Alex Rodriguez, per la prima volta con la maglia degli Yankees
Ogni tanto nella vita possiamo dire di essere tra quei fortunati che assistono ad eventi storici, di cui si parlerà per anni, e che probabilmente segnano la fine di un'epoca e l'inizio di un'altra.
Certo queste considerazioni di solito si fanno per avvenimenti storico-politici di livello mondiale, ma se consideriamo che lo sport nell'era moderna, visti i riscontri economici e gli indotti che genera, deve essere compreso nel concetto generale di “cultura contemporanrea”, non possiamo che ritenerci dei privilegiati per aver assistito alla “trade del secolo”.
Non ci sono altri modi per descrivere lo scambio che ha portato in un week-end di metà febbraio il miglior giocatore della MLB, lo short-stop Alex Rodriguez, nella squadra più titolata e vincente della storia del baseball professionistico americano, i New York Yankees.
Molti sono gli aspetti di cui trattare per analizzare questo evento, non solo sportivo, ma forse il primo punto che merita di essere citato è quello tecnico, se non altro per rispetto di un futuro Hall of Famer quale A-Rod sarà .
Il 28enne short-stop è appena stato nominato per la prima volta in carriera MVP della American League, titolo più che meritato per un giocatore con statistiche individuali eccezionali da diversi anni che è sempre riuscito, sin dai tempi dei Seattle Mariners, a coniugare una strepitosa potenza al piatto con un'assoluta sicurezza sul diamante, meritandosi anche 2 Gold Gloves.
Non era mai accaduto (ricordate il discorso sulla Storia del gioco…) che un MVP in carica venisse ceduto (Barry Bonds nel 1992 lasciò Pittsburgh via free-agency), per di più all'apice della sua carriera anche dal punto di vista fisico, dato che la maturazione in uno sport non di contatto come il baseball arriva solitamente poco prima dei 30 anni.
Se aggiungiamo che questa stella assoluta del firmamento delle Majors si accaserà nella squadra con più talento offensivo degli ultimi anni, se non di sempre, l'aspetto tecnico e le conseguenze che ne scaturiranno sono di assoluto interesse.
La nuova franchigia di Alex Rodriguez, i Bronx Bombers (mai nome fu più calzante come in questo momento), dispongono già di uno short-stop da Hall of Fame, il capitano ed incontrastato leader dell'era Joe Torre Derek Jeter.
Vero e proprio simbolo della squadra, se non della città , l'interbase degli Yanks ha sempre rappresentato la figura carismatica all'interno dello spogliatoio, crescendo di livello ed aiutando il resto della squadra a seguirlo soprattutto nei momenti più delicati, come nei (molti) playoff giocati da New York in questo decennio.
L'eccezionalità di questa vicenda sta quindi anche in questo: un personaggio totale quale Alex Rodriguez, storico trascinatore dei non altrettanto vincenti Texas Rangers, arriva in una nuova realtà e rinuncia, apparentemente senza discussioni, al suo ruolo, sia sul campo che nel dog-out.
Sul diamante infatti A-Rod ricoprirà il ruolo, per lui inedito, di terza base, abbandonando la posizione di short-stop nella quale aveva collezionato premi e convocazioni all'All Star Game.
L'impossibilità , ma soprattutto la “non volontà ” di cedere Jeter, unita all'infortunio serio ad Aaron Boone, eroe della finale di American League contro i Red Sox e sostanzialmente unico terza base di livello a disposizione di Joe Torre, hanno costretto il manager più vincente degli anni novanta a rendere nota la sua scelta già prima dell'inizio degli spring training.
Nella conferenza stampa di presentazione non si è mancato di sottolineare, da parte della dirigenza e del plenipotenziario e facoltoso proprietario degli Yankees George Steinbrenner, che il lato sinistro della difesa interna dei futuri Yankees sarà il migliore di sempre.
Lo stesso Rodriguez si è dichiarato entusiasta di vestire la maglia dei Bombers ma soprattutto di giocare al fianco di Derek Jeter, suo grande amico e figura carismatica come poche nel mondo delle Majors.
“Lo spostamento in terza base non mi spaventa più di tanto”, ha confessato A-Rod, “anche se è la prima volta che mi alleno in quella posizione; lavorerò duro per abituarmi il più in fretta possibile e sono sicuro che la vicinanza di un grande giocatore come Derek mi aiuterà notevolmente. Farò di tutto per vincere, sono qui per questo”.
Ed è riassunto in quest'ultima frase di Rodriguez il sostanziale motivo del passaggio di A-Rod dai Texas Rangers agli Yankees: il desiderio di vincere, di avere finalmente la possibilità di giocare per l'anello, cosa che né nei derelitti Rangers degli ultimi anni, né nei Mariners metà anni '90 (non esattamente quelli di Ichiro e Sasaki) aveva potuto fare.
Il paradosso era clamoroso, e qualcosa doveva essere fatto, doveva cambiare.
Si era parlato a lungo in questa off-season di un trasferimento di Rodriguez ai Boston Red Sox, altra franchigia storica e storica rivale degli Yanks, alla disperata ricerca, come A-Rod, di un titolo.
L'affare avrebbe coinvolto altri due fenomeni della MLB, Manny Ramirez e Nomar Garciaparra, ma l'eccessiva complicatezza dello scambio ed un mancato accordo economico tra le parti aveva fatto saltare tutto.
Ecco il secondo punto storico: Boston, che già sognava i fuoricampo di A-Rod sulla faccia dei tifosi di New York allo Yankee Stadium, adesso lo ammirerà come avversario, inserito in un line-up fantascientifico. Ed i paragoni con la vicenda Babe Ruth e conseguente maledizione già si sprecano dall'altra parte dell'oceano…
Se infatti gli Yanks hanno dovuto rinunciare ad un All-Star, il seconda base Alfonso Soriano inserito nello scambio con Texas come parziale contropartita per A-Rod, l'ordine di battuta che si presenterà al piatto nella prossima stagione sarà sostanzialmente inarrestabile: Kenny Lofton, Derek Jeter, Alex Rodriguez, Jason Giambi, Gary Sheffield, Hideki Matsui, Jorge Posada, Bernie Williams, Enrique Wilson.
Ogni commento sembra superfluo, ma la secca definizione del Boston Globe, uno dei più autorevoli giornali della città dei fagioli, appare pefetta: truly scary.
Veramente spaventoso come spaventose sono le cifre che riguardano il contratto di A-Rod: il nuovo terza base di New York diverrà lo sportivo più pagato del mondo, superando anche l'ormai ex paperone Michael Schumacher.
I termini del contratto di Rodriguez per il solo 2004 si aggirano intorno ai 28 milioni di dollari, che andranno crescendo nel corso dei 6 anni successivi, ai quali non dimentichiamoci di aggiungere le entrate per premi, sponsor ed incentivi.
Anche il Commissioner della MLB, Allan “Bud” Selig, ha detto la sua a riguardo, dopo aver approvato la trade: “Solitamente non si approvano trasferimenti che coinvolgono somme di denaro così ingenti (si parla nel complesso di 252 milioni di dollari), ma considerando anche la lunghezza, la particolarità e la complessità del contratto del signor Rodriguez, e la qualità del talento mosso in entrambe le direzioni, ho deciso di approvare la trade.
Situazioni del genere andranno comunque considerate in futuro delle eccezioni”.
Ottenuto anche il via libera della lega, niente impedirà ormai allo speaker dello Yankee Stadium di annunciare con orgoglio: “Now batting, number 13, Alex Rodriguez“.