Ryan Longwell calcia il field goal decisivo a 1 minuto dalla fine..
Quando Brad Childress accettò l'incarico di capo allenatore dei Minnesota Vikings, reduci dall'ennesima stagione deludente, e con un cambio generazionale che aveva fatto il suo corso, mai avrebbe pensato di esordire nella regular season con una vittoria contro il leggendario Joe Gibbs, per di più fuoricasa, in uno stadio che conteneva 90.000 persone, tra cui celebrità quali Tom Cruise e signora.
Soprattutto, mai l'avrebbe pensato dopo una preseason passata più a spiegare la decisione extra sportive riguardo al turbolento spogliatoio (Koren Robinson cacciato per problemi di alcol, Dwight Smith per comportamenti negativi), che a modulare gli schemi per la stagione NFL.
Invece il nuovo corso dei Vikings, fatto di organizzazione rigida e rigore dentro e fuori dal campo, ha dato subito i primi risultati, con la vittoria nel Monday Nigth Football contro una rivale storica della NFC, e contro uno dei coach più vincenti della storia del football.
Una vittoria finale che parla di soli tre punti fra Minnesota e i Washington Redskins, un 19 a 16 frutto di un decisivo field goal del nuovo acquisto Ryan Longwell dalle 31 yards, ad un minuto dalla fine dell'incontro, unica segnatura di un quarto periodo vissuto nella paura di sbagliare la mossa decisiva.
Ed è stato proprio un errore di Sean Taylor a facilitare il calcio decisivo di Longwell, quando, su un terzo down convertito da Brad Johnson con un passaggio a Troy Williamson, la safety è incappata nel più inutile dei face mask, regalando 15 yards ai Vikes, e la possibilità di giocare col cronometro e col terreno, per facilitare al proprio kicker il field goal.
Fino a quel momento la partita era vissuta su di un equilibrio livellato verso il basso, con i due attacchi molto guardinghi e attenti soprattutto a non forzare, leggasi le zero palle perse nell'intero match, e le difese che concedevano il giusto, lasciando molto spazio sul breve e pochissimo sul profondo.
Protagonista per i Vikes, un sorprendente Brad Johnson, che alla veneranda età di 38 anni, dopo un off-season passata a sentirne di tutti i colori sul proprio conto e sul fatto che fosse una pazzia dare le chiavi dell'attacco all'ex Redskins, ha dimostrato di saper ancora condurre in modo efficace una squadra NFL, dimostrandosi prontissimo nelle situazioni difficili di terzo down, e rimanendo freddo nel drive finale che ha portato la vittoria a Minnesota.
Pur sbagliando molti passaggi, soprattutto nel 2° quarto, ha trovato il bersaglio nella maggior parte delle situazioni di terzo down, che alla lunga sono risultate determinanti nel contesto di un incontro vissuto su piccoli episodi.
Emblematico il touchdown pass (unico della serata) di inizio terzo quarto, recapitato nelle mani esperte di Marcus Robinson, in un terzo e cinque sulle 20 yards di Washington, dopo un 2° quarto passato a incrociare il proprio punter uscendo dal campo, quattro volte su cinque drive.
Oltre al quarterback, Brad Childress può ritenersi pienamente soddisfatto della prestazione del proprio nuovo runningback, quel Chester Taylor chiamato da Baltimore, dopo anni passati dietro Jamal Lewis, per diventare protagonista del backfield alla soglia dei 30 anni.
Il risultato della prima gara parla di 31 corse, record per un veterano alla prima partita con una nuova maglia, e di 88 yards guadagnate contro una delle migliori difese sulle corse dell'intera NFL, segnando oltretutto il touchdown che ha aperto la serata, con una corsa da 4 yards, dopo un drive da protagonista, sia con le corse, che con gli screen pass. Un biglietto da visita che fa ben sperare per la stagione di Minnesota, ampliato dal fatto di aver visto le autostrade lasciate sulla sinistra a Taylor dai big men, Hutchinson (vero colpo della offseason dei Vikes) e McKinnie.
Il resto l'ha fatto un'ottima difesa, che ha retto alla perfezione l'urto del running game di Washington, guidato dal rientrante Clinton Portis, cui sono stati concessi guadagni miseri, nonostante sia riuscito a siglare il touchdown che ha dato il vantaggio parziale ai Redskins nel 2° quarto.
Brunnell ha trovato la strada spesso sbarrata, soprattutto nel finale di partita, dalla secondaria dei Vikes, che ha tenuto a bada le scorribande dei piccoletti Santana Moss e Randle-El, non riuscendo mai a concretizzare fino in fondo i propri drives, finendo per totalizzare solamente 100 yards di total offense nella ripresa, e chiudere con il field goal sbagliato da John Hall dalle 48 yards, dopo un drive molto confusionario.
Washington, partita coi favori del pronostico nella propria division e con l'ennesima campagna acquisti dispendiosa, ha giocato una partita discreta in attacco, soprattutto nella prima parte di gara, pur avendo un Portis non al meglio, ha saputo trovare risorse con i big play di Santana Moss e qualche buona giocata di Ladell Betts, in particolare fuori dal backfield.
La luce poi si è spenta nel secondo tempo, quando sono mancati i protagonisti principali, e quando Gibbs, lasciando le chiamate al proprio offensive coordinator Al Saunders, ha snaturato una squadra che l'anno scorso faceva dell'imprevidibilità e della velocità la propria arma, e che ora sembra troppo legata al gioco conservativo.
A rovinare definitivamente i piani del vecchio head coach e del proprietario Snyder, ci ha pensato la difesa, uno dei capisaldi del 2005, estremamente fallosa e poco concentrata nelle secondarie, dove Sean Taylor è sembrato l'ombra di se stesso, nonostante la vicinanza di un eccellente Archuleta, e i cornerback hanno sofferto molto le tracce di Williamson e Wiggins. La pass rush è stata nulla e il reparto dei linebackers, pur trovando un onnipresente Lemar Marshall, ha faticato non poco sugli screen di Johnson per Chester Taylor e sulle corse laterali dello stesso runningback.
In definitiva una partita che non deve esaltare Minnesota e affossare Washington, ma che può comunque dare dei segnali importanti ad entrambi gli head coach per il proseguo della stagione, che nella NFC appare molto incerta.