Nuova era per Manning?

Peyton Manning non sta dominando, ma la squadra vince!

I numeri di Peyton Manning lasciano in giro qualche perplessità , anche dopo la poco educata lezione rifilata ai malcapitati Niners, le opinioni dei fans si sono sprecate in rete, cercando di capire quale sia il problema che rende oggi Manning un quarterback più terrestre del solito.

Con il presunto calo dei numeri del proprio giocatore numero uno, tutto l'attacco dei Colts ha cominciato ad accusare un netto ribasso delle proprie azioni e le prime pagine una volta destinate ai vari Dallas Clark, Edgerring James, Marvin Harrison e Brandon Stokley sono oggi una quasi esclusiva di Cato June, Robert Mathis e Larry Tripplett.

Incredibile a dirsi, ma a vincere le partite oggi è anche e, soprattutto, la difesa dei Colts: proprio a Indianapolis, nella casa di Mr. Peyton Manning.

L'uomo che un anno fa abbatté il record di td pass in una sola stagione detronizzando un certo Dan Marino, viene dipinto oggi come un giocatore in difficoltà .

In realtà  non se ne parla tantissimo, forse proprio perché con una difesa per ora competitiva e solida, la squadra di Tony Dungy ha finalmente trovato una quadratura quasi perfetta e può finalmente puntare al tanto agognato Super Bowl.

Le statistiche si sono rovesciate rispetto alle precedenti stagioni, con un attacco da 106 punti totali e dodicesimo nella lega e una difesa in grado di concedere solo due touchdowns in cinque partite, mandare in doppia cifra una sola avversaria (Tennessee a dieci punti alla quarta giornata) e subire complessivamente 29 punti: miglior punteggio difensivo della NFL.

Ma il quarterback nato a New Orleans va davvero così male?
A dire il vero no: ha sbagliato molto più del solito, vero, ha subito parecchi intercetti ed ha infilato anche due partite di fila senza touchdown lanciati, cosa piuttosto atipica del proprio repertorio statistico, ma con lui in campo i Colts hanno eguagliato il record di vittorie consecutive ad inizio stagione, pareggiando il primato del 2003, interrotto poi da Carolina alla sesta partita, e pronti a superarlo contro St. Louis e Houston prima del bye week del trenta ottobre.

La difesa ha svolto un lavoro ottimo, ha segnato TD, forzato parecchi turnover e concesso meno spazio ad un attacco meno prolifico del solito, soprattutto meno spettacolare.

Il reparto offensivo non è cambiato, il gioco ha subito qualche variazione, già  tre giocatori hanno segnato TD su corsa, ed i lunghissimi e sorprendenti lanci di Manning non sono più la il piatto forte delle partite in cui gioca Indianapolis. La linea protegge ancora il proprio QB in maniera egregia, finora ha concesso solo un sack in cinque gare (tra l'altro proprio nell'ultima giocata) e solo dieci ingressi nel backfield che hanno spinto Manning ad un'uscita dalla tasca dopo un contatto subito dai difensori avversari.

Edgerring James regge ancora bene l'incarico del running game, porta palloni come sempre (519 yards in cinque gare) e toglie pressione dal passer più statico della lega. Il pacchetto receiver è quello di un anno fa, Harrison e Reggie Wayne hanno mani sempre calde ed il tight end Clark ha già  passato le cento yards su ricezione. Dal canto suo, Manning, ha da poco sfondato il muro delle 30000 yards in carriera, traguardo raggiunto da soli altri 25 quarterback nella storia del football.

Cosa non va precisamente quindi?
Le difese avversarie sono certamente più accorte, giocano su un doppio o al triplo marcatore incollati ai bersagli preferiti di Manning, rinunciando magari a portare qualche blitz in più su James o lo stesso quarterback per cercare di limitarne l'efficienza dei big play e concentrarsi quindi sui terminali offensivi del gioco aereo.

Via aerea Manning viene limitato, ma non sempre battuto. Le sue stats parlano di 1123 yds lanciate, certamente non la sua miglior media, ma comunque punteggio da ottavo posto nella lega. Il numero di td è sette (di nuovo ottavo nel ranking), mentre il passer rating è un ottimo 94.1, sporcato solo dalla partita contro i Jaguars dove oltre al minor numero di yards lanciate in carriera (122), Manning si vide intercettare una volta e chiuse con un rating di 44.0. Manning non cala comunque come precisione, il 66.2% percento dei suoi lanci è andato a segno ed è in piena media con il passato, anzi un passo o due più avanti. Questo gli vale il gradino più basso del podio del ranking e ne conferma la dote di un tocco sulla palla davvero fenomenale.

Dopo l'incontro di esordio contro Baltimora si pensò che fosse stata la famosa difesa dei Ravens a limitare il quarterback ex stella del college a Tennessee (squadra che sta per ritirare la sua jersey), ma mentre i problemi continuavano, anzi si accentuavano contro Jacksonville, la difesa dei "corvi" metteva a nudo le proprie effettive debolezze e il tutto pose in una posizione di osservato speciale il quarterback dei Colts. Jax e Cleveland (la quale non brilla certo per secondarie affidabilissime) fermano a zero i lanci in endzone di Manning, ed il buon rating finale contro i Browns sembra più utile sulla carta degli statistici che sul campo da gioco.

Vero però che contro la squadra di Romeo Crennel il quarterback sfrutta al meglio la propria precisione lanciando 19 completi su 23 e mettendo a referto un buon 82.6% di completi.

Poi, nella week 4, la rinascita: una prova convincente per Peyton Manning che si scatena contro i Titans e pur non lanciando un numero infinito di yards mette a segno 4 td pass ed ottiene un rating stratosferico di 144.1. Ma di fronte ai Niners, domenica scorsa, si parla già  di ritorno sulla terra: ancora una partita buona ma non esagerata, ancora intercetti (due) e stavolta persino l'onta di un sack subito anche se è soltanto il primo del 2005.

Eppure la difesa di San Francisco, tra infortuni e problemi tecnici, non dovrebbe essere certo la più "fastidiosa" per il numero 18 dei Colts. Ma se il numero 18 di Indy è diventato un giocatore più vicino alla terra che all'Olimpo NFL, allora qualsiasi difesa può indovinare una buona partita contro di lui, o no?

Non esattamente a mio modo di vedere, dal momento che esclusi gli intercetti (quello sì un problema da eliminare), l'attacco dei Colts sfrutta ancora benissimo il proprio passer, cercano di farlo giocare meno sui grandi guadagni, più prevedibili dai defensive backs che ormai conoscono a memoria l'avversario, e muovendo il pallone in avanti utilizzando l'ottimo gioco senza palla dei propri WR, primo su tutti Harrison, che garantiscono un buon movimento per chi porta il pallone.

Inoltre, come detto, si è puntato su più rushing touchdown rispetto al passato, proprio per dare maggior equilibrio all'attacco senza cercare necessariamente di strafare e risultare in un certo senso anche meno prevedibili. Con la difesa robusta che si ritrova oggi Dungy, il discorso di non dover forzare troppo in attacco non fa troppe grinze e, in ogni caso, le ultime partite hanno visto il raggiungimento di 31 e 28 punti, quindi due buoni traguardi.

Questo scartabellare di numeri aiuta certamente a capire quanto sia lontana una vera crisi per Manning, ma ci dice anche che, forse, l'uomo dei 49 touchdown non è più straripante come in altre occasioni, certamente più per scelta tattica che per deficienza del giocatore stesso.

Forse non raggiungerà  le 4000 yards, quasi sicuramente non manderà  in meta così tante volte i compagni come nel 2004, né piazzerà  tre WR differenti ad almeno 1000 yards di ricezione. Mancano gli affondi delle stagioni scorse, quei big play che rovesciavano il campo praticamente con una sola "bracciata" (solo un completo oltre la 40 yards quest'anno) e le difese, più chiuse sul profondo ad aspettarlo, tendono a compiere più intercetti.

Manning non deve rivedere certo il proprio gioco, la sua O-line è ancora perfetta e le sue celebri letture ancora affidabili, il tempo per muoversi lo ha e presto riuscirà  a far calate anche il numero di palle perse. Manca certo la possibilità  di colpire meglio le deep, di aggiudicarsi guadagni spaventosi con una certa continuità , ma il quarterback "in crisi" rimane un giocatore da più di 200 yards a partita e con il braccio da "arma letale".

Un lusso in fin dei conti: per un attacco che sa anche correre e per una squadra con una difesa quasi insuperabile, un quarterback del genere è un colpo in più ai danni della concorrenza, un colpo in più verso il Super Bowl.

Sarà  diventato più umano, ma Manning resta l'uomo giusto nel posto giusto, probabilmente l'uomo che può arrivare in fondo senza badare troppo a tutti quei record individuali che lo hanno già  abbondantemente ricompensato.

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