Il solito, decisivo Peyton Manning
Finisce nel classico modo "alla Manning", e ovviamente stiamo parlando di Peyton. Una classica gara da regular season per il grande quarterback dei Colts, incompleto in postseason, finora, ma lucido, preciso e spietato all'interno delle sedici gare stagionali.
Perfetto. Manning ha amministrato una gara difficile, lanciando bene e guidando l'attacco alla sua maniera, regalandosi nel finale la gioia del TD decisivo con una sneak sulla goal line. Poteva finire diversamente, non sarebbe stato scandaloso vedere i valorosi Jets uscire trionfanti dal campo, ma l'unico intercetto subito in redzone (su 120 ingressi) nella carriera di un redivivo Chad Pennington ha cambiato i programmi del tifo biancoverde.
Due attacchi in difficoltà contro reparti difensivi non eccezionali ma ottimamente schierati e capaci di grande sostanza per quasi tutto il tempo di gioco. Sui lanci è stata dura sia per Manning (21/30, 217 yds, TD) che per Pennington (17/23, 207 yds, TD, INT) capaci in ogni caso di buttare via pochi palloni e di trovare le giuste giocate e di sfruttare, anzitutto, il gioco di corsa.
Tra i padroni di casa ottimo Kevan Barlow (13/35, 2 TD) che ha prodotto un gioco roccioso, da guadagno basso ma sicuro e costante, semplicemente inarrestabile nel mezzo in situazioni di short yardage. Il supporto che serviva a Barlow lo hanno portato Cedric Houston per 49 yards e il rookie Leon Washington per 33, tutti protagonisti della prova che ha spinto i Jets a conquistarsi 135 yards totali e ha loro permesso di rimanere in gara fino alla fine.
Stessa sorte per Joseph Addai e Dominic Rhodes entrambi con un TD segnato e a 139 yards strappate in due (84+75). Il gioco di corse ha assunto un ruolo fondamentale per affrontare due difese oggi molto fisiche, caparbie, non troppo incisive ma difficilmente scalfibili sui lanci; i Colts, infine, sembrano aver finalmente dimenticato Edgerrin James e possono guardare al futuro con ottimismo. Tony Dungy lo aveva detto che "non è il nome che corre, ma il giocatore, e con questa linea Rhodes non farà rimpiangere il suo predecessore e, a sua volta, saprà farsi un nome, un nome importante" .
Il 31-28 finale conquistato da Indianapolis ha la firma del miglior quarterback da regular season in circolazione. Peyton Manning tiene a galla i Colts contro una squadra che parte col piede sul gas, cercando un'offensiva veloce, sfruttando spesso la no-huddle e calciando, dopo il sette pari, un onside kick che una volta ricoperto apre la strada al primo vantaggio di New York. La partita comincia male per i Jets e Robert Mathias, oggi splendido leader della difesa, apre un varco su D'Brickshawn Ferguson arriva su Pennington e provoca un fumble ricoperto dal proprio reparto.
Nasce così, con forza intimidatoria, la prima azione da sette punti dei Colts, poi sorpresi dalla reazione dei padroni di casa, dalla loro no-huddle, dal loro onside kick e dal quel tentativo di giocare quasi sugli stessi ritmi avversari, su quell'attacco bilanciato e aggressivo divenuto un marchio per Manning e soci. I no-huddle, gli aggiustamenti sulla linea, le improvvise fiammate, i giochi che non ti aspetti.
I Jets approfittano prima della luna storta delle secondarie dei Colts colpendoli con 33 yards di ricezione di Jerricho Cotchery che se ne va a spasso in downfield incontrando una desolante e scarsa opposizione. Poi è il già citato Barlow a chiudere nella endzone avversaria.
Il pareggio di Addai con cui si va negli spogliatoi è il prologo all'inizio del terzo periodo dove il vecchio Martin Gramatica, che sostituisce l'infortunato Adam Vinatieri, spara tra i pali il calcio che vale il vantaggio e che crea proprio la differenza che alla fine dividerà le due formazioni. Tre punti che arrivano solo dopo il grande spreco dei Jets, i quali avevano visto intercettare direttamente in endzone il proprio quarterback su una giocata di quarto down snappata sulle due avversarie.
Un pallone sparacchiato sotto una pressione non pesantissima e ricevuto da Aaron Moorehead, receiver per l'appunto, schierato per l'occasione in difesa. Il coraggio mostrato da Pennington non ha pagato e la beffa è stata quella di concedere le venti yards per il drive successivo degli avversari.
Accontentarsi di tre punti non sarebbe stato delittuoso all'inizio del terzo quarto con il risultato di parità , ma la partita di New York era nettamente improntata sulla voglia di giocare in modo forzato per non dare troppo respiro e pochissimi vantaggi al tremendo attacco dei Colts una volta cedutogli l'ovale; una tattica funzionale e ben eseguita ma che, alla fine, non é bastata e proprio tre punti hanno fatto la differenza.
I Colts avrebbero chiuso la gara anche prima del finale thrilling visto al Giants Stadium, e dopo la meta di Barlow che riportava avanti i Jets, toccava a Bryan Fletcher ricevere direttamente in endzone la palla lanciata da Manning quando era ormai chiaro che i padroni di casa non avevano più le forze e le capacità di limitare il gioco offensivo degli ospiti.
La gara, in quel momento, era chiusa. Justin Miller riusciva però a riaccendere il finale e a riportare il kick off successivo in TD dopo 103 yards corse e un gran supporto dei blocchi dei compagni.
Un minuto e mezzo bastavano però a Manning a guidare un ennesimo drive da campione per 61 yards e di chiuderlo personalmente in meta per la vittoria.
Il resto sembra un film dal pessimo finale per NY; lo squib kick di Gramatica è ricoperto a fatica e regala una pessima posizione ai Jets che al quinto gioco, senza timeout e con solo otto secondi rimasti sul cronometro, avviano un'azione composta da passaggi laterali e giocate all'indietro nel tentativo di mandare qualche compagno in meta.
Una serie di confusi passaggi e fumble conclusasi col recupero finale del pallone da parte dei Colts i quali, dopo una durissima battaglia, ottengono il 4-0 in classifica.
La nota lieta dei New York Jets è senza dubbio Chad Pennington, atleta ritrovato e in grado di cambiare le sorti di questa squadra se gli infortuni decideranno di avere pietà di lui. La difesa avanza a scatti, non trova continuità e difficilmente piazza la giocata da KO, ma gli special team sono ottimi e questo attacco sembra in grado di segnare a chiunque. I Colts sono i soliti, tattici, precisi, completi e bilanciati.
La difesa non sembra più tosta come quella vista per metà stagione nel 2005, ma l'attacco stecca raramente una nota e segna anche sotto pressione e quando è necessario rimontare in condizioni piuttosto dure. Questo fino a dicembre, poi" poi vedremo quanto e cosa è cambiato nella testa dei Colts, ma soprattutto in quella di Peyton Manning. Vedremo se questi Colts saranno finalmente in grado di volare al Super Bowl.
Eric Mangini ha riscoperto Pennington ed il suo primo anno è cominciato, tutto sommato, meglio del previsto. La difesa ha bisogno di trovare continuità ma non sembra avara di buoni giocatori, anzi, ma il nuovo head coach si è già mostrato innovativo e coraggioso, dando profondità all'offensive game plan e imprevedibilità ai movimenti offensivi in generale.
Recuperando ancora un po' e conquistando sempre più continuità i risultati non tarderanno ad arrivare. Cotchery e Laveranues Coles portano avanti il loro lavoro alla perfezione al servizio dei lanci, il running game è concreto ed il quarterback sembra finalmente stare bene; con questi ingredienti si può inseguire qualcosa di buono sin da subito.
Una nota a margine: prima dell'azione precedente alla meta di Fletcher, un tifoso dei Jets ha scagliato una bottiglia (in vetro) sul campo, infuriato con gli arbitri rei di aver chiamato un'interferenza (oggettivamente ridicola) a Justin Miller che regalava 22 yards e down su una situazione di 2nd & 20 ai Colts, posizionatisi subito dopo sulle 8 yards avversarie.
Aldilà dell'eccessiva reazione del tifoso newyorkese, quest'anno si denota un peggioramento nelle valutazioni arbitrali, un po' penalizzati da regolamenti sempre più ferrei e complessi da valutare sul campo in diretta, ma soprattutto richiamati all'attenzione su certe penalità per le quali arrivano, spesso, a inventarsi chiamate davvero azzardate.
Tra queste vi sono proprio le interferenze, per le quali si è giunti a livelli insopportabili; nemmeno in preseason vedremmo fischiate del genere e sarebbe il caso di ricordare, ogni tanto, che in campo si sta giocando a football. Per evitare bottiglie e, magari, anche qualche brutta figura.