Larry Johnson, contenuto nel wildcard ad Indianapolis
Gennaio significa playoff time per la National football league. E' il mese decisivo, con incontri dove pressione ed intensità raggiungono livelli ben superiori alla regular season. Peyton Manning, con una storia di insuccessi alle spalle, conosce perfettamente il refraind. Abituato ad entrare in scena la seconda domenica, il giocatore deve gestire una situazione anomala. All' RCA Dome, di fronte i Kansas City Chiefs, deve scaldare i motori già dal primo turno, per scrollarsi di dosso l'etichetta ingombrante di coniglio bagnato.
Cinque le partecipazioni consecutive alla post season per la squadra che fa gli onori di casa, la striscia attuale più lunga. Ma non sono state sempre rose e fiori, causa la cronica incapacità del quartertback a risolvere le partite cruciali.
Tutti prevedono una gara tra il gioco di corsa di Herman Edwrads e la difesa sul terreno di Dungy, e l'inizio rispetta le previsioni. Palla in pancia a Larry Johnson e pedalare, è l'ordine dalla sideline dei Chiefs, con poca fantasia ed eccessiva prudenza. Il gioco in profondità : semplicemente ignorato. Play action, e cosa sono?
La strategia conservativa dei Chiefs non sorprende nessuno e l'accoglienza per il secondo miglior back della lega, è stata ad hoc. La velocità della difesa ha fatto la differenza. Costantemente anticipato nel backfield il giocatore, ha spesso perso terreno, non riuscendo ma a girare l'angolo, imbrigliato da un reparto che in stagione regolare aveva concesso 173 yards di media, ultimo nella lega. "Se non riesci a fare ciò che esegui meglio, non puoi pensare che non te le suonino" ha ammesso l'ex stella di Penn State "E ce le hanno proprio suonate".
Otto uomini nel box, e il rientro di Bob Sanders sono gli ingredienti della ricetta vincente. Tre i record di franchigia stabiliti per un incontro di post season. Meno yards totali concesse, 126, meno yards per snap, 2.8 e meno rushing yards, 48. Per Cato June e colleghi è un gioco da ragazzi zittire avversari e maldicenze "Ogni volta che toccava la palla" riferendosi a Johnson "Aveva almeno otto o nove uomini intorno. Quando arrivi con così tanto personale vicino ad un avversario" bene penso che neanche se fosse stato King Kong avrebbe potuto correrci in faccia". McFarland e soprattutto Freeney e hanno dominato la linea, impedendo ogni sviluppo del gioco. Togliersi la scimmia dalla spalla è stato una soddisfazione particolare per il difensive end "Tutti ci hanno detto che abbiamo la peggior difesa della lega, ora Noi possiamo dire: abbiamo la miglior difesa contro le corse di tutti i playoff",
L'equazione produce un risultato scontato. Nessun primo down conquistato nei trenta minuti iniziali, contro i 15 dei Colts. Ci vogliono oltre 40 minuti per vedere in campo l'attacco guidato da Green per più di tre giochi consecutivi, con una serie di sette "tre e fuori". Il giocatore più impegnato è il numero 2, quello deputato ad allontanare il pallone. La calza della Befana, con dentro due palloni recuperati in difesa, non viene sfruttata a dovere. Impossibile pensare di uscire senza le ossa rotte, se non raccogli due regali, uno offerto a sole 9 yards dalla segnatura, e concretizzato con un "quasi" field goal che si stampa sul palo.
Indianapolis non ha bisogno di numeri stellari per marciare bene. Non c'è urgenza di colpire in profondità con i classici big play. Dallas Clark è il giocatore più utilizzato, con nove ricezioni complessive e 103 yards, muove con continuità la catena. Prendere ciò che una difesa poco aggressiva concede, è stato il segreto della squadra vincitrice della AFC South. "La difesa che hanno giocato i Chiefs" ha detto l'ex MVP della lega "Non ci ha concesso big play. Non hanno mai difeso in singola copertura sui nostri ricevitori, colpire con play action non era possibile. Ma i nostri running back hanno fatto un ottimo lavoro nel ricevere fuori dal backfield". "In attacco non abbiamo giocato bene, ma la nostra difesa ha provveduto a non farci pagare cara i turnover".
Nessun bisogno di un Manning stellare. Il qurterback è apparso poco in sintonia con i suoi target, fuori timing e cadendo in malintesi banali. Il re si è scoperto "nudo", ma nonostante i due errori, ha mixato bene corse e passaggi, convertendo il 50% di terzi down. I suoi numeri non saranno straordinari, almeno non per il miglior passatore della lega, ma 268 yards, una segnatura, conditi da tre intercetti sono stati più che sufficienti. La difesa e un solido gioco di corsa, con Addai oltre le 100 yards, è stato tutto quello che è servito, almeno contro questo attacco, con ricevitori assenti, running game che non funziona e coaching staff dalle idee confuse. La formula è ben collaudata, fermare le corse e progredire sul terreno. Nei playoff funziona sempre, o quasi.
Kansas City è sopravvissuta solo grazie ad una improvvisa allergia da end zone di Harrison and co.. Due possessi all'interno delle ultime 20 yards avversarie sono convertiti con soli sei punti, cui se ne aggiungono altri tre, per il 9-0 con cui si va al riposo. La felicità ha il volto di Adam Vinatieri, che allunga la propria striscia perfetta in questo Dome, ma il colpo del KO viene clamorosamente mancato.
Il thè negli spogliatoi non schiarisce le idee alle due formazioni. La partita rimane mediocre anche nella ripresa. Manning lancia il suo terzo ed ultimo intercetto della serata, rinnovando le maldicenze sul proprio conto, ma Kansas City, dopo i ringraziamenti d'obbligo, dimostra che se errare è umano, perseverare è diabolico, non capitalizzando per la terza volta consecutiva.
Bisogna, dunque,aspettare 11 minuti nel terzo quarto per vedere il primo touchdown dell'incontro. Sale in cattedra Addai, che corre 5 volte, riceve due palloni, e conclude con una portata da 6 yards diritto nel cuore della end zone avversaria. La segnatura ha l'effetto di uno schiaffo, la partita si accendendo, abbiamo un match.
I Chiefs, spalle al muro, reagiscono e nel possesso successivo si riportano a soli sette punti di svantaggio. Green chiude un drive da otto giochi, con un completo per Gonzalez, convertito da due nel gioco successivo. L'illusione dura lo spazio di un attimo, perché questa rimarrà l'unica fiammata di un incontro anonimo. "Non abbiamo avuto alcun ritmo in attacco" ha confermato Edwards. "La difesa ci ha tenuto a galla per molto tempo, ma alla fine la fatica è stata pagata". Certo è che l'approccio alla gara non è stato dei migliori, molti dei giocatori in campo sembravano già con la testa in vacanza, quasi sorpresi di trovarsi ai playoffs.
Indianapolis ha ormai preso il proprio ritmo. Manning completa, le corse nel mezzo funzionano, Wayne concretizza dopo 71 yards. La partita è all'epilogo, ancor più dopo il recupero successivo del pallone, grazie ad un intercetto di Sanders. Un fumble del punter Hunter Smith complica le cose, ma non cambia il destino di un match, su cui già passano i titoli di coda.
Alla fine sarà 23 a 8 per i Colts, capaci di portare a casa un incontro, pur senza sfruttare le migliori armi a propria disposizioni. Mai spumeggianti, il successo è frutto di difesa e volontà , sicuramente un segnale incoraggiante, in attesa di ritrovare anche la propria identità .
La nona vittoria casalinga nei playoffs porta un premio produzione: viaggio premio sulla costa est, direzione Baltimora, dove non basteranno corse e difesa, e il due volte MVP dovrà giocare come solo Lui sa fare. "E' una sfida. Giocare contro i Ravens è dura. Andare a Baltimora sarà ancor più dura. E' uno dei posti più difficile per giocare, e saranno riposati".