Tiki Barber, dopo una straordinaria stagione si prepara ad essere l'uomo chiave dei Giants ai playoff.
La sfida domenicale del Giants Stadium offre alcuni spunti indubbiamente interessanti per le wild cards 2005, a cominciare dallo scontrarsi di due attacchi che amano giocare in verticale e che riescono grazie ai passer che possono schierare in campo a trovare numeri spesso esaltanti per gli spettatori quanto efficaci per la squadra.
I vincitori della NFC East, i New York Giants, contro i campioni NFC del 2003, i Carolina Panthers, entrambe a 11-5 come record stagionale e qualificate ai playoff attraverso queste wild card. Il pronostico come al solito nel football è tra i più proibitivi; certamente New York si avvia alla corsa al Super Bowl con un primo fattore campo da non sottovalutare, una partita interna che in tema di playoff i Giants non disputano dal 2000, da un tremendo 41-0 rifilato ai Minnesota Vikings quando sulla sideline era Jim Fassel a guidare le operazioni.
Quei Giants giunsero fino al grande ballo prima di scontrarsi contro la muraglia difensiva dei Baltimore Ravens che divennero campioni del mondo con un pesante 34-7, risultato che non ammise nessuna discussione vista la pochezza mostrata dall'attacco newyorkese completamente in balia di Ray Lewis e compagni.
L'ultima apparizione ai playoff di NY risale comunque a tre stagioni or sono, una trasferta nella baia, una tremenda rimonta subita dai 49ers di Jeff Garcia e Terrell Owens ed un finale incandescente con un errore tremendo del quale tutti, ad eccezione dei protagonisti in campo, si accorsero immediatamente.
Un errore arbitrale che estromise i Giants dai playoff proprio al turno di wild card, una svista di tutti gli arbitri, compresi quelli in tribuna armati di monitor e replay, che a un secondo dalla fine diede la vittoria a San Francisco e spinse il commissioner Paul Tagliabue a delle scuse in diretta televisiva da parte dell'intera NFL.
L'errore degli arbitri (un giocatore considerato erroneamente come ricevitore ineleggibile) venne definito da Tagliabue come il secondo più grave dell'intera storia della lega. I tempi sono cambiati, Amani Toomer, Jeremy Shockey e Tiki Barber sono ancora in squadra, ma quest'anno il loro gioco offensivo è supportato dal promettente quarterback Eli Manning e dall'ottimo ricevitore Plaxico Burress, rilasciato dagli Steelers alla fine della scorsa stagione.
Il potenziale della squadra di Tom Coughlin in sintesi è tutto lì, in un attacco fenomenale che seppur conoscendo una lieve flessione da metà stagione in poi, rimane una corazzata davvero ben assortita e in grado di piegare chiunque.
Il dubbio più grande resta a legato al quarterback, giovane ed inesperto e alla prima assoluta in postseason. Manning è al secondo anno NFL, ha mostrato non pochi miglioramenti riuscendo a chiudere la sua prima stagione interamente da titolare con 3762 yards lanciate e ben 30 td. Saltano però subito all'occhio quei 26 intercetti che qualche ombra gettano sulle attuali possibilità del giovane fratello di Peyton Manning di condurre una squadra in situazioni intricate come una partita di playoff.
La stagione di Tiki Barber (1860 yards) è stata spaventosa ed è la vera chiave di volta dell'attacco dei Giants. Il runningback da Virginia ha creato le aperture a un attacco che rischiava di trovarsi a mettere soltanto palloni verticali sfruttando le uscite dell'immenso Jeremy Shockey e le indubbie qualità di Toomer e Burress. Barber ha macinato yard dopo yard, segnato mete importanti e procurato big play via terra pesanti quanto macigni; le sue scorribande hanno creato il diversivo per l'inesperto Manning e lo hanno reso il secondo RB della lega per yards corse, a solo 20 dal gigante Shaun Alexander di Seattle.
Tecnicamente la differenza degli attacchi risiede qui. Se i Giants possono permettersi di non dare troppi punti di riferimento sfruttando più piani di gioco grazie alla concretezza di ogni singolo individuo, Carolina dipende invece tantissimo dalla combo Jake Delhomme-Steve Smith. I Panthers tornano ai playoff dopo l'incredibile Super Bowl perso contro i New England Patriots due stagioni addietro e un campionato (2004) farcito di infortuni e delusioni che tenne fuori i ragazzi di John Fox dalla porta della postseason per un soffio.
La giovane franchigia di Charlotte è alla terza partecipazione ai playoff in undici stagioni disputate in NFL (record 4-2) ed è certamente squadra in grado di andare avanti anche di fronte a questi ostici Giants. I Panthers pagano la sconfitta subita da Dallas alla week 16 che ha tolto a Delhomme e soci il fattore campo e ha fatto sorgere cattivi pensieri ai tifosi, pensieri poi per fortuna svaniti alla fine dell'ultima partita giocata e stravinta contro i Falcons. I problemi fisici di DeShaun Foster (879 yards in stagione) e, soprattutto, di Stephen Davis, rendono l'offenisve game di Carolina un fattore di difficili sorprese con Delhomme quasi obbligato a puntare sulla buona vena del top receiver della NFL Steve Smith (1563 yards) e di Keary Colbert, Ricky Proehl o Rod Gardner ultimo arrivo nella rotazione degli spot di WR.
Delhomme (3421 yards, 24 td, 16 INT) dovrà giocare una partita attenta e sperare di avere un buon supporto dal running game. Anche se la difesa dei Giants procede tra alti e bassi, la coppia di probowler Michael Strahan e Osi Umenyiora come ends della D-line offrono un autentico pass rush che metterà in grande difficoltà il backfield dei Panthers. La differenza tra le due squadre può passare proprio dal gioco di corsa, se Barber funziona l'attacco di New York può diventare quello schiacciasassi che tutti temono, mentre Carolina si troverebbe al palo con il solo Delhomme a scappare troppe volte dalla tasca e forzare palloni difficili.
Il dubbio della presenza di Foster non vale meno di quello del centro Jeff Mitchell e del tackle Tutan Reyes; la linea dei Panthers dovrà essere al top per arginare i blitz di Strahan e Umenyiora, mentre il running game dovrà dare respiro a Delhomme. Un punto a favore di Carolina però c'è: le secondarie di NY non hanno mai trovato continuità vera in campo, e la possibilità di infilarli concretamente sul profondo è reale e potrebbe pesare davvero tanto sull'economia dell'incontro.
Proprio sul lato della continuità si trova il punto forte dei Panthers, squadra che più volte ha mostrato di poter dare seguito al proprio gioco una volta ingranata la marcia giusta. Un avvio difficile con sconfitte che potevano essere facilmente evitate (New Orleans e Miami), e un ruolino di marcia diventato poi assolutamente di prestigio fino all'accesso a questa partita. Squadra meno frizzante degli opposti Giants ma certamente più solida, la difesa di Carolina dovrà sfruttare al 100% il probowler Julius Peppers, da solo capace di opporsi a Tiki Barber, il quale cercherà certamente più uscite in off tackle sul lato opposto al suo e consegnando di fatto maggior lettura al resto della difesa dei Panthers. McKenzie e Snee si troveranno davanti a Manning nel tentativo di arginare proprio gli ingressi di Peppers, ma non potranno sottovalutare gli ingressi di Dan Morgan.
Fondamentale potrebbe essere l'utilizzo del fullback Jim Finn da parte dei Giants, bloccatore puro dovrà immolarsi per la vita e le ossa del povero Manning che non avrà troppo tempo a disposizione se tutto dovesse girare come previsto per la difesa avversaria. Finn dovrà trovare le aperture, le finte e creare i blocchi che consentiranno a Barber di avere maggiori soluzioni sul box avversario, senza obbligarlo costantemente a cercare la sideline. Di certo l'attacco di NY è difficilmente contenibile se riesce a girare ai livelli che gli sono congeniali: Barber funziona anche come screen receiver, e un TE come Shockey porta via un'infinità di pressione a ricevitori di notevole qualità come Toomer e Burress.
La difesa di Carolina sarà a mio modo di vedere la chiave dell'incontro, contenere anzitutto Barber significherà rendere più prevedibile Manning e mettergli addosso più pressione, obbligandolo magari a lanci nel mezzo dove spesso si fa intercettare. Senza Stephen Davis i Panthers devono puntare tutto su Foster, ma se è vero che nel run stop la difesa di NY può risultare molto concreta, è vero anche che a Delhomme basta avere di tanto in tanto la possibilità di attivare big play su Steve Smith per vincere le partite. E le secondarie dei Giants appaiono tra le più adatte a concedere qualcuna di queste giocate.
I Giants accedono per la ventisettesima volta ai playoff (16-21), con due anelli al dito e sei titoli totali NFL, ma per la prima volta affrontano i Panthers in una partita di postseason. Nei due precedenti scontri di regular season Carolina ha sempre avuto la meglio, vincendo proprio al Giants Stadium l'ultima sfida per 37-24 nel 2003, l'anno che vide Delhomme e compagni giocarsi il Super Bowl.
Due squadre che puntano molto sul proprio quarterback ma che vedono i Giants favoriti dal fattore campo e da un attacco che numericamente risulta il quarto di tutta la lega. L'esplosività dei Giants contro la compattezza dei Panthers, Tiki Barber che da solo può affondare qualsiasi difesa contro Delhomme che, sempre da solo, dovrà cercare di resistere alla pressione attorno al suo pocket per colpire gli avversari sul profondo e affondarli dove sembrano più scoperti che mai.