Il quarantesimo Vince Lombardi Trophy verrà assegnato domenica a Detroit.
L'evento più atteso della stagione è arrivato, la partita che chiude un campionato ancora denominato come "season 2005" è alle porte. Il Super Bowl, il grande ballo, il giorno che insieme al Columbus Day e al Thanksgiving Day fa di un americano un vero americano.
Il Super Bowl Day quindi, ed è facile scherzare sul numero, il quaranta, che in caratteri romani ce lo mostra come il più grande di sempre, un Super Bowl extra large, una tappa del Vince Lombardi Trophy talmente sentita che la NFL ha deciso di scomodare persino i Rolling Stones per il concerto dell'half time.
Perché la notte del "grande ballo" è una notte di festa, di musica, di luci e colori, ma è soprattutto la notte che dopo cinque mesi di battaglie incorona i campioni del mondo del football americano. Invitati al ballo gli esordienti Seattle Seahawks e i pluridecorati Pittsburgh Steelers. Storia già scritta? Per molti sì, ma gli ultimi sessanta minuti di football potrebbero come sempre essere anche i più imprevedibili. O i più scontati, ovviamente.
Il punto caldo
Per quale motivo la storia dovrebbe essere già scritta? Semplice: Pittsburgh è obiettivamente più forte, compatta e rodata di quanto non sembri essere la pur tosta corazzata allenata da Mike Holmgren.
Il punto fondamentale per i Seahawks è quello di cercare di mettere in una "nuova" condizione l'attacco degli Steelers, ossia costringerli a inseguire. Gli Steelers arrivano da un girone playoff fenomenale con tre vittorie in trasferta a Cincinnati e Denver passando nel Dome degli strafavoriti Indianapolis Colts, dominati per tre quarti dell'incontro. La difesa di Seattle è solida, ma il modo di segnare Pittsburgh lo troverà di sicuro grazie alla moltitudine di soluzioni che i quattro volte vincitori del Super Bowl possono permettersi.
Sarà quindi fondamentale che l'attacco di Matt Hasselbeck e Shaun Alexander giri a mille fin dalle prime battute di gioco e proprio dal running game dell'MVP stagionale devono arrivare le risposte più concrete. Play action su play action per spiazzare la terribile difesa 3-4 di Pittsburgh, "trick plays" per trovare qualche reverse in grado di sbilanciare la difesa, tutte le soluzioni possibili, insomma, per creare varchi ad Alexander e permettergli di colpire e togliere pressione ad Hasselbeck mentre questi cercherà di mettere l'ovale sui propri receiver.
Gioco offensivo
Per Seattle è quindi fondamentale far girare il motore del proprio running back, puntare a conquistare yard su drive lunghi, mantenendo così il pallino del gioco dando il minor spazio possibile agli avversari.
Trovare varchi sulla linea sarà dura visto che oltre alla linea a quattro linebacker degli "acciaieri", sarà spesso presente l'imprevedibile Troy Polamalu, safety veloce ed impulsiva che si proietta di frequente a ridosso del box per impensierire il backfield avversario. Lavoro straordinario quindi per la O-line dei Seahawks, con un Hasselbeck cui spetterà il compito di essere chirurgico e non lanciare intercetti cercando di aprire la difesa avversaria il più possibile per alternare l'ossigeno che il quarterback ed il runningback dovranno "scambiarsi" non di rado visto lo stato di apnea nel quale potrebbero trovarsi.
Pittsburgh invece conta sul game plan di Bill Cowher, grande conoscitore dei playoff e alla sua seconda finalissima in carriera come head coach. Ben Roethlisberger è una certezza, divoratosi in un boccone l'amarezza delle pessime prestazioni in postseason nel 2004, quest'anno il giovane quarterback uscito da Miami (Ohio) ha giocato dei playoff da veterano puro. Preciso, concreto, rapido sugli spazi medio-corti e, rarità per il ruolo, autore di the tackle, il placcaggio che ha salvato la stagione ai suoi compagni su un tremendo fumble riportato in quel di Indianapolis dai Colts e destinato a terminare con un touchdown. Cowher potrà poi contare su un gioco di corse che sfrutta proprio le abilità di movimento e "magia" del proprio QB; Big Ben è abilissimo nell'improvvisazione, gioca option perfette e sa nascondere la palla come pochi, dando spazio agli scatti del velocissimo Willie Parker.
In situazioni di short yardage entra poi sempre in campo l'immenso Jerome Bettis: il Bus sarà probabilmente all'ultima fermata in carriera e l'occasione non poteva essere migliore. Una linea spaventosamente solida con un Alan Faneca da premio Nobel, se mai ne istituissero uno per il football, è il piatto forte di un attacco che sul gioco aereo ha trovato finalmente un tigth end di spessore nel rookie Heath Miller, mentre sul profondo ci sarà il solito grande Antwaan Randle El affiancato sul lato sinistro da Hines Ward.
Un attacco formidabile che metterà più volte in crisi Seattle dove sperano di avere quanto meno a disposizione (e in buona forma) Darrell Jackson, per non dover obbligare Matt Hasselbeck a cercare come target solo Joe Jurevicius o il meno affidabile Bobby Engram.
De-fense! De-fense!
Difesa: dove di solito si vincono i campionati. Non è sempre vero, ma spesso è proprio la retroguardia a fare la differenza a lungo andare. In una gara tattica e a bassa percentuale di rischi da prendere come il Super Bowl, il vecchio adagio suona comunque a meraviglia. Se qui le due formazioni possono essere più equilibrate rispetto all'attacco come valori tecnici, bisogna aggiungere che il "modulo" degli Steelers ha comunque spesso un impatto maggiore sulla partita.
Con "l'anarchico" Polamalu che dovrà assolutamente giocare in modo più disciplinato, toccherà soprattutto a Joey Porter cercare di mettere pressione sul QB avversario, sfruttando nel mezzo il peso di Casey Hampton e "in-tackle" su quella di Larry Foote. I Blitz di Polamalu non mancheranno, ma Cowher sa che se su uno di questi Alexander trovasse il buco per passare la linea di scrimmage imbattuto sarebbero guai.
Capace di rompere placcaggi e di prendere velocità non indifferenti, Alexander sarebbe letale in una tale situazione; per questo è lecito pensare che l'altro linebacker centrale, James Farrior, dovrà essere l'ombra del runningback di Seattle.
Sfruttando la superiorità numerica che spesso si verrà a creare sulla linea, i difensive backs di Pittsburgh si potrebbero trovare con pochissimi problemi sul running game in campo aperto degli avversari, francobollando Ike Taylor ed un altro DB (Ricardo Colclough?) ai rispettivi WR con ben poche licenze d'uscita. Per ora preoccupa la condizione fisica di alcuni difensori degli Steelers, ma è certo e scontato che per il grande ballo di domenica tutti, ma proprio tutti, faranno in modo di esserci e dare il massimo.
La situazione infermeria è molto più tranquilla a Seattle, dove il classico 4-3 viene giocato in maniera esemplare da protagonisti di grande calibro. Tra tutti il rookie Lofa Tatupu, MLB di grande impatto nella NFL e subito capace di ergersi a leader del pacchetto difensivo. Ai suoi fianchi D. D. Lewis e Leroy Hill, con quest'ultimo a farla da maestro tra blitz e sack grazie all'ottimo gioco del lato destro della D-line, lato che trova le spinte di due mostri come Rocky Bernard e Grant Wistrom.
Considerando la sicurezza che uomini come Marcus Trufant, Andre Dyson e Michael Boulware possono dare alle secondarie, l'anello della partita per questa difesa starà nel "leggere" al meglio le chiamate degli Steelers, giocare in anticipo, sulla pressione e sulla chiusura delle corse per portare il giovane Roethlisberger a fare tutto da solo. Recuperare palloni per dare al proprio attacco la possibilità di mettere avanti come punteggio Seattle obbligherebbe poi Big Ben, soprattutto nella seconda metà di gara, a cercare un gioco verticale più frequente, con tutti i rischi e le difficoltà del caso.
And the Vince Lombardi Trophy goes to"
Non mi soffermo sugli special team, Josh Brown e Jeff Reed rappresentano due buone alternative per il calcio da tre punti anche in situazione decisiva con l'orologio che corre verso lo zero. Per il "return" potrebbe essere più insidiosa Pittsburgh, con Randle El spesso capace di trovare ottimi blocchi in mezzo al campo. Ma difficilmente queste situazioni sono determinanti in un Super Bowl, anche se per chi è sfavorito potrebbero rappresentare una valvola di sicurezza non indifferente quella di giocarsi bene il ritorno di punt e kick off.
Il tutto resta comunque nelle mani e nelle menti degli uomini in campo e dei generali sulla sideline; alla fine dei conti il duello più bello sarà proprio quello tra i coach, chi annienterà chi e come lo farà ? Pittsburgh è più forte come organico e, se gioca come nell'ultimo mese senza sbagliare praticamente nulla, difficilmente perderà questa partita. A Seattle serve necessariamente un dato positivo nei turnover, un maggior possesso palla e la capacità di segnare da subito, dai primi drive, per cercare di mettersi avanti e costringere gli Steelers a non gestire, operazione nella quale sono bravissimi e che spesso combinano molto bene al segnare punti.
Passerà quindi molto per Alexander, proprio perché la squadra di coach Holmgren sembra basarsi più sulla stella pura che su un insieme di uomini adatti ad ogni situazione. Se Pittsburgh non sbaglia vince, dicevamo, ma se non sbaglia nemmeno Seattle? Certo, per i Seahawks serve maggior sforzo, contenere la 3-4 e Polamalu non sarà un gioco da ragazzi, ma se riesce e, soprattutto, se riesce a Hill di dare più di un problema alla tasca di Roethlisberger allora la partita potrebbe girare.
Una cosa è certa: entrambe le franchigie sono qua a riscrivere la storia. Seattle (unica squadra NFL ad aver ritirato il numero 12 di maglia in onore del proprio pubblico) al primo Super Bowl cerca la vittoria per scrivere il proprio nome al fianco delle più grandi di sempre. Pittsburgh, alla sesta finale, punta al quinto titolo, quello del "one for the thumb", l'anello da mettere al pollice, l'anello che li affiancherebbe a Dallas e San Francisco come squadra con il maggior numero di Super Bowl vinti.
Manca poco per saper chi potrà scrivere questa magnifica storia: buona fortuna.