Chris Carr riporta in meta l'intercetto decisivo sotto lo sconsolato sguardo di Ben Roethlisberger.
Una domenica nera, una partita disastrosa dove tutto va male e ogni errore viene pagato in modo fin troppo salato. Un match da dimenticare dove persino il fato sembra essersi presentato per chiedere conto di vecchi debiti con la buona sorte, Una giornata come se ne vedono tante nello sport, una di quelle dove tutto ciò che può andar male va male, una domenica dove chiunque, prima o poi, finisce per incappare. Ma se cotanta (dis)grazia capita ai Pittsburgh Steelers campioni in carica NFL allora l'evento fa un po' più notizia.
La squadra che pochi mesi or sono alzava al cielo il Vince Lombardi Trophy dopo aver sconfitto Seattle in casa del proprio uomo simbolo Jerome Bettis è diventata irriconoscibile. Nulla sembra funzionare, nulla quadra sul campo e, forse, anche nella testa di molti giocatori. La franchigia campione del mondo alterna pessime prestazioni a buone partite, ma se oltre a perdere nelle gare più dure inciampa anche in quelle più che abbordabili allora, forse, è il caso di dire addio ai sogni di gloria per questo 2006.
Cosa non funziona lo sappiamo, la linea non è quella tosta e robusta di un anno fa (anche se gli uomini simbolo sono quelli) Willie Parker è un buon runningback ma non riesce mai a dare continuità al proprio gioco, calpestando le difese avversarie una week per venire bloccato in ogni velleità offensiva sette giorni più tardi. E poi: una difesa che sembra meno compatta di quella di un anno fa, l'assenza di un simbolo, di un leader come Bettis, e quel quarterback mandato dal cielo sempre più da prima pagina per le condizioni fisiche che altro.
A Pittsburgh non se ne fa una tragedia. Alcuni tifosi e analisti appaiono rassegnati ma non contestano una squadra che a febbraio li aveva portati a toccare il cielo con un dito; altri ancora non abbassano la testa per niente e sperano in una rimonta tutto sommato ancora possibile. In fin dei conti, un anno fa, la stagione sembrava buttata dopo tre sconfitte di fila in novembre, e solo un finale in rimonta con quattro vittorie messe insieme una dopo l'altra aveva proiettato coach Bill Cowher e i suoi a quei miracolosi playoffs che furono solo il dolce prologo del titolo vinto al Super Bowl XL.
Quest'anno però non funziona molto e tolto un avvio incoraggiante nell'opening kick off contro i Dolphins la squadra ha spesso stentato, trovando infinità di problemi in attacco e concedendo sempre qualcosina di troppo in difesa. Le cose sembravano ripartire al meglio dopo il trionfo contro Kansas City e la sconfitta più che onorevole in over time a domicilio dei Falcons. Ieri la più gelata delle docce fredde si è però riversata sui sei volte campioni NFL.
Si sa, tra le tradizioni del football esiste ormai anche la cabala, la sorte contraria negli ultimi anni a chi vince il Super Bowl, chi lo perde e, puntuale come le tasse, il disastroso anno che attende il giocatore che finisce nella "simpatica" cover del videogame "Madden". Raramente si riesce a far eccezione a queste norme ormai consolidate e a Pittsburgh non sembrano in grado di porsi come alternativa al destino.
A partire da Ben Roethlisberger, sempre forzato al gioco anche quando le sue condizioni sembrano sfiorare appena il 40%; Big Ben esce da un incidente in moto primaverile nel quale ha rischiato la vita, un'operazione di appendicite subita una decina di giorni prima dell'avvio stagionale e due commozioni cerebrali avute in regalo da colpi avversari negli ultimi trenta giorni. Un disastro. Come la partita di ieri, gara che avrebbe poco da dire per come gli Oakland Raiders (già , perché in campo c'erano anche loro) sono riusciti a portare a casa la piena posta. Il 20-13 finale fa scivolare Pittsburgh a 2-5 in classifica, proprio come i californiani, e proietta gli Steelers più vicini a una buona scelta al prossimo draft che non a un finale di stagione esaltante.
I Raiders in attacco sono riusciti a fare poco e nulla, Andrew Walter ha completato solo cinque passaggi (su 14) per 51 misere yards subendo un intercetto nel finale che avrebbe potuto compromettere la gara. Sulle corse i Raiders non sono andati molto meglio con 81 yards guadagnate, ma perlomeno hanno limitato gli avversari (89) i quali si sono trovati spesso nell'idea di lanciare per affrettare i tempi e perdendo con troppa facilità il pallone riuscendo, solo nel quarto periodo, a inanellare una serie di drive decenti. Aldilà dei 4 intercetti subiti da Roethlisberger, l'attacco degli Steelers aveva alzato, come prevedibile, i numeri giusti per vincere una partita assolutamente alla portata dei ragazzi di Cowher. Lo stesso Big Ben, completando un 25 su 37, aveva toccato 301 yards ed era riuscito a lanciare il TD della speranza per Willie Parker.
La meta del runningback è però arrivata troppo tardi, dopo due field goal di Jeff Reed che avevano sì tenuto in gioco la squadra, ma fungevano solo da contraltare a quelli di Sebastian Janikowski sparati nel secondo e terzo periodo di gioco. Il fulcro della sconfitta nella partita di una squadra che ha ridotto gli avversari a un possesso palla pari 24:30 minuti, con un misero 1/11 nei terzi down e una total offense pari a 98 yards (17 yards nette su lancio!) sta quindi nei due intercetti che Oakland ha trasformato letteralmente in oro. La gara, in realtà , comincia e finisce qui. La sterilità di Pittsburgh (comunque 360 yards messe a referto) non avrebbe portato gli acciaieri a pagare più del dovuto il costo dei turnover subiti se Nnamdi Asomugha e Chris Carr non fossero riusciti a riportare in endzone i due palloni pizzicati a Roethlisberger.
Che Pittsburgh abbia dei problemi sui quali ragionare è evidente, ma ieri la sconfitta passa davvero solo per quei due palloni. La scelta di schierare sempre e comunque Big Ben non sembra pagare molto finora, il ragazzo quando sta bene pilota la squadra come vuole, ma se non è al top palesa ancora troppi limiti per poterlo rischiare così. Da grande leader qual è si tende a metterlo in campo quasi che il suo magnetismo possa funzionare come una sorta di doping positivo per i propri compagni, ma dei quattro intercetti di ieri un paio sono sembrati palloni davvero sparacchiati con poca lucidità , poca convinzione e poca logica. Due ovali scagliati nel mucchio e catturati dai difensori avversari.
Una difesa, quella di Oakland, che ha certamente sfruttato i buchi che la O-line degli Steelers quest'anno concede con troppa frequenza, perché sarebbe inutile negare che il povero Roethlisberger non sia spesso messo in difficoltà da un muro non più solido come nel 2005. Una squadra come i Raiders, con tutti i suoi problemi, che va a prendersi cinque sacks contro Pittsburgh è una cosa da teatro dell'assurdo, ma oggi ma tra i colori delle Terrible Towels i problemi passano un po' in tutti i settori, e un QB a mezzo servizio e poco protetto non può essere la chiave della vittoria. Infatti Big Ben è stato un'arma a doppio taglio che ha impresso dalla parte sbagliata la propria pericolosità , risultando nocivo anziché utile. Pittsburgh crolla giocando una partita decisamente superiore agli avversari, concedendo poco o nulla in difesa a degli avversari assolutamente inferiori, ma pagando a carissimo prezzo l'insistenza sul giovane QB che prima di trovare la giocata per il TD aveva già tentato più volte il suicidio regalando 14 punti agli avversari. Lo dicono tutti, senza girarci troppo intorno. Cowher parla di "quattro intercetti e due riportati in meta, un distacco duro da ribaltare. Qualche occasione alla fine l'abbiamo avuta, solo che non siamo andati in fondo", mentre Big Ben sottolinea che "la difesa (dei Raiders N.d.R.) ha giocato un'ottima partita ed io gli ho concesso troppo credito. Sono però orgoglioso di come ha giocato il mio reparto, loro hanno fatto solo due giocate".
E' vero, ma queste due giocate sono una spinta ai sogni di una stagione che difficilmente non lasceranno segni nel morale e nel proseguo del campionato. Certo, da Cowher e compagnia non ci si deve mai aspettare una resa e ormai abbiamo capito che con Big Ben può succedere di tutto. I Raiders, dal canto loro, escono dal campo senza troppi apprezzamenti e continuando ad evidenziare parecchie difficoltà offensive. La difesa ha però costruito la seconda buona partita consecutiva, ha sfruttato tutto quello che gli avversari lasciavano capitalizzato al massimo gli errori e giocando sugli handicap del reparto offensivo. Una vittoria così non se la sarebbero aspettati, ma per proseguire verso una stagione dignitosa è più che ben accetta. Intanto, in Pennsylvania, aspettano di capire se, e come, i campioni del mondo rialzeranno la testa.