Lovie Smith è concentrato sui miglioramenti, i suoi Bears sono dati per vincenti in modo troppo scontato.
Partire da favoriti nello sport non sempre aiuta, tantomeno nel football dove la pressione gioca scherzi tremendi. Da questo punto comincia la NFC North, con un favorito d'obbligo che sembra già scolpito negli annali, i Chicago Bears. La franchigia dell'Illinois riparte da una difesa mostruosa e col titolo di campione divisionale cucito sul petto, ma anche con l'annoso problema del quarterback. Si è perso il conto, dal 2000 ad oggi, di quanti atleti si sono abbassati dietro al centro a ricevere snap, da Kordell Stewart, Jim Miller, Craig Krentzel, Chad Hutchinson, Rex Grossman. E proprio quest'ultimo, il lungamente atteso Grossman, è il nodo cruciale di un gioco aereo che deve decollare per dare ritmo e speranze all'attacco di Chicago, mentre il buon Brian Griese scalpita sulla sideline. Dall'altra parte tre squadre con problemi tecnico-tattici che hanno deciso di rifondare, ricominciando dagli head coach. Tre nuove squadre che nascono da tre nuove menti e che in un anno di transizione dovrebbero favorire la vittoria finale dei Bears. Ma Chicago soffre il fatto di dover migliorare a tutti i costi, di perfezionarsi. Benché l'obiettivo minimo siano i playoffs, Lovie Smith se che non può raggiungerli per partito preso né tantomeno considerare una vera e propria vittoria un finale raggiunto per grazia ricevuta. Questo aggiunge pressione a chi da molti, troppi, è dato per favorito e solo due anni fa annaspava in fondo alla lega. Le tre rivali avranno altro a cui pensare, ma saranno da battere, due volte a testa, sul campo. Tre squadre stipate di speranze, novità , prospetti, qualche talento e in alcun i casi parecchia esperienza. Chicago può vincere, ma il problema offensivo non dà tregua all'ambiente e non aiuta ad avvicinarsi alla stagione con tutta la tranquillità che ci si potrebbe aspettare.
Chicago Bears
Una serie di costanti infortuni ha colpito pian piano parecchi titolari in squadra condizionandone training camp e conseguente preparazione fisica. In vista del trittico di partite che aprirà la stagione con altrettante gare interne alla NFC North non è un buon segnale. Considerando che nelle prime tre/quattro settimane il problema condizione non è mai da sottovalutare, questi acciacchi hanno limitato i progressi estivi per gente come Muhsin Muhammad, Mark Bradley, Ian Scott, Alex Brown, Cedric Benson, Thomas Jones e altri, senza considerare il problema fisico che terrà Tank Johnson fuori a lungo.
Offense.
Terza gara di preseason, Soldier Field di Chicago. Avversari gli Arizona Cardinals. Quest'anno Rex Grossman c'è, e per lui sono fischi e boati di disapprovazione. L'ex giocatore dei Florida Gators sta attraversando un duro momento di contestazione, dovuto a prove opache che lo hanno portato a lanciare un intercetto per ogni gara e a concludere due soli drive con una segnatura, anche se si trattava di field goal, per giunta entrambi proprio nell'ultimo match giocato. Difficile vedere un cambio al timone in preseason, ma Brian Griese sta mostrando, al contrario, tutto il suo valore anche se onestamente ammette che le sue sfide sono contro le seconde linee avversarie, non la prima squadra. Ma Griese muove il pallone molto bene, manda in touchdown i compagni ed evidenzia tutta la differenza tra chi il campo lo ha frequentato più frequentemente del povero Grossman.
Altro problema può sorgere dalla gestione di Cedric Benson, sempre più avvezzo a prese di posizione e comportamenti che non piacciono ai compagni. Il suo motto sembra essere "se gioco io bene, se no fate voi che ho di meglio dove andare". Male. Questo spiega soprattutto perché si sia parlato troppo presto di una cessione di Thomas Jones, numericamente il miglior RB dai tempi di Walter Payton. Il running game subirà probabilmente frequenti "split" in avvio di stagione e Benson dovrà confermare carattere, numeri e costanza se vorrà essere considerato il numero uno e vedere partire il "rivale" Jones a fine stagione. Adrian Peterson ne trarrebbe a sua volta vantaggio potendo uscire dal quel terzo posto in depth chart che gli sta davvero stretto. Nella tasca sarà fondamentale anche l'impegno del fullback per il gioco di Turner, e proprio il rookie J.D. Runnels si è guadagnato il grado di titolare sul campo. Rilasciati Jason McKie e Bryan Johnson, Runnels si è aggiudicato il posto grazie all'ottima predisposizione nel portare e ricevere discretamente il pallone. Questo lo rende non solo l'uomo che dovrà "bussare" alle porte ed allargare le tracce (soprattutto con Benson in campo), ma anche un'arma in più da usare, all'occorrenza, per qualche incursione. Dietro di lui Keith Belton, definitivamente confermato a roster dopo due anni travagliati passati tra firme e rilasci. Questo perlomeno fino al taglio definitivo dei roster previsto a inizio settembre.
Salvo infortuni la linea continuerà a essere quella solida e ottima sulle corse interne del 2005, con il leader e multi Pro Bowler Olin Kreutz in mezzo a guidare le direttive e snappare palloni. In base alle condizioni della linea vedremo se Ron Turner opterà per una West Coast più pura o, come nel playoff contro Carolina, spingerà Grossman a cercare troppo spesso il verticale, arma nella quale il quarterback è sì capace ma spesso vittima di errori e discontinuità . Mushin Muhammad sarà il primo target anche quest'anno, mentre sul lato sinistro la sfida è aperta tra i due giovani Bernard Berrian e Mark Bradley, secondo anno fermato da un infortunio da "end of season" dopo un buon inizio nella stagione da rookie. Entrambi veloci e ottimi sui trick play dove si aprono spazio magari con una corsa, sul profondo sembrano molto più adatti di Moose, lo scorso anno vittima di troppi drop.
Rimane la lacuna di un tight end in grado di spostare grossi numeri via aerea. By-passato al draft e tagliato l'undrafted Tim Day, lo spot da starter sarà di nuovo di Desmond Clark, ottimo bloccatore utilissimo ai running back, ma raramente efficace sui lanci. Nonostante un passato da receiver, le mani di Clark non sembrano la parte più sensibile del corpo dell'ex Broncos, anche se la velocità non gli fa difetto e in situazioni di goal line è piuttosto pericoloso.
Defense.
Il devastante front four di un anno fa è rimasto invariato, con il solo Alex Brown in dubbio per la prima di campionato a Green Bay. Anche Ian Scott è in attesa di notizie, al suo posto per ora Alfonso Boone, e in rotazione già scalpita il rookie Dusty Dvoracek grazie alle ottime valutazioni ricevute questa estate. Il lato destro è ancora di Adewale Ogunleye e Tommie Harris, per ora gli unici due interamente sani di una linea che per un po' farà a meno degli importanti inserimenti in rotazione di Tank Johnson.
Risolto il problema contratto di Lance Briggs, che si ripresenterà comunque nel 2007 quando il LB sarà in scadenza e si dovrà decidere sul suo destino, il pacchetto dei tre uomini del box è a sua volta confermato. Brian Urlacher, immancabile capitano al centro del gruppo, e Hunter Hillenmeyer sul lato forte a contenere i TE e le corse lasciando la pass rush più che altro ai compagni di reparto. Ottima notizia l'impegno positivo di Jamar Williams, uscito dal draft di aprile e ottimo per giocare su entrambi i lati anche se, come tipo di giocatore, ricorda più Briggs che Hillenmeyer, pur finendo probabilmente nello spot di strong linebacker. Dagli special teams si fa largo Brendon Ayanbadejo, il quale dopo anni di gran lavoro di blocchi e colpi cerca di conquistare un posto sul campo.
A questo punto il problema potrebbe nascere dalle secondarie. Ritiratosi Jerry Azumah il reparto cornerback trae vantaggio dall'acquisizione di Ricky Manning e Dante Wesley, giocatori abbastanza esperti da poter essere qualcosa in più di semplici uomini di situazione. Per Devin Hester è ancora presto, è stato scelto per i ritorni e quelli farà , dando il via libera come titolari ai due giocatori dello scorso anno: Charles Tillman e Nathan Vasher. Il primo ha già una buona esperienza e sembra pronto per una grande stagione, anche se il suo problema, la continuità , non può riaffiorare troppo spesso nel 2006. Tillman soffre parecchio le giocate sul profondo, mentre Vasher è ancora da "completare" come defensive backs, dove per ora è meglio come giocatore di raddoppio che non di copertura singola. I suoi numeri lo rendono comunque un ospite scomodo per tutti i QB che ben si guardano dal lanciare troppo spesso su un giocatore capace di trasformare ogni palla in un intercetto ed ogni intercetto in un big play.
Problemi tra le safeties. I continui infortuni di Mike Brown non garantiranno al leader delle secondarie di essere in campo con costanza, e anche se questi riuscisse a partire dalla prima week la possibilità di vederlo a pezzi a fine anno come tutte le volte non è bassa. Con la fuga a Seattle di Mike Green si complicano le cose per Chicago, che dovrà continuare a puntare su Chris Harris, veloce e ottimo colpitore ma lontano dall'essere già un giocatore completo, senza poterlo affiancare ad un elemento di valore ed esperienza. Danieal Manning, prima scelta assoluta di Chicago, non può prendere i gradi da subito e, soprattutto, è meglio tenerlo in rotazione su Harris che "snaturarlo" come strong safety. Salvo acquisizioni dell'ultima ora il naturale sostituto di Brown sarà quindi di nuovo Todd Johnson, elemento di situazione che non dà troppe garanzie di reggere il peso di una lunga assenza dello starter Brown. Fortuna per Lovie Smith che, dopo un'infinità di voci, Ron Rivera è rimasto per disegnare anche la difesa 2006" non avrà la bacchetta magica, ma qualche piccolo miracolo finora gli è riuscito.
Special Teams.
Robbie Gould viene confermato come kicker nonostante sulla lunga distanza mostri ancora parecchi problemi. Il piede, però, è davvero accurato e per un secondo anno può andar bene in attesa di accumulare potenza. Ai punt probabile la conferma di Brad Maynard nonostante il pessimo Divisional Playoff disputato in gennaio, mentre sui ritorni il gioco è a tre: Devin Hester, certo di avere la palla sui punt, Danieal Manning, il quale dovrebbe provare sui ritorni un po' di emozione del gioco in attesa di vedere quale sarà il suo impiego definitivo in campo, e Rashied Davies, piacevole sorpresa estiva, receiver dotato di mani, velocità ed equilibrio perfetti per chi deve riportare in fondo un calcio avversario.
Conclusione.
Se la difesa non avrà altri problemi d'infortuni e Mike Brown riuscirà a dare un buon contributo il reparto di Ron Rivera non dovrebbe avere immense difficoltà a mantenere un certo dominio in campo. Il punto sarà , come un anno fa e come l'anno prima ancora, gestire al meglio l'attacco e farlo funzionare in modo molto più concreto. Non ci sarà più un rookie, Kyle Orton, bisognoso di imparare, ma Rex Grossman riuscirà a terminare indenne la stagione? E sarà capace di gestire al meglio l'attacco senza farsi preferire il più esperto Brian Griese rischiando di perdere la titolarità del posto forse per sempre? E sulle corse? Il numero di yards che verranno guadagnate non sembra essere in discussione, ma la convivenza tra Jones e Benson come verrà gestita? All'ex runningback di Texas serviranno meno colpi di testa e molte yards divorate con grandi giochi per togliersi di torno la concorrenza dell'ottimo, e amatissimo, Thomas Jones. La risposta a questi quesiti potrebbe risiedere nella presunta incompletezza degli avversari, ma non sarebbe una vittoria campare di rendita per una squadra che, da troppo tempo, attende di tornare nell'elite della NFL.
Detroit Lions.
L'ennesima rivoluzione della motor-family Ford comincia da Ron Marinelli come capo allenatore e Mike Martz in attacco, certamente una delle migliori menti offensive attualmente in circolazione. Quello che negli ultimi anni doveva trasformarsi in un rombo assordante per gli avversari si è puntualmente riversato come una rumorosa e fastidiosa flatulenza sui tifosi della Mo-Town. Snervati e frustrati i fans di Detroit hanno chiesto al GM di andarsene, al presidente di andarsene, alla squadra di andarsene. Ventuno vittorie dal 2001 al 2005, cinque allenatori, tre quarterback, nessuna stagione positiva, niente playoffs" insomma, un disastro. Cambieranno le cose? Il roster è giovane ma presumibilmente meno talentuoso di quello che non si pensasse fino a un anno fa, ma Marinelli è un ottimo coach e molto gira sul suo rapporto con Martz. Prima dell'assunzione dell'offensive coordinator si vocifera di una chiamata di Marinelli a Lovie Smith dei Bears ed ex defensive coordinator proprio di Martz. L'affare è andato in porto e, insieme alla difesa di Donnie Henderson è proprio una squadra simile a quella di Chicago che il nuovo head coach punta a somigliare.
Offense.
Primo passo per agevolare l'ingresso di una wide open offense alla Martz è trovare rapidamente un quarterback di valore. Saltata la nona scelta assoluta al draft dove si è pensato soprattutto alla difesa, i Lions hanno fatto giungere dalla off season il veterano Jon Kitna, giocatore piuttosto esperto ma non in grado di garantire numeri altisonanti. Dan Orlovsky si è messo ben in evidenza durante l'estate e il compito del veterano Kitna potrebbe essere quello di traghettare la squadra nelle sue mani nel 2007 senza combinare troppi guai in questa stagione.
Certo, la linea offensiva non è delle migliori ma gli ingressi di Rex Tucker e Ross Verba potrebbero dare maggiore esperienza al reparto. Non è da escludere che Tucker, tackle di nascita, finisca a fare la guardia a sinistra, per dare spazio come RT a Kelly Butler giovane di buone speranze al terzo anno con i Leoni. La linea servirà molto a Kevin Jones, il quale entra nell'anno della consacrazione sperando di avere meno problemi fisici; discreto talento, Jones necessita davvero tanto di copertura per poter dimostrare di portare molti palloni e tornare sopra le mille yards come all'esordio. Per migliorare le 1471 yards dello scorso anno ci saranno a dar manforte Arlen Harris, Shawn Bryson, elementi che da parecchio tempo aspettano di poter dimostrare qualcosa in più, ma che non toccano la titolarità di Jones e non sembrano poter dare eccessiva profondità ad una squadra che trova in Marinelli un amante delle corse e del gioco molto bilanciato. Il rookie Brian Calhoun farà quasi sicuramente parte del roster per aggiungere una quarta string in uno spot che necessita di rotazione e supporto per Jones.
I receivers sono potenzialmente l'arma in più, ed anche se in cabina di regia sembra mancare un po' di talento, Roy Williams e Mike Williams potrebbero garantire un discreto numero di ricezione, con il secondo che, sotto osservazione speciale, dovrà far valere la spesa scelta su di lui un anno fa. Marcus Pollard è da sempre molto utile negli alleggerimenti del QB nei pressi della linea di scrimmage, ma l'età corre e Casey Fitzsimmons potrebbe trovare maggiore spazio in campo.
Defense.
Eccezion fatta per una guardia e runningback il draft è stato interamente speso sulla difesa, nota dolente, tra le altre, della stagione 2005. La linea non subirà presumibilmente cambiamenti. Da sinistra a destra rivedremo sugli snap avversari il quartetto Redding, Cody, Rogers e Hall, con il lato sinistro molto più giovane e in attesa di consacrazione, nonché più rapido e maggiormente utilizzabile nei blitz. Tra i linebacker non è in discussione l'esordio di Ernie Sims, talento di Florida State che non potrà che migliorare le prestazioni dei suoi predecessori. Boss Bailey potrebbe essere sfruttato sia al centro che su lato forte, molto dipenderà dai risultati che otterranno LeVar Woods (middle), Donte Curry (strong) e Paris Lennon (strong), con quest'ultimo in vantaggio che porterebbe quindi Bailey nel suo posto ideale. Il destino di Teddy Lehman è ancora in discussione, il giovane LB è vittima di un infortunio che lo tormenta da tempo e lo tiene lontano da una posizione in campo che potrebbe essere tranquillamente sua.
I defensive backs non hanno dato risultati eccellenti nella stagione scorsa, ma l'idea base è quella di cominciare con gli stessi sperando che la safety Kenoy Kennedy esploda definitivamente e che Dre' Bly conquisti una certa costanza come fattore nella posizione di cornerback. Sul lato opposto di Bly giocherà Fernando Bryant, mentre la free safety dovrebbe essere Terrence Holt con probabili e frequenti entrate di Daniel Bullocks, scelto da Nebraska al secondo giro.
Special Teams.
Jason Hanson ai field goal non teme concorrenza e dà una certa tranquillità , così come Nick Harris ai punt non dovrebbe essere mandato a spasso. Sui ritorni i Lions sperano di muovere quei numeri che non riuscirà a fare l'attacco, con il WR Eddie Drummond a giocare forse sia su punt che kick off visti i buoni risultati ottenuti nelle stagioni passate. In lotta per un posto Shaun Bodiford, altro receiver, rookie, che potrebbe far pratica in circostanze come i ritorni.
Conclusioni.
L'impegno di Marinelli sarà duro, complesso e difficilmente darà i suoi frutti in un futuro prossimo, magari con l'aggiunta di alcuni giocatori in ruoli chiave le cose cambieranno in due o tre stagioni. Il talento, sulla carta, non è certo in abbondanza in questo roster e difficilmente le capacità di Martz e Marinelli saranno sufficienti a dare gran gioco alla squadra. La difesa è leggermente migliorata e se trovasse maggiore compattezza potrebbe dare discreti risultati, anche se la linea non è il top e le secondarie soffrono amnesie clamorose. L'innesto dei nuovi è tutto da verificare. L'attacco avrà i suoi bei problemi, con uno spot di quarterback dove forse sarebbe valsa la pena impegnarsi maggiormente per tenere Jeff Garcia almeno un altro anno. Kitna non sembra in grado di far esplodere in pieno il presunto talento dei giovani receiver, e Orlovsky è un jolly sconosciuto. Potrebbe essere la sorpresa dell'anno questa Detroit, ma l'impressione è che la stagione sarà di nuovo negativa salvo scossoni non pronosticabili. Il 2006 sarà l'ennesimo anno di transizione e raggiungere sei o sette vittorie diverrebbe un traguardo più che valido; almeno per (ri)cominciare.
Green Bay Packers.
Alzi la mano chi ha creduto a Brett Favre quando ha sostenuto che questa squadra, gli attuali Green Bay, siano quella più talentuosa della quale abbia mai fatto parte. Ed ora la alzi chi, nel caso creda alla sincerità del vecchio quarterback, pensa sia vero. Chi ha alzato le mani in tutte e due le occasioni si riveda qualche gara giocata tra il 1995 e il 1998 delle teste di formaggio, gli altri non si lascino troppo andare. Anche se Favre eccede nei giudizi come ogni buon leader, questa squadra non è così lontana dall'avere buoni numeri, soprattutto se non sarà perseguitata dagli infortuni. Quale potrà essere un grande problema nella prossima stagione? Ovviamente sempre lui, mister jersey numero quattro.
Offense.
La carriera di Favre è nettamente in discesa nelle ultime tre stagioni; se grazie ad una division un po' "leggera" certi problemi sono usciti solo ai playoffs nel 2003 e nel 2004, l'anno scorso, con qualche infortunio in più e un record di division più competitivo, i Packers sono crollati, trascinati sul fondo della lega da infortuni e un quarterback troppo legato alla propria immagine, al proprio gioco, per potersi rendere davvero utile nel momento del bisogno. Per carità , un Favre maggiormente calcolatore avrebbe potuto dare un paio di big W in più ai giallo-verdi nella stagione scorsa, ma il punto è che quel "one more year" gridato all'unisono da tutti i presenti al Lambeau Field nell'ultima partita di stagione era evidentemente più dettato dal cuore che dalla fiducia.
Ma come dargli torto? I Packers non sono messi male, il talento, anzi, è presente. La linea offensiva non è delle peggiori, ma qualche nuova aggiunta che potrebbe essere titolare da subito, come Jason Spitz e Tony Moll (rookies), rende l'idea di come il nuovo head coach Mike McCarty stia già guardando avanti. La crescita di Scott Wells come centro è molto probabile, mentre l'unica nota di esperienza arriverà dai due tackles Clifton e Tauscher. Così Favre si troverà subito con qualche giovane di troppo, mentre la sua età non gli dà il tempo di aspettare quanto vorrebbe. Questo è il rischio che corre chi vuole un "one more year" in una squadra che rifonda dalla panchina in su. Il gioco di corse sarà il punto forte; Favre non modificherà la propria idea di attacco via cielo in base alle esigenze del team, è esperto ed intelligente, ma troppo leader e poco propenso ad abbandonare i grandi numeri che sta accumulando. Chi, in caso di necessità , avrà il quindi coraggio di toglierlo dal campo per Aaron Rodgers? Probabilmente nessuno. Resta perciò la speranza che Ahman Green, Samkon Gado o Najeh Davenport facciano bene il loro sporco lavoro. Tutti e tre sembrano in grado di farlo, ma lo scorso anno sono finiti in fretta e furia tra i corridoi dell'infermeria, uno dopo l'altro. Se il gioco di corsa funzionerà a dovere il lavoro di Favre subirebbe meno pressione ed un veterano esperto come Donald Driver (1221 yards nella disastrosa annata 2005) rimane perfetto come primo receiver.
Sul lato opposto Robert Ferguson, pochi snap in carriera ma scelta obbligata almeno per settembre e come apripista di giovani esordienti quali Greg Jenning, Cory Rodgers e Chris Francies, con i primi due nientemeno che secondo e quarto giro all'ultimo draft. Il tight end sarà di nuovo Bubba Franks, a sua volta recuperato dall'infortunio del passato campionato e assolutamente perfetto nella carenatura offensiva disegnata per i Packers. Ora tocca a Favre: i 29 intercetti di un anno fa non sono frutto degli infortuni dei compagni o dell'obbligo di inseguire gli avversari, ma di una frustrazione che ha portato il QB delle cheeseheads a guidare drive spesso troppo forzati, anche più del dovuto, per cercare di combattere una battaglia in solitario. Se il running game avesse dei problemi e qualche giovane faticasse a dare contributi importanti o a inserirsi rapidamente nelle rotazioni, potremmo avere quest'anno lo stesso risultato. E nessuno chiederebbe più un "one more year".
Defense.
Brett Favre, che ormai conta più del Governatore del Wisconsin, aveva chiesto a LaVar Arrington di approdare ai Packers, ma la risposta, come ben tutti sappiamo, è stata un viaggio del LB in quel di New York. Viaggio fatto per restarci, nella Grande Mela. Il trio di linebackers potrà in ogni caso godere delle gesta di A.J. Hawk, uscito da Ohio State e certamente uno dei più grandi talenti difensivi pescati dalla girandola del draft di aprile. Nick Barnett resterà quindi nel mezzo, mentre sul lato forte dovrebbe essere impiegato Ben Taylor, ex dei Cleveland Browns, per dare possibilità a Brady Poppinga di allenarsi senza lo stress della partita che più volte lo ha messo in difficoltà nel suo anno da rookie.
Pur parlando della settima difesa del 2005, è impossibile non notare come i nuovi arrivi siano tanti; anche se lo schema di Bob Sanders non cambierà di una virgola, è evidente come i problemi riscontrati un anno fa abbiano portato lo staff a correre ai ripari dando maggior profondità a parecchi spot nella depth chart. La settima difesa NFL dati alla mano soffriva poco sui lanci, ma veniva completamente stesa dalle corse. Capito il gioco, per gli avversari dotati di buon running game è stata una passeggiata ogni maledetta domenica. Il muro a quattro della linea comincerà così da una buona base "scippata" ai St. Louis Rams: Ryan Pickett affiancherà Colin Cole nel mezzo, mentre dietro di loro Kenderick Allen, altra nuova acquisizione, sarà perfetto come backup. Il trio Williams, Jenkins ed il rookie Johnny Jolly rimarranno in rotazione a fare esperienza per la D-line del futuro. I due ends non cambiano, l'ottimo pass rusher Kabeer Gbaja-Biamila rimarrà sulla destra, mentre il lato opposto sarà coperto da Aaron Kampman.
Altre novità sulle secondarie, prima su tutte Charles Woodson, in arrivo dai Raiders dopo varie stagioni altalenanti in special modo negli ultimi tre o quattro anni. Sulla parte opposta del campo confermato con ogni probabilità Al Harris, mentre il secondo anno Nick Collins verrà affiancato sul profondo da Marquand Manuel, da sempre discreta riserva che avrà la possibilità di rilanciarsi come strong safety titolare.
Una difesa che punterà quindi su alcuni nomi nuovi, quattro dei quali probabili starter, per cercare di dare continuità a un reparto per molti versi ancora giovane e bisognoso di ricambi e esperienza per competere, oltre ai numeri accumulati, su livelli davvero buoni.
Special Teams.
Cosa cambia? Tanto" non c'è più Ryan Longwell (81.6% in carriera, solo due stagioni sotto l'ottanta), e il probabile erede come place kicker sarà Dave Rayner, un solo calcio (sbagliato) da più di 50 yards nel suo unico anno di NFL in maglia Colts. All'apparenza un passo indietro, certamente non la stessa garanzia di prima. Identica situazione ai punt, dove il rookie Jon Ryan dovrà farsi valere con un'esperienza pari a zero dopo il ripescaggio in free agency. Sui ritorni sarà probabile l'impiego di uno dei tre RB, certamente il terzo dello spot (Davenport?) oppure addirittura il giovanissimo Arliss Beach, altro RB "ripescato" fuori draft e con poche possibilità di portata ad attacco schierato. Tra le alternative, sui punt, in vantaggio Charles Woodson, che già in passato ha avuto modo di provare questi giochi speciali.
Conclusioni.
Non si fraintenda: il 4-12 dell'anno scorso è fin troppo severo, e gli infortuni hanno davvero avuto un ruolo determinante nel corso della stagione. Ma Favre ha mostrato come ormai sia lontano dall'essere in grado di gestire le situazioni di difficoltà e se questa cosa era stata evidente ai playoffs, nel corso del 2005 si è palesata in tutto il suo malessere anche in regular season. Troppi grossi colpi cercati, troppa prevedibilità , troppi errori. Troppo orgoglio forse. E Favre, credo, non cambierà , almeno come testa. Questo è un punto a mio giudizio contro Green Bay, anche se il potenziale e la classe del #4 non è in discussione. La linea può crescere, ma già ora è in grado di dare buon gioco e il running game sembra davvero in ottime mani, così come a ricevere Driver saprà fare il proprio duro lavoro. La difesa ha buoni margini di miglioramento, la linea è stata rinforzata e si sono visti upgrade in rotazione in modo da poter arginare le corse il più possibile. Gbaja-Biamila resta una certezza, e i LB sono per due terzi garanzia di continuità . Hawk, poi, è davvero immenso. Le secondarie non mi convincono del tutto e se davanti si riuscisse a obbligare più sui lanci gli avversari rispetto al recente passato difficilmente avremo la settima difesa NFL a fine anno, quasi impossibile rivederla sul gradino più alto del podio per quanto concerne il gioco aereo. Ma questo è il rischio di chi, in un modo o nell'altro, deve rifondare. Kickers poco esperti e nuovo coaching staff lasciano supporre che, salvo stravolgimenti, il record 2006 sarà migliore dell'ultimo uscito sulla ruota di Green Bay, ma i vecchi gloriosi fasti rimarranno un lontano ricordo anche per questa stagione. Favre ha invece fretta di riprovarci subito. Un coach che ha tempo e un leader che si trova agli ultimi granelli della clessidra" servirebbe un Aaron Rodgers.
Minnesota Vikings.
Secondo anno consecutivo con grandi svendite al supermarket di Minneapolis; dopo il favoloso WR Randy Moss scappato a Oakland ecco che anche il grande Daunte Culpepper si va a rifugiare sotto il sole della Florida. Un buona nuova è che Mike Tice non allenerà più i Minnesota Vikings e, visto quanto poco ottenuto e costruito intorno al talento di una delle più belle combo recentemente apparse sui vostri schermi, credo che i tifosi in viola non se ne avranno a male. Arriva Brad Childress, già allenatore dei quarterbacks e offensive coordinator nella Città dell'amore fraterno con gli Eagles. Quarta squadra e terza rivoluzione quindi, ma anche qui, come per Green Bay, vale la regola dei "ma" e dei "forse". In primis non ci si può scordare delle sei vittorie consecutive che la squadra ha infilato lo scorso anno rimanendo in corsa per i playoffs fino alla week 16. In secondo luogo una difesa che, dopo un anno, non dovrebbe avere problemi di rodaggio ma partire già su livelli discreti e non concedere più come nelle quattro giornate che anticiparono il bye nel 2005 (107 punti tra la week 1 e la 4). La "rivoluzione" d'autunno di un anno fa presentò una squadra discreta su quasi tutti i fronti, una difesa abbastanza rapida, un attacco pulito e degli special teams funzionali e concreti. Agevolata dal calendario si sbarazzò di ogni paura e dello scandalo Love Boat per ripartire in quarta. Quest'anno il calendario sarà piuttosto duro e considerando il tipico anno di transizione e le difficoltà del defensive coordinator Mike Tomlin nel plasmare in così breve tempo una Cover 2 sulla falsariga della propria Tampa, bene, anche quest'anno ci sarà da sudare nel gelido Minnesota.
Offense.
Brad Johnson: certamente il quarterback ideale per aiutare Childress nella transizione dell'anno 0. Trentotto anni, esperto, giocatore di grande personalità e ottimo nel muovere il pallone abbassando il tasso di rischio, Johnson non può comunque garantire continuità e resistenza per quattro mesi per ovvi motivi di età . Mike McMahon è indicato come backup e quello è il suo posto, mentre Tarvaris Jackson, interessante rookie pescato da Alabama State non potrà essere della partita così presto. Rimarrebbe J.T. O'Sullivan, altro QB con poche esperienze dirette da raccontare agli amici e potenzialmente il più a rischio "taglio" del tre settembre. Quindi il vecchio Johnson avrà un compito piuttosto duro, sedici week senza sosta con la speranza che, in caso di bisogno, qualcuno possa muovere la palla senza creare troppi disastri. Grosso problema nasce sul fronte receivers, con Koreen Robinson che, dopo tanti progressi mostrati, pare tornato nel tunnel dell'alcolismo e non sta attraversando un buon periodo.
Probabile che Robinson non prenda parte alla campagna 2006 dei Vichinghi, nemmeno come returner dove grazie a Tice aveva riconquistato il campo e ottenuto buonissimi risultati. Si punta allora su Troy Williamson su un lato e Travis Taylor sull'altro. Poco in mostra un anno fa i due sono giovani e dotati di mani discrete, anche se attualmente lontani dal poter risolvere i problemi di attacco sul profondo della propria squadra, soprattutto Taylor. Nella tasca non ci sarà più Michael Bennett, talento mai esploso sul serio e finito a Kansas. Toccherà a Chester Taylor, da Baltimore, il grado di primo halfback dei Vikings, spalleggiato da vicino da Ciatrick Fason, secondo anno tolto per l'occasione dalla naftalina. Mewelde Moore per ora resta stranamente a guardare, forse in pronto utilizzo per riportare qualche ovale calciato da un avversario.
Totalmente scartata l'idea del singleback e l'utilizzo di due TE, la chiusura della linea spetterà a Jimmy Kleinsasser, solido giocatore con le mani un tantino marmoree e acquisirà importanza il fullback, probabilmente quel Tony Richardson che dopo dodici stagioni a Kansas City può dare il giusto goccio d'esperienza alla tasca e sfondare qualche porta per i compagni.
La linea mantiene due tackles giovani e conferma Marcus Johnson e Bryant McKinnie rispettivamente a destra e sinistra, così come arriva il rinnovo di Matt Birk come centro. Importanti invece i cambi sulle guardie, soprattutto a sinistra dove ci sarà senza alcun dubbio Steve Hutchinson, fondamentale per anni nelle aperture per Shaun Alexander a Seattle. La nuova RG è invece Artis Hicks, che giunge dopo quattro anni di buon lavoro a Phila con gli ultimi due da titolare. Anche questi due cambiamenti potrebbero dare una grossa spinta alle corse, in particolare su quelle interne grazie al lavoro di appoggio che due guardie del genere possono dare, soprattutto in riferimento ad Hutchinson.
Defense.
Quattro chiamate su sei, nell'ultimo draft, sono state utilizzate per la difesa, in particolare le prime due, grazie alle quali Minnie ha chiamato Chad Greenway (LB) e Cedric Griffin (CB). Il primo, per la cronaca, è già finito in injured riserve, mentre il secondo si scalderà sulla sideline in attesa di dare il cambio di tanto in tanto a Antoine Winfield o a buttarsi nella mischia su qualche down a cinque/sei backs. Nulla di strano sul trattamento riservato al cornerback da Texas, ma la sfortuna di perdere il subito il LB spingerà i coaches a schierare tra i tre dietro la D-line Napoleon Harris, l'uomo che giunse a Minneapolis nell'affare Moss, in mezzo, con l'alternativa di E.J. Handerson, che però finirà più probabilmente esterno. Sul lato debole Ben Leber, buona acquisizione dai Chargers. Davanti a una linea che deve comunque dimostrare molto e non godrà dell'acquisizione del draft si schiererà in ogni modo un buon front four.
Il muro dei quattro di linea è potenzialmente molto valido, potendo contare su gente piuttosto giovane. Confermata in toto rispetto alla stagione passata, la D-line sfrutterà l'immenso veterano Pat Williams, vicino alla pensione e supportato dal backup Ross Kolodziej, che dopo cinque anni e tre squadre NFL ha evidenziato grandi progressi nel 2005 in Arizona. Il resto della truppa è giovane e talentuoso, con il secondo tackle Kevin Williams che entra al quarto anno con gli occhi degli esaminatori puntati addosso, mentre i due ends dovranno solo confermare le cose buone già viste in passato. Kenechi Udeze, vittima di grossi problemi un anno fa entra nella sua terza e fondamentale stagione, ed Erasmus James, prima scelta assoluta dei Vikes nel draft dello scorso anno e pronto a diventare titolare.
Secondarie esperte e riconfermate quasi al completo, l'eccezione la fa la free safety con l'arrivo da New Orleans di Dwight Smith e obbligato a giocare per la perdita, piuttosto grave, di Tank Williams, che fu preso in primavera da Tennessee appositamente per ricoprire il ruolo. Per lui la injured riserve, per Darren Sharper di nuovo i gradi di capitano delle secondarie, dopo che lo scorso anno riuscì a far seguire un avvio di stagione difficile, ad un buonissimo finale, mettendo in luce carattere e leadership e dimostrando che, a Green Bay, i giocatori bolliti erano altri. I due cornerback saranno come detto Antoine Winfield davanti a Cedric Griffin e, sull'altro lato del campo, Fred Smoot.
Special Teams.
A calciare è giunta la certezza fatta a kicker, ossia quel Ryan Longwell che, nonostante i trenta suonati pare in grado di picchiare sul pallone ancora piuttosto forte. Il punt sarà affidato di nuovo al secondo anno Cris Kluwe. Sui ritorni, perso Koreen Robinson forse per sempre, si giocano due posti in quattro tra cui Mewelde Moore, Wendell Mathias (kick off), Jason Carter e Travis Taylor (punt).
Conclusioni.
Sarò ripetitivo, ma anche qui il problema è la transizione che, raramente, si accompagna con infinità di talento in squadra. Ci sarà da lavorare sui quarterbacks sperando che Johnson tenga, e trovare il modo di far girare a mille le corse ed i receivers. La linea offensiva può dare una mano, così come può fare in difesa la sua controparte, mentre tra i linebacker non si vede forse un vero leader e scorgiamo l'utilizzo di qualche rincalzo. Le secondarie non sono inaffidabili ,ma esperte. La partenza diesel del 2005 andrebbe evitata, ma è impossibile prevedere se sarà possibile. Anche qui un infortunio antipatico (Williams) e che obbliga ad "accontentarsi". Come dire" il pronostico non è dei migliori, ma il risultato lo dà il campo. Insomma, cauto ottimismo, come sempre. Anche questo è football.