Nick Saban, due anni di promesse a Miami, poi la fine.
27 novembre 2006:
Saban: “Quando ero al college, quello che volevo era di arrivare nei professionisti. Questa era la sfida che volevo. Perchè avrei dovuto lasciare il college se fossi stato interessato ad un altro lavoro nel mondo dei colleges?”
21 dicembre 2006:
Saban: “Non diventerò il prossimo coach di Alabama … Non controllo quello che le persone dicono. Posso solo dire che non ho altro interesse che allenare qui”.
Questo è quello che coach Saban dichiarava alla stampa nei mesi passati.
Invece, poche ore fa, Nick Saban ha deciso di lasciare i Miami Dolphins per tornare nella NCAA, sulla panchina dei Crimson Tide.
La notizia, a dire il vero, era nell'aria.
Si era sparsa da tempo, infatti, la notizia che l'ex coach di LSU avesse in mente di tornare nel college football, indipendentemente dalle dichiarazioni ufficiali che, comunque, alla luce di quando è accaduto, hanno già scatenato un vespaio di polemiche in America.
Il coach ha vinto un titolo nazionale a LSU ed attualmente ha un record di 15-17 con i Dolphins; questa è la prima stagione perdente del coach in 13 anni come head coach.
Un primo approccio dei Crimson Tide con Saban poco dopo il licenziamento di Mike Shula. Huizenga ha detto che aveva ricevuto ripetute assicurazioni da Saban che sarebbe tornato nel 2007 ed invece…
Indubbiamente, analizzando la vicenda, ci sono 3 fattori che hanno determinato la scelta di Saban o, meglio, il suo aver cambiato idea.
Prima di tutto, lo stile di vita.
Nick Saban e, sopratutto, sua moglie Terry, non hanno mai amato lo stile di vita della South Florida.
Uno stile di vita ritenuto troppo appariscente, in confronto a quello del profondo Sud del Paese, più orientato a dare risalto alle persone per quello che sono e non per come appaiono. Inoltre, la vita di un coach di college è più facile di quella di un allenatore dei pro.
I coaches di college non hanno una off-season da infarto come quella dei colleghi della NFL; non hanno da occuparsi del draft, della free-agency o del salary-cap. Le limitazioni della NCAA nel reclutamente, nelle scholarships e nelle ore a disposizione per gli allenamenti limitano molto le fatiche dei coaches. Per di più, il posto di lavoro nella NCAA è più sicuro di quello che è nella NFL.
Con Saban a Miami nel 2007 ed i Dolphins fuori dai playoffs, un licenziamento sarebbe per lo meno discusso a Miami.
Secondo punto, sono proprio le vittorie.
Secondo Saban, diversamente da quanto afferma Huizenga, i Miami Dolphins sono ben lontani da diventare quella franchigia vincente che il proprietario pensa.
“C'è solo una cosa che voglio fare, vincere”, ha detto Huizenga, “non mi preoccupo di cosa serva, di quanto costi: andremo a costruire na franchigia vincente. Non è divertente essere il proprietario di un team se non vinci, posso dirlo. E noi torneremo a vincere. E presto”.
Miami non ha raggiunto l'AFC championship game da quando Huizenga è diventato il proprietario della squadra nel 1994.
I Dolphins, con i problemi di salute di Daunte Culpepper, restano con grossi problemi nella posizione di quarterback, un problema che si portano dietro dal ritiro di Dan Marino.
Saban ha pensato la scorsa stagione che Daunte Culpepper avrebbe recuperato dal suo infortunio meglio di quando avrebbe fatto Drew Brees; si è sbagliato. Nel 2007 Miami potrebbe trovarsi con un Culpepper dalla condizione dubbia, un Joey Harrington ed un Cleo Lemon; niente per cui stare allegri
Dovranno fare molti cambi in attacco ed in difesa; quanto tempo ci vorrà a tornare ai vertici?
Per Huizenga non molto, per Saban troppo.
Il record 2005 di 9-7, non è stato, come si pensava in Florida, l'inizio della rinascita dei Dolphins. Jets, Bills e Patriots hanno migliorato tutte il proprio record nel 2006 di 2 vittorie o più. Miami no. Inoltre, nellla NCAA le abilità di reclutamento, dove Saban è un maestro, insieme al nome dell'università , dove Alabama “tira” ancora, sono un grosso fattore nel successo di un programma; nella NFL entrano in gioco altri fattori, come quelli economici od i rapporti con gli agenti, che sono fuori dalla portata di un coach.
Infine, non dobbiamo dimenticare il fattore cash. Anche se Huizenga ha negato nele ultime ore che la decisione del suo ormai ex coach di lasciare Miami sia dipesa dai soldi, quando vi è la forte volontà di un club (in questo caso i Crimson Tide) di ingaggiare un allenatore di alto livello, ecco che sul piatto della bilancia cadono molti verdoni.
Saban aveva ancora 3 stagioni di contratto con Miami, per $4.5 milioni a stagione.
Alabama ha presentato un'offerta che renderà Nick Saban il coach più pagato nella storia del college football: questo nuovo accordo dovrebbe essere fra i $30 ed i $32 milioni per 8 stagioni.
Sicuramente, un nome intorno al quale si dibatterà nei prossimi giorni sarà quello di Mal Moore, l'athletic director di Alabama.
Moore ha prima licenziato Shula, il cui contratto era comunque “discreto”, poi ha ingaggiato Saban per una cifra mai vista.
Certo è che Moore si trovava sotto una grandissima pressione per portare a Tuscaloosa un coach hot, in grado esaltare la piazza.
E fuori dal cilindo Moore ha pescato uno degli allenatori più gettonati delle ultime stagioni, un vincente a livello di college ed un coach che pochi credevano si sarebbe mosso (aiutati in questo dalle dichiarazioni di Saban…).
Il problema, almeno uno dei problemi, è che ora su Alabama ci saranno gli occhi puntati e non solo per motivi di campo, cioè per l'obbligo di tirare fuori una stagione 2007 di successo.
Un fattore, ora, sarà quello delle critiche di natura “sociale” che Moore si attirerà ; l'ingaggio di Nick Saban da parte di Alabama( insieme alla mossa dell'università del Minnesota di voler costruire un nuovo stadio e, al contempo, di licenziare coach Glen Mason) mostra all'America intera che il gioco del football, al ivello universitario, non è più tale; non c'è limite per vincere.
Questo ingaggio, poi, avrà probabili conseguenze sui salari di altri coaches nel Paese: se il coach di Ohio State, Jim Tressel, vince il titolo BCS il suo corrente accordo dovrà essere rinegoziato (sempre che Tressel non si accomodi sulla sideline dei Browns…).
Accadrà dunque come nel caso di Steve Spurrier, il cui contratto negli anni '90 spinse sopra i $2 milioni molti altri coaches.
Per Saban, ogni sconfitta di Alabama sarà salutata con entusiasmo da tutti coloro che ora stanno criticando la mancanza di serietà professionale ed etica di un coach che dice una cosa e ne fa un'altra.
E sarà ora ancora più interessante vedere prima o poi Alabama contro LSU.
Saban si lascia dietro il più grande staff di assistenti della NFL con il G.M. Randy Mueller che potrebbe vedere ora aumentati i propri poteri all'interno della franchigia.
Joe Bailey, capo esecutivo della Dolphins Enterprises e Brian Wiedmeier, presidente di Miami, guideranno la ricerca del nuovo coach.