The no-hitter era

Stephen Strasburg sul monte. E' uno dei simboli della nuova tendenza della MLB.

Due perfect game nella stessa stagione? Non pensateci nemmeno, non è mai successo. Cinque no-hitter nella stessa stagione? Sì, è successo anche di recente, ma mai i no-hitter portati nel settimo inning sono stati così tanti.
Se poi tiriamo dentro il caso-Joyce ed i molti casi di one-hitter e two-hitter riscontrati finora, ci troviamo di fronte ad una stagione particolare per quanto riguarda le prestazioni dei pitcher. Fino a che punto questi veri e propri exploit si possono attribuire al caso e quanto ad una serie (ancora da ipotizzare) di fattori tecnici? La risposta è ardua da trovare e non possiamo garantirvi che tra trenta righe la leggerete, ma analizzando le varie prestazioni forse riusciremo a venirne a capo.

Cronistoria

Era il 2 di giugno quando Armando Galarraga impiegò solo 88 lanci (un record) per liberarsi di tutti i battitori avversari. Dopo 26 out la svista dell'arbitro di prima base, che dà  un avversario in base quando in realtà  non lo è, spezzando il sogno del pitcher dei Tigers.
Sarebbe stato il terzo perfect game dell'anno, anzi nel giro di un mese, dopo Dallas Braden e Roy Halladay, ma diventa invece uno dei molteplici one-hitter della stagione. In lista anche Johnny Cueto (11 maggio a Pittsburgh) e Jon Niese (contro San Diego, il 10 giugno), tra gli altri.
Da notare che tutti e tre i one-hitter elencati sarebbero stati perfect game senza quella maledetta valida. In quel caso ci troveremmo con ben 5 perfect game nella stessa stagione, il che avrebbe fatto sicuramente scoppiare un caso molto prima di oggi. Invece l'apparente slump dei battitori in MLB ci giunge in sordina, dopo che pochi addetti ai lavori abbiano dedicato attenzione a questo particolare della stagione corrente.

I dati

Per caso, si batte meno in MLB quest'anno? No, assolutamente.
Confrontando le medie negli anni, questo 2010 è abbastanza prolifico dalla parte del piatto. Di solito, i primi 40 battitori delle Majors sono al di sopra dei .300. Anche quest'anno non fa differenza, con la stessa statistica confermata.
Guardiamo se quantomeno i lanciatori sono in ascesa. Negli anni 2001, 2006, 2007, 2008 il miglior lanciatore per ERA della lega è arrivato a fine stagione con un ERA pari a 2.50 circa. Quest'oggi, in MLB, il primo oltre questa quota è l'undicesimo in graduatoria, Yovani Gallardo. Negli anni non citati, sempre a fine stagione, tale quota era attorno al terzo posto.
Qualora questo trend dovesse confermarsi anche nel prosieguo della stagione, saremmo davvero di fronte ad un periodo di grazia per i lanciatori. Ma possiamo aspettarcelo? Scorriamo un po' di nomi.
C'è Mat Latos, guarda caso uno dei giocatori con un one-hitter all'attivo, il fenomenale David Price, Cliff Lee che se non lancia un complete game alla settimana non è contento, Ubaldo Jimenez che ha lanciato un no-hitter ad aprile ed ha già  15 vittorie. Inoltre, ci sono coloro con ERA superiore a 2.50 ma che stanno rinvenendo, campioni come Jon Lester, Felix Hernandez e Jered Weaver.
L'ipotesi di trovarsi a fine ottobre con la medesima situazione attuale è quindi indubbiamente alto.

Casi particolari

Ci possono essere squadre che "gonfiano" queste statistiche, battendo male o, possibilità  remota, difendendo perfettamente? Il secondo caso è davvero poco documentato perché ce ne possiamo prendere carico, mentre il primo è tranquillamente analizzabile.
Prendiamo l'esempio dei Tampa Bay Rays, attacco che ha subito 3 degli ultimi 5 no-hitter lanciati. Esso favorisce in qualche modo le prestazioni dei pitcher avversari? Parliamo della pazienza al piatto, primo fattore che accorcia le partite e fa essere più performanti i lanciatori partenti.
I 6 battitori con più apparizioni al piatto (Zobrist, Crawford, Pena, Longoria, Upton, Crawford) cercano di girare il 24.67 % delle palle che gli arrivano fuori dalla zona di strike. I Red Sox, togliendo Adrian Beltre che ha un 39% bugiardo e che l'anno scorso non era agli ordini di Francona, il 22.7%. I Rangers però il 32%.
Tornando ai Rays e sempre considerando il 2010 ed i primi 6 battitori per apparizioni, la percentuale di primi strike (su conto 0-0 o 0-1) è di 57.98 %, per i Red Sox è di 56 % e per i Rangers 57,97 %.
Statisticamente non possiamo quindi distinguere i Rays da altre squadre per quanto riguarda la pazienza al piatto, e quindi escludere o diminuire l'importanza dei numeri raccolti contro di essi, ed in ogni caso rimarrebbe fuori tutta la National che contro i Rays gioca ben poco.

Le grandi tematiche

Benissimo, cercavamo una risposta particolare e dettagliata alla domanda: perchè tutti questi no-hitter quest'anno? Benissimo, non l'abbiamo trovata, così come altri "colleghi" molto più quotati.
Ci conviene quindi virare, prima di ulteriori figuracce, su un discorso più macroscopico e generale.
Per prima cosa, il numero di Home Run battuti è in declino, mentre quello di strikeout in salita vertiginosa, praticamente costante sin dai primi del '900 e quindi del tutto naturale.
E' approssimativo dare tutto il merito di questa situazione alla fine della steroid era. Senza PED, si è assistito ad un brusco stop per i fuoricampo, ma come già  visto all'inizio, le medie sono rimaste le stesse, ed il senso dell'articolo è proprio quello di vedere come mai avvengono più no-hitter che in passato e non capire perché i pitcher mettono insieme numeri più convincenti. Inoltre, anche nell'era steroidi si è assistito a stagioni di molti no-hitter (7 nel 1991).
Anche se decretare con l'avvento del Mitchell Report l'inizio di una nuova MLB è esagerato, è anche vero che gli effetti del periodo "nero" per la legalità  degli slugger si propagano in una proporzione insospettabile sull'attuale facciata della lega. Dieci anni fa era possibile vedere battitori ultra-35enni venire firmati anche se difensivamente inutili, anche solo per dargli una possibilità  di battere. Allo stesso modo, i giovani giocatori veloci ed abili in mezzo al campo con poca potenza erano quasi snobbati. Il decremento di fiducia nei battitori più anziani e la nuova attenzione da parte dei manager per le giocate difensive non possono far altro che aumentare le possibilità  dei lanciatori di abbassare la ERA, di lanciare più inning, di avvicinarsi al perfect game.
Descritto in questi termini, questo sviluppo può sembrare irreversibile. Ma come tutto è cambiato, dal 2005 ad oggi, può altrettanto cambiare da oggi in poi. Quanto durerà  la "no-hit era"? Quanto farà  bene al baseball USA?

Conclusioni

Non riuscendo a trovare una spiegazione esatta con i numeri, e nonostante ci siano più fattori che ci facciano pensare ad un cambio di tendenza all'interno del Mondo del baseball d'oltreoceano, non si può non considerare che i due perfect game (forse 3, potevano essere 5 o di più) siano, come accade sempre, anche frutto di coincidenze. La storia dei perfect game è abbastanza chiara: una buona metà  erano pitcher "normali" come Braden, l'altra veri e propri campioni come Halladay. E' ovvio che il perfect game sia da considerarsi una perla rara in tutto e per tutto, visto che mettere out tutti quanti senza nemmeno fargli vedere la palla è impresa troppo ardua perché non intervenga anche un po' di fortuna o di destino.
Per elementi che non appartengono a questi due exploit del 2010, come difesa o mancanza di potenza in attacco, il numero di partite perfette o quasi è destinato a salire, per quanto poco questo dato da solo possa interessare chi deve mettere insieme una squadra di 30 giocatori. E' quindi molto più importante vedere quanti no-hitter siano arrivati fino al settimo inning; sono ben 17, dato mai registrato prima.
Da ciò sappiamo che qualcosa sta cambiando, ma per chiudere riportiamo il pensiero di Joe Sheehan di SportsIllustrated:

La rarità  dei no-hitter rende ogni tentativo di metterli insieme statisticamente irrilevante. [] Anche se le condizioni attuali rendono i no-hitter più facili da avvicinare rispetto agli anni scorsi, la migliore spiegazione per quanto successo negli ultimi mesi è fare spallucce, un sorrisino ed esclamare "E' il baseball"!

Sembra che sia proprio così, nonostante un rookie oggi possa debuttare a nemmeno un anno dal draft e lanciare più di dieci strikeout.

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