NFL Playoffs Insider

Peyton Manning, il giocatore più criticato quando si avventura ai playoffs, punta il dito verso il Superbowl.

Il trascorrere delle ore che ci avvicina ai Championship Game e ai nomi delle due finaliste che disputeranno il Superbowl XLI sta caricando d'adrenalina l'ambiente NFL, dove ogni squadra impegnata nel penultimo atto si sta divincolando tra proclami, promesse, voglia di rivalsa e artifizi di ogni genere, sia per provocare, sia per superare la meglio, e sul campo, l'avversario.
Di quest'ultima idea devono sicuramente essere i New England Patriots che si sono preparati al meglio durante la settimana rispettando il programma di allenamento e meeting imposto durante la stagione; fonti vicino alla squadra narrano infatti che, come ogni settimana, nella giornata di martedì Bill Bielechick e Tom Brady si siano chiusi in ufficio per decidere la strategia offensiva da adottare nel weekend; nulla di anomalo, quindi, se non fosse che nell'occasione specifica, a differenza delle altre volte, il fitto colloquio tra le due "menti" dei Patriots si sia protratto ben oltre ai sessanta minuti soliti, raggiungendo quasi le due ore abbondanti.
Intervistato in questi giorni il quarterback due volte MVP del Superbowl ha tranquillamente dichiarato che questa è una prassi che ha sempre adottato con il suo head coach, sin da quando nel "lontano" 2001 conquistò il posto da titolare ai danni di Drew Bledsoe : "Il martedì noi siamo soliti ritrovarci per un faccia a faccia in modo da studiare e scegliere i giochi da utilizzare la domenica, discutiamo sia di come è andata la partita precedente, sia di cosa ci aspettiamo da quella successiva."
In clima del tutto disteso però Brady si è lasciato andare, raccontando qualche cosa di più sul suo rapporto con Bielechick che dura da ormai da sette stagioni: "Mi chiedete che rapporto abbiamo? Ma, buono direi, forse anche ottimo, non ci sono stati mai contrasti. Di cosa parliamo? Be', quando si è sul lavoro si parla strettamente di football, fuori anche di altro, magari da parte sua ci scappa anche qualche consiglio. E comunque posso assicurarvi che parlare di football con Bielechick è interessantissimo, è davvero colto e preparato in materia, diciamo che molto di ciò che ho conquistato finora lo devo a lui." e poi ancora : "Sicuramente il suo lato positivo, quello che ti permette di sentirti a tuo agio quando ci lavori insieme, è che non è mai ne troppo euforico, ne troppo depresso per il risultato della partita precedente, è sempre controllato, difficilmente adotta stati d'animo eccessivi che possono mettere in difficoltà  la squadra; lui cerca di prepararci al meglio, e finora tra noi c'è stato comune accordo, abbiamo lottato tutti per ottenere una sola cosa: vincere! E in questi anni ci siamo riusciti direi."
Parole belle, parole sante, quelle pronunciate da un Brady in formato assolutamente insolito, mai così aperto verso la stampa, mai così sereno nel raccontare i retroscena di un rapporto importante, di un legame in cui tanto lui, quanto la squadra, hanno riposto sogni, speranze e illimitata fiducia. Destinatario di tutta quest'ammirazione altri non poteva essere che Bielechick, un head coach che pare proprio amato e rispettato da tutti i suoi ragazzi, e che intravedendo i Colts all'orizzonte non ha potuto esimersi dal ricordare i suoi inizi con la stessa franchigia a Baltimore. Nel 1975 l'attuale allenatore capo di New England ha difatti iniziato la sua carriera NFL alle dipendenze di coach Marchibroda come assistente difensivo, "studiando" football a 23 anni e per 25 $ alla settimana in uno stanzino del vecchio Memorial Stadium.
Abbandonato con la frase "Probabilmente ho imparato più sul gioco in quello stanzino che in tutti gli altri posti dove sono stato, era come essere ad un master per laureati in football." il tempo dei ricordi, Bielechick è tornato a pensare alla sfida di domenica, e dopo aver contraccambiato gli elogi ricevuti dal suo quarterback, si è detto pronto ad affrontare la sua ex squadra, confermando che per lui questa, è una partita come un'altra.
"Oh my god Bill", non ne siamo così sicuri ma ci fidiamo, se lo dici tu non può che essere altrimenti, anche se di contraltare in quel di Indy sono tutt'altro che tranquilli, anzi sembra sia partita la corsa per difendere Manning senior dalla precisa "question" posta dalla stampa americana in settimana: "Sarà  mai in grado questo uomo di vincere il Superbowl?"
L'indiziato la cui foto campeggiava tronfia a fianco della domanda per ora ha evitato di rispondere, mandando avanti un ufficio stampa creato in fretta e furia per l'occasione che annoverava tra i partecipanti Freeney, Clark e l'HC Tony Dungy.
Il primo a scendere "in campo" per prendere le difese dell'uomo squadra di Indianapolis è stato proprio Dwight Freeney che esordisce mettendo in dubbio le qualità  dei matchup NFL: "Sono molto simpatiche le statistiche che vengono estrapolate per fare un confronto tra due quarterback come Peyton e Brady. Tutto davvero bello, soprattutto per i media, i tifosi e il gioco di per se; per noi giocatori però l'unica cosa che conta è sapere tra poco andremo a giocare a football, e che li fuori ci sono due campioni che stanno solo aspettando di fare questo."; più coinciso invece il TE Dallas Clark che senza tanti giri di parole parla di ingiustizia, ricordando che il numero 18 ha un solo lavoro da fare e lo fa pure bene, risultando un professionista esemplare sempre tra i migliori nel suo ruolo.
Scocciato dalle ultime provocazioni dei cronisti anche Tony Dungy, che dapprima difende il suo ragazzo, "E' una stupidaggine, come si fa a ritenere vincente un quarterback solo se vince il Superbowl; voi parlate di vincenti chiamando in causa Joe Montana, Terry Bradshaw e Bart Starr, io vi rispondo che ho ammirato e considerato tali anche altri atleti del calibro di Dan Marino, Boomer Esiason e Dan Flouts, giocatori che non l'hanno vinto ma che nel tempo hanno scritto la storia di questo sport. Manning, Superbowl o non Superbowl, alla fine della sua carriera sarà  fra questi.", e poi il suo lavoro, "Dite che potevamo fare di più nella stagione regolare? A me sembra che abbiamo già  fatto molto, il fattore campo ce lo siamo conquistati allora, non in questi playoffs. Abbiamo costruito un gruppo eccezionale a cui manca solo l'approdo al Superbowl, noi vorremmo arrivare li quest'anno, ormai manca una partita."
La corsa playoffs dei Colts ha comunque finora poggiato su un fattore ben preciso, ovvero una difesa che dopo le ultime, pessime, prestazioni della regular season ha saputo riprendersi tornando ai livelli che l'ha contraddistinta in passato; il tutto è dimostrato soprattutto dai numeri, basta confrontare le 375 yards di corsa concesse a Jacksonville nella partita di inizio dicembre con le 127 subite nelle due partite fin qui disputate in post season. Secondo alcuni il "recupero" del reparto difensivo è dipeso principalmente dal ritorno di un unico giocatore, che risponde al nome e cognome di Bob Sanders, atleta che secondo il solito Freeney è fondamentale per i Colts: "Bob è eccezionale, quando giochi con otto uomini nel box è importante sapere che l'ottavo è in grado di giocare come un linebacker, lui non lo ammette ma quando non c'è si sente, e soprattutto si vede in quanto è davanti agli occhi di tutti."
Se Sanders è determinante per la difesa di Indianapolis, si può tranquillamente affermare che McAllister e Bush lo siano altrettanto nei Saints. La coppia di New Orleans ha disputato una splendida stagione, sfruttando al meglio gli spazi che Sean Payton ha saputo ritagliargli in ogni partita, tanto che lui li considera il valore aggiunto ai suoi giochi offensivi : "La chiave è avere una versatilità  di giochi a disposizione in modo da dare spazio ad entrambi. Ogni settimana magari uno dei due fa qualcosa di più e vorrebbe portare più palloni, ma poi ognuno capisce e si mette a disposizione della squadra; sono due ragazzi eccezionali."
Sulla stessa linea del suo head coach anche Drew Brees: "Anche se di solito è Deuce a portare la palla, i nostri schemi riescono a coinvolgere entrambi, e molte volte è proprio Reggie ad aprirsi per ricevere i miei passaggi. E' incredibile, quando è stato scelto molti pensavano che il suo arrivo coincidesse con l'accantonamento di McAllister, invece lui l'ha accolto a braccia aperte, dimostrando molta professionalità  e capendo che poteva essere importante, per la squadra, dividersi le portate. "
La coppia quindi per ora non scoppia, anzi ambedue i runningback non perdono occasione per mostrare reciproca ammirazione, e mentre Deuce McAllister si limita a ribadire che insieme sono pressoché imbattibili, il giovane Reggie Bush dimostra di nutrire vera e propria stima per il collega anziano, "E' stato fantastico fin dal primo giorno Deuce, mi ha preso sotto la sua ala protettiva e mi ha insegnato molte cose. Cosa? Su tutto quello di comportarmi e giocare come professionista. Non potrei pensare ad una persona migliore per insegnarmi."
A New Orleans le cose continuano a funzionare e anche il fullback Mike Karney prova a svelare qualche segreto nell'intervista settimanale che lo vede protagonista: "Il nostro segreto? Nessuno, semplicemente siamo una squadra in cui non esistono egoismi, ognuno gioca per il bene degli altri e del team, non per raggiungere scopi personali."; un clima assolutamente disteso che potrebbe regalare il primo Superbowl della storia alla squadra della Louisiana, evento che chiuderebbe il cerchio all'ennesima favola made in USA.
Stato d'animo molto simile anche quello che si respira nella Windy City, dove questa settimana la concentrazione è stata un po' accantonata per lasciare spazio al gossip e alla nomina del giocatore più sexy dei Bears, individuato nel punter Brad Maynard, che ha sorprendentemente sopravanzato i ben più accreditati Ogunleye, Urlacher e Hillenmayer. Tra i battuti oltre ai tre citati anche un delusissimo Rex Grossman, brutto colpo per uno che è conosciuto nella vita "overfield" di Chicago con il nickname "Rexy Sexy", ma notizia positiva per i Bears che potranno contare sulla sua massima concentrazione in vista del Championship game.
Parlando della partita contro i Saints il quarterback, che arriva dalla sua miglior prestazione nei playoffs con 282 yards e 1 touchdown lanciati, si è detto pronto per la partita, aggiungendo: "Essere arrivati a questo punto è sintomo che stiamo entrando nella storia di questa lega, abbiamo disputato un'ottima stagione e io non mi sento affatto inesperto, anzi, sinceramente se pensate a Roethlisberger notereste come anche lui l'anno scorso poteva vantare la stessa esperienza che ho io, ora, nei playoffs. Sul finire della stagione ho avuto un calo, è vero, ma ora non importa, in questo momento sia io quanto la squadra siamo concentrati per battere i Saints. "
Se comunque Grossmann dovesse nuovamente sbagliare partita a Chicago rimarrà  da giocare un'ultima carta, ovvero ritornare a puntare sulla difesa, la vera arma in più della squadra di Lowie Smith, un reparto che può contare su sei dei sette probowler dei Bears, sintomo di quanto sia fondamentale per "l'economia" degli stessi.
Entrambe le partite sembrano quindi vivere su un equilibrio serrato, che può essere solamente spostato dai classici episodi che si possono verificare in una partita secca, dentro-fuori; in USA c'è anche chi si è avventurato nell'analizzare tutti i vari accoppiamenti che potrebbero "nascere" dopo i Championship, dando per più probabile quello che vede contrapposti Colts e Saints; un finale sicuramente denso di sfaccettature e retroscena gustosi per tutti i media americani, in pieno stile "lieto fine" che tanto va di moda nel pianeta a stelle e striscie, che vedrebbe affrontarsi la squadra incompiuta in cerca d'autore, Indianapolis, contro l'ex cenerentola della lega, New Orleans.
Ormai manca poco, rimanete connessi e fra qualche ora sapremo tutto.

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