In ricordo di Darrent Williams

Ricordiamo Darrent così, con uno dei suoi sorrisi.

L'anno dei Denver Broncos non è affatto cominciato bene, e non è certo per l'inaspettata sconfitta contro San Francisco che ha precluso al team del Colorado di partecipare ai prossimi playoffs: questa non è affatto una tragedia, ci si potrà  riprovare l'anno prossimo, quello dopo ancora, e chissà  quante altre volte.

La vera tragedia è la precoce scomparsa del 24enne Darrent Williams, cornerback titolare ucciso alle 2 di mattina ora locale da una pallottola arrivatagli all'interno della limousine Hummer con cui stava viaggiando assieme ad altre persone tra le quali il compagno di squadra Javon Walker, proprio colui che secondo i reporters se l'è visto cadere addosso esanime.

Ecco la triste storia.

I Broncos sono da poche ore stati eliminati dalla corsa ai playoffs, pazienza. La vita va avanti, ci si deve pur divertire.

In città  c'è un invito per una festa, la festa di compleanno di Kenyon Martin, che assieme ai compagni dei Nuggets sta attendendo qualche collega ed amico che fa il loro stesso lavoro, con la differenza che per quel lavoro servono casco e protezioni.

Si va alla festa, si lasciano per qualche momento i pensieri sportivi da un'altra parte, ci si prova a rilassare pur sapendo che il tuo status di giocatore professionista può attirare sguardi di gatte morte, ma anche attenzioni di qualche invidioso, che vorrebbe avere il portafoglio pieno come il tuo e che magari pensa che domenica non hai dato tutto nonostante il tuo alto salario.

Chissà  in quale tipo di personaggio si è imbattuto il gruppo di Darrent, chissà  che cosa è realmente successo, le uniche testimonianze raccolte parlano di un alterco solo verbale, nulla di fisico, dove Williams non è nemmeno coinvolto per vie dirette. Forse si limita a qualche sguardo storto. Forse ad un gesto di sfida. Forse a nulla di tutto questo.

Più tardi il gigantesco e lunghissimo Hummer color bianco che ospita i ragazzi sta girando per le strade della downtown di Denver, non si sa dove sia diretto. Forse a casa, forse, più probabile, a qualche altra festa. Viene affiancato da un altro veicolo, che si sospetta sia bianco anche quello, ma che non è stato ancora identificato, con le classiche "tinted windows". Dal veicolo partono una dozzina di colpi, si potranno contare dopo il fattaccio sulle finestre oscurate della limousine, una delle quali è totalmente scoppiata. Uno dei colpi ha preso il cornerback dei Broncos dritto sul collo, la morte è istantanea. E' l'ennesima vittima di un drive-by shooting.

Darrent Williams era nato il 24 ottobre del 1982 in Texas, più precisamente a Forth Worth.

Era un defensive back proveniente dalla high school, la O.D. Wyatt, o meglio lo diventò dopo avere iniziato da running back ed essersi convertito al ruolo difensivo. Diventò un eccellente corner e ritornava contemporaneamente i punt perché era veloce, molto veloce. E per la sua purtroppo breve carriera farà  sempre, in ambo i casi, la stessa cosa.

Le sue qualità  gli valsero una borsa di studio per la prestigiosa Oklahoma State University, dove da freshman giocò da titolare 4 delle ultime 6 partite della stagione regolare, eseguendo 33 placcaggi ed intercettando 2 passaggi, ambedue buoni per un touchdown. L'anno seguente era già  titolare fisso.

Al suo terzo anno di college anche coach Joe DeForest decise di fargli ritornare i punts, lui rispose mantenendo un livello di gioco molto alto sia da defensive back che da specialista sui ritorni, collezionando 66 placcaggi, 6 intercetti e 4 mete e nonostante sole 7 presenze nell'anno da senior, Williams terminerà  la carriera collegiale con il record eguagliato di intercetti ritornati in endzone per la Division I-A, oltre a 9 segnature distribuite tra ritorni di intercetto, di punt e di bloccaggio di punt.
"E' stato il più grande giocatore che abbia mai allenato in 20 anni" dice DeForest poche ore dopo la tragica notizia "voleva provare al mondo intero che lui poteva giocare a football. Aveva qualcosa da dimostrare in ogni occasione, e si preparava in modo esemplare per ogni singola partita che doveva affrontare. Quest'ultima era la qualità  che ha fatto di lui un grande giocatore."

I Denver Broncos fecero di lui la 56ma scelta assoluta del draft 2005, lo stesso in cui scelsero Maurice Clarett. Williams venne scelto però un round prima del famoso running back caduto molto in basso, dopo mesi di speculazione sul suo status di numero uno assoluto. Ma questa è un'altra storia.

Quella di Williams diventò molto simile a quella già  vissuta al college: sotto coach Shanahan i primi compiti furono ancora quelli del punt returner o del giocatore di situazione, ma il coaching staff si accorse presto di avere un giocatore speciale tra le mani, ed il posto da titolare fu suo in breve tempo. Il suo fiuto per il big play lo portò a segnare il suo primo touchdown da professionista, quando intercettò Kerry Collins dei Raiders e si involò per una corsa di 82 yards contribuendo alla vittoria di quella partita per 31-17. Successivamente partì titolare in 9 partite, ovvero il maggior numero per un rookie dei Broncos dal 1975 e concluse la sua annata da matricola con 2 intercetti e 50 placcaggi.

Diventò dunque parte di una delle coppie di cornerbacks più forti di tutta la NFL condividendo i compiti con Champ Bailey, per questo ed altri motivi i Broncos sapevano di avere tra le mani una delle difese potenzialmente migliori entrando nel 2006.
Nel presente campionato Darrent aveva migliorato tutti i suoi numeri, partendo da titolare in 15 partite ed accumulando 86 placcaggi e 4 intercetti senza perdere il vizio del big play, ritornandone uno in meta contro San Diego, in una partita poi persa per 35-27.

Nonostante l'impiego prolungato ed estenuante in difesa, nemmeno nella NFL nessuno si era sognato di togliergli il ruolo di punt returner, che eseguiva con risultati altamente soddisfacenti, regalando talvolta delle posizioni di campo generose ad un attacco che per tutta la stagione aveva faticato a muoversi. Il ritorno di punt più lungo di questa stagione era di 34 yards. Lo mise a segno poche ore prima di morire.

Ecco qualche ricordo di chi ha vissuto con lui, di chi ha avuto la fortuna di conoscerlo, di chi lo ha amato e cresciuto.

Pat Bowlen, presidente dei Broncos:"Siamo tutti devastati da questa perdita. Perdere un giocatore così giovane, un uomo così giovane ed importante come Darrent Williams è incomprensibile. Era una persona meravigliosa, e la sua perdita lascia un vuoto incolmabile per la sua famiglia, per i Broncos e per la città  di Denver."

Mike Shanahan, head coach:"Sono molto triste e senza parole. Sappiamo tutti che Darrent era un giocatore eccellente, ma come persona posso dirvi che era uno di prima classe, che illuminava ogni stanza dove entrava con il suo sorriso, con la sua attitudine, con la sua personalità . Non posso e non riesco ad esprimere quanto male mi sento in questo momento."

Rosalind Williams, la madre:"Darrent ha vissuto la sua vita al massimo. Aveva un cuore grandissimo ed ha aiutato tantissime persone in difficoltà . Mancherà  a noi tutti, alla famiglia, ma non solo a quella sanguinea. La sua famiglia era molto più grande, perché tante erano le persone che gli volevano bene."

Williams, i questa offseason, avrebbe dovuto tenere dei discorsi a Fort Worth, a casa sua, con i giovani del luogo, per avvertirli del pericolo di immischiarsi in una gang, dopo essere uscito lui stesso da cattive frequentazioni quand'era ancora un ragazzino. Ci lascia numerose testimonianze di quanto buono fosse il suo animo, delle opere di carità  che faceva per i bisognosi, della felicità  e della positività  con cui contagiava molte delle persone con cui veniva a contatto. Aveva grandi progetti, l'ultimo dei quali era di costruire un campo da football nella sua città  natale, da mettere a disposizione dei giovani per tenerli lontani dalle strade.

Sicuramente aveva anche dei difetti, delle cose da rimediare. Ma in questo momento, l'unico pensiero che viene alla mente è che sia la sua stessa morte a non essere rimediabile. E pensando alla sua età , non può che far provare un'immensa tristezza.

Prima o poi, anche chi ha premuto quel dannato grilletto dovrà  rendersene conto.

Riposa in pace, Campione.

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