I Mets ci riprovano

Kazuo Matsui firma autografi per i suoi nuovi tifosi

Come sembra lontano l'Ottobre del 2000, quando i New York Mets si qualificavano per le World Series e si apprestavano a sfidare gli eterni rivali del Bronx, i New York Yankees, che li avrebbero poi sconfitti per 4-1.

In effetti anche se non si concluse con il titolo quell'anno fu comunque da ricordare per i tifosi dello Shea Stadium, che nonostante la bruciante sconfitta con gli Yanks potevano ammirare la propria squadra ai vertici delle Majors con un Mike Piazza a livelli MVP.

Da quel momento le cose sono cambiate, gli anni sono passati e si sono fatti sentire sulle ginocchia del catcher italo-americano e sul braccio di lanciatori storici come Al Leiter e John Franco.

La squadra del Queen's ha inanellato 3 stagioni da dimenticare, umiliazioni casalinghe e sweep in serie che hanno scoraggiato anche i tifosi più accaniti.

A nulla sono serviti gli ingaggi di un nuovo manager, Art Howe, e di un gruppo di giocatori affermati che avrebbero dovuto ridare lustro alla franchigia.

All'inizio di questa off-season dunque c'era molta curiosità  nell'ambiente di New York per scoprire in che modo la dirigenza si sarebbe mossa sul mercato dei free agents, continuando la politica di svecchiamento di un roster pieno di veterani ma con pochi giovani talenti, o se Fred e Jeff Wilpon avrebbero messo a segno qualche ingaggio sensazionale.

A fine gennaio e con gli Spring Training alle porte si può fare un bilancio del mercato dei Mets osservando che entrambe le opzioni prima menzionate sono state scelte dalla dirigenza.

Infatti i free agents eccellenti del roster dell'anno passato sono stati lasciati liberi, alcuni senza troppi rimpianti.

E' il caso del pitcher destro Pedro Astacio, mai dimostratosi ai livelli delle sue prestazioni migliori ai tempi dei Rockies, del prima base Tony Clark, l'anno scorso spesso sostituto dell'infortunato perenne Mo Vaughn, e dell'esperto interno tuttofare Jay Bell.

Se le perdite di Astacio e Bell possono leggersi rispettivamente come una bocciatura ed un addio per limiti d'età , la rinuncia a Clark potrebbe far pensare ad un prossimo spostamento in prima base di Mike Piazza, per ovviare ai suoi problemi di difesa del piatto.

L'ipotesi a dire il vero era già  stata presa in considerazione a metà  della scorsa stagione, quando i lead-off avversari banchettavano dalla prima alla seconda base rubando a ripetizione davanti ad un Piazza insolitamente impotente.

Poi non se n'era fatto nulla, ma anche se per adesso Mike figura ancora come catcher nel roster dei Mets, un suo impiego in prima base non appare poi così improbabile, visti anche i problemi fisici che costringeranno Vaughn a saltare presumibilmente gran parte della stagione 2004.

L'altra direzione, quella delle firme ad effetto, è stata sviluppata in due diversi modi, dando importanza sia alla stretta necessità  tecnica sia al rientro mediatico che una firma su un contratto può offrire.

Rimanendo in ambito pratico, il “buco” nel roster dei Mets era rappresentato dalla mancanza di un esterno centro di valore assoluto, sia sul diamante sia al piatto.

Con la partenza di Jeromy Burnitz durante la passata stagione alla volta di Los Angeles il reparto dietro di New York era composto da Cliff Floyd, Roger Cedeno, Timo Perez e Joe McEwing.

Se i primi due nomi, con prestazioni a dir la verità  altalenanti, potevano assicurare una buona presenza offensiva, non erano certo affidabili dal punto di vista difensivo, soprattutto per essere spostati in un ruolo così determinante quale quello di esterno centro.

Perez e McEwing, pur essendo ottimi giocatori, non potevano essere certo quei personaggi carismatici che trascinano i compagni sul campo e risolvono partite con giocate decisive, almeno non con continuità .

Ed allora il free agent di lusso è arrivato: Mike Cameron, messo sotto contratto il 18 dicembre per un periodo di 3 anni con opzione sul quarto.

L'ex Mariner dovrà  confermare quanto di buono fatto vedere nei suoi anni a Seattle, facendo dimenticare in fretta la delusione Burnitz.

I numeri del 30enne di LaGrange, Georgia, fanno ben sperare: .992 di percentuale in difesa e soli 4 errori su 492 occasioni, con ben 3 mesi senza macchie. E non dimentichiamo i 4 HR in una sola partita del 2002 e il doppio back-to-back nel primo inning con il compagno Bret Boone

A conferma dell'intenzione di rinforzare il reparto esterni è arrivata proprio pochi giorni fa la firma di Karim Garcia, altro giocatore che attraversa il fiume Hudson per cambiare squadra di New York, stavolta dagli Yanks ai Mets.

L'acquisto “mediatico”, anche se tutti i tifosi si augurano che non sia solo un fenomeno di merchandising, è stato lo short-stop giapponese Kazuo Matsui, soltanto omonimo di “Godzilla” Hideki, che ha già  scatenato quella che nella Grande Mela chiamano la “kazmania”.

Per il 28enne del Sol Levante non sarà  facile gestire la pressione che una città  come New York può creare intorno ad un rookie che molti già  sognano come il salvatore della patria, ma la presenza in squadra di Mike Cameron, che fu compagno del Rookie of The Year Ichiro Suzuki aiuterà  sicuramnete il futuro short-stop titolare di Art Howe.

E proprio Art Howe ha recentemente fatto sapere che l'idea per la questione partenti è, almeno inizialmente, quella di una rotazione a 5, con i veterani Tom Glavine, Al Leiter e Steve Trachsel, il giovane ma promettente coreano Jae Wong Seo e l'ex rilievo Grant Roberts, che dopo 68 apparizioni da relief pitcher nelle ultime tre stagioni avrà  una chance come starter.

Il parco lanciatori in effetti è quello che si è rinnovato meno, dopo il tentativo fallito di strappare ai rivali di Division di Philadelphia Kevin Millwood, e ricostituire la mitica coppia dei Braves d'oro Glavine-Millwood.

Il pitcher ha infatti accettato la proposta dei Phillies e per New York non è rimasta altra scelta che continuare con i suoi esperti partenti, sperando in una seconda giovinezza di Leiter e Glavine.

L'unico innesto di una certa importanza è stato quello di Braden Looper, destinato a diventare il closer titolare dopo la partenza di Armando Benitez.

Guardando i nomi presenti nel roster i playoff sono un obbiettivo a portata di mano, ma non lo erano anche l'anno scorso?

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