Rookie Report

Laurence Maroney, RB dei Patriots, è uno dei rookie che finora si è maggiormente messo in evidenza

Per giudicare i rookie di solito serve almeno un'intera stagione per dare loro il tempo di adeguarsi alla velocità  della NFL e mettersi in mostra ma dopo un mese possiamo già  fare un primo punto della situazione. I giudizi ovviamente non sono definitivi e andranno aggiornati nel corso della stagione ma possiamo almeno vedere come e se si sono inseriti i rookie nelle loro nuove squadre.

Non si può ovviamente non partire dal confronto fra Mario Williams e Reggie Bush. Quest'ultimo era dato come sicura prima scelta ma i Texans hanno stupito un po' tutti scegliendo invece il defensive end uscito da North Carolina State. Finora a livello mediatico non c'è storia perché Bush è su tutte le copertine grazie al punt ritornato nella end-zone che ha fatto vincere i Saints contro Tampa Bay.

Bush è anche primo nella NFL per numero di ricezioni ma ha una media relativamente bassa (7.4) e deve ancora segnare un touchdown con le sue corse o con una ricezione. La sua media di 3.1 yard a portata non è un granché soprattutto se rapportata a quella di altri rookie quali Jerious Norwood (8.3), Maurice Jones-Drew (5.4), Laurence Maroney (4.3), Mike Bell (4.2) e Leon Washington (4.0). Infine prima del punt return contro i Bucs il ritorno più lungo era stato di 14 yard.

Questo non vuol dire che Bush non abbia influito sui Saints e soprattutto sulla disastrata New Orleans (anzi) ma da un giocatore così dotato è lecito aspettarsi molto di più e molto più spesso. Probabilmente si deve ancora abituare al fatto di non potersi affidare solo alla sua velocità  e alle finte ma ha davanti a sé sicuramente tutto il tempo necessario per migliorare altri aspetti del suo gioco.

Anche per quanto riguarda Williams c'è da segnalare un inizio non proprio eccezionale tanto che ad un certo punto si è pure guadagnato le critiche del suo head coach. Ad un inizio disastroso nell'esordio stagionale il rookie ha fatto seguire due prestazioni così così prima di far intravedere qualcosa nell'ultima gara. Contro Miami è stato fondamentale con il suo primo sack e soprattutto con la conversione da due punti bloccata che ha impedito ai Dolphins di pareggiare.

La prova contro un attacco decisamente non eccezionale non è però abbastanza per allontanare (ammesso che sia possibile) lo spettro del paragone con Sam Bowie e Williams dovrà  anche avere bisogno dell'aiuto dei compagni. La difesa finora è la peggiore della NFL concedendo 435 yard a partita e non si può certo addossare la colpa al solo Williams.

Se poi il front office aveva passato Bush perché convinta di potersi affidare agli schemi di Kubiak per le corse l'inizio non è incoraggiante. I Texans hanno guadagnato di media poco più di Bush (3.2 yard) ma hanno segnato un solo TD nei 23 tentativi di media a partita.

Questa difficoltà  nelle corse e la necessità  di rimontare tengono più del dovuto in campo la difesa e con queste premesse è difficile prevedere grossi miglioramenti da parte del rookie. La speranza è di non dover assistere ad una replica di quanto accaduto dall'altra parte del pallone con Carr, costretto alla mediocrità  anche da un supporting cast non sempre degno della NFL.

Non va molto meglio a Vince Young che nelle due partite iniziate da titolare ha incassato due sconfitte. Così come la maggior parte dei quarterback rookie buttati nella mischia con una squadra così in difficoltà  Young ha mostrato alti e bassi finora.

Ha completato meno della metà  dei passaggi lanciati raccogliendo un touchdown contro tre intercetti ma nella seconda partita, contro i Colts, ha già  ridotto il numero di errori. Contro Indianapolis è riuscito anche a segnare con una corsa di 19 yard ed in totale finora è andata sicuramente meglio con le sue corse (14 per 70 yard e quattro primi down) che con i lanci.

Bill Parcells lo ha già  paragonato ad un certo Randall Cunningham e il talento per avere un futuro nella NFL c'è tutto. Quest'anno però il livello dei Titans è quello che è e Young dovrà  pensare soprattutto a fare la necessaria esperienza per le prossime stagioni. C'è inoltre da segnalare l'influenza positiva che ha già  avuto sul reparto offensivo il rookie che non si tira certo indietro se deve incitare o aiutare i suoi.

L'unico appunto reale che gli si può fare dopo così poche partite è quello di imparare a gestire meglio la sua frustrazione. Già  dopo la seconda partita persa quest'anno con San Diego Young ha mostrato di essere troppo volubile e in due occasioni ha disertato gli incontri con i media dopo la sconfitta. È sicuramente una buona cosa il fatto di tenere così tanto al risultato ma lo stesso coach Fisher ha ammesso che va bene non accettare le sconfitte ma "non possiamo farci influenzare da queste anche il giorno dopo e i giorni successivi".

Parlando di quarterback le stesse sensazioni positive le hanno date anche Matt Leinart e Bruce Gradkowski. Le partite giocate sono troppo poche (due e tre rispettivamente) ma entrambi hanno mostrato buone cose e considerando la situazione delle loto squadre non è poco.

Leinart nella prima partita da titolare ha iniziato col botto (due touchdown nei primi due drive) ma nei possessi successivi sono arrivati solo diversi punt ed un intercetto. Nel finale di partita l'ex quarterback di USC ha guidato i suoi per 58 yard ma il kicker ha sbagliato il FG del pareggio. Al di là  dei numeri finali (22 su 35 per 253 yard, due TD ed un intercetto) Leinart ha ben impressionato per la sua abilità  nel muoversi nella tasca e per la capacità  di analizzare velocemente l'azione.

La seconda dote è un'ovvia conseguenza della prima che gli permette, nonostante una linea offensiva che offre pochissima protezione, di guadagnare una frazione di secondo in più. Leinart già  alla sua prima partita ha conquistato l'approvazione dei suoi compagni a partire da Edgerrin James (che di quarterback se ne intende) che ha dichiarato: "Matt ha giocato davvero bene e non ci dobbiamo preoccupare per lui. Farà  sicuramente bene".

Lodi sono arrivate anche dal coach ma prima di esprimere un giudizio sarà  il caso di attendere un'altra settimana. I Cardinals infatti sono attesi dalla sfida con i Chicago Bears che hanno concesso un solo TD in cinque partite e vantano una delle migliori difese della NFL.

Bruce Gradkowski è uno dei pochi motivi di gioia per una franchigia, quella dei Tampa Bay Buccaneers, che sembra lontana anni luce dai fasti del Super Bowl vinto nel 2002. Nella sua prima partita da titolare il giocatore scelto al sesto round non si è per nulla fatto intimorire dalla difesa avversaria impressionando per la sua precisione e calma nel leggere il gioco.

Il suo rating finale di 107.6 la dice lunga sulla sua abilità  nel controllo del pallone e sono più che meritati i complimenti del suo coach. Gruden infatti ha dichiarato che "il ragazzo promette davvero bene ed oggi mi è piaciuto tutto nella sua partita. Ha chiamato grandi audible, ha giocato bene nella no huddle offense ed ha gestito tutte le varie formazioni e combinazioni di personale che abbiamo usato".

Se fra i quarterback sono pochi i rookie ad aver avuto spazio tra i running back invece sono in molti ad aver convinto (oltre a Bush ovviamente). Quelli che hanno già  conquistato un posto da titolare (seppure in coabitazione) sono Laurence Maroney con i Patriots e Joseph Addai con i Colts. Entrambi sono capitati nella situazione giusta al momento giusto perché New England aveva bisogno di qualcuno che fornisse quello che mancava a Dillon mentre Indianapolis doveva fare a meno di Edgerrin James.

Fino ad ora si può dire che la missione è stata compiuta perché Maroney è sesto nella AFC per yard guadagnate ed entrambi sono tra i primi per yard guadagnate in media per corsa. Il giocatore scelto dai Patriots al primo round finora ha fatto vedere di possedere tutto quello che viene richiesto ad un RB: pazienza, velocità  e la forza necessaria per resistere al tackle avversario. L'unica cosa che al momento sembra mancargli è un po' di costanza ma forse è dovuto al fatto di dover dividere le corse con Dillon.

Uno dei tanti motivi per cui il nome di Edgerrin James si sente solo quando quest'ultimo si lamenta dei Cardinals è Addai. Insieme a Dominic Rhodes il rookie sta cercando di sostituire degnamente il suo predecessore ed anche se il livello qualitativo non è lo stesso le cose per ora sembrano funzionare.

Addai è abituato dal college a dividere i drive con gli altri RB e quindi non ha fatto storie (e ci mancherebbe) e sta aiutando la squadra in tutti i modi. "Joseph sta facendo molto bene", ha detto coach Dungy, "Si rende utile come ricevitore, blocca i blitz avversari, proteggere bene il quarterback ed è anche un buon back". La coppia Rhodes-Addai sta facendo così bene che presto le difese smetteranno di pianificare gli schemi solo per bloccare Manning e si preoccuperanno anche delle corse dei Colts (primi nella NFL per TD segnati su corsa). E allora saranno dolori"

Sta andando altrettanto bene anche ad altri due back che per il momento sono utilizzati più che altro quando deve rifiatare il titolare: Jerious Norwood (Atlanta) e DeAngelo Williams (Carolina). Lo stesso vale poi anche per la riserva di Fred Taylor a Jacksonville, Maurice Jones-Drew, che domenica ha segnato i suoi primi TD nella NFL con giochi di corsa dopo averne ricevuti due nelle precedenti partite. La sua abilità  fuori dal backfield è così apprezzata che qualcuno lo ha già  paragonato (esagerando, almeno per il momento) a Westbrook.

Tra i giocatori offensivi da segnalare infine l'ottimo inizio stagione del wide receiver Marques Colston. Il giocatore uscito da Hofstra, scelto all'ultimo round dai Saints, è settimo nella NFL per yard ricevute ed si è già  impossessato del posto che fu di Donté Stallworth. Con le difese che si concentrano su Bush Colston è il bersaglio più affidabile per Brees e finora il rookie ha ricevuto già  tre touchdown.

Tra i rookie difensivi il numero di rookie emersi è minore ma ci sono comunque giocatori dalle buone speranze. Partiamo da uno che invece deve ancora giustificare l'alta scelta nel draft: D'Brickashaw Ferguson, scelta assoluta numero quattro, su cui tutti scommettono ma che deve ancora adattarsi alla NFL. Soprattutto a livello fisico Ferguson non è allo stesso livello degli altri tackle e questo gli crea problemi nella pass protection e gli impedisce di aprire varchi per le corse.

È andata molto meglio a A.J. Hawk, LB di Green Bay, che è diventato uno dei giocatori favoriti tra i tifosi dei Packers ed anche in campo sta raccogliendo parecchi consensi. Nick Barnett, uno dei veterani della difesa di Green Bay, si è detto molto contento del lavoro fin qui fatto dal rookie e ne ha lodato l'abilità  nel seguire l'azione, l'istinto e la velocità  nel raggiungere il pallone.

Pochi giorni dopo questa dichiarazione Hawk si è ulteriormente distinto bloccando sulla goal line un possibile touchdown ma questo non è bastato ai suoi per vincere contro St.Louis. Se le prime indicazioni verranno confermate (e la sua umiltà  ed etica lavorativa depongono a favore) potremmo trovarci di fronte ad un signor linebacker.

Si stanno facendo onore anche Kamerion Kimbley, LB dei Cleveland Browns, che ha collezionato finora tre sack ed Ernie Sims che guida la sua squadre per numero di tackle (42). Da ricordare infine anche il nose tackle Haloti Ngata che grazie ai suoi 154 chili garantisce ampia libertà  di manovra ai linebacker dei Ravens.

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