Il miracolo di nonno Joe

L'incredibile Gibbs ha riportato i Redskins ai playoff.

Domenica sera i fans dei Washington Redskins erano in visibilio. Nessuno, proprio nessuno, poteva svegliarli da un sogno bellissimo, il sogno della postseason raggiunta per la prima volta in 6 anni e per la seconda volta dal 1992 che al triplo zero della partita vinta contro i Philadelphia Eagles per giunta fuori casa si è trasformato in realtà .

Joe Gibbs si è confermato come l'uomo della leggenda nella Capitale, come il coach che essendo ricordato per aver condotto per 3 volte la franchigia alla conquista del Super Bowl, è tornato in città  gettando la pensione alle ortiche abbinando nuovamente il suo nome alla squadra che lui stesso ha reso grande e regalando, mettendosi pericolosamente in discussione, una stagione finalmente positiva ad un'organizzazione che ha speso per anni per portare i migliori free agents in città  ricevendo in cambio anni di frustrazione sportiva, dando ai tifosi la sensazione di avere imboccato una strada sinistramente senza ritorno, con il monte stipendi gonfiato da presunte stars inefficaci e quindi con manovrabilità  ridottissima per gli anni a venire, facendo intravedere un potenziale futuro nebuloso rischiaratosi come d'incanto nella magica serata philadelphiana.

Joe Gibbs ha cominciato la sua seconda gestione di questa franchigia compilando un record di 6-10 nel 2004 frutto di un reparto difensivo tra i primi statisticamente nella lega ma con un reparto offensivo agli ultimi posti in tutte le categorie statistiche della Nfl.

Il sistema di gioco di Gibbs, improntato sulle corse, discordava alquanto con quanto predisposto dal suo predecessore, Steve Spurrier, che aveva acquisito giocatori adatti alla sua disastrosa Fun 'n' Gun e si era reso colpevole di aver dato il benservito a Stephen Davis, ritenuto di troppo in un sistema prettamente aereo.

Gli schemi di Gibbs sono stati maldigeriti sia da Rod Gardner che da Laveranues Coles, stanchi di dover bloccare in continuazione e di non essere più i principali protagonisti di un attacco che solo un anno prima li aveva visti molto più coinvolti.

Questi disagi, uniti ai soliti fastidiosi agenti che avevano mal consigliato alcuni giocatori in scadenza di contratto, avevano causato negli ultimi due anni la dipartita dei due wide receivers sopra citati (Coles ed il suo pesante accordo sono approdati ai Jets) nonché la rinuncia a Champ Bailey di due anni fa (con Portis in cambio), Fred Smoot, ed Antonio Pierce, tre tra i migliori giocatori a disposizione della franchigia nell'ultimo quinquennio, senza pensare ai problemi avuti da LaVar Arrington per un bonus salariale non pagato, risolti solamente quest'anno dopo mesi e mesi di illazioni da una parte e dall'altra.

La stagione regolare da poco conclusa è stata allo stesso tempo entusiasmante e deprimente, a seconda dello svolgimento delle varie partite.

Inizialmente le deficienze offensive sono rimaste quelle dello scorso anno, ma sono comunque arrivate due vittorie molto incoraggianti per iniziare il campionato: la prima, contro i forti Bears, ha visto i Pellerossa segnare solo 9 punti, ma subirne 7 in una vittoria portata a casa dalla difesa e dagli errori degli avversari; quindi, nel Monday Night del 19 settembre, Dallas ha condotto meritatamente la gara per tre quarti per 13-0, salvo subire due mete per mano dello sfuggente Santana Moss, arrivato in cambio di Coles da New York, imbeccato da un Mark Brunell in piena trance agonistica, infondendo grande fiducia a tutti i componenti dell'organizzazione.

Le vittorie consecutive si sono fermate a tre, grazie alla partita casalinga vinta in overtime contro i Seattle Seahawks a causa di un errore di Josh Brown nei tempi regolamentari, e la serie sarebbe potuta andare avanti se certi errori non fossero stati commessi ripetutamente.

Il frustrante viaggio ad ovest si è concluso senza doppie vu, ed i turnovers a sfavore hanno scritto la storia sia della gara contro i Broncos, poi persa per una conversione da due punti fermata da Ian Gold, e quindi quella contro i Chiefs, perduta per 28-21 dopo aver concesso un sanguinoso ritorno di fumble a Sammy Knight e dopo aver perso l'ennesimo possesso all'interno delle 20 yards avversarie.

Ad una facile vittoria contro San Francisco con 52 punti a referto ed i primi 3 TD della stagione di uno spento Clinton Portis, è seguita l'umiliante sconfitta per 36-0 a New York contro i Giants, frutto di una pressione inusitata su Brunell, finito poi in panchina per Patrick Ramsey, e di una straordinaria prova di Tiki Barber, oltre le 200 yards su corsa.

Quindi, una striscia di una vittoria e 3 sconfitte pareva aver condannato Washington all'ennesimo esilio dalla postseason, in virtù del calo della prestazione difensiva abbinato ad un'attenzione minimale nel tenere il pallone tra le mani, causando una polemizzata sconfitta a Tampa a causa di una trasformazione da due punti concessa a Mike Alstott dopo che una penalità  aveva annullato il bloccaggio del punto addizionale dei Bucs, e brutte performances contro altre due rappresentanti della Afc West, Oakland ed i Chargers di un LaDainian Tomlinson indemoniato.

Nessuno, a quel punto, avrebbe più scommesso un penny sulla partecipazione dei Redskins ai playoffs, data la contemporanea resurrezione dei Vikings e per via del distacco accumulato nei confronti di Giants e Cowboys.

Quindi il miracolo.

Le cinque partite giocate per terminare il campionato, tre delle quali in trasferta, sono state giocate, sofferte ma soprattutto vinte consecutivamente per portare le vittorie quota 10 e per aver diritto al seeding numero 6 della Nfc, ovvero l'ultimo disponibile per avere accesso ai playoffs.

L'avventura è cominciata a St. Louis con una convincente vittoria contro dei Rams in netta difficoltà , quindi è arrivato un faticoso successo per 17-13 contro i Cardinals al caldo dell'Arizona pur rischiando in varie occasioni la rimonta ed infine il capolavoro finale: tre vittorie consecutive contro ciascuna delle rivali divisionali.

Il 18 dicembre è arrivata la sonante di vittoria contro Dallas, complici 4 sacks di Philip Daniels e 3 mete dello straordinario Chris Cooley, che ha dato ai Redskins il primo sweep degli arci-rivali dal 1995 e che ha terminato la fastidiosa serie di sconfitte consecutive contro i texani, quindi, nella gara più importante dell'anno, è toccato ai Giants perdere grazie ad un Santana Moss ancora decisivo nonostante l'infortunio a Mark Brunell, che ha lasciato il posto ad un Ramsey più che convincente.

Infine domenica scorsa: al Lincoln Financial Field di Philadelphia, contro una squadra decimata ma motivata, i playoffs sono stati in bilico fino all'intervallo con Washington sotto per 17-10, quindi nel quarto periodo sono arrivati rimonta e sorpasso definitivo, con la difesa ad erigersi quale protagonista del pallone recuperato che ha permesso a Portis di segnare il 24-20 e quindi ancora con Daniels a provocare il fumble poi ricoperto da Sean Taylor e riportato in endzone dallo stesso per coronare la terza partita consecutiva sopra i 30 punti e soprattutto per sigillare la partecipazione ai playoffs tanto sognata.

Comunque finirà , dunque, la stagione 2005/2006 dei Redskins è da considerarsi molto positiva per l'importante obbiettivo raggiunto; la squadra ha terminato con un record di 5-1 i confronti con le rivali della Nfc East e con un convincente 10-2 contro l'intera Nfc, perdendo pesantemente il solo confronto con la Afc West con 0-4.

Il dato statistico è senz'altro positivo e confortante in vista della postseason, anche se l'avversario di sabato sarà  senz'altro un osso molto duro: i Redskins andranno infatti al Raymont James Stadium di Tampa per incrociare le armi contro i Buccaneers, ovvero la franchigia che li ha beffardamente sconfitti in stagione regolare e, guarda caso, la franchigia che nel medesimo stadio spezzò i loro sogni di Super Bowl nel Divisional Playoff del 2000, quando a guidarli c'erano quel Brad Johnson e quel Stephen Davis che rimanevano l'ultimo nostalgico legame in ordine temporale con la postseason.

Ma da domenica scorsa, non è più così. Fortunatamente.

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