Bledsoe e Parcells, la loro storia a Dallas sta per concludersi?
Jason Witten ha detto che chi si aspettava delle risposte sul valore di Dallas, dopo il Monday Night perso contro i N.Y. Giants lunedì sera non ha avuto risposte. Anzi, aggiungiamo noi, al massimo si è posto ulteriori domande. Perché, ad esempio, Bill Parcells era così scuro in volto già prima del kick off, perché non si è praticamente mai girato verso i propri giocatori, non parlava, non urlava, non dava segni di vita? Perché Jerry Jones, padre padrone dei Cowboys, è sceso sulla sideline per tutto il secondo tempo e perché, in particolare, questo ha coinciso con l'uscita dal campo (forse definitiva) di Drew Bledsoe a favore di Tony Romo?
Per ora ci è dato sapere che il più giovane dei quarterback sarà titolare anche domenica sera contro Carolina, ma la scelta del cambio a metà partita è sembrata davvero poco incline ai classicismi di Parcells e quantomeno giunta fuori tempo. Decidete voi se dovesse farlo prima o dopo, ma è abbastanza logico che toglierlo in quel momento ha significato per Bledsoe la condanna per le sue colpe, i suoi errori, dal purgatorio all'inferno in un istante. L'head coach ha confermato che Bledsoe ha peccato di una eccessiva ed errata improvvisazione in questo avvio di campionato, forzando davvero troppi errori.
Parcells fu richiamato alla sideline da un pensionamento anticipato direttamente da Jerry Jones che lo volle a tutti i costi alla guida dei Cowboys per tentare, attraverso i tatticismi del "Tonno", di riportare al vertice la squadra. Il primo anno Parcells riuscì nell'intento di centrare i playoffs, ma la storia non si è più ripetuta e la squadra nelle ultime stagioni non ha più conquistato un minimo di continuità . Nel 2005 arrivò poi la chiamata a sensazione, Parcells volle a tutti i costi in squadra Drew Bledsoe, suo quarterback a Boston, per cercare grazie alla sua esperienza di dare vigore a un attacco piuttosto spento, tentando dall'altra parte di ricostruire la difesa attraverso i draft e il mercato. In quel momento ricominciò il viaggio di due vecchi personaggi della NFL che oggi sembra giunto al capolinea.
Per Jones non esiste più la possibilità di concedere troppe chance ed ecco che questo 2006, cominciato tra sussulti non indifferenti e che vede Dallas ferma sul 3-3 (ma 1-2 in division), rischia di diventare la fine dei sogni per l'accoppiata che nel 1996 raggiunse (e perse) il Super Bowl in altre sedi.
Bledsoe lo conosciamo, giocatore dotato di ottimo braccio ma privo di un grande carattere, senza mobilità e di poche intuizioni. Dopo una discreta carriera passata a New England, il quarterback uscito da Washington State si separò (in malomodo pare) prima dal proprio coach, poi dai Patriots stessi che con la "scoperta" di Tom Brady si lanciarono verso la propria dinastia rilasciando senza rimpianti il veterano della squadra.
Il passaggio a Buffalo ci consegnò inizialmente un quarterback rinato, un giocatore in grado di alzare ottimi numeri continuando a sfruttare la sola arma davvero in suo possesso, un braccio potente e capace di tagliare in due le difese avversarie con buona precisione. Un'idea che, almeno all'inizio, si ebbe anche con il suo arrivo a Dallas dove, riformato il binomio con Parcells, cominciò piuttosto bene la stagione prima di scivolare pian piano verso il solito oblio, fatto di forzature, errori, letture inadeguate e tutto il resto.
Il secondo incontro tra i due sembrò più un'alleanza atta a portare un assedio verso l'ultima spiaggia piuttosto che la convinzione di aver pescato un ottimo giocatore. L'head coach dei Cowboys, intento a costruirsi una difesa solida e "picchiatrice" come piace a lui, si limitò a posizionare dietro il centro un giocatore con parecchie stagioni alle spalle, un uomo che con la propria esperienza avrebbe dovuto rimediare alla carenza di passer che da qualche anno attanaglia Dallas. Il record positivo (9-7) non bastò, la squadra rimase fuori dai playoffs ed oltre alle lacune palesate dalla linea offensiva, tra i peccati capitali commessi dai giocatori, alcuni erano certamente riconducibili proprio al quarterback.
Non tanto per gli intercetti, alcuni orribili ma da sempre parte integrante del repertorio di un giocatore poco incline al gioco fine, ragionato e spinto a utilizzare palle veloci, verticali, lunghe, ma quanto proprio alla leadership, quell'incapacità di tirare fuori la squadra dai guai e di vincere le partite quando davvero era importante trovare la giocata per vincerle. Il vecchio problema insomma.
Parcells ha però continuato a credere in lui per ricostruire la propria mentalità "old school" imprigionata da un gioco di corse efficiente e da un QB abbastanza esperto per controllare la palla e capitalizzare al massimo il controllo del tempo, cercando di colpire sul profondo quando la difesa sembra esausta e spiazzata. Per ora "The Big Tuna" è riuscito a mettere insieme una serie di talentuosi difensori in grado di concretizzare alla perfezione la propria idea difensiva, colpire, forzare turnover, creare un sistema di linebacker compatto e che garantisca una buona forza d'urto.
Ma l'attacco rimane ancorato a Bledsoe, dietro una linea di nuovo deludente, e nemmeno Terrell Owens è stato capace di fare la differenza fino in fondo finora. L'altra sera, però, lo stadio che già da un po' chiedeva a gran voce l'ingresso di Tony Romo è stato accontentato dopo un intercetto assassino scagliato da Bledsoe sul finire del secondo quarto in piena redzone avversaria. Bledsoe è tornato a subire l'incubo della sfida con il proprio backup e proprio la carenza di personalità , per l'ennesima volta, se lo è ingoiato. Bravo quando tutto va bene, Bledsoe affonda ogni volta che le cose cominciano ad andar male. Vista l'età , inoltre, è difficile riuscire a vederlo rimettersi in conflitto per un posto in squadra. Sulla sideline contro i Giants sembrava abbandonato a se stesso, alla propria incapacità di giocare la scelta giusta e scontata nel momento più ovvio. Problema di testa, non certo di bravura, ma che da anni ormai attanaglia il povero QB ormai giunto a fine corsa.
L'ascesa sulla sideline di Jerry Jones sembra aver portato la sua esclusione dal gioco (e a fine anno forse dalla squadra) e un virtuale licenziamento di Parcells se quest'ultimo non guidasse la squadra ai playoffs per il terzo anno di fila. In due anni l'head coach ha cambiato strategia difensiva e offensiva, arruolato giocatori interessanti e buoni prospetti, ma Dallas sembra vacillare ogni volta e non riesce mai a imbeccare una buona continuità durante i sessanta minuti in campo, problema riconducibile solo ed esclusivamente a un coaching staff incapace di creare unione, di farsi ascoltare e soprattutto di farsi seguire.
Forse per questo il Tonno non guarda più i propri giocatori, non gli parla sulla sideline, non ruggisce come vorrebbe. Forse sente aria di fuga da una squadra che lo ha abbandonato o che non riesce a seguirlo, forse vede in Jones un uomo già pronto a voltare pagina. Illazioni, sospetti, pensieri sparsi. La stampa mantiene un basso profilo, le polemiche (se ci sono realmente) restano chiuse nel cassetto e, almeno in questo, bisogna dare atto a Parcells, il quale sembra non aver comunque perso la capacità di sigillare uno spogliatoio evitando di farlo esplodere lasciando uscire frasi infuocate in ogni direzione. Persino il pericolo TO è per ora scampato.
Nonostante un calendario difficile, i Cowboys possono puntare comunque a conquistare un posto in postseason a patto di ritrovare compattezza e di avere in Romo un giocatore in grado da solo di sopperire alle noie che la O-line produce ogni dannata partita.
Tony Romo pecca di esperienza, certo, ma sembra un ragazzo coraggioso, in grado di giocarsela senza paura; soprattutto sente l'appoggio del pubblico e ha una mobilità che gli consente di sopperire ai troppi blitz concessi davanti a lui e di dare nuova aria a un gioco troppo spesso bloccato nel backfield dai difensori avversari. Nuove soluzioni insomma, nuovo tipo di gioco. Qualità , la mobilità e l'appoggio del pubblico, che a Bledsoe sembrano essere quasi sempre mancate. Così è quasi certo che il povero Drew non sarà più titolare da queste parti, mentre se a scendere dall'autobus o meno sarà anche Parcells lo scopriremo solo leggendo i record di fine stagione. E il tabellone dei playoffs. Certo Jerry Jones non sembrava molto felice lunedì sera, e questo non è certo un buon segno. Mai.