Chicago affonda anche Carolina

Delhomme colpito da un difensore di Chicago: una giornata da 8 sacks, 2 INT e 2 fumble per lui.

Si suppone che Carolina abbia problemi sulle corse ma forse sarebbe più giusto dire che il modo in cui conquista campo tramite i palloni lanciati da Jake Delhomme non è molto equilibrato rispetto al running game prodotto da Stephen Davis e DeShaun Foster ma assolutamente sufficiente a rendere il game plan offensivo della squadra concreto e molto produttivo.

Questo parere è difficilmente contestabile, ed è certamente vero che il gioco aereo dei Carolina Panthers è servito fino ad oggi a tenere in alto la squadra; grazie al miglior ricevitore della lega infatti (Steve Smith) Delhomme e soci sono andati a far visita ai Chicago Bears nel loro Soldier Field con numeri spaventosi: quarto attacco per realizzazioni della NFL, 29.7 punti di media a partita, le ultime tre gare con almeno 30 punti segnati, un WR come Smith arrivato a 937 yards guadagnate, più di 300 yards a partita di media delle quali più di un terzo giunte proprio grazie ai lanci.

Un gioco monocorde e troppo prevedibile? No, viste le due sole sconfitte subite fino a ieri e l'incredibile efficienza che l'asse Delhomme/Smith è riuscita a garantire. Non un problema di corse quindi, ma solo la capacità  di sfruttare al meglio la propria arma in più, lasciando al gioco via terra le portate in alcuni precisi momenti della partita ossia, nella maggior parte dei casi, quando la pressione sulla tasca va allentata.

Il gioco di coach John Fox ha pagato molto per tutte queste giornate, nonostante una difesa non troppo blasonata ma assolutamente all'altezza e un attacco indirizzato a colpire sempre al meglio quando è ora di lanciare in qualsiasi zona del campo.

Domenica si è però sottovalutata l'ipotesi che la difesa dei Chicago Bears potesse essere davvero in grado di limitare appieno il metodo offensivo di Carolina. Molti attendevano al varco "Da Bears" sponsorizzando una difesa ospite altrettanto forte ed un attacco in grado di ridimensionare il gioco dei ragazzi allenati da coach Smith.

Il 13-3 finale ci dice tutto, o quasi, su come le "pantere" siano invece rimaste ingabbiate da un difesa semplicemente strepitosa, dura, tatticamente schierata alla perfezione e capace di togliere costantemente secondi preziosi e yards a Delhomme. La pressione della D-line di Chicago è stata costante sulla linea in protezione del backfield ed ha forzato una serie di palloni sparacchiati alla bell'e meglio più due intercetti ed una serie di sacks incredibilmente corposa.

Delhomme ha incassato 8 sacks in una sola giornata dopo che nelle precedenti nove partite era stato messo al tappeto solo per 12 volte dagli avversari, e la sua linea incredibilmente robusta ha vacillato più e più volte sotto i colpi di Adewale Ogunleye (3 sacks), Alex Brown (2), Alfonso Boone, Tommie Harris e Michael Haynes (1).

La tattica di Ron Rivera, def. coordinator di Chicago, è stata perfetta: box sempre assediato dai tre linebacker (Urlacher, Briggs e Hillenmeyer) con il supporto frequente di un back per impedire le uscite del RB Foster (9/41) e andare al raddoppio nelle zone in vicinanza allo scrimmage o anche sul profondo grazie all'abilità  sui recuperi delle veloci secondarie che alternavano la loro presenza a ridosso della linea e in appoggio ai corner backs.

La linea a pressare inevitabilmente e con costanza sui cinque protettori di Delhomme (22/38 235, 2 INT), un quartetto in grado di reggere per l'intero incontro la fatica di spingere sempre l'avversario all'interno del backfield senza dare tregua, operazione certamente riuscita grazie anche ad una rotazione che permette ai Bears di avere sempre in campo giocatori di grandissimo livello tra tackle e ends difensivi.

In ultimo i backs, sempre a raddoppiare su Steve Smith, capace di portarsi a casa comunque 169 yards (sulle 238 totali) a dimostrazione dei grandi numeri a disposizione, ma a secco di segnature e soddisfazioni vere e proprie. Solo un big play da 48 yards con ricezione semplicemente fantastica e a tasso di difficoltà  elevatissimo sulla chiusura di Charles Tillman e Mike Brown, un attimo troppo in ritardo per costringere il receiver al drop in una zona centrale e profonda del campo trovata libera da un missile scagliato da Delhomme.

Ma il gioco di Carolina non è mai davvero decollato e Delhomme ci ha messo ben poco a capire che sarebbe stata una giornataccia per lui: due intercetti nei primi tre drive da parte del sempre più convincente Nathan Vasher, nickelback che esce dal box in assenza di corse e cattura due palloni lanciati senza troppa precisione dal "pressato" e ancora freddo quarterback avversario. Due turnover che fruttano 10 punti grazie a buone posizioni di campo.

Il primo porta una meta di un Muhsin Muhammad piuttosto opaco (6/49), sul secondo ci si deve accontentare di un field goal di Robbie Gould (2/2) proprio a causa di un clamoroso pallone perso dallo stesso Muhammad servito direttamente in endzone da Kyle Orton (15/26 136, TD, INT).

L'attacco di Chicago approfitta del buon gioco difensivo per conquistare altri tre punti nel secondo quarto e si limita per il resto della partita a controllare senza patemi il tempo che scorre evitando di perdere palloni. Primo match senza fumble per Chicago, ma stavolta un Orton molto reattivo si è dovuto piegare alla giornata storta dei propri compagni che hanno "mollato" sei palloni piuttosto facili non riuscendo a bilanciare il buon movimento creato dal solito running game, molto efficace come sempre grazie al rientro di Thomas Jones (25/87) e al supporto di Adrian Peterson (4/37).

Giù di tono Muhammad quindi: due suoi drop costano un TD pass in meno ed un intercetto in più al giovane Orton, il quale va a rifugiarsi in un Justin Gage in ottima forma (7/81), in un pomeriggio dove solo tre giocatori di Chicago hanno ricevuto palla. Il rookie da Purdue Orton ha comunque mostrato, nonostante i numeri bassi, di nuovo ottima confidenza con il suo attacco, i suoi palloni diventano sempre più precisi ed il rilascio è finalmente all'altezza di situazioni a corto raggio dove si deve togliere alla difesa il tempo di ragionare sulla giocata e la capacità  di reagire tempestivamente.

La percentuale di completi è di 57.7%, mentre il rating arriva a 68.8, in una stagione che lo ha visto solo due volte sotto il 50% di completi e con un rating totale che è arrivato a 62.5; Orton dimostra di sapere mantenere la calma nei momenti difficili, mentre il muro davanti a lui gioca molto forte per dargli tranquillità . La disfatta di Cincinnati alla week 3 (quella dei 5 intercetti per intenderci) sembra lontana anni luce.

Nel secondo tempo Chicago non è più riuscita a trovare drive in grado d'impensierire davvero la retroguardia ospite cadendo come troppo di frequente le capita nella totale mancanza di continuità  che ha evidenziato la stagione finora disputata e costringendo il punter Brad Maynard a tornare troppo spesso in campo; ma quando alle spalle si ha una difesa che, compresi i drive degli intercetti, forza sei "three and out" e concede solo due drive (gli ultimi) con più di dieci giochi, ci si può permettere di mantenere un profilo basso in attacco e correre, tanto, per gestire il pallone lanciando poi nelle occasioni che si ritengono più opportune, le quali è vero che non portano grandissimi numeri, ma è altrettanto incontestabile l'effetto a "basso rischio" che questa scelta comporta.

Fotografia della difesa di Chicago è l'intervento di Ricky Harris nel finale che, direttamente in endzone, defletta un pallone già  nelle mani di Ricky Proehl con un tuffo perfetto nel tempismo e che ha tolto a Carolina le residue possibilità  di riaprire il discorso con un eventuale onside kick seguente.

La difesa che la fa da padrona contro un attacco come quello dei Panthers è quella che dopo la prestazione con la "P" maiuscola di domenica si trova al primo posto di tutta la NFL per punti concessi, yards a partita lasciate agli avversari, yards totali e yards per singolo gioco solo per considerare i dati più importanti e senza dimenticare che questo reparto ha avuto di fronte l'attacco delle altre squadra per almeno mezz'ora in ogni partita.

Aver regalato ben 650 yards in penalità  è forse l'unico dato che davvero deve preoccupare, ma non scalfisce la qualità  assoluta di questo reparto. Penalità  che, in ogni modo, ieri hanno creato quel brivido finale che per un attimo ha fatto temere un ritorno di fiamma improvviso da parte degli orgogliosi Panthers.

Questa partita vale una doppia rivalsa per la squadra di Lovie Smith: in primo luogo dà  maggior concretezza ad un record (7-3) che mette Chicago in una dimensione per molti impensabile ad inizio anno, spinge i Bears un passo avanti nella division e dimostra come anche contro squadra quotata sia in grado di fare la propria partita e portare a casa il risultato.

In secondo luogo zittisce le voci di tutti quei tifosi (e giocatori) di Carolina che in Marlon McCree, Chris Gamble e compagni vedevano una difesa assolutamente alla pari, se non superiore, di quella guidata da Brian Urlacher. Per carità , non certo una difesa da bassifondi, ma forse si è fatta un po' di confusione e si è cercata la solita provocazione a distanza che anticipa ogni "game day" dalla NFL che si rispetti. E allora mette tutto in ordine Alex Brown che, gonfio di orgoglio e reduce da una dimostrazione di forza incredibile, si toglie qualche sassolino dalla scarpa.

"Se non avete visto la partita" ha detto il defensive end di Chicago "andatevi a guardare il filmato. Se ancora pensate che la difesa di Carolina sia più forte della nostra allora non so se davvero avrete visto la stessa partita nella quale ho giocato io. Siamo la difesa numero uno in NFL, lo eravamo prima di questa partita e lo siamo oggi."

Impossibile dare torto a Brown, soprattutto se lo si ha di fronte dal vivo vista la mole, e John Fox non ha intenzione di contraddirlo; Carolina si risveglia coinvolta in una lotta interna alla NFC South che vede i Panthers (7-3) raggiunti dai Tampa Bay Buccaneers e ad una sola vittoria di vantaggio sugli Atlanta Falcons sconfitti proprio ieri dalla squadra allenata da Jon Gruden. Una division che resterà  probabilmente aperta fino all'ultimo drive ma che Fox è deciso ad affrontare cancellando immediatamente lo scivolone del Soldier Field.

"In realtà  lo sapevamo a cosa andavamo incontro, non ci eravamo certo lasciati convincere da certe dichiarazioni e dall'entusiasmo del pubblico. Quando affronti la difesa al primo posto del rank NFL può capitarti una giornata così, dove fatichi a impostare il gioco come vorresti e sei costantemente sotto pressione. Ma siamo fiduciosi, la squadra è forte e saprà  reagire per giocarsi il primo posto in division fino alla fine."

Fox prova quindi a caricare un ambiente che sa di poter far bene nel proseguire la propria corsa verso i playoffs in quella division che è ormai considerata la più dura della NFC. Chicago dal canto suo attende notizie dal MNF e si esalta per una vittoria di prestigio che non può, e non deve, far pensare che tutto sia già  finito. Il football è fatto anche di ribaltoni improvvisi e la stagione, benché decisamente positiva finora, non è certo terminata.

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