Peyton Manning cambia un gioco sulla linea di scrimmage. Ma il risultato non cambierà . Colts al Championship AFC
Un po' dovunque, anche all'agenzia Match Point di Prato dove il vostro ha lasciato un bel po' di euro, i Ravens godevano dei favori del pronostico. Merito di una difesa che in stagione era stata la migliore in ogni aspetto, statistico e non, e demerito di un'altra difesa, quella dei Colts, che non avrebbe fermato neanche un certo Davide Accarino.
Gli ingredienti per una super sfida c'erano tutti. Il problema è che tutta l'attesa per una partita vibrante è rimasto nelle tastiere dei poveri commentatori pre-partita. C'è stata certo una partita, maschia, densa di quell'atmosfera che caratterizza, ad oggi, solo il football, ma sostanzialmente una partita bruttina, con neanche un touchdown, con ben 7 field goals e solo tre viaggi nella red zone avversaria.
Hanno vinto i Colts meritatamente però. Quanto per capacità loro e quanto per incapacità dei Ravens a produrre più di due singoli drives vincenti resta da essere stabilito ma nel frattempo Manning e compagni arrivano ad un Championship che potrebbe portare il quarterback a giocare, se vinto, il primo SuperBowl della carriera.
Pronti via ed in un boato assordante al primo possesso i Ravens vanno three-and-out facendo intuire che sarà un pomeriggio lungo soprattutto se il running game non riuscirà a concedere a McNair un po' di quei 3-4 secondi per lanciare.
I difensori dei Colts, infatti, nonostante riusciranno ad arrivare al quarterback di Baltimore solo due volte, rischiano seriamente di mettere in difficoltà l'attacco dei Ravens portando pressione a McNair da più fronti ( 5 hurries finali ) nonostante Jonathan Odgen riuscirà a tenere il box score del diretto avversario, l'end Freeney, immacolato ( fatta eccezione per un solo hurry ).
Al primo attacco Colts si capisce subito che la difesa dei Ravens ha paura della deep ball: i cornerbacks concedono un cuscinetto di 6-7 yards ai rispettivi ricevitori, non giocano sulla linea di scrimmage e Wayne ne approfitta per ricevere il primo dei cinque passaggi del giorno e convertire un terzo down importante.
Il piano partita dei Ravens, in difesa, prevedeva di mettere pressione su Manning, portarlo fuori dalla sua comfort zone, allineando sette difensori sulla linea ma mandandone fuori solo quattro e mixando i blitzes contando sul fatto di poter contenere il running game di Indianapolis con i 7 uomini davanti.
Forse Dungy e Tom Moore non aspettavano altro: Addai e Rhodes hanno portato palla per 32 volte e, anche se il guadagno medio non è stato eccelso ( 2.9 yards ), le portate sono servite per tenere impegnata la difesa di Baltimore e per tenere vivi alcuni drives che altrimenti non avrebbero potuto esserlo.
Con una buonissima protezione garantita dalla linea offensiva e con lo spazio concesso ai ricevitori dalla secondaria dei Ravens Manning ha potuto operare con relativa tranquillità , riconoscendo l'origine di alcuni blitzes che Rex Ryan aveva preparato nell'occasione.
Vanno comunque qui ricordate le difficoltà storiche della difesa dei Ravens ad arrivare al quarterback dei Colts visto che nelle ultime due partite giocate gli uomini di Baltimora non erano riusciti ad atterrare Manning.
Offensivamente Brian Billick ha scelto un gioco equilibrato, forse anche un po' troppo conservativo ma non avrebbe mai immaginato di trovarsi di fronte una difesa così preparata e veloce sul pallone come quella dei Colts. Lontanissima parente di quella che aveva chiuso la regular season come peggiore NFL.
Il problema è che questo equilibrio ha finito per condizionare tutto l'attacco e, nonostante alcune sporadiche corse di Lewis, il running game di Baltimore non ha mai dato l'impressione di imporre il proprio gioco, la propria fisicità lasciando così il compito di mettere punti sul tabellone al passing game.
Conseguenza di ciò sono state anche le tante (11) situazioni di terzo down nelle quali McNair si è trovato riuscendo a convertirne solamente due. Troppo poco per pensare di tenere l'attacco dei Colts per lungo tempo sulla sideline.
A compromettere il tutto ci sono poi state le 4 palle perse ( 2 intercetti e 2 fumbles persi ) da parte dell'attacco dei Ravens che si sono tramutate in punti per i Colts ( dai due intercetti sono venuti due dei cinque field goals di Indianapolis ) e in mancate opportunità per Baltimora che deve recriminare sulla mancate opportunità ( altri due intercetti di Manning che non sono stati sfruttati appieno ) e sulla propria incapacità di arrivare nella red zone avversaria ( solo un viaggio ) e mettere un proprio giocatore con il pallone in mano in end zone.
Indianapolis ha giocato una partita sostanziosa ottimizzando la seconda modesta prestazione del proprio quarterback in questi playoffs ma mostrando una tenuta difensiva che lascia esterrefatti per come si era manifestata durante la regular season e che ha permesso a Manning di subire il primo sack della partita solamente nell'ultimo quarto.
E' stata una partita di playoffs come non se vedevano da un po' di tempo, dal 1979 precisamente, e solamente altre quattro volte nella storia NFL è, appunto, successo che un incontro di post season si chiudesse con neanche un touchdown, evento che nella carriera di Manning era successo solamente un'altra unica volta con i Colts, anche allora, vincenti.
A fine partita Tony Dungy ha parlato di "Buc Ball" volendo caratterizzare la vittoria della sua squadra ma servirà molto di più dell'approccio difensivo che la squadra dei Buccaneers ha nel suo DNA per vincere quel dannato Championship che Manning rincorre dall'inizio della sua carriera.