MVP della partita fu Bart Starr, il quarterback di Green Bay.

Inno nazionale e Halftime show: banda della Grambling State University.

E Super Bowl XLI? Per i Bears, è la prima volta in quel di Miami, mentre i Colts (dati favoriti per sette punti), come abbiamo visto, hanno sia conquistato che perso un Super Bowl nel sud della Florida. Dan Marino, a cui, guarda caso, è intitolato il boulevard del Dolphin Stadium, lancerà  la monetina per stabilire a chi verrà  assegnato il primo possesso. L'inno nazionale, come in Super Bowl XXIII, sarà  cantato da Billy Joel, mentre l'intervallo sarà  il "regno" di Prince.
Troppi Super Bowl a Miami? I 32 proprietari della NFL non sembrano affatto stancarsene, visto che l'appuntamento, nel 2010, è ancora da queste parti per Super Bowl XLIV.

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