Jim Mora, vittima numero uno del flop Atlanta.
Sei squadre per conference vanno ai playoffs, dieci restano fuori; alcune si stanno facendo un lifting per stupire il prossimo anno, altre sono malate croniche e sorprendono, in peggio, ogni stagione da qualche tempo a questa parte, altre hanno sbagliato più del dovuto, alcune all'ultimo secondo di una stagione che, per un momento, li ha visti a un passo dalla meta.
Premio Dorando Pietri 2006 ai Denver Broncos, dei quali secca parlare ora dopo il caso Williams, anche perché in Colorado il mancato accesso ai playoffs è passato in secondo piano, almeno per un po'. Denver non avrebbe molto da recriminare in realtà , ha lottato un'intera stagione con una O-line non più all'altezza dei bei tempi andati, ha avuto conferma che Jake Plummer non è l'uomo giusto ma anche che Champ Bailey può essere fatto santo immediatamente, ma non basta. Vero, uno guarda alla NFC e ha voglia di dare una testata al muro, uno guarda alla gara di domenica, persa in overtime grazie a un kick off assassino dei San Francisco 49ers, e il muro lo abbatte, ma il vero rammarico è quello di aver perso una stagione che era stata recuperata dopo una flessione pericolosa tra novembre e dicembre. E' il momento in cui va in campo Jay Cutler, rookie da Vanderbilt che fa ben sperare ed è la dimostrazione che, con Plummer, non sarebbe finita diversamente. Poi il recupero, il 9-6 a una partita dalla fine e il suicidio. Ma il futuro è pronto, non in tutti i reparti forse, ma almeno non ci saranno più serpenti nel backfield a infastidire i palati fini del Mile High che vorrebbero un John Elway nuovo a ogni natale.
Cincinnati di suicidi sportivi se ne intende parecchio, ed anche se non aspettano proprio l'ultima giornata per conquistare a tutti i costi la prima pagina del giornale il giorno dopo, ne colleziona quattro o cinque che sono davvero splendidi gioielli dell'autolesionismo più grottesco. Sia chiaro, con Carson Palmer, Rudi e Chad Johnson, T.J. Houshmandzadeh eccetera, l'attacco forte te lo tieni anche il prossimo anno. Un'occhiata alla difesa, magari anche più di una, e qualcosa di buono salta fuori per forza. A volte basta meno di quello che sembri.
La partenza dei Bengals è stata strepitosa, poi una serie tremenda di alti e bassi, con una difesa capace di regalare la prima vittoria stagionale a Tampa Bay, all'ultimo lancio nell'ultima azione della gara; o la strepitosa rimonta concessa ai San Diego Chargers, dal 21-0 del primo quarto al 28-7 del secondo, dal 38-28 del terzo al 41-49 finale.
La ripresa e di nuovo il crollo finale, con una difesa allo sbando e un kicker, Shayne Graham, che scivola a Denver prima dell'extra point del pareggio lanciando i Broncos a un passo dal sogno (e subito raggiunti nel baratro dell'infame destino), e che spedisce fuori da 39 la vittoria contro gli Steelers alla 17: otto secondi alla fine e beffa nei supplementari.
Gli Steelers. Proprio loro, i campioni del mondo, che grazie a Graham raggiungono un 8-8 che sembrava ormai troppo lontano il 26 novembre. Poi quattro vittorie in cinque gare, un finale simile a quello del 2005, un sogno appena accarezzato e l'impatto con la realtà . L'ingresso nella valle di lacrime, giusto per citare l'amico veterano del Vietnam del Grande Lebowski in quel piccolo gioiello cinematografico dei fratelli Coen, fa meno male se è preventivata da un po', ma brucia ugualmente se hai l'anello al dito, se sei il campione in carica, quello che tutti aspettano di vedere difendere la corona più importante. Bill Cowher non ha avuto il solito impatto sulla squadra, è mancato un po' di mordente, quasi come se il tanto agognato Super Bowl eXtra Large (XL, il 40°) sia stato sufficiente a placare i bollenti spiriti del coach dalla corazza di amianto. I problemi a Big Ben Roethlisberger, una difesa che ha impiegato più del dovuto a ritrovarsi, un Willie Parker a cui è mancata qualche yards di troppo in alcune gare, un'assenza di continuità che, alla fine, è stata pagata forse più del dovuto.
E' mancato The Bus, per carità , ma nessuno è eterno e il problema non è lì, non solo lì, soprattutto non lì. Se Roethlisberger deciderà di andare in moto allacciando il casco si presenterà molto più in forma il prossimo anno, senza appendicite da levare e, con un po' di fortuna, con qualche commozione cerebrale in meno. Del resto lo stesso Speedy Willie il prossimo anno potrebbe arrivare a quella maturità che lo renderebbe un osso molto duro per chiunque. Intanto si mastica amaro, come da queste parti non si pensava e non si voleva credere. Ma è l'anno da campioni in carica, non sempre fortunato di recente" ci si può appellare anche alla cabala ogni tanto, lo fanno in tanti.
In Italia il problema è dove d'ora in avanti i lavoratori dipendenti decideranno di versare il proprio TFR, in America, invece, qualcuno si chiederà se e quando ritirerà il proprio Jim Mora jr, ammesso che siano previste buone uscite in questo genere di flop. No Mora, da no more, recitava il sito dei Falcons meno di ventiquattro ore dopo la sconfitta di Philadelphia, la nova in stagione. Il gioco del simpatico coach dei Falcons, da tre anni farneticante di una West Coast Offense mai vista, prima, di un pocket passing poi e di una Run 'n' Shot oggi, è stato "ucciso" (sempre sportivamente per carità , non si dia peso a certe metafore) da un gruppo di assistenti non all'altezza, subendo il colpo di grazia dai troppi drops dei receivers mentre le uniche soluzioni davvero concrete rimanevano le corse del gruppo di supporto al backfield, Michael Vick e Warrick Dunn. Atletismo tantissimo, fisicità molta, game plan scarso.
La difesa? Un lontano ricordo; l'ultima volta che ha funzionato, quasi perfetta sulle corse, i falchi volarono fino al Championship di NFC.
Fanno compagnia agli inconsolabili georgiani, con tifosi innamorati almeno del Mora uomo al quale dedicano le migliori fortune nella vita (e non c'è sarcasmo, sul serio), i Carolina Panthers finalisti di conference un anno fa e spariti in un sali e scendi che neanche a Disney World, i Washington Redskins che si sono ritrovati tardi e i Tampa Bay Buccaneers, quelli dei quali l'allenatore è stato avvisato proprio da Mora all'ufficio di collegamento per coach NFL a spasso. Tre squadre che un anno fa lucidavano gli helmets pronti per i playoffs e ora staranno davanti alla TV. Resta da stabilire per quanto tempo.
Ha sognato per una settimana anche tutto il Wisconsin, ma il record di 8-8 ottenuto dai Green Bay Packers, per di più agguantato proprio a Chicago alla settimana 17 ha più la faccia del successo che del tonfo. A Green Bay (nome certamente dato in estate come per la Groenlandia) non si crucciano di questa postseason mancata. Si godono l'esplosione di Aaron Kampman, la stellina A.J. Hawk, e guardano al futuro" intanto una tonnellata di marmo è in arrivo, pronta per essere lavorata, all'occorrenza, e tramutata nelle sembianze di Brett Favre, il più grande uomo passato in mezzo a quei gelidi paesaggi dopo Lambeau e Lombardi, una doppia "L" che ha scritto pagine fondamentali di questo sport.