Eli Manning ha guidato i Giants alla vittoria che mantiene in grande equilibrio la NFC East.
NFC East
Dallas Cowboys 1-1, N.Y.Giants 1-1, Philadelphia Eagles 1-1, Washington Redskins 0-2,
Posto qui ufficialmente le mie rimostranze per il furto della division ad opera di Dave, del quale potete leggere le preziose righe nei due pezzi on line in questi giorni.
Due annotazioni solo per gradire: la prima riguarda i Cowboys e, non tanto in particolare l'infortunio a Terrell Owens che salterà 3-4 partite al massimo, ma piuttosto la già critica situazione nello spogliatoio di Bill Parcells. Un'ulteriore sconfitta, dopo quella iniziale, con un bye in arrivo avrebbe scatenato la stampa di Dallas, già alla ricerca di un capro espiatorio, meglio se quest'ultimo è il quarterback della squadra.
A calmare Parcells non è bastato il 27-10 con cui Washington è stata rimandata nel District of Columbia, non nel modo in cui la doppia V è venuta con i Redskins sempre in partita, nonostante una buona difesa dei Cowboys, a causa dei troppi errori dell'attacco guidato da Bledsoe.
La seconda riguarda la splendida rimonta dei Giants sugli Eagles che ha mostrato il carattere ( per il gioco occorre ripassare più avanti") della squadra della grande mela e che sta portando alla ribalta il fratellino (ma è ancora giusto usare il diminutivo?) di Peyton Manning. Senza nulla togliere a New York ed a coach Coughlin però mi voglio soffermare su Philadelphia che, a mio giudizio, potrebbe essere la classica sorpresa della stagione. Almeno nella NFC.
Etichettato come l'anti-TO il wide receiver Stallworth ha dimostrato, nonostante il breve periodo alla corte di Reid, di aver assimilato velocemente gli schemi dando a McNabb un bersaglio affidabile rendendo quindi credibile il gioco aereo. A ciò si è aggiunto il miglioramento della difesa contro le corse e l'aumentata pressione sul quarterback avversario da parte degli uomini di linea difensivi. Peccato che uno degli artefici principali, Jevon Kearse, debba dire addio alla stagione per l'infortunio al ginocchio occorso domenica nello scontro con il compagno Mike Patterson.
NFC North
Chicago Bears 2-0, Minnesota Vikings 2-0, Green Bay Packers 0-2, Detroit Lions 0-2
Sopra i banners dei Packers e dei Lions campeggiavano, già durante il training camp, due identitiche scritte. Handle with care. Maneggiare con cura. Le prime due settimane di football giocato ( finalmente!! ) non hanno fatto altro che confermarlo. Però piano ragazzi a dare per già spacciati Favre e Rod Marinelli.
In vetta alla divisione infatti ci sono, imbattuti, i Bears e i Vikings. Ma se molti si aspettavano le due-vittorie-su-due di Chicago alzi la mano chi avrebbe dato tanto credito a Minnesota.
Ad inizio stagione pochi, ma proprio pochi. Tra questi sicuramente non compariva il nome di John Fox, l'head coach di Carolina, che, quando ha la sua squadra aveva costretto i Vikings a calciare quel punt da una zona profondissima del loro territorio, non avrebbe minimamente pensato di trovarsi, domenica sera, ancora a corto di vittorie. Ma di Carolina parleremo più avanti.
Qui invece preme parlare di questi Vikings e del loro allenatore, quel Childress che con vittoria di domenica pomeriggio è diventato il primo head coach nella storia della franchigia a iniziare la stagione 2-0. La giornata però non era iniziata nel migliore dei modi.
Pressato dalla terribile linea difensiva dei Panthers ( 5 sacks ), Brad Johnson non è mai riuscito a dare ritmo all'attacco portando in dote ai Vikings all'intervallo solamente due field goals trovandosi così sotto 13-6 a 10 minuti dalla fine quando, una delle pochissime concessioni di una difesa questa domenica straordinaria, aveva portato il rookie DeAngelo Williams a correre per 23 yards ( miglior guadagno singolo della giornata ) fino alle 8 dei padroni di casa, gioco poi chiuso dal calcio di Kasay per il tredicesimo punto Panthers.
In quel momento è emersa la diversità di strategia fra i Vikings targati Tice e quelli attuali targati di Childress. Quindi non più sbracciate alla Culpepper e rischi inutili ed eccessivi nel tentativo di recuperare velocemente lo svantaggio ma gioco più equilibrato, magari più noioso, per chi sta, come successo ieri, 3 ore e mezza in un "dome" ma di sicuro rendimento.
Ecco quindi lo short passing game alternato, o meglio aiutato, da un robusto gioco di corsa che ha in Chester Taylor l'attore principale e nel FB Tony Richardson e nella linea offensiva ( dice niente l'ex Seahawks Hutchinson ? ) i co-protagonisti. Così Taylor ha messo su già 55 portate in due partite che farebbero, a questa media, 440 in un anno. Record NFL.
Attenzione però i Vikings non stanno dominando gli avversari come le due vittorie suggerirebbero. Stanno, però, facendo le piccole cose meglio di chiunque altro in questo momento.
Detto della sorpresa Vikings, fermiamoci un secondo a parlare di questi Bears, espressione del miglior quarterback della lega, statistiche alla mano, di queste prime due settimane di football NFL.
Quella contro i Lions, per Chicago, poteva essere una partita insidiosa. Detroit, con l'arrivo di Marinelli, è diventata, o quantomeno sta cercando di diventare, una squadra quadrata, ben organizzata, capace di far soffrire gli avversari partendo da una migliorata difesa. Come quella che aveva tenuto i Seahawks e Shaun Alexander fuori dalla end zone nella prima di campionato.
Quindi contro la Cover 2 dei Lions era importante per i Bears stabilire un efficace gioco di corsa che togliesse pressione da Grossman. Peccato però che in tanti si dimentichino che Chicago, prima di tutto, è una delle due migliori squadre difensive della lega. E le prime due segnature della squadra dell'Illinois sono il miglior esempio di ciò.
Logico quindi che con i due touchdowns scaturiti da giocate dei difensori il game plan di Chicago si sia indirizzato sul possesso del pallone soprattutto nel secondo tempo usando di più le corse ( 34 portate finali ). Una difesa che ha mantenuto la pressione sulla linea offensiva per tutta la durata dell'incontro recuperando tre fumbles ed arrivando al quarterback avversario ben 6 volte.
Ovvio che poi, comunque e nonostante questa difesa, in attacco qualcuno che sa mettere insieme due schemi, qualche calls, un paio di blocchi e qualche traccia devi avercela. I Chicago Bears, nel 2006, hanno un leader silenzioso, che ha la fiducia dei compagni e che, novità , è paziente. Aspetta che sia il big play che vada da lui piuttosto che fare il Favre della situazione.
Modi e situazioni di vedere e giocare il football ovvio, entrambe giuste e sbagliate allo stesso tempo ma che, per i Bears, nel loro sistema di gioco, acquisiscono un valore importantissimo. E Chicago vola settimana prossima a Minneapolis per il terzo scontro consecutivo di division. Una vittoria della squadra allenata da Lovie Smith mettere Chicago virtualmente in una posizione irraggiungibile in vetta alla division.
Preso da tanto rosso e nero quasi mi ero dimenticato dei Lions. Dopo la sconfitta onorevole con Seattle sembrava che Detroit potesse tener testa, quantomeno dare fastidio, a Chicago. Così, ovviamente, non è stato ed il punteggio di 34 a 7 non farà certo piacere ai tifosi dei Lions.
Gli uomini di Marinelli sono apparsi subito in difficoltà contro l'aggressiva difesa di Chicago ( 58 yards perse nel solo primo quarto frutto di 7 penalità ) e un attacco che è parso fuori ritmo ed a corto di uomini in grado di contribuire. E qui forse sarebbe il caso di cercare di capire i motivi che continuano ad impedire all'head coach di usare la prima scelta del 2005, quel Mike Williams da 29 ricezioni l'anno passato.
Trascorsi i problemi fisici ( tendenza alla Barkley acuta" ) e quelli di adattamento nonché quelli disciplinari, il wide receiver da Southern California darebbe, all'attacco, una consistenza notevole permettendo a John Kitna di guardare anche dall'altra parte dell'altro Williams, Roy, e di non diventare il David Carr del 2006.
I Lions comunque rimangono un progetto a metà fra il completo e l'incompleto e l'ennesimo scontro di division di questo strano calendario NFL la settimana prossima contro i Packers rappresenta già un'ultima spiaggia all'interno della North.
Parlavamo, l'anno scorso e proprio di questi tempi, di una difesa dei Packers in declino ma anche dei problemi in attacco, a cominciare da un Brett Favre che sembrava decisamente sul viale del tramonto. Con l'arrivo di McCarthy qualcosa, durante il training camp sembrava essere cambiato.
Dopo due sconfitte al Lambeau Field ovvio che l'atteggiamento dei Packers in campo non è molto differente da quello dell'anno passato. Soprattutto in difesa dove, dopo due settimane, Green Bay ha concesso ai quarterbacks avversari di mettere insieme qualcosa come 615 yards. Per curiosità andate a vedere quale era la squadra in fondo alla classifica di yards concesse per via aerea nel 2005.
Eppure il piano partita contro i Saints, bloccare il running game avversario, era riuscito alla perfezione ( 48 yards totali a fine partita ) e il temuto Reggie Bush non era stato un fattore. Quantomeno non con i piedi. E qui torniamo a quell'ultimo posto in classifica di cui parlavamo qualche riga sopra.
Così come aveva fatto Grossman la settimana precedente così Brees ha potuto sfruttare le deficienze dei Packers in fase difensiva ( coperture mancate, compiti difensivi non eseguiti, errori banali ) ed in particolare quelle del strong-side linebacker Brady Poppinga.
I Packers così hanno buttato via una partita nella quale erano andati sopra 13-0 e dove Brett Favre ha messo assieme una prova decente, almeno nei numeri, con il ricevitore Driver a prendere tutto quello che galleggiava in aria. Per vedere i frutti del lavoro di coach McCarthy ci vorrà del tempo così quelli del coordinatore difensivo Bob Sanders. Peccato però che, di quel tempo, i Packers ed i loro tifosi non ne abbiano tanto.
NFC South
Atlanta Falcons 2-0, New Orleans Saints 2-0, Carolina Panthers 0-2, Tampa Bay Buccaneers 0-2.
O Carolina! Se questi sono i favoriti per rappresentare la NFC al Super Bowl qualcuno suggerisca al nuovo commissioner di metter mano, una volta eletto, alle divisioni e di spostare i Panthers nella AFC. Perché un suicidio sportivo come quello messo in atto domenica da John Fox non ha ragione di esistere in una conference già nettamente più debole dell'altra.
Poi ci lamentiamo che vincono sempre quelli di là .
La stupidata di Gamble comunque non cambia la sostanza. I Panthers di questo scorcio di stagione non somigliano affatto alla squadra da 13 vittorie nel 2005. Troppi i problemi a cominciare dal capitolo infortuni ( il wide receiver Smith out, 2/5 di linea offensiva idem ). E' ovvio che con Wharton e Hartwig fuori la sincronia fra running back, quarterback e offensive line se ne va a benedire e Carolina non riesce ad esprimere un gioco fluido che si esprime nella bassissima percentuale di realizzazione dei terzi downs ( 5-26 dopo due games ).
Conseguenza immediata e diretta di tale incapacità è il ritorno in campo, a poca distanza dall'uscita, della difesa con un notevole dispendio di energie. E meno male che in campo c'è sempre Julius Peppers che domenica aveva una sola missione. Arrivare a Brad Johnson a qualunque costo, volesse questo dire passare sopra al tackle Marcus Johnson.
Compito riuscito perfettamente da parte dell'end dei Panthers ( 3 sacks, 4 hurries, 1 field goal bloccato ) e partita che si stava mettendo sui binari giusti fino a quel pasticcio sulle proprie 40 yards di Gamble. Troppa attenzione sulla linea difensiva e sulle giocate di Peppers però possono portate lontano da quello che è un altro problema di Carolina. Ovvero come riuscire a fermare le corse.
Dopo le 252 yards concesse ad Atlanta il dato statistico era ovviamente destinato a scendere ma anche le 140 concesse a Minnesota non sono poche specialmente se si considera che hanno permesso ai Vikings di tenere vivi alcuni drives ( vedi il 2° FG di Longwell o quello che in overtime che ha dato allo stesso Longwell la possibilità di vincere la partita con un calcio ).
Il ritorno di Smith non potrà che fare bene alla squadra ma i Panthers hanno bisogno di ritrovare coesione all'interno e la trasferta di domenica prossima a Tampa Bay, contro una rivale di divisione ancora al palo, ha già il sapore dell'ultima spiaggia.
Quella dei New Orleans Saints non può essere che una bella storia. E quindi viene facile simpatizzare per la squadra allenata da Sean Peyton. Certo non tutte le settimane di capiterà di giocare contro i Green Bay Packers.
La partita per i Saints non era iniziata benissimo con il quarterback Brees a perdere il pallone consecutivamente nei primi 3 giochi della partita e con i Packers a ringraziare ed andare sopra 13. A quel punto, eravamo ad inizio secondo quarto, New Orleans ha iniziato a ragionare maggiormente e, soprattutto, è entrato in ritmo Brees.
Impossibilitato ad usare un running game ben contenuto dai difensori di Green Bay, l'ex San Diego Charger ha aperto il campo con passaggi a tanti ricevitori ( 8 alla fine ) e sorprendendo la difesa coordinata da Bob Sanders con un sapiente uso di Reggie Bush. Il rookie da South. Cal. è riuscito a far male più con le mani ( 8 ricezioni per 68 yards ) che con i piedi ( 6 corse per 5 yds ) e diventato il bersaglio preferito di quello short passing game che avrebbe dovuto mettere in piedi anche Green Bay e che, forse, con Favre dietro il centro non vedremo mai.
I Saints, in questo modo, sono tornati in partita anche grazie a qualche giocata difensiva ( un sack di Smith da 12 yards su un primo down sul secondo drive Packers ad inizio ultimo quarto che ha rimandato indietro Favre e soci dalle proprie 41 alle 29, un fumble di Ahman Green recuperato dallo stesso Smith nel drive successivo che ha poi portato alla meta di Deuce McAllister per il +14 Saints ) trovando poi la vittoria quando, nell'ultimo drive con i Packers sotto di una segnatura, Favre lanciava 4 incompleti.
Ora per New Orleans c'è lo scontro verità nel Monday Night contro gli altri capolista della division, gli Atlanta Falcons.
Già la squadra di Jim Mora. O di Michael Vick. O di Warrick Dunn. O di una miglioratissima difesa. Con i Falcons di quest'anno, almeno stando alle indicazioni delle prime due settimane di regular season, devi solamente scegliere il metodo con il quale perdere. Quello che sorprende di Atlanta non è tanto la capacità di correre ( non per niente i Falcons sono da due anni la miglior squadra NFL per yards guadagnate su corsa ) ma, piuttosto, l'impressione di farlo a piacimento e contro squadre che fanno della difesa un vanto.
E dopo le 252 yards messe su contro i Panthers, solito copione si è ripetuto contro la difesa dei Bucs. 309 yards per il record franchigia, sia in un senso positivo che in quello negativo lato Tampa Bay, con i difensori di Gruden a cercare di chiudere ogni possibile varco da dove si è infilato, manco fosse un allenamento, l'attuale numero 1 della lega nella posizione di running back. Quel Warrick Dunn attestatosi su 134 yds che, unite alle 127 del suo supposto quarterback, hanno messo Tampa Bay sotto 14-3 all'intervallo.
Il game plan di coach Gruden prevedeva l'impostazione di un qualsiasi modo di ground game tale da alleviare la pressione dal braccio di Chris Simms che ha sì messo su la prestazione carriera con 313 yards lanciate ma ha anche mostrato quelle incertezze ( 3 intercetti ) che potrebbero far pensare ad un cambio in cabina regina, seppur categoricamente smentito da Gruden nel dopo partita.
Ma con Cadillac Williams contenuto a 37 yards da una difesa dei Falcons in ascesa, e con la squadra sotto nel punteggio e quindi nella condizione di dover andare per via aerea nel tentativo di mettere velocemente dei punti sullo scoreboard, Tampa Bay non ha mai trovato la via della end zone. Un atteggiamento preoccupante quest'ultimo che si è ripetuto per la seconda week consecutiva così come la mancanza di produzione del running game ( 40 total yards dopo le 26 della prima settimana ).
Per i Falcons ora, come detto, c'è il terzo scontro di division consecutivo contro i Saints, attualmente gli avversari più credibili della South, sperando che il punteggio non rimanga in equilibrio. A quel punto Atlanta non potrebbe certo contare sull'automaticità e la garanzia di un calcio vista la pessima prova del proprio kicker Koenen ( 4 field goals sbagliati su 4 e tutti da dentro le 40 yards ), vero ed unico, al momento, motivo di preoccupazione della squadra allenata da Jim Mora.
NFC WEST
Seattle Seahawks 2-0, Arizona Cardinals 1-1, San Francisco 49ers 1-1, St. Louis Rams 1-1
La NFC West proponeva ( poteva essere diversamente? ) due scontri di division. Da questi chi ne ha beneficiato maggiormente sono stati i titubanti Seahawks di questo inizio di stagione mentre potrebbero aver segnato un'importante vittoria in ottica futura i San Francisco 49ers vittoriosi in casa contro i Rams. Ma vediamo come sono andate le cose.
Nella baia sulla costa ovest quello che occorreva ai Rams per cercare di battere questi 49ers era la medesima aggressiva difesa che aveva forzato ai Broncos la settimana precedente ben 5 palloni. Peccato però che San Francisco sembri avere il numero di St. Louis e, per la terza volta consecutiva, batta i Rams dietro all'ennesima buona prova del running back Frank Gore ( 127 yards e 1 TD ), a quella del wide receiver Antonio Bryant ( 131 yds e 1 TD con solo 4 ricezioni ) e, soprattutto a quella del quarterback Alex Smith che, quando vede gli Arieti, sembra avere una molla in più.
Smith ha decisamente beneficiato dell'arrivo di Norv Turner come offensive coordinator e i risultati si sono visti subito sin dal training camp e adesso in campo dove l'ex quarterback di Utah ha mostrato più pazienza, più consapevolezza nella tasca dando ai 49ers un credibile passing game.
Ai Rams, invece, non sono bastate le solide prove del running back Jackson ( 4.7 di media su 22 portate ) e del quarterback Bulger costretto, quest'ultimo, però troppe volte a generare giochi sotto la costante pressione della linea difensiva di San Francisco ( 6 sacks e 5 harries ). E non oso immaginare cosa potrebbe succedere se l'infortunio che ha costretto il LT Pace ad uscire anzitempo dovesse privare la linea offensiva del suo miglior uomo nonché protettore del lato più importante per un quarterback, quello cieco.
I Seattle Seahawks miglioreranno. Questo è certo. Almeno nella metà campo offensiva visto che la difesa ha già iniziato a trascinare la squadra, garantendo le due vittorie iniziali di questo 2006. Una difesa vera spina nel fianco dei Cardinals, che ha costretto Warner a lanci approssimativi e frettolosi, tenendo a 57 yards offensive totali Arizona fino a 2 minuti dalla fine del primo tempo quando, il quarterback ex Rams, ha trovato con due o tre passaggi corti i suoi ricevitori mettendo il kicker Rackers nella condizione di ridurre lo svantaggio a 11 punti.
Già perché Seattle, nonostante la vena offensiva debba ancora arrivare, era andato sopra di due segnature con gli unici sprazzi offensivi di Hasselbeck ( sotto al 50% di completi per la prima volta da due anni a questa parte ) e Alexander ( seconda week consecutiva sotto le 100 yards su corsa ).
Arizona deve dunque recriminare sulle proprie occasioni mancate, per non aver saputo sfruttare i 7 viaggi in territorio Seahawks e non aver insistito su un running game che avrebbe potuto dar fastidio alla difesa di Seattle.
Seattle settimana prossima è attesa dal confronto casalingo contro i Giants mentre Arizona ospiterà in casa i Rams.