Freeney e compagni impazziti, festa grande all'RCA Dome
La felicità ha il volto di Marlin Jackson che solleva al cielo la palla della vittoria. Passano i titoli di coda sui coriandoli che scendono all'RCA Dome di Indianapolis, con pubblico impazzito e festante. Peyton Manning (27 su 47 per 349 yards un td e un intercetto) è richiesto dai commentatori della TV. Ha tirato un sospiro di sollievo, quando il compagno della difesa ha trovato il modo di recuperare l'ovale della vittoria.
Aveva appena superato uno di quelli esami che rimane nei sogni di ogni ragazzo che si avvicina al football. Un Super Bowl dietro l'angolo. Poco più di due minuti e la propria squadra ad 80 yards dall'approdarci: “Ho pregato, prima dell'ultimo drive" ha ammesso a fine gara, " Non so se Voi avreste fatto altrettanto, ma una piccola preghiera l'ho pronunciata."
Un sussulto, e poi gli abbracci con i compagni dell'attacco sulla sideline. Davanti agli occhi una partita, una stagione, forse qualche anno di carriera, prima di liberarsi delle tensioni accumulate in pre-gara durato sette giorni. Il talento finalmente riesce a trovare il suo compimento. Le doti naturali, quelle che Ti fornisce il Buon Dio, hanno trovato modo di concretizzarsi. E l'aiuto divino, anche.
Ha preso le sembianze di un backup Tigh End, tale Fletcher da 18 prese in regular season, ma libero di ricevere per 32 yards su una corner, gioco chiave nel drive vincente.
Non voglio fare pronostici. Ma non avete visto quell'huddle nel momento chiave. Nessun panico, nessuna paura. Nessun dubbio che non avremo realizzato i punti necessari alla vittoria. Tutti eravamo concentrati su Peyton, con estrema fiducia. E' questa fiducia che ci ha protati al Super Bowl.
E' forse finita l'era del coniglio bagnato, del perdente di lusso, del bello fine a se stesso. Quattro anni di frustrazioni e sconfitte, due di queste subite ad opera degli "odiati" rivali, sono in un attimo se non cancellate, almeno dimenticate. La famosa "Scimmia" è scesa dalla spalla.
Il match è vissuto, come al solito, sul suo confronto con Tom Brady ( 21 su 34 232 yards 1 td e un intercetto). L'eterno rivale, colui che si è "fatto da solo", interpretando la favola di cenerentola al maschile solo qualche anno fa. Il duello tra efficacia e talento ha avuto un finale diverso, meno consueto, e forse per questo più avvincente.
Questa volta il quarterback con tre anelli nella mano, è incapace di privare l'ingombrante rivale del suo primo accesso al Super Bowl. A Miami troverà un'altra difesa agguerrita, gli eredi dei "Monster of the Midway", ma ci sarà tempo e modo per pensare al dopo. La faccia, la gestualità indicano la voglia di festeggiare, di scrollarsi di dosso l'etichetta pesante di perdente di lusso. “Non cado nel tranello della scimmia o delle vendette, non mi gioco queste carte. Io solo so quanto duramente ho lavorato questa stagione. Io solo so quanto ho lavorato duramente questa settimana.”
Belichick passa accanto in fretta, non si ferma a raccogliere la stretta di mano. Basta una pacca sulla spalla. Non c'è stata l'erba o la neve ad aiutarlo. Il contorno, l'ambientazione non è quella consueta. Il turf non aiuta la "cattiveria" e la determinazione dei propri giocatori. “Abbiamo giocato le difese che ritengo siano migliori per la nostra squadra.” ha dichiarato l'head coach sconfitto “Questo è tutto quello che abbiamo fatto.”
Men che mai c'è stato l'aiuto del solito Vinatieri. Il Kicker gioca ora con una altra casacca, e calcia sempre maledettamente bene. Due su due nel primo tempo (3 su 3 alla fine), per rimanere ancora immacolato in questa post season, stabilendo il nuovo record per calci realizzati nei playoffs. I suoi field goal hanno mantenuto a galla la barca Colts, quando il mare faceva burrasca, nel momento in cui nessuno, se sano di mente, avrebbe ipotizzato la rimonta.
Sembrava ancora una volta la solita maledizione, quella che si abbatte su Indianapolis, e porta il nome New England Patriots.
L'inizio non è infatti dei migliori. I padroni di casa sono frenati, spauriti, quasi a disagio davanti al proprio pubblico. Manning si guarda attorno, con gli occhi di chi cerca conforto nei compagni. Il gioco funziona solo a sprazzi, e soprattutto non si concretizza. La ricerca della profondità è costante, ma i "big play" non arrivano. Addai (56 yards e un td) fallisce una presa di due centimetri, altrettanto fa Harrison (4 per 41 yards). Manca la pazienza. La frenesia di concludere, mostra evidente la paura di chi è incapace di gestire il proprio potenziale.
Molti gli errori. I tackle sbagliati in difesa permettono a Dillon (49 yards su corsa nella prima metà , per poi sparire nella ripresa) di correre bene la palla, entrando a passeggio in end zone. Gli special team garantiscono ottime posizioni di campo ( 10 yards in più rispetto ai Colts). Brady è il solito chirurgo. Coinvolge 5 ricevitori diversi, lancia senza commettere errori sfruttando benissimo il breve, mantenendo ritmo e possesso palla più degli avversari.
Al resto pensano la difesa, con un td di Asante Samuel su ritorno di intercetto, e la linea, che non si accontenta di proteggere il quarterback, o aprire varca al running game. Mangold ricopre anche un fumble in end zone, per segnare i primi stette punti dell'incontro.Due quarti down chiusi largamente spezzano il morale dei padroni di casa, che vedono scivolare via la partita, come e più di altre volte.
I primi 25 minuti di football vanno in archivio con un perentorio 21 a 3. Gli avvoltoi già volteggiano sul cadavere, le iene sono pronte allo sciacallaggio. Il tempo si chiude con l'unico buon drive della prima frazione per Manning, che, dopo l'errore, ritrova di colpo la fiducia, pur dovendosi ancora accontentare di un calcio, per mantenere a due segnature di distanza i compagni.
Al rientro in campo è un altra gara. Quattordici minuti bastano a svegliare chi sta appisolato. “Sono estremamente orgoglioso di come i ragazzi si sono battuti,” ha detto Dungy “Sono molto contento per Peyton. E' stato molto calmo, ci ha riportato sotto due o tre volte. La squadra ha sempre avuto una strada in salita per tutto l'anno”
Il terzo quarto è un monologo, un assolo di quelli che rimarrà nella storia del football. La rimonta si completa nello spazio di 11 minuti, con più di un punto ogni giro di orologio. Diciotto, considerando i 3 finali del secondo quarto, tanti ne recupera Indianapolis. Un record per il championship. Manning al suo massimo. Due drive da 76 yards ciascuno, con un mix perfetto di corse e passaggi (11 giochi sul terreno, e 9 per via aerea), sfiancano degli avversari esausti. Otto su 9 per 70 yards. Un td pass, uno su corsa, mentre la difesa costringe Brady a soli tre giochi, per ripartire da 0 a 0, o meglio da 21 pari, partita riaperta e "momentum" tutto per i padroni di casa.
Non c'è il tempo di rifiatare e farsi un caffè. Mentre sul divano cerco di pregustarmi ciò che verrà nell'ultimo periodo e accendo la macchina per l'infuso che deve mantenermi ben sveglio. Hobbs piazza un ritorno di calcio da 80 yards.
Servono due minuti e due passaggi (alternati a due corse improduttive) al numero 12 in maglia bianca per riportare avanti la propria formazione. Manca però la magia tipica dei finali dei "Patrioti", quella vissuta anche solo sette giorni or sono. Questo è sembrato più il sussulto disperato di una dinastia sconfitta, il colpo di coda di chi non vuole arrendersi, non lo spunto di una squadra vincente.
Ormai è un botta e risposta. Drive successivo e Saturady, per non essere da meno del collega di ruolo, recupera un fumble in end zone avversaria. Due segnature da uomini di linea, è la prima volta che avviene in un championship. Siamo ancora in parità , mancano 13 minuti.
Le due squadre vanno avanti speculari. Palla a New England, sempre in migliori posizioni di campo, tre punti. Palla ai Colts e stessa sorte. L'equilibrio si rompe a 3 minuti dal termine, quando i padroni di casa sono costretti ad un tre e fuori, dopo aver subito ancora un calcio del rookie Gostowski.
Sconforto e disperazione. Rabbia e voglia di riscatto. Predominano le ultime due, Sanders si tuffa e difende un passaggio cruciale su un terzo down, riconsegna la palla all'eroe della serata, con due minuti e 17 secondi sul cronometro deve percorre 80 yards. Undici e 14 sono per Wayne, 32 per Fletcher e siamo in raggio pareggio. Palla in pancia ad Addai per il resto dei giochi. I sette punti decisivi e sospirati arrivano su un terzo down e due yards. 38 a 34 è il finale salvato dall'intervento di Jackson.
Dopo quattro anni di delusioni consecutive Dungy approda all'atto conclusivo. Decisivi gli aggiustamenti nell'intervallo. La difesa ha sicuramente perso la sfida nelle trincee, con Brady quasi irraggiungibile per i "rushatori" dei Colts ( un solo sack), ma certamente il controllo del terreno è migliorato dopo i primi 30 minuti, in cui nessuno sembrava poter fermare i running back avversari.
La difesa, improvvisamente ritornata quella della regular season, ha di colpo alzato il tono del proprio gioco, così come l'attacco ha mantenuto maggiormente la pazienza, non cercando la profondità a tutti i costi.
Le formazioni aperte sono state un incubo per le secondarie avversarie, che si sono aperte come una mela, e nel mezzo hanno lasciato voragini in cui Clarck ( 6 ricezioni per 137 yards) ha fatto il bello e cattivo tempo. Manning ha completato 10 su 15 tra i numeri, per 173 yards, che rappresenta oltre il 50% del proprio guadagno per via aerea. Wayne ed Harrison, sempre raddoppiati, non sono risultati decisivi, ma hanno aperto spazio ai compagni.
Allargare la difesa è servito anche a Rhodes e Addai per trovare spazio. I due running back sono stati sfruttati solo il 40% delle volte, ma sono risultati comunque efficaci, correndo ad una media di quasi 5 a portata.
La rimonta consumata ai danni dei rivali più accesi, garantisce fiducia alla squadra che entra con i favori del pronostico nelle due settimane chiave della stagione. Mantenere alta la tensione sarà una nuova sfida. Manning ha spezzato l'incantesimo, ma perché la fiducia duri più di 15 giorni ha ancora un'altra missione. Con o senza l'aiuto Divino.