Sean Payton ha portato New Orleans a quota 9 vittorie al suo primo anno. E non è ancora finita…
Se dovessimo re-intitolare l'ultima incisione di U2 e Green Day in combinata, stavolta scriveremmo "The Saints are coming"..to the playoffs".
La squadra di Sean Payton, rivelazione se ce n'è una di questo 2006, ha fatto un altro passo in avanti importantissimo per l'accesso alla postseason, ed ora può guardare la maggior parte dei rivali diretti concorrenti dall'alto e concentrarsi per finire la regular season tenendo alta la posta in palio, con il potenziale lusso di potersi permettere una settimana di riposo nei primi giorni di gennaio.
L'esame da sostenere ieri notte era tra i più difficoltosi, in quanto la banda di New Orleans era in visita nella tana della squadra più calda di tutta la Nfl, quei Dallas Cowboys che avevano proprio in questa partita l'occasione di dimostrare di essere la seconda forza di tutta la Nfc, dando ormai per scontato che i Chicago Bears finiranno primi nella Conference; tuttavia i Saints hanno scelto proprio questa decisiva serata per mettere in campo un repertorio offensivo frizzante e variegato, mettendo letteralmente in ginocchio una delle difese migliori del campionato, quella texana.
I protagonisti sono stati, a turno, un po' tutti quanti: Drew Brees, autore di una stagione eccellente, ha lanciato altri 5 passaggi da touchdown arrivando a quota 25 nel computo parziale (27 è il suo massimo in carriera) tornando a sorpassare alla grande le 300 yards aeree una settimana dopo essersi fermato a quota 186 contro i 49ers, in una gara vinta senza eccessivo bisogno di lui.
Quel giorno, infatti, il palcoscenico era stato tutto di Reggie Bush e per le sue 4 mete, un Bush che non ha mancato l'appuntamento con la grande giocata a maggior ragione davanti alle telecamere del Sunday Night, segnando una meta da 61 yards nata da un semplice screen pass e proseguita con un campionario di finte più che adeguato e con una lettura dello sviluppo dei blocchi come sempre molto buona. Ma è stata anche la notte di Devery Henderson, l'ex sconosciuto esploso nella seconda parte di stagione, che ha raccolto 2 palloni per 92 yards ed ha segnato l'ultima delle mete scritte sul tabellone dai Saints, ed è stata la notte del ritorno in campo di Marques Colston, rookie meraviglia assente da due partite che ha stretto i denti scendendo in campo ugualmente, mancando il nome di Joe Horn tra quelli dei giocatori attivi per questo match.
In questa ciurma di nomi poco conosciuti (con le naturali, dovute eccezioni) ne è spuntato uno di cui a Dallas si ricorderanno per un po', ed appartiene ad uno di quei personaggi che di solito vengono notati, se hanno fortuna, per il loro lavoro sporco, per gli spazi che creano, per i blocchi sui blitz che portano per difendere il loro quarterback. Il fullback Mike Karney, già parte importante di questo sistema offensivo nelle precedenti partite, ha avuto la sua serata di carriera facendo il suo solito dovere, consistente nel bloccare, uscire dal backfield, e far pagare le playaction su Bush e McAllister con le sue ottime mani ma questa volta con un premio inaspettato: ben 3 palloni buoni per una meta da mettere istantaneamente nella bacheca dei ricordi più belli, dopo che nella sua triennale carriera il computo totale di TD era fermo ad uno.
Quella che è stata spesso la squadra più bella da vedere in campo ha potuto godere di una direzione impeccabile, macinando guadagni e punti a volontà eseguendo alla semi-perfezione tutte le chiamate di coach Payton, che sul curriculum vitae porta scritti tre anni quale responsabile del gioco aereo proprio dei Cowboys e prima di ciò aveva contribuito alla stagione da Super Bowl dei Giants lavorando molto bene su Kerry Collins. Grazie alla corretta esecuzione e con una forza mentale indispensabile, i Saints hanno reagito ad un inizio avverso, subendo parecchio anch'essi in difesa ma riuscendo alla fine a forzare dei palloni persi ed a mettere in crisi il buon Tony Romo (16/33, 249 yards, TD, 2 INT), le cui decisioni sono risultate appannate dalla fretta messagli dalla pressione della front four avversaria, forte della presenza di Will Smith e Brian Young su tutti.
In trasferta su un campo molto difficile, con un pubblico ostile, con i playoffs in gioco e con una corsa di 77 yards al passivo ad opera di Julius Jones, New Orleans non si è abbattuta ed ha tenuto alta la concentrazione rimanendo fedele al piano di gioco previsto, riuscendo a mettere a segno un parziale di 21-0 prima dell'intervallo grazie anche ad una ricezione vincente di Jamal Jones, un secondo anno che in stagione aveva racimolato 2 prese per 12 partite nelle sue sporadiche apparizioni in campo.
Romo, fermo a poco più di 20 yards nei primi due quarti, ha risposto inaugurando il secondo tempo con un lancio profondo per l'inafferrabile Terry Glenn (150 yards) che ha portato Dallas immediatamente nei pressi della redzone avversaria, all'interno della quale sono risultate riconoscibili molte delle lacune dei Cowboys visti questa notte: dal drive in questione è infatti scaturito un field goal di Martin Gramatica (che in precedenza ne aveva già fallito uno) dopo ben due lanci consecutivi passibili di intercetto, che più tardi si è concretizzato con la giocata di Jason Craft su un sofferto quarto down, giocato e rigiocato a causa delle continue penalità delle due squadre nell'azione che ha sostanzialmente messo fine anticipata alla partita.
Migliore sorte aveva avuto un TD pass per Terrell Owens, guardato a vista per tutta la gara da Mike McKenzie e Fred Thomas, quando proprio quest'ultimo aveva fallito un intercetto per eccesso di sicurezza regalando una meta tra le più facili in carriera a T.O. in quello che senza dubbio era stato il miglior momento di Dallas, fino a quel momento colpevole nel subire big plays ma ammirevole per la velocità di risposta alle bastonate prese, dimostrazione di carattere da non sottovalutare.
Ma il pur forte morale dei padroni di casa, la cui difesa ha incassato ben 536 yards e 42 punti, è stato definitivamente abbattuto da un altro dei trucchi pensati dall'allenatore avversario, che sul 35-17 ha congegnato un onside kick poi conseguito nella già citata meta di Henderson, imbeccato da Brees giusto nel mezzo della copertura tra cornerback e safety seppure con un evidente errore di scelta di tempo da parte di Keith Adams, finito per intervenire a vuoto nel gioco in questione.
Per i soli numeri, Drew Brees ha lanciato passaggi completi per 10 ricevitori differenti, Deuce McAllister ha collezionato 111 yards in 21 tentativi pur senza segnare, e Bush si è ulteriormente avvicinato la record di ricezioni per un running back al primo anno arrivando a quota 79, registrando guadagni maggiori alle 120 yards aeree per la seconda partita consecutiva.
E se nelle prime apparizioni da professionista Reggie non aveva impressionato un granchè ponendo aloni di mistero sulle sue reali potenzialità di running back, ora come ora ci si rende conto di aver davanti un tipo di giocatore più completo di ciò che si pensava, le cui ultime uscite stanno facendo grattare più di qualche testa a Houston, sede di quella squadra che nello scorso aprile decise di non avvalersi dei suoi servigi.
La sfida che doveva sancire la principale concorrente di Chicago per la supremazia della Nfc ha dunque decretato vincenti i Saints, e nemmeno di poco: New Orleans migliora il proprio record andando a quota 9-4 e prendendosi il secondo posto assoluto della Nfc (che andrà ora difeso dalle prossime insidie), per Dallas finisce una serie utile consecutiva di quattro partite ma l'8-5 stagionale consente loro di guidare ancora la Nfc East nonostante le vittorie di Giants ed Eagles.
Nel panorama attuale della Conference c'è ancora una domanda che attende una risposta e che di recente viene cantata pure allo stadio: who's gonna beat dem Saints?.