Romo commette l'errore che condanna i Cowboys all'eliminazione.
La natura di uno sport come il football americano è unica, come uniche sono le emozioni che una partita pazza può dare allo spettatore, sia questi un navigato esperto in materia od un novello che intraprende i suoi primi viaggi dentro di esso. In questo campo non bisogna mai dare nulla per scontato, talvolta le cose vengono eseguite come devono, altre volte imprese semi-impossibili si concretizzano, altra volte ancora è la mancata esecuzione delle cose più semplici e basilari che di punto in bianco fa mancare la terra sotto i piedi ad una squadra e d'un tratto, la settimana dopo, ci si ritrova a dover pensare alla stagione che verrà .
E dopo l'amarissima conclusione della wild card di Seattle, i Cowboys si ritrovano esemplari vittime illustri del concetto sopra esposto.
In una contesa tutto sommato normale per tre quarti ed improvvisamente impazzita come una scheggia nella frazione finale del suo svolgimento, Dallas e Seattle si sono date battaglia costruendo una catena di eventi imprevedibile fino a poco prima quando i padroni di casa, arrivati anche ad un millimetro dal baratro che ne avrebbe terminato inesorabilmente l'annata, lasciando che fosse uno snap sfuggito dalle mani di Tony Romo a prendere la decisione finale e mettere quindi d'accordo tutti.
Con i Cowboys sotto solamente di un punto e con una posizione di campo che dettava un field goal dalle 19 yards, vale a dire qualche centimetro in meno di un normale extra-point, il quarterback/holder si è fatto scivolare il pallone nel gesto di posizionamento per l'accorrente Martin Gramatica senza riuscire a rimediare al disastro commesso, nonostante un coraggioso tentativo di fuga verso la meta fermato a due yards dall'arrivo del provvidenziale Jonathan Babineaux.
Ed a proposito di centimetri e di difesa, non è tutto qui: se pare pazza la conclusione appena descritta, quale altro aggettivo dovremmo estrapolare per la ricezione di Jason Witten, riveduta dagli arbitri, che pareva aver chiuso il down ad una yarda e mezza dalla endzone con un minuto ed una manciata di secondi da giocare e con i Seahawks senza timeout? Ed a risultato acquisito, come andrebbe descritto il tackle di Lofa Tatupu sul forte tight end avversario?
L'errore di Romo (17/29, 189 yards, TD) non è cosa che si dimentica in due minuti, l'abbiamo visto dalla triste sconsolatezza del giocatore a fine gara, c'è solo da sperare che il ragazzo abbia un carattere abbastanza forte per metterselo presto alle spalle: da come ha giocato ieri sera potremmo anche dire sostenere di sì.
Prima dell'episodio, infatti, quello che ricordiamo essere un quarterback non al primo anno ma comunque esordiente da titolare su un campo occupato da professionisti si era comportato in modo egregio, facendo dimenticare le ultime due uscite di regular season e tornando ad essere quello di un mesetto e mezzo fa, bravo nel coinvolgere compagni che parevano dimenticati e deciso nelle scelte da fare anche quando la situazione richiedeva di improvvisare un po'.
Proprio con questi presupposti i Cowboys erano riusciti ad andare in vantaggio poco prima dell'intervallo rompendo un equilibrio perdurante, accentuato dallo scambio continuo di favori (in negativo) che le due squadre continuavano a farsi, vale a dire un fumble perso da Witten in una presa poco sicura e con il primo di due intercetti di Matt Hasselbeck (18/36, 240 yards,2 TD, 2 INT); per l'occasione Romo aveva convertito un 4° e 2 con un lancio di 25 yards, quindi aveva pescato una traccia interna di Patrick Crayton sul filo della linea di meta, attraversata dal ricevitore con un ulteriore sforzo di volontà per il 10-3 che concludeva il primo tempo.
La risposta di Hasselbeck, che ha giocato una partita di sostanza e tanto, tanto carattere, non si era fatta attendere a lungo e con la complicità di Jerramy Stevens (77 yards, 2 TD), autore del TD del contro-sorpasso, e di un Shaun Alexander molto limitato nei guadagni (2,8 yards a portata) ma bravo a chiudere un paio di quarti downs, la situazione pareva essere tornata a favore dei padroni di casa: giusto il tempo di rimettere il pallone in gioco, però, e l'inerzia passava nuovamente di mano grazie al ritorno di kickoff più lungo della storia dei Cowboys in una partita di playoffs, 93 yards, a cura del wide receiver Miles Austin, altro giocatore mai scelto e preso da Jerry Jones come rookie free agent.
Con la gara ormai in tasca nonostante un tempo di possesso offensivo inferiore, grazie anche al secondo field goal di serata di Gramatica, la difesa texana aveva ulteriormente ridotto le speranze avversarie quando aveva trasformato un primo e goal in una perdita nettissima di yards con il decisivo intervento di DeMarcus Ware su Alexander, per poi finire il lavoro sulla terza chiamata alla mano in situazione di quarto down da parte di Mike Holmgren forzando un incompleto che pareva davvero chiudere ogni discorso: ma ancora una volta, nel giro di pochi secondi, lo stato delle cose stava per cambiare nuovamente nel modo più rocambolesco possibile"
Per prevedere infatti che un uomo con 136 partite di regular season alle spalle e 7 fumbles commessi di cui l'ultimo tre anni orsono potesse perdere una palla in quella situazione servirebbero delle doti paranormali, ma al di là di questo il destino ha voluto che Terry Glenn, uno degli uomini più sicuri a cui recapitare un pallone da football, perdesse il possesso dopo il contatto con il difensore facendo schizzare l'ovale in piena area di meta, dove dopo aver risolto l'accozzaglia di mute blu accorse per trasformare quel pallone in qualcosa di sostanzioso, gli arbitri avevano decretato una safety, andata a restituire nuove possibilità offensive ed altre speranze di rientrare concretizzatesi poco dopo, quando un drive caratterizzato da due ricezioni decisive del bravissimo Bobby Engram (4 rec, 88 yards) si è trasformato in un improbabile vantaggio, procurato ancora dalle mani di uno Stevens inutilmente rincorso dal linebacker Bradie James, lo stesso che aveva provato a rallentarlo senza successo sulla linea di scrimmage.
E qui si ritorna all'episodio chiave della partita.
"So quanto duramente abbia lavorato ogni singola persona per arrivare fino a qui" ha detto lo sconsolato Romo "la squadra si è messa nella giusta posizione per vincere la partita con il contributo di tutti, ed il fatto che un mio errore ci abbia rispediti a casa è davvero duro da mandare giù. La responsabilità di quello sbaglio è tutta mia. Sono costato a Dallas una vittoria nei playoffs, e questa cosa credo resterà con me per un po' di tempo."
Avessero vinto, i Cowboys avrebbero ottenuto il primo successo in una gara di postseason dal 1996 e Parcells avrebbe fatto altrettanto per la prima volta dal 1998: per come la difesa ha interpretato la partita e per come l'attacco è stato capace di produrre senza l'apporto di Terrell Owens, 2 ricezioni per 26 yards, questo successo sarebbe davvero stato meritato.
Per i Seahawks la vittoria pesa invece come un macigno, soprattutto per la volontà dimostrata (lasciando momentaneamente da parte l'errore chiave di Romo) di voler rientrare in partita a tutti i costi, nonostante gli eventi contrari alla squadra di coach Holmgren.
Da sottolineare infatti c'è una prova più che convincente di una difesa plagiata dagli infortuni, che in taluni casi ha schierato come nickel back il corner Pete Hunter, ex Dallas, firmato lo scorso 2 gennaio per riempire i vuoti lasciati da Kelly Herndon e Jimmy Williams, ambedue fuori per la stagione, costringendo Holmgren all'utilizzo fisso del rookie da Miami Kelly Jennings data l'ulteriore assenza di Marcus Trufant. Gli allineamenti difensivi d'emergenza hanno addirittura visto un inconsueto arretramento del linebacker centrale, visto in occasioni saltuarie anche sulla linea delle safety.
Gli infortuni sono stati parte integrante anche del reparto offensivo, dove oltre l'assenza di Darrell Jackson sono da evidenziare un riacutizzarsi di un vecchio problema all'anca per DJ Hackett ed un persistente problema alla caviglia per Nate Burleson, le cui apparizioni in campo sono state limitate.
Il prossimo impegno dei Seahawks si conoscerà dopo l'esito della sfida di questa sera tra Philadelphia e New York Giants, che deciderà se Seattle dovrà viaggiare verso New Orleans oppure trasferirsi a Chicago.