Carolina gela il Soldier Field

Steve Smith apre le danze segnando al secondo gioco della partita.

La brillante stagione dei Chicago Bears termina nel peggiore dei modi, nel giorno tanto atteso del ritorno in postseason a fare acqua è proprio il punto forte della squadra guidata da Lovie Smith, quella difesa che praticamente da sola era riuscita a portare Chicago alla corona divisionale nella NFC North.

Carolina 29 Chicago 21, questo recita il tabellino finale di una partita divertente e combattuta aldilà  di ogni aspettativa e di ogni pronostico che dava per scontato che al Soldier Field avremmo assistito ad una gara con punteggio bassissimo e giocata tutta in difesa.

Carolina ha però sbloccato il risultato al secondo gioco dell'incontro e, da subito, è stato un continuo inseguimento dei padroni di casa reso vano dalla grande prova della coppia Jake Delhomme e Steve Smith sempre reattivi e capaci di mantenere le distanze sulla squadra avversaria.

La partita lascia aperti molti dubbi sul gioco scelto dai Bears, troppi giochi chiamati all'inesperto Rex Grossman per cercare di vincere il match via aerea, sfruttando per 20 portate un Thomas Jones che riusciva a tenere una media piuttosto efficace quando portava il pallone. Una decina di chiamate in più su Jones piuttosto che su Grossman avrebbero, forse, garantito maggior consistenza all'attacco della squadra dell'Illinois.

Grossman ci ha messo davvero troppo tempo ad ingranare e il rammarico più grande per gli eliminati da questo divisional playoff della NFC risiede proprio in quei primi due quarti quasi interamente buttati, con ben cinque punt consecutivi (quattro three and out).

In un certo senso Carolina ipoteca da subito la vittoria, mettendosi davanti agli avversari dopo 55 secondi e sfruttando la scarsa vena di Charles Tillman, costantemente aggredito dai palloni lanciati da Delhomme e dall'atletismo di Steve Smith. Carente anche la partita delle safeties di Chicago che, perso troppo presto Mike Brown e con problemi di crampi per Chris Harris, hanno vissuto una giornata pessima, spesso fuori posizione ed in netto ritardo sulle coperture.

Apre le danze, come già  sottolineato, Steve Smith, autore di una gara da 218 yards ricevute e 26 corse con due touchdown segnati su servizio di Delhomme, il quale va a sfruttare la prima incertezza di Tillman in avvio trovando la meta sulla sideline di destra. Grossman, spinto al lancio dal game plan per ben 41 volte (!!!) fatica ad ingranare, l'attacco dei Bears non suona mai la carica mentre Delhomme (24/33, 319 yds, 3 TD, 1 INT) gestisce il gioco in maniera perfetta protetto alla grande da una linea solidissima che solo nel terzo periodo concederà  un sack ad Adewale Ogunleye.

La difesa dei Bears limiterà  comunque i danni nel primo tempo, obbligando i Panthers a calciare ben tre volte con un John Kasay assolutamente infallibile. E' sul parziale di 13-0 che Grossman (17/41, 192 yds, 1 TD, 1 INT) trova finalmente il ritmo giusto orchestrando un drive da 66 yards e trovando ottime giocate aeree su Bernard Berrian (5/68) e Muhsin Muhammad (3/58). Adrian Peterson segnerà  poi la meta che riaprirà  l'incontro togliendo la gioia del primo TD in carriera in una partita di playoff al runningback titolare Thomas Jones (20/80).

Carolina chiude con pieno merito il primo tempo avanti di 9 punti dopo aver impedito agli avversari di attaccare con continuità  e di sfruttare addirittura un cambio di possesso dopo che Brian Urlacher era andato ad intercettare in modo spettacolare un pallone scagliato centralmente da Delhomme.

Solo il gioco di corsa dei Panthers non riesce a decollare, ma sarà  così per tutta la partita. DeShaun Foster abbandona il campo per infortunio dopo una prova da 54 yards su 16 portate, ma non farà  molto meglio il sostituto Nick Goings, fermato a 34 yards nei 10 palloni giocati. Ma via aerea la musica non cambia e Carolina continua a dominare. Nel terzo quarto è un altro drive ben giocato e ottimamente bilanciato sui giochi chiamati a permettere ai Bears di portarsi sotto sul 16-14 grazie al primo td pass in postseason per Grossman, che trova liberissimo in endzone il tight end Desmond Clark.

Il secondo tempo comincia alla perfezione quindi, con la difesa che manda al punt i Panthers dopo la segnatura di Clark ma che non riesce ad opporsi al drive successivo dopo che i Bears perdono anche il veloce wide receiver Bernard Berrian per infortunio. La meta che riporta in fuga Carolina è, indovinate un po', di Steve Smith che trova un corridoio gigantesco sulla sideline di sinistra grazie allo scivolone di Chris Thompson e alla tardiva chiusura dll'ultimo uomo prima dell'area di meta.

I Bears ci mettono cuore e anima e, con un pizzico di fortuna dovuto a una face mask chiamato contro gli avversari dopo che Jones aveva perso la palla in touchback per un fumble, tornano di nuovo sotto di due punti grazie alla meta su corsa del fullback Jason McKie.

Le secondarie dei Bears sono però di nuovo in alto mare e al termine del drive seguente Kris Magnum trova una meta tranquilla, servito ottimamente da un bel lob di Delhomme da una yard. Kasay fallisce il calcio e il meno 8 di Chicago può essere ancora impattato segnando una meta con successiva conversione da due punti, ma Ken Lucas pone fine a sogni e speranze di Chicago intercettando il giovane quarterback dei Bears andando ad anticipare in modo perfetto il ricevitore Justin Gage. Il Soldier Field rimane gelato e, per una volta, non è la classica questione climatica che congela la Windy City nei mesi invernali.

I Panthers sfruttano alla grande il proprio immenso ricevitore Smith per portare a casa una partita che sembrava non volersi mai chiudere. Urlacher si affretta a dire che Smith è l'attaccante più forte della lega e, vero o no, ieri sera ha davvero mostrato numeri impressionanti come quando nel primo periodo di gioco ha letteralmente strappato dalle mani di Tillman un pallone che era praticamente già  stato intercettato, concedendo così ai propri colori di aggiudicarsi tre punti.

John Fox ha di nuovo letto la partita alla grande, mandando la propria arma più micidiale a colpire gli avversari dove sembravano più vulnerabili, giocando lontanissimo da Nathan Vasher e colpendo sempre e solo Tillman e le safeties. Dando per scontato che il running game avrebbe avuto un sacco di problemi, come poi è effettivamente stato, Fox ha chiesto gli straordinari ad una O-line che a novembre era stata costantemente battuta dalle incursioni di Alex Brown e Adewale Ogunleye.

Il gioco ha funzionato alla perfezione e Carolina ha staccato il biglietto per Seattle, dove domenica prossima si giocherà  l'accesso al Super Bowl, impresa che ora sembra molto meno improbabile di quanto non fosse in precedenza.

Coach Smith invece ancora non parla di un game plan che, ad inizio gara, ha un po' sorpreso. Nonostante la linea sia riuscita a togliere pressione a Grossman e a permettere a Thomas Jones di trovare buoni varchi nel mezzo, il gioco dei primi due quarti ha richiesto troppe energie all'inesperto passer dei Bears, nonché reso il gioco piuttosto prevedibile.

Quando infine Chicago è stata (per due volte) ad un passo dal completare la rimonta e ribaltare l'inerzia della partita proprio la temibile difesa, fiore all'occhiello di Chicago per tutta la stagione, ha deluso non riuscendo a bloccare le offensive avversarie.

"Ventuno punti sarebbero stati sufficienti per noi in regular season, per vincere buona parte delle partite," ha dichiarato l'allenatore dell'anno 2005, "ma abbiamo cominciato a rispondere alle loro segnature solo dopo esserci calati bene in questo tipo di football".

Insomma, resta un mistero il perché di tanta insistenza su Grossman, il quale era proprio il punto interrogativo più grande della partita. Il numero 8 di Chicago ha trovato continuità  troppo tardi e, costretto ad inseguire, ha avuto i suoi bei problemi nel tentare di cercare costantemente i propri target. Delhomme invece esce trionfalmente dalla seconda trasferta consecutiva in questa postseason, pronto a ritentare la conquista al Super Bowl che due anni fa gli sfuggì per un soffio. Con questo Smith a disposizione la partita è ovviamente apertissima, lui e Shaun Alexander per i Seahawks daranno vita al duello finale per la conference.

Chicago invece si lecca le ferite con non poco rammarico, guarda al futuro con una squadra giovane e compatta, una difesa che ha bisogno di più continuità  da parte di alcuni giocatori e un attacco che, se avrà  a disposizione il proprio QB per periodi lunghi almeno una stagione, potrà  cercare con qualche aggiustamento di dire la propria e di giocarsi le carte giuste già  da settembre.

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