Michael Vick trionfa nel giorno del ringraziamento riuscendo di nuovo a bilanciare al meglio il proprio gioco.
Tacchino indigesto per Detroit che nel giorno di festa più americano che si conosca cede l'onore delle armi agli Atlanta Falcons di Michael Vick e Warrick Dunn senza entrare mai davvero in partita, giocando male in attacco e senza riuscire davvero a opporre una resistenza credibile in difesa. Steve Mariucci ha piegato più volte la testa verso il basso, sconfortato, amareggiato, a volte incredulo davanti a tanta pochezza. E' ormai stato detto decine e decine di volte: i Detroit Lions sono una squadra giovane, inesperta; ma il dubbio è che a questa squadra manchi davvero anche un po' di talento. In primis nella cabina di regia, dove Joey Harrington (6/13 61 yds, INT) delude ancora per carenza di leadership, di gestione dell'huddle e della palla. Il giovane quarterback è sceso di nuovo in campo per il Thanksgiving day, solo per essere sostituito da Jeff Garcia (14/24 154 yds, TD, INT) nel secondo quarto. Non è comprensibile la scelta di Mariucci di dare fiducia al più giovane regista per poi richiamarlo sulla sideline senza che nemmeno fosse finito il primo tempo. Garcia ha dato certamente maggior peso all'offensive game dei padroni di casa ma al suo ingresso la partita si poteva già dire compromessa benché Mariah Carey e l'half time show fossero ancora lontani.
La Detroit che a inizio anno in un certo senso aveva dato impressione di potersela giocare quantomeno nella NFC North sembra non esistere più. I Falcons controllano la partita in maniera piuttosto agevole, concedendo un solo drive degno di nota (quello del TD di Roy Williams) e impedendo a Detroit di crearsi giocate utili. La O-line dei Lions ha sofferto per tutto l'incontro, impedendo a Kevin Jones di trovare corse importanti. Il running game dei leoni non è mai stato ruggente, il RB titolare è stato limitato a 32 yards di cui una sola portata da 20, evidenziando ancor di più come il resto delle corse sia stato pari quasi a zero. Meglio non ha fatto l'ex Buffalo Shawn Bryson, fermo a 26 yards in sei portate. I quarterback, lo abbiamo detto, hanno sofferto incredibilmente: dalla scelta di Harrington, intercettato al secondo pallone scagliato in aria, all'ingresso di Garcia che ha dato maggior consistenza ma non è stato sufficiente a raddrizzare una lotta davvero impari. L'unico a non farsi andare di traverso il tacchino sarà stato probabilmente il rookie Dan Orlovsky (5/11 43 yds) che ha avuto l'onore di giocarsi i primi snap in un giorno del ringraziamento NFL.
La difesa di Atlanta ha inflitto 5 sacks, forzato 4 turnovers, stoppato a 75 yards il gioco di corse avversario e reso sterile ogni offensiva di Detroit. Con questi numeri l'attacco è potuto andare a festeggiare con netto anticipo questa vittoria, costruita su un primo tempo praticamente perfetto, con un Michael Vick che continua a confermare la tendenza a presenziare più spesso nella tasca sfruttando il braccio più spesso di quanto non accadesse in passato. Se i palloni mollati da Vick per i propri WR sono raramente belli a vedersi, con un ovale che avanza nell'aria in maniera piuttosto sbilenca, bisogna però ammettere che le potenzialità di guadagno sono alte, e che il #7 dei Falcons legge benissimo le tracce dei ricevitori riuscendo a recapitare spesso il pallone nel posto giusto. I 22 tentativi di ieri sera hanno fruttato 12 completi, 146 yards, 2 touchdowns e un intercetto a partita archiviata. Con un rating di 86.6 il qaurterback non ha comunque disdegnato il gioco che lo ha reso famoso, quelle corse che hanno fruttato 57 yards, ottimo supporto a un gioco su corsa che ha del devastante a prescindere da Vick, grazie a un Warrick Dunn da 116 yards e un T.J. Duckett da 72. A conti fatti il gioco sulle gambe di Atlanta è costato ai Lions ben 256 yards, Lions totalmente spiazzati in difesa con il solo (e solito) Kenoy Kennedy capace di dare segni di vita. La strong safety si è data un bel da fare a coprire buchi a destra e a manca, ma l'impressione è stata quella di una difesa che non avesse mai visionato un solo filmato del game plan avversario, a meno di non voler riconoscere una totale assenza di giocatori di peso nella retroguardia del Michigan.
Vick gestisce alla perfezione l'attacco, imprendibile su corsa e ottimo nei servizi su lancio, soprattutto per Alge Crumpler, tight end ideale per chi non ha troppo feeling con le aggressioni profonde. Crumpler (7/104, 2 TD) è stato devastante dopo ogni ricezione, ha macinato yards e distrutto definitivamente le ambizioni di Detroit con due mete (al secondo e terzo quarto) che seguivano ai 10 punti arrivati grazie a un calcio di Tod Peterson (2/2, 21-23) e a una corsa di Duckett. Poi un altro calcio del kicker di Atlanta e inizio ai festeggiamenti. Il drive da 80 yards che Garcia porta fino alla endzone serve solo a salvare Detroit da uno shot out che avrebbe avuto dell'imbarazzante per chi organizza il match in questo giorno di festa dal 1934. Un drive fortunoso che macchia il "perfect game" dei difensori di Atlanta, un'azione che ha visto un intercetto a Garcia annullato da un holding difensivo e una meta che sembra uscita dalle comiche del cinema muto: lancio di Garcia, drop di Roy Williams a poche yard dalla endzone, palla che schizza contro il casco di DeAngelo Hall e s'impenna rimanendo sulla traiettoria del WR il quale, proseguendo la corsa, si ritrova la palla tra le mani. Meta della bandiera, fortunosa ma giusta per salvare almeno l'onore. Il 27-7 finale dice tutto, così come il tempo di possesso che grazie alla maggior influenza delle corse porta Atlanta a tenere palla per 34:19 minuti. I Falcons volano a 7-4 dopo una prestazione esaltante ma decisamente poco impegnativa, ritrovando la strada per correre verso i playoffs dopo due stop consecutivi che in una division come la South della NFC possono costare cari. La corsa contro Tampa Bay e Carolina non è ancora finita, ma i Falcons hanno ritrovato la W in un momento difficile e sfortunato e possono contare oggi su un gioco offensivo quantomeno imprevedibile e che, almeno a livello teorico, ha uomini per arrivare in "tripla cifra" nei tre campi più importanti: lanci, ricezioni e corse. La nuova "era" di Vick, quella del quarterback mobile e veloce che riesce comunque a stare nella tasca e a cercare con maggior continuità i propri WR sta cominciando a pagare e se la difesa tiene testa ai miglioramenti offensivi i playoffs non dovrebbero sfuggire anche se il calendario non è dei più semplici da qui alla fine.
A Detroit invece è tutto di nuovo in discussione, a partire da Mariucci, coach colmo di capacità umane che tengono unito lo spogliatoi di una squadra che deve sì maturare ma che in attacco stenta nonostante i nomi di Jones, Marcus Pollard e Garcia, e in difesa non sembra essere all'altezza del compito. Un record di 4-7 che lancia i Lions verso l'ennesima stagione mediocre, seconda sconfitta di fila (quarta delle ultime cinque partite) e solo 14 punti segnati in due gare. La difesa ormai non concede meno di venti punti a partita da un mese, e se l'avvio incostante di stagione lasciava comunque intravedere qualcosa di buono e una rinnovata speranza dopo l'ingresso da starter di Jeff Garcia, la batosta di ieri rimescola tutte le carte in gioco e rinnova i soliti interrogativi, non solo su Mariucci, ma anche su Harrington, ad esempio. Squadra inesperta o squadra incompleta? Manca qualcosa o c'è buona parte del roster da rifondare? Per quest'anno i giochi sono fatti, ma Detroit rischia di essere attesa da una off-season piena di dubbi e movimenti. Nel frattempo è necessario tentare di salvare quanto meno la stagione con la consapevolezza che il record sarà comunque perdente per la quinta stagione consecutiva; impensabile, infatti, sperare in quattro vittorie su cinque partite rimaste quando oltre a Green Bay e New Orleans, che potrebbero essere battute, ci si troverà ad incrociare le armi con i redivivi Minnesota Vikings, i Cincinnati Bengals e i Pittsburgh Steelers.