Carolina – Chicago: Preview

Steve Smith potrebbe essere l'arma di Carolina per attaccare Chicago sul profondo.

Una settimana dopo la trionfale e rumorosa vittoria del Giants Stadium, i Carolina Panthers si trovano a dover compiere una nuova impresa per nulla facile agli occhi di coach John Fox e della sua squadra. Dopo lo shutout rifilato a New York, infatti, Carolina dovrà  tentare di strappare il lasciapassare per la finale di conference al Soldier Field di Chicago ai Bears del coach of the year 2005: Lovie Smith.

Un'impresa per niente scontata nella tana della miglior difesa NFL guidata dal giocatore che meglio ha rappresentato il ruolo difensivo in stagione secondo la Associated Press, Brian Urlacher, il quale, al pari del proprio allenatore, è stato eletto miglior giocatore difensivo del campionato appena conclusosi.

Una partita non facile visto il gelo ed il vento che attendono Carolina e, soprattutto, una partita che ha già  visto un precedente in regular season, un primo atto nel quale Carolina ha avuto la peggio segnando solo su field goal con John Kasay nell'ultimo quarto.

Il venti di novembre scorso finì 13-3 per i Bears dopo un match che vide la difesa dei padroni di casa difendere con i denti ogni pollice del campo, mettere una tremenda pressione sul quarterback Jake Delhomme (8 sacks), intercettare il pallone due volte con Nathan Vasher (10 punti da questi take away) e annullare totalmente il gioco di corsa di DeShaun Foster, paralizzato a sole 41 yards.

Stesso luogo stessa storia? Un film già  visto? Assolutamente no. Non fosse per il fattore campo non perderei un secondo a giocarmi una fortuna (che comunque non avrei a disposizione) sui Panthers, e questo per una serie di ottimi motivi. Il primo è Fox, coach esperto e capace di leggere le partite nei playoff in modo superbo.

Il problema è dover rovesciare il concetto sviluppato una settimana fa, quando il tutto girò attorno al bloccare uno degli attacchi più forti della NFL. L'impresa è riuscita in maniera eccellente, ma questa volta il problema sarà  cercare di far punti, non di subirli. O almeno, non solo quello di concedere segnature. Fox affronta per la seconda volta i playoff con Carolina e, già  nel 2003, guidò la franchigia di Charlotte al Super Bowl espugnando St. Louis al Divisional e Philadelphia al Championship NFC; questo dato non farà  dormire sonni tranquilli ai tifosi di Chicago, i quali possono comunque contare su una difesa certamente più tosta di quella che ha potuto schierare Tom Coughlin domenica scorsa.

Fox dovrà  preparare una partita offensiva molto simile a quella giocata nella Grande Mela, dando però per scontato che limitare gli ends avversari, Adewale Ogunleye e Alex Brown, non sarà  "semplice" come l'aver stoppato a più riprese Osi Umenyiora, conscio in particolar modo del fatto che la coppia centrale Ian Scott-Mike Harris è di un altro pianeta rispetto a quella affrontata pochi giorni orsono.

Il pacchetto di linebacker dietro la linea viene poi da una stagione sopra le righe in tutti sensi, abile nel pass rush quanto nel bloccare i giochi di corsa in ogni zona del campo. Se il "lungo" periodo di riposo non avrà  rotto il ritmo dei difensori di Chicago sarà  dura per i Panthers dare così tante alternative a Jake Delhomme. Nel momento in cui il tutto si trasformasse in una giornata piuttosto dura per DeShaun Foster, rimarrebbe l'arma migliore delle "pantere" a disposizione dell'offensive game, quello Steve Smith capace di battere chiunque in NFL in fatto di ricezioni e già  autore di un 14/169 nella già  citata disfida tra le due formazioni in stagione regolare.

Smith rappresenta l'arma più pericolosa di Carolina e proprio la zona più "scoperta" del campo per i Bears potrebbe farne le spese, soprattutto se le safeties titolari non saranno completamente recuperate. Chicago ama attaccare il gioco offensivo avversario sul nascere, stoppare le corse nei pressi della linea di scrimmage, aggredire i passer avversari per cercare il sack o quantomeno forzare l'errore. Quando il gioco funziona è difficile trovare il bandolo della matassa per chiunque abbia a che fare con questa difesa, ma Delhomme e Smith possono comunque essere letali sul profondo non appena gli si concede un minimo di spazio.

Se i Bears riuscissero però davvero ad annullare il running game avversario e a sovrastare la linea offensiva opposta, il gioco aereo per gli ospiti si trasformerebbe ovviamente in una lama a doppio taglio. I Panthers potrebbero ritrovarsi nella stessa situazione dell'incontro di novembre, con Smith a macinare yards senza trovare la meta nemmeno una volta e Delhomme costantemente obbligato a un gioco forzato e prevedibile che potrebbe costare di nuovo qualche intercetto.

Per Chicago, che torna in postseason al Soldier Field dopo la sconfitta nel gennaio 2002 subita dai Philadelphia Eagles (33-19), si tratta di una buona occasione per riconquistare quella "W" che nei playoff le manca dalla stagione 1994 (35-18 a Minneapolis), e che al Soldier Field non esce addirittura da sedici anni, quando i Bears eliminarono i New Orleans Saints alle wild card per 16-6.

Occasione buona, ma non facile da sfruttare, come ogni partita di playoff che si rispetti. Scontato che i Bears avranno bisogno della miglior difesa possibile per arginare il game plan di Carolina, Smith e Ron Turner dovranno basare le proprie energie sullo studio di un buon piano offensivo. Siamo a gennaio, siamo alle partite che non ammettono repliche e i Bears sono quasi obbligati a far vedere qualcosa di buono in attacco se vogliono davvero far parte della finale NFC contro Washington o Seattle.

La linea offensiva sarà  fondamentale per permettere a Thomas Jones di penetrare nel campo nemico portando palla. Nell'ultimo incontro tra le due pretendenti Jones si fermò a 87 yards, ma grazie alle 37 di Adrian Peterson il gioco di corsa fruttò comunque numeri discretamente importanti. Domenica si dovrà  replicare sulla linea, aprendo varchi per i runningback, creando diversivi al gioco aereo e togliendo pressione all'esordiente (in fatto di playoff) Rex Grossman.

Proprio intorno al quarterback di Chicago girano molte incognite e, in particolare, le possibilità  per i Bears di uscire vincente dal campo. Dando per scontato che Grossman possa essere vittima della stessa sindrome di Eli Manning, ossia venire risucchiato dalla propria inesperienza e pagare pesantemente l'esordio in postseason, l'attacco di Chicago ha bisogno di tutto il potenziale di un giovane che ha mostrato al suo rientro sui campi, dopo mille disavventure, carattere e forza di volontà .

Le sue capacità  di giocare downfield non sono in discussione, sfruttare la velocità  di Bernard Berrian sarà  determinante, ma stavolta Grossman non potrà  permettersi troppo spesso il lusso di talune forzature viste nelle due gare di regular season alle quali ha partecipato; soprattutto in situazioni di terzo down, Grossman avrà  il compito di non compromettere il drive con giocate pericolose e avventate.

Se in regular season Chicago ha mostrato maggior continuità  dei propri avversari, non si può negare che l'esperienza in situazioni di partite "dentro-fuori" favorisca non poco gli uomini di Carolina, così come il suo allenatore, mastro John Fox, autentico distruttore dell'armata Giants. A Carolina servirebbe ripetere la partita di domenica scorsa, ma nel caso in cui Foster si trovasse di nuovo in difficoltà  nelle portate e non più devastante come contro i Big Blues (151 yards), la coppia Delhomme-Foster dovrà  per forza di cose garantire maggior presenza nella redzone avversaria e una miglior concretezza nella ricerca dell'area di meta rispetto al primo round di fine 2005.

Dall'altra parte le secondarie di Carolina dovranno fare buona guardia su Berrian e Muhsin Muhammad, contando sull'efficienza di Julius Peppers nel pass rush per mandare in confusione l'inesperto Grossman. Di suo, il quarterback di Chicago, può sperare di cavarsela grazie ad un buon running game, ma vista la fine fatta da Tiki Barber servirà  un lavoro di linea molto concreto e costante. La vittoria di Chicago potrebbe di nuovo passare per la difesa, mantenere il ritmo avuto in regular season garantirebbe poche segnature agli avversari e la possibilità  per Grossman di non giocare costantemente con la pressione e la paura di eventuali turnover.

Il fattore campo darà  forse una mano ai Bears, ma questa è la partita del quartetto in programma il prossimo week-end che sembra più in bilico sui pronostici. Sarà  una gara certamente rude e difensiva, con un punteggio molto probabilmente basso; sarà  però anche la gara che ci darà  l'ultima delle pretendenti alla corona di NFC, un "piccolo passo" prima di essere invitati al grande ballo.

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