Deltha O'Neal all'intercetto
La musica non c'entra. O meglio, questa musica Made in Cincy è sicuramente migliore di quella dei New Kids on The Block, la cui sorte è coperta dal mistero e, diciamocelo, anche da abbondanti cori di 'ecchissenefrega'. E poi di misterioso, nella banda di Marvin Lewis, non c'è proprio nulla. Almeno per quanto riguarda il futuro prossimo, che, nell'ordine, ha pronte maglie e cappellini da AFC Champions e, tempo un mese, un invito per il football più bello. Quello di gennaio.
Il record di 9-3 lascia pochi spazi alle scaramanzie del caso, rimandando alle ultime 4 settimane di regular season la sola esatta posizione dei Bengals nella griglia della postseason. Insomma, per farla breve, il tempo di aspettare in silenzio il proprio turno è finito. Ci sono voluti 14 anni di delusioni, una squadra costruita con pazienza e, soprattutto, una prova di maturità superata. Con diverse riserve, ma superata.
Trentotto a 31 ad Heinz Field sui Pittsburgh Steelers, ovvero un pomeriggio gelido che verrà ricordato come il momento del passaggio di consegne. Lo scettro della divisione – secondo i più destinata ad inizio stagione ai Baltimore Ravens, poi naufragati tra infortuni, rari esempi di "bad coaching" e sfortune varie – resta sul fiume Ohio ma scivola dal tempio pagano del ketchup verso quello sacro dedicato a Paul Brown.
La cronaca della partita, andando senza fast forward, è semplice. Gli Steelers colpiscono due volte, con Jerome Bettis e con uno splendido catch (dribble) and run da 25 yds formato da Quincy Morgan, e i Bengals rispondono. Prima al Bus #36, con una bomba da 43 yds di Carson Palmer passata tra le mani di Ricardo Colclough e finita in braccio a T.J. Houshmandzadeh, e poi con un drive eloquente. Undici snap, roba inusuale per un attacco verticale come quello dei gattoni, per arrivare sulla goal line e mandare in barca la difesa di Pittsburgh con una play action su primo down: Palmer raddoppia e Reggie Kelly mette in borsa il primo pallone da 6 punti della sua stagione.
Un'occhiata al cronometro: sono passati 4 minuti e 52 secondi del secondo quarto, i Bengals fanno annusare lo shootout alla ghiacciaia di Heinz Field. E l'odore si fa fortissimo quando Ben Roethlisberger, costretto a scappare dalla tasca demolita nel drive successivo, cade a terra sul pollicione della manona destra, protetto da un cast per una frattura e opportunamente coperto dal guanto del deja-vu da brividi. Sono le prove generali di turnover.
Big Ben cerca di convertire un 3° e 14 cercando Morgan con un pallone debole e rischioso, si fa intercettare da Brian Simmons. Cincinnati non sbaglia neanche stavolta e Palmer fa segnare il terzo td pass, ancora per TJ. Sei yard facili facili, 7 punti su un piatto d'argento per Cinci che, oltre ad andare in vantaggio per la prima volta - sul primo drive c'era stato un 4° down non convertito - aprono ufficialmente il mezzogiorno di fuoco di Pittsburgh.
Gli Steelers, da subito in difficoltà netta nel correre la palla, tornano in campo con Jerome Bettis, che fa in tempo a strappare un primo down ed a raccogliere 7 yds su tre palloni giocati prima del secondo patatrac. Ben completa splendidamente per Hines Ward e in più prende anche un roughing the passer. Quindici yds regalate, Pittsburgh è sulle 32 avversarie e sembra pronta a spiegare le vele.
Ma il secondo patatrac è in agguato, perché su un gioco a sorpresa proprio Ward, dopo aver preso 7 yds sul lato forte, perde palla cercando un rollout tra 3 difensori. Fumble ricoperto da una coltre di caschi tigrati, la partita gira e il destino dà un segnale inequivocabile. La difesa di Cincinnati è in giornata ed è in grado di cambiare le carte in tavola, quella degli Steelers, invece, si limita a far entrare dentro la punting unit dei Bengals.
Non solo. C'è una netta differenza nell'efficacia della pass-rush, complici due linee d'attacco separate da un paio di categorie ed una prestazione maestosa dei linebacker di Marvin Lewis. Scambio di field goal, poi Ward riscatta un clamoroso drop sulla goal line portando lo score sul 24 pari facendo suo un td pass perfetto di Roethlisberger da 20 yds.
L'equilibrio non dura neanche il tempo di un amen, Gary Glitter sta ancora suonando dagli altoparlanti di Heinz Field e il rookie Tab Perry vola come un fulmine sulla sideline sinistra ridicolizzando lo special team di Pittsburgh per 94 yds, le ultime 20 trascinandosi dietro un Ike Taylor assolutamente impreparato. E' un calcio di rigore a porta vuota, Rudi Johnson sbatte prima su Troy Polamalu – tagliato fuori per quasi tutta la partita dall'attacco di Cincy – e poi entra indisturbato in ednzone per il 31-24.
Un paio di drive dopo inizia il vero calvario degli Steelers. Due fumble di Parker, entrambi recuperati da Alan Faneca, e il secondo intercetto di Big Ben, stavolta su Deltha O'Neal. Come nell'occasione precedente l'attacco di Cincy non riesce a segnare sul turnover e restituisce il pallone agli Steelers. Il secondo fumble di Parker manda su tutte le furie Cowher, entra Bettis e su 2° e 1 perde 2 yds.
La chiamata, su un 3° e 3 fondamentale sulle 41 di Cincinnati, è un pitch dalla shotgun per Duce Staley. Ma la scelta folle passa in secondo piano per l'incredibile fumble dell'ex running back part-time dei Philadelphia Eagles, che inizia la corsa dimenticandosi dell'attrezzo indispensabile al gioco ed evita il turnover perdendo 7 yds. Palmer e soci entrano per un altro three and out e Roethlisberger ricambia con un three più pesante: terzo intercetto, stavolta per una giocata splendida di Odell Thurman, e in poco più di due minuti i Bengals si portano nella redzone andando in meta con Rudi Johnson, autore di una corsa da 14 yds sulla chiamata offensiva più bella della partita.
Il divario è di 14 punti, il cronometro segna 6:09 dalla fine e Roethlisberger decide di riscattarsi confezionando un drive dei suoi, 7 su 9 per 72 yds in 3 minuti con td pass finale per Ward. Per il ragazzone dell'Ohio fa 29 su 41 per 386 yds, 3 td pass e 3 intercetti. Ma i numeri rischiano di falsare la partita di Big Ben, che dopo la serataccia di Indianapolis ha dimostrato di essere un leader, di avere carattere e di poter essere quello che, secondo luoghi comuni risalenti a Week 3 della stagione 2004, lo vorrebbero incapace di gestire più di una ventina di palloni a partita.
Marvin Lewis, dopo la meta di Ward perde la bussola e sul drive successivo riesce nell'impresa di portare il cronometro da 2:52 a 2:37 chiamando un passaggio su primo down che Palmer, ancora una volta fragile nelle situazioni delicate, come in tutta la seconda metà della partita, spedisce tra le mani di Polamalu rischiando un intercetto da 7 punti.
I Bengals restituiscono il pallone a Pittsburgh, condannata però da tre penalità da 25 yds che uccidono l'ultimo drive in collaborazione con la linea d'attacco, riuscita a concedere due sack con 3 Bengals in pass rush. Roba da pazzi. Roba forte, che cancella e fa passare in secondo piano le carenze di Cincinnati, che nonostante un Palmer in versione Peyton Manning nella tendenza spropositata all'audible con gli Indianapolis Colts condivide solamente l'hype, la beatificazione via Espn. Giustificata per Indy, incomprensibile per i Bengals.
Cincinnati ha sconfitto gli Steelers nella stessa maniera in cui i Colts hanno avuto ragione dei black'n'gold nel recente Monday Night. Hanno vinto lo scontro fisico e caratteriale, hanno mostrato più voglia di vincere, hanno schiacciato Pittsburgh sulla forza di Pittsburgh: le corse, da entrambi i lati del pallone.
Per il resto le due sconfitte consecutive degli Steelers hanno dimostrato che una squadra, Cincy, è in grado di lasciarti in partita per 58 minuti nonostante 3 intercetti, un fumble perso, altri tre fumble forzati e 70 yds di penalità contro appena 30.
L'altra squadra, quella che viaggia sul record di 12-0, non perdona e, se sbagli, la porta della partita te la chiude a doppia mandata. Come, insomma, fanno le grandi squadre. Cosa che, andando controcorrente nonostante il record di 9-3 ed una division praticamente vinta, Cincinnati non è ancora.