Bruschi di nuovo in sala comandi nella difesa di New England. La sua vittoria più grande è il ritorno in campo.
Recita il saggio, in questo caso nelle vesti dell'owner dei Buffalo Bills Mr. Tom Donahoe: "L'unica differenza tra New England e noi è che loro sanno come si fa a vincere. Il nostro è un roster giovane, mentre loro negli ultimi anni hanno avuto la capacità di costruire un gruppo vincente, di sviluppare uomini e mentalità per sapere come raggiungere la vittoria."
Come dargli torto? Nella stagione delle grandi assenze i Patriots restano a galla per concorrere alla post season 2005 e ogni qual volta sono sul punto di cedere trovano la forza di reagire e vincere. Vittima di quest'ultima giornata gli avversari di division forse più "odiati" in quel di Boston, quei Bills che crollano 3-5 in classifica lanciando in testa alla AFC East proprio New England (4-3).
Un 21 -16 sofferto, combattuto per tutta la gara e con una grande colpa di Buffalo, quella già segnalata dal buon Donahoe: l'inesperienza. Solo così si può motivare una sconfitta maturata per via dell'inconcludenza offensiva che, in particolare nel primo tempo, avrebbe dovuto attaccare le debolezze di una New England in netta difficoltà .
Ne trae beneficio tutta la squadra di casa, la quale al Gillette Stadium di Foxboro si esalta per una rimonta inaspettata e festeggia così il rientro del grande Tedy Bruschi, vittima a febbraio (tre giorno dopo il Pro Bowl) di un problema cardiaco che per poco non gli era costato la vita e lo aveva obbligato ad una delicata visita alla sala operatoria di una clinica del Massachusetts. Giornata di recuperi record quindi, quello del linebacker tre volte campione con i suoi Pats e della squadra, tutta, contro i malcapitati Buffalo Bills.
Viste le defezioni difensive, il ritorno di Bruschi (2-5 tackles) non garantiva immediata compattezza, il punto forte dei campioni NFL in carica era l'attacco guidato da Tom Brady (14/21 199 yds TD) e su questo punto la squadra di coach Mike Mularkey puntava ogni risorsa per entrambi i primi due quarti.
La soluzione è parsa immediatamente ottimale, con i Patriots obbligati a forzare giocate poco produttive e spesso portate all'errore. I Bills non riescono però ad avere la stessa efficacia in attacco e i due field goal di Rian Lindell (uno sbagliato) sono la dimostrazione di come l'offensive game ceda il passo nelle zone più importanti del campo, costringendosi a chiudere il primo con solo tre punti segnati nonostante un netto dominio nel possesso di palla.
E' una prima fase sonnolenta, una partita che non decolla e vive più sulle giocate dei vari Terrence McGee, Aaron Schobel (magnifica prestazione) e Nate Clements, impegnati a limitare l'attacco di Brady e Corey Dillon (18/72 2 TD), piuttosto che della batteria offensiva di Buffalo. Uno scossone alla partita lo dà comunque un rigenerato Tom Brady il quale nonostante la pressione frequenta subita dalla propria persona da pesi massimi poco compiacenti, trova subito un drive devastante grazie al quale può mandare Deion Branch (3/92 TD) in meta in conclusione di un gioco su passaggio da 33 yards.
La partita si sblocca e Buffalo rimedia immediatamente al danno subito; il reparto di Kelly Holcomb (20/33 263 yds TD INT) lavora alla grande, con una linea piuttosto efficace e ricevitori molto attivi nel tentativo di aggredire quello che rimane delle secondarie avversarie. Finalmente si apre un buco e lo stesso Holcomb riesce ad infilarci il pallone, un lancio di 55 yards manda un Eric Moulds in gran serata (9 ricezioni per 125 yards) dritto in endzone evidenziando backs piuttosto imbarazzanti tra le secondarie dei campioni del mondo.
Il primo sbandamento difensivo è immediatamente risarcito e l'inerzia pare calare di nuovo tutta dalla parte di Buffalo, la quale può appoggiarsi sulle spalle di un Willis McGahee da 136 yards per gestire l'incontro. Ma la difesa non riesce più a risollevarsi completamente, e i Pats stanno reinserendo il solito vecchio cd nel lettore. La difesa regge ancora su Dillon, Branch e Givens, limitandone i tentativi di big play e continuando a pressare su Brady (quattro sacks), ma l'attacco ricorre di nuovo a due field goals di Lindell, trovandosi tra le altre cose, con zero segnatura nella redzone avversaria su tre ingressi.
L'offensive game mostra certo parecchi limiti, anche in chiave tattica, diventando alla lunga piuttosto prevedibile e garantendo ottime letture da parte dei linebackers dei Patriots che ben supportati dai blitz delle safety chiudono ogni varco alle corse e raddoppiano ogni uomo che si avvicini troppo alle palle lanciate dal proprio qb. I sei punti del kicker di Buffalo sono figli di due punt forzati dopo solo 19 yards concesse e di un fumble confezionato su un sack a Brady da parte di Schobel, con una difesa sempre in prima linea che rende vano un precedente turnover subito da Holcomb.
Nonostante l'attacco non arrivi a meta, la tattica può essere giusta, giocata sul possesso del pallone e l'aggiunta di punticini che, con il passare del tempo, valgono oro. La difesa pare in grado di reggere all'asfittico gioco offensivo, capace di tenere gli uomini di Belichick lontani da zone calde e di non subire giocate eccessivamente pericolose.
Ma alla fine il peggio arriva, la tanto temuta riscossa di New England colpisce al cuore i supporters di Buffalo. Nonostante i quasi diciannove minuti di possesso in meno, New England si trova di fronte una difesa che improvvisamente si sfilaccia e non trova più la giusta opposizione nei confronti degli avversari, apparentemente stanca e decisamente poco concentrata. Brady sfrutta di nuovo un big play per aprirsi il campo con Branch e dopo aver recapitato tramite posta aerea un pallone anche a Givens, scioglie le briglia di Dillon e lo scaglia contro il muro avversario.
Un Corey Dillon subito in grado di bucare la resistenza rivale con tre corse. I Patriots si portano a meno due punti con la trasformazione di un Vinatieri capace anche di sbagliare un field goal nel primo quarto e si ritrovano quasi improvvisamente un gioco aereo capace di colpire sul profondo una difesa che non dovrebbe difendere altro che quelle zone per proteggersi da eventuali rischi pesanti, ed un running game (93 yards totali) finalmente capace di scavalcare il filo spinato teso da Ryan Denney e compagni di trincea.
Ma nessuno degli spettatori pensa sia davvero facile completare la rimonta, i Bills hanno sbagliato poco e sfruttando questo McGahee possono cercare di riportarsi in posizioni scomode di campo e far correre l'orologio. Toccherebbe alla difesa dei Pats ritrovare la giocata giusta nel momento giusto del match e, come in un bel film, il tutto accade, con la solita fastidiosa ripetitività alla quale i New England ci aveva abituato da un po' di mesi a questa parte ma che sembrava in parte aver perso negli ultimi tempi.
Con la grande spinta di Heidi Bruschi e di uno stadio improvvisamente eccitato e rumoroso, i difensori dei Patriots cominciano una carica al backfield di Holcomb costringendo il quarterback, già al secondo snap, ad un sack con tanto di fumble forzato e ricoperto da Rosevelt Colvin. Palla di nuovo a Brady ed ennesima, fin troppo inflazionata, giocata capolavoro del due volte Super Bowl's MVP.
Un drive breve e micidiale, due soli giochi che valgono sette punti, un attimo di forza bruta, di prepotenza sportiva e tecnica pura atte violentare una difesa ormai in totale confusione ed assolutamente fuori registro. Un numero efficace, visto e rivisto nei DVD dedicati alla NFL negli ultimi anni: palla lunga per un receiver approfittando della buona posizione di campo e di una retroguardia spaesata e colpita moralmente dall'immediato turn over, e corsa dalla prima yard, senza problemi, in endzone.
Calcio di Vinatieri e vantaggio Patriots a più cinque. La palla torna a Buffalo, ma tredici yards bastano a convertire un down e non il successivo 4° e 8 in pieno territorio New England. Finisce tutto, con grande rammarico per i Bills e un grande omaggio al rientro di Bruschi.
I numeri dicono che una squadra ha dominato, l'altra ha vinto. Le yards di Buffalo (394 a 273) sono troppe per un punteggio così basso, vittima di una attacco che nonostante il buon gioco sia su corsa che su lancio si è spesso spento nel momento cruciale dei drive offensivi mostrando parecchi limiti sul piano tattico, ma anche di quell'inventiva/improvvisazione che contraddistinguono il gioco vincente delle grandi squadre.
Può essere che manchi un leader vero nell'hudlle, può essere che sia solo una stagione in chiaro-scuro in attesa di una più completa maturazione, fatto sta che un'occasione del genere andava sfruttata se si voleva davvero puntare in alto già da questo 2005. Un possesso palla (39:20 a 21:40) che avrebbe concesso a qualsiasi running game di portare a casa il risultato, ma che nonostante un ottimo McGahee non è servito a nulla.
Inoltre, benché si sia registrato il positivo ritorno di Bruschi, si era contro una difesa piuttosto debole, capace di subire davvero il primo (ma ahimè unico) vero affondo degli avversari, ma mai doma e sempre pronta a tenere a galla la baracca per quello che le è stato possibile e sulla quale holcomb e soci non sono riusciti a infierire con maggior forza.
I Patriots dal canto loro, lo dice anche Donahoe, sanno vincere; hanno imparato negli anni e per ben tre volte su quattro sono stati più bravi di tutti. Ha fatto poco New England, ha avuto persino un Vinatieri incapace di trasformare un field goal, ma è rimasta a galla.
Per le colpe dei Bills, certamente, ma anche per la voglia di non mollare l'obiettivo post season che, nonostante tutto, resta alla portata della squadra di Bill Belichick. Ha saputo soffrire e pur creando poco ha trovato modo di affondare i propri big play e trovare il punto debole avversario nella parte calda del match, quando era giunto il momento di colpire e chiudere.
Dopo questa batosta, due td in un paio di minuti, i Bills sono crollati del tutto e non hanno sfruttato l'ultimo pallone giocabile. Ripeteremo alla nausea che i Patriots sanno vincere, lo riescono a fare anche in momenti di difficoltà e per questa stagione cercano quantomeno di preparare un degno addio al proprio trono, ma non sarà facile.
I Bills possono stare tranquilli, e non è una battuta: per vincere c'è tempo e l'età addizionato al talento della franchigia sembrano essere dalla loro. Perdere contro i campioni in carica non è delittuoso, anche se viene in modo piuttosto spiazzante. Se i Pats hanno lavorato qualche anno per raggiungere certe alchimie ed incontrare finalmente la vittoria, anche Buffalo può permettersi un attimo di gavetta in più e aspettare prima di conoscere da vicino la più corteggiata da tutti gli atleti del mondo.