John Jaso, Tampa Bay Rays
A poco più di un mese dall'inizio della stagione, è ora di dare una prima
occhiata al cammino dei nostri rookies, partendo, questa volta, dalla National
League.
Saranno presentati i giocatori non per squadra/division di appartenenza, ma a
seconda delle loro prestazioni e posizione in campo, in modo da avere un'idea di
chi possa ambire, a fine anno, al premio Rookie of the Year.
Jason Heyward, OF, Atlanta Braves
Era uno dei favoriti per il titolo di miglior esordiente del 2010 e sta
decisamente rispettando le attese, anche dei fan di Atlanta, che l'hanno visto
battere un three-run homerun al suo primo at bat in Major League, niente male
come esordio per un ragazzo appena ventenne.
Heyward sta facendo un gran lavoro al piatto, tanto che la sua linea è, al
momento, .275/.403/.550 frutto di molte BB, qualche K di troppo,
ma comunque nulla di preoccupante, specie per chi va così tanto in conteggio, e
di 14 extrabase hit (8 HR e 6 doppi) sulle sue 30 valide totali. Un discreto
sfoggio di potenza e di pazienza al piatto insomma.
Se tutto ciò non bastasse, al mix si possono aggiungere i 28 RBI e le 3 SB
(contro un colto rubando) e la sua salita nel lineup dei Braves, dal settimo
spot verso le posizioni di maggior rilievo (ha battuto secondo ieri notte) per
farne il rookie più accreditato per il titolo.
Ike Davis, 1B, New York Mets e Gaby Sanchez, 1B, Florida
Marlins
Stessa division, stessa posizione e prestazioni tutto sommato comparabili per i
primabase di due squadre divise da una sola vittoria nella National League East.
Davis sta facendo il suo lavoro più che discretamente da quando è stato
chiamato in Major League dalla squadra del Queens, battendo .271/.388/.435,
nemmeno troppo distante da Heyward, se non nell'ambito della potenza, cosa tutto
sommato strana per un 1B, ma il buon numero di BB e quindi la alta percentuale
di arrivi in base ne fanno un uomo prezioso per il lineup dei Mets.
E' anche probabile che questa aumenti, con gli aggiustamenti che necessariamente
seguiranno le sue prime 25 partite in Major League e che porteranno ad una
diminuzione dei K, per renderlo ancora più utile alla causa. Sanchez è
del 1983, un anno più vecchio di Davis e al momento batte .288/.369/.464; arriva
in base un po' meno di Davis, camminando comunque anche lui abbastanza, ma
prendendo forse un po' troppi strikeout, che per un 1B che non batte moltissimi
HR non è il massimo, ma, anche qui, è facile immaginare un futuro miglioramento
in questa statistica.
David Freese, 3B, St. Louis Cardinals
Il terzabase dei Cardinals sta vivendo una prima stagione nelle Major positiva,
con una buona media battuta (.307), un po' di potenza, anche se non ancora
ottimale per la posizione, e qualche problema derivante dal finire al piatto un
po' troppo spesso, senza che i K siano bilanciati da un adeguato numero di BB.
David ha mostrato una difesa discreta nell'hot corner, pur con qualche sbavatura
iniziale che ha fatto storcere il naso ai tifosi dei Cardinals e sta, comunque,
gestendo bene il ruolo da everyday player, dimostrandosi un giocatore molto
proficuo per la squadra di St. Louis.
Ian Desmond, IF, Washington Nationals
Desmond sta confermando i trend mostrati nelle Minors, con una media battuta
soddisfacente per un interbase, troppi K e dei buoni numeri nell'ambito della
potenza, con 3 HR già all'attivo.
Anche lui ha mostrato una buona velocità (con 3 SB senza essere mai colto
rubando) e, soprattutto una buonissima difesa. E' quindi stato, finora, un
battitore medio di MLB (risultato notevole per un rookie, che per di più gioca
in una posizione difensivamente impegnativa e fondamentale), garantendo anche
una difesa solida e aumentando così il proprio valore.
Se i Nationals sono terzi in una division dominata dai Phillies, e virtualmente
in corsa per un'ipotetica Wild Card di fine stagione, con tutti i dubbi del caso
sul chiamare su Strasburg, parte del merito è anche suo.
Tyler Colvin, OF, Chicago Cubs .
L'esterno di Chicago, ex prima scelta al draft, si sta mostrando utilissimo alla
causa dei cuccioli di orso, riuscendo a farsi spazio in un outfield di veterani
che stanno comunque avendo delle buone stagioni (Fukudome, Byrd e Soriano).
La sua linea è, ad oggi, .268/.344/.571, frutto di ben otto battute da extrabase
sulle sue 14 valide totali.
Tra i pitcher, il migliore al momento è sicuramente Jaime Garcia,
compagno di squadra di Freese, che può vantare già 4 vittorie ed una ERA di
1.42, frutto di un discreto numero di K (oltre 7 a partita), basi per ball sotto
controllo (poco oltre le 3 a partita) e, soprattutto, una marea di groundball:
oggi il 57% delle palle battute contro di lui finiscono per terra (e durante
l'anno è arrivato fino al 62%).
Se continuasse con questo ritmo sarebbe sicuramente in lizza per il premio di
ROY, pur essendo penalizzato dal fatto di lanciare una volta ogni cinque giorni,
anziché giocare quotidianamente.
Nella sua stessa division lancia anche Mike Leake, un anno più giovane di
Garcia (1987) che ha preso la palla in mano 7 volte volte per Cincinnati, con 4
vittorie e nessuna sconfitta. Leake sta lanciando sui livelli di Garcia, con
qualche K in meno e bene o male le stesse BB, ma ottenendo un buon numero di
groundball (oltre il 50%, quindi sopra la media).
Altri lanciatori che si stanno comportando bene sono il dinamico trio del
bullpen Mets; 1.35, 2.60 e 3.12 sono le ERA rispettivamente di Igarashi,
Mejia e Takahashi.
L'ultimo è stato il più usato dei tre (26 inning in 15 apparizioni che gli hanno
portato 3 W) e tra i tifosi Mets ci si chiede se nessuno di loro possa prendere
il posto di un imbarazzante Oliver Perez in rotazione.
Tifosi Mets che non hanno proprio pace; non solo costretti a vedere Philadelphia
veleggiare in cima alla division, ma anche a sopportare un utilizzo sconsiderato
di Mejia, uno dei loro migliori prospetti: pur ottenendo buoni risultati, sta
lanciando in situazioni inutili, da mopup, a partita già decisa e, soprattutto,
sta lanciando praticamente solo (oltre 80%) fastball, lancio già sviluppato e su
cui non necessita di lavoro, anziché provare a migliorare i suoi lanci
secondari. Vale davvero la pena sacrificare a 21 anni un possibile partente per
farlo diventare un closer?
Hanno deluso finora Tommy Manzella e Alcides Escobar, compagni di
ruolo (SS) e di division, una National League Central che vede le loro squadre
farsi compagnia a fondo classifica a grande distanza dai sorprendenti Reds e dai
soliti Cardinals.
Per quanto riguarda l'American League, invece, il nome più caldo di inizio
stagione è sicuramente quello di Austin Jackson, esterno dei Detroit
Tigers che si è preso il posto di CF e di leadoff titolare con ottimi risultati
finora.
Era arrivato ad un'altissima -ed insostenibile- media battuta (.370), pur con un
elevato numero di K e ora, con un po' meno fortuna, la sua linea è un
rispettabilissimo .329/.383/.447, alla quale bisogna aggiungere le 6 basi rubate
e una buona difesa all'esterno centro.
In questo primo mese di stagione è stato sicuramente il rookie più produttivo.
Il suo problema sono solo gli strikeout, rimane al piatto quasi nel 30% dei suoi
turni, davvero troppo per un battitore di contatto e leadoff dotato della sua
velocità .
Sta riuscendo, col tempo necessario a fare degli aggiustamenti ad un livello
così alto, a migliorare il proprio approccio e aumentare i contatti, unico modo
per continuare ad avere successo.
Al secondo posto vorrei segnalare John Jaso, il catcher di Tampa Bay, che
si divide il posto con Dioner Navarro, ma rappresenta sicuramente il futuro
dell'organizzazione.
John sta facendo un eccellente lavoro con la mazza, dovuto soprattutto al suo
approccio al piatto. Confermando ciò che aveva fatto intuire nelle Minors, l'ex
scelta numero 338 al draft del 2003 mostra un notevole occhio e molta pazienza
nel box, tanto da avere, in 19 partite, più BB che K (11 contro 6) che portano,
insieme ad una AVG di .302, la sua OBP ad un impressionante .424.
Sarà interessante vedere nel prosieguo della stagione se e quanto riuscirà a
mantenere questo approccio che sta funzionando così bene anche al massimo
livello.
Anche il suo compagno di squadra, Reid Brignac, sta disputando una
discreta stagione, pur con caratteristiche diverse. Giocando sia in interbase
che, soprattutto, in seconda, con una solida difesa, Reid è più aggressivo del
suo catcher, girando molti lanci fuori dalla zona di strike, cosa che limita le
sue possibilità di ottenere BB, ma, grazie a buone doti di contatto, riesce a
mettere in gioco questi lanci più o meno come quelli in zona, non subendo quindi
troppi strikeout.
Se riuscisse ad aumentare un po' i passaggi gratis in prima, diventerebbe anche
lui un serio contendente al titolo di Rookie of the Year per l'American League.
Tra i lanciatori, Wade Davis e Brian Matusz stanno rispettando le
attese, con il secondo che mostra un miglior controllo e maggiore “stuff”,
ottenendo quasi un K in più a partita del suo collega di Tampa Bay, che invece
gode di un po' più di fortuna e di aiuto dalla squadra (oltretutto molto in
forma e decisamente più forte degli Orioles di inizio stagione).
Quello che preoccupa per entrambi è la loro tendenza alle flyball, che in una
division dura come l'American League East potrebbe limitarne il successo. Un
altro lanciatore che sta rispettando le attese, tanto da prendere il posto di
closer al veterano Frank Francisco (239 salvezze in Major) a soli 22 anni.
Basta dare un'occhiata ai suoi numeri per capire come sia stato possibile: con
la sua combinazione di fastball, cambio e curva, elimina quasi 10 battitori per
strikeout a partita, concedendo al contempo meno di 2 BB. Anche per lui il
problema potrebbero essere i troppi fly fatti battere agli avversari che
rischiano maggiormente di diventare fuoricampo, specie lanciando le partite in
casa in uno stadio come Arlington, decisamente favorevole per gli hitter.
Mitch Talbot, RHP, Cleveland Indians, rappresenta un caso curioso
di successo che probabilmente non resterà tale. Il 26enne partente di Cleveland
concede più BB che K (che sono davvero pochi: K/9 pari a 3.61) in una partita
(rapporto K/BB 0.90), ma finora ha una ERA di 3.23 e già 5 vittorie, numeri
difficilmente sostenibili con queste caratteristiche.
Il lato positivo è rappresentato dalle groundball (49%), ma per diventare una
specie di Joel Pineiro, a Talbot servirebbe migliorare un po' il proprio
controllo per sopravvivere nelle Major concedendo così tanti contatti agli
avversari.
Le delusioni del Junior Circuit invece arrivano in primis dal mio favorito di
inizio anno, Michael Brantley che, complici le prestazioni non troppo
convincenti nelle 9 partite giocate e il ritorno di Branyan nel roster degli
Indians, è stato rimandato nelle Minors dopo un assaggio delle big leagues.
Moore, Marson e Sizemore stanno ricevendo playing time e
fiducia dalle rispettive squadre (anche se Moore è appena finito in DL per 15
giorni), ma stanno mostrando i loro limiti, evidenti soprattutto nell'approccio
al piatto; in 149 turni, i due catcher di Cleveland e Seattle hanno ottenuto 9
BB messi insieme, contro le 11 di Jaso in 64 turni.
Sizemore, invece, cammina anche abbastanza, ma prende, un po' come Brignac,
troppi strikeout per un battitore con potenza tutto sommato modesta. C'è da dire
che la sua OBP e la sua AVG (rispettivamente .297 e .206) sono zavorrate dalla
sfortuna per le palle messe in gioco; Sizemore sta, infatti, battendo il 23% di
linee, un dato ottimo.
Per rendere l'idea, Heyward è fermo al 15%, la media in carriera di Pedroia,
giocatore paragonabile per caratteristiche a Sizemore, è del 20% e Brian Roberts
e Placido Polanco, acclamati veterani in seconda base, anche loro con la stessa
struttura fisica del rookie, battono, in carriera, il 23% e 22.4% di linee.
Questi casi di successo fanno capire come la qualità delle palle messe in gioco
sia importante e che è lecito attendersi un miglioramento nelle statistiche di
Sizemore, derivante da una più alta media battuta, con solo un po' più di
fortuna.
Per questo report è tutto; dopo un mese di gioco le due leghe vedono in testa
due esterni, Austin Jackson e Jason Heyward, seguiti, a mio
parere, da John Jaso e Jaime Garcia, ma la stagione è ancora
lunga e, per un rookie, specie se molto giovane, è difficile essere continuo per
tutta una stagione, forse ancora più di reggere l'impatto dell'esordio ed è
quindi possibile che da un mese all'altro le cose cambino.