Chicago avanza al Championship

Rashied Davis esulta raggiante: ha appena posizionato i Bears in raggio da field goal.

Lovie Smith sa che non è ancora tempo di festeggiare sul serio a Chicago, perchè la strada verso l'obiettivo del Super Bowl prevede altri due passi prima di infilarsi dell'argenteria all'anulare. Tuttavia, il coach dei Bears è perfettamente conscio del fatto che la squadra si è tolta la classica scimmia dalla spalla scrivendo finalmente il numero 1 nella casellina delle vittorie ai divisional playoffs della Nfc, dopo due tentativi andati recentemente male, qualificandosi per il primo Championship della Nfc dal 1988.
Quindi, anche se la prossima sfida è dietro l'angolo, via alle celebrazioni.

Per superare l'ostacolo Seahawks sono servite tutte, ma proprio tutte le buone qualità  in possesso del team della Windy City: una difesa decisiva al momento giusto dopo una partita non straordinaria, un kicker dal sangue gelido e delle chiamate offensive intelligenti eseguite con grande preparazione, necessarie per cancellare degli errori che ad un certo punto parevano far navigare l'inerzia della contesa ora da una parte, ora dall'altra.

Gli eroi di giornata si chiamano Robbie Gould e Lance Briggs, il primo uno specialista capace di infilare il calcio decisivo dopo 32 field goals su 36 (tra i quali i primi 24 consecutivamente) in stagione, il secondo un linebacker tra i migliori in circolazione in attesa di negoziare un nuovo contratto, fondamentale per stoppare un azzardato quarto tentativo alla mano deciso da Mike Holmgren e complessivamente migliore in campo di una difesa caratterizzata dalla prova inconsuetamente sotto tono di Brian Urlacher.

Tutti gli occhi erano comunque puntati su Rex Grossman, così bravo e paziente a far ricominciare una carriera devastata in principio dagli infortuni ma così immaturo per giocare con la costanza necessaria a questi livelli, nonché bersagliato dalle critiche dopo il finale di regular season contro Green Bay terminato con un rating pari a zero: il quarterback da Florida ha mostrato per l'occasione il lato migliore di sé, quello che tende a non forzare, quello non esitante, quello capace di confezionare un big play all'improvviso con un bel lancio in profondità  come già  aveva fatto intendere di saper fare all'inizio del presente campionato, quello che non perde la testa di fronte ad una decisione da prendere in tutta fretta.

Alla fine per lui sono arrivate 282 yards con 21/38, una meta ed un intercetto, e la giocata che ha sostanzialmente deciso il risultato a favore della sua squadra, quella conversione di un critico 3° e 10 in overtime con la quale ha trovato le pronte mani di Rashied Davis, permettendo qualche istante più tardi a Gould di scagliare la conclusione di 49 yards che ha iniziato una festa senza fine sia in campo che sugli spalti.

Certo, qualche errore di misura è stato fatto, Grossman non è stato sempre preciso quando si tratta di puro tocco specialmente sul corto raggio ed è pur sempre arrivato un intercetto, sebbene la responsabilità  di questo vada equamente distribuita tra lui e Muhsin Muhammad, senza dimenticare quell'evitabile fumble provocato da un Julian Peterson sfuggito alla muraglia offensiva dei Bears, ma la prova complessiva del regista è stata esattamente quella che ci si attendeva da lui, una prova di sostanza e carattere con errori tenuti al minimo indispensabile.
"Ho imparato a conoscere Rex più approfonditamente" ha raccontato Lovie Smith nel dopogara, "ed ho capito che sa come reagire alle sue brutte prestazioni dandomene una dimostrazione proprio oggi. In un paio di partite ha giocato male ed ha dovuto gestire la pressione che ne è seguita, ma lui l'ha gestita molto bene come tutti i suoi compagni. E' il nostro quarterback.".

Matt Hasselbeck, dal canto suo, ha avuto statistiche molto simili al collega di Chicago completando il 55% dei suoi passaggi segnando una meta e subendo un intercetto, tra l'altro restituendo il possesso ai Bears a sua volta dopo che gli stessi Orsi lo avevano perduto a causa di Pete Hunter, ma con uno yardaggio arrivato a toccare quota 195 yards data l'assenza di giochi a lunga gittata e l'approccio conservativo voluto da coach Holmgren, il quale aveva preferito stabilizzare quel gioco di corsa mai esistito nella partita che le stesse squadre disputarono in regular season per l'assenza di Shaun Alexander, paziente e bravo come suo solito nel trovare gli spazi concessi dalla difesa avversaria.

L'Mvp del 2005 è stato motivo di affanno e difficoltà  per Urlacher e compagni per quasi tutta la partita, colpendo ogni varco centrale e rispondendo solidamente al tentativo di primo placcaggio, portando a casa costantemente guadagni medi attestatisi sulle 4 yards di media, concludendo con 108 totali, di gran lunga la migliore prestazione offensiva di giornata dei Seattle Seahawks, oltre a due segnature fondamentali per rientrare in gara nel primo caso e per acciuffare un disperato vantaggio nel secondo, in uno di quei momenti dove l'illusione di potercela fare era diventata qualcosa di più.

Ma ciò che la difesa dei Bears ha concesso, la difesa dei Bears ha poi tolto, eseguendo tutte le giocate necessarie a vincere la partita proprio nel momento di maggior bisogno: il quarto periodo.

Nel momento decisivo, quando Seattle si è trovata ad affrontare un apparentemente facile 3° e 1 potendo contare sulle gambe di uno dei migliori running back esistenti, è arrivato il primo stop decisivo, replicato uno snap più tardi dal placcaggio di Briggs ai danni di Alexander per una perdita di terreno; quindi, con i Seahawks pericolosamente vicini all'ampio raggio-field goal del potente Josh Brown, è arrivato l'importante sack di Tank Johnson a forzare l'overtime. Quale ciliegina sulla torta, con gli ospiti destinati dal coin toss a giocarsi il primo possesso, Israel Idonije ha costretto Ryan Plackemeier ad un punt di 18 yards ed una conseguente posizione di partenza privilegiata per il drive decisivo. E l'ennesima minaccia è andata sventata con successo.

Per Seattle è un'uscita di scena amara, ma a testa decisamente alta considerata la situazione di salute generale della squadra; Darrell Jackson ha stretto i denti ed ha giocato con un doloroso problema all'alluce chiudendo con 4 ricezioni per 49 yards ed un paio di primi downs, mentre le secondarie hanno fatto il possibile per non soccombere davanti a delle importanti assenze ed ai continui lanci in direzione del rookie Kelly Jennings, lampante punto debole dell'intero reparto dietro che ha concesso davvero tanto.

Più che buono, inoltre, il lavoro di contenimento delle corse di Jones (comunque autore di 2 TD) e Benson, i cui rispettivi guadagni sono stati tenuti al di sotto delle medie abituali grazie all'incessante lavoro di lettura e placcaggio dei vari Leroy Hill, Lofa Tatupu e Rocky Bernard, tutti autori di una gara tra le più positive di questa stagione, una stagione partita con l'obiettivo di tornare al Super Bowl per vincerlo ma complicata dagli infortuni di Alexander e di Hasselbeck, nonostante i quali il team di Mike Holmgren ha comunque raggiunto le migliori otto squadre rimaste a giocarsi tutto.

Il New Soldier Field è dunque pronto ad ospitare il primo Championship dalla sua ristrutturazione, un evento che da queste parti manca da 15 anni: gli avversari di turno saranno i sorprendenti New Orleans Saints di Sean Payton, colui che li ha trasformati e rivoltati come un calzino partendo da una squadra che aveva vinto 3 partite solo un anno fa.

Ma se bene abbiamo inteso, l'intenzione di Urlacher e compagni è quella di far terminare il miracolo tra sei giorni esatti"

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