Peyton Manning, il faro di Indiana
Ricostruire passo per passo, snap per snap, una partita del genere sarebbe riduttivo. Perché la vittoria di Indianapolis a Cincinnati ha rappresentato qualcosa in più di una semplice 'W' nel calendario immacolato dei Colts. D'accordo: decima vittoria su dieci partite giocate, i Dolphins del 1972 inizino a procurarsi le guide tv delle ultime 5 settimane per essere sicuri di non perdere il rush finale dello squadrone di Tony Dungy.
In vista, con concrete possibilità di successo, c'è una Perfect Season che nella storia del football americano si è verificata 33 anni fa grazie a Miami e, in tempi remoti, quando la NFL non era ancora questa NFL, in altre tre occasioni: nel 1929 con i Green Bay Packers (12-0-1) e con i Chicago Bears nel 1934 (13-0-0) e nel 1942 (11-0-0).
Questa in sintesi, la lista delle ovvietà dopo l'incontro del Paul Brown Stadium. Ovvietà importanti, per carità , ma si tratta della punta dell'iceberg. Sotto c'è di più. C'è una squadra, Cincinnati, che delle 7 vittorie finora collezionate ne ha ottenuta solamente una contro una squadra che viaggia sulle ali di un record vincente: ovvero Chicago, che, anche se in una NFC North in totale disarmo, gioca poggiata su una difesa degna della tradizione della Città del Vento.
Le altre tre squadre con record positivo incrociate dai ragazzi di Marvin Lewis hanno tutte avuto la meglio sui Bengals: due a Cincinnati (Pittsburgh e, appunto, Indianapolis) ed una, Jacksonville, in casa. Equivale ad un ridimensionamento? No, è un semplice dato di fatto, al massimo uno spunto su cui riflettere. Per Cincy, visto che, come insegna Indy, le squadre vincenti non si costruiscono dall'oggi al domani, l'obiettivo è quello di tornare finalmente ai playoff. Lì, una volta staccato il biglietto per il vagone di prima classe di gennaio, sì vedrà .
Dall'altra parte ci sono i Colts, che nel 45-37 valso la decima vittoria stagionale hanno di fatto invertito il trend di questo 2005: l'attacco - cinque touchdown nei primi cinque drive – è tornato ad essere la fabbrica dei sogni di una volta, mentre la difesa è passata da livelli di assoluta efficacia a standard di assoluta normalità . Anzi, tirando fuori un briciolo di onestà bisognerebbe dire che se nel finale la partita fosse girata a favore di Cincinnati ora forse si parlerebbe del crollo della difesa di Indianapolis, visto che i Colts non solo hanno concesso ben 499 yds all'attacco dei Bengals (contro 457) ma hanno avuto problemi enormi nel tenere sotto controllo Chad Johnson, fondamentale nella chiusura dei primi down e protagonista di 8 ricezioni per 189 yds ed un touchdown.
Non sono numeri confortanti. Equivale ad un ridimensionamento? Forse sì, perché questo per la difesa che vanta la linea probabilmente migliore e meglio assortita dell'intera NFL era un test importantissimo, visto che quello con Cincinnati è stato il terzo scontro diretto con una squadra che oggi, dopo 11 settimane, propone un record positivo.
Ovviamente qui si cerca il pelo nell'uovo, perché fare 10 su 10 equivale ad aver compiuto già qualcosa di grande, oltre ad aver ipotecato con ottime probabilità postseason e vantaggio del campo. Ma il calo, effettivamente, sembra esserci ed è arrivato, fortunatamente per Indianapolis, nel giorno in cui l'attacco è definitivamente esploso. Per caso? Niente affatto. Cincinnati dal punto di vista difensivo ha affrontato forse nel peggiore dei modi i Colts e Peyton Manning, giocando quasi esclusivamente in man coverage. Una scelta a bocce ferme coraggiosa ma, a posteriori - e a posteriori è semplice ragionare - sbagliata.
Per due motivi. Primo perché l'attacco di Indianapolis è costruito sul talento individuale, e se non si ha un talento superiore da contrapporre si va incontro a grossi problemi. Talento a 360 gradi di Manning, cerebrale, fisico, tecnico e "culturale". Il quarterback di Indy - forse in assoluto il giocatore che più di ogni altro passa ore ed ore in sala video – ha letteralmente incantato, soprattutto nella gestione e nella lettura della partita, oltre che nel solito braccio da urlo. Talento dei tre ricevitori principali e soprattutto nella partitissima di Dallas Clark. Sessanta minuti da ariete. Talento, al solito, di Edgerrin James.
Il secondo motivo è rappresentato dal fatto che l'uno contro uno continuo ha impedito alla difesa di Cinci di preparare lo snap rendendo più difficile il compito di Manning. Una difesa immobile, settata, scolastica, diventa semplice da leggere, meno reattiva e più battibile. Se poi si è immobili contro il quarterback che eccelle, e forse eccede, nell'arte dell'audible"beh, sono dolori.
Per questo il Monday Night della prossima settimana per i Colts sarà un esame fondamentale, visto che al RCA Dome arriverà la zone blitz dei Pittsburgh Steelers. O, meglio, di Dick Le Beau, che con ogni probabilità preparerà la sua 3-4 in maniera opposta e con una tipologia di giocatori, nei tre reparti della difesa, completamente diversa da quella a disposizione dei Bengals. Per Manning sarà un altro, piccolo, esame nella stagione più importante della sua carriera.